Nel corso della 48ma sessione del Consiglio per i Diritti Umani all’ONU, Humanists International ha richiamato l’attenzione sugli sviluppi del caso di Mubarak Bala, umanista nigeriano, e sul trattamento dei liberi pensatori da parte dell’Egitto.
Seif Zakaria, responsabile delle campagne di assistenza sul campo di Humanists International, nel suo discorso in arabo ha ricordato all’Egitto e alla Nigeria i loro obblighi, secondo la Dichiarazione di Durban, di promuovere società aperte ed eliminare la discriminazione basata su religione o credo.
In occasione di un recente evento propagandistico sulla “nuova strategia” dell’Egitto riguardo i diritti umani, il presidente egiziano Al-Sisi aveva promesso riforme verso uno “Stato moderno, democratico e civile”, e si era espresso in favore dei diritti dei non-religiosi. Zakaria ha stigmatizzato il contrasto tra la retorica presidenziale e la situazione reale, nella quale diversi pensatori atei sono stati perseguitati e costretti alla latitanza. Ha anche sottolineato le affermazioni del ministro della Giustizia, che ha difeso l’articolo del codice penale egiziano sulla blasfemia, lodandone i meriti nel “mettere un limite ad ogni attività perversa nei confronti delle religioni”.
Rivolgendosi alla Nigeria, Zakaria ha denunciato la persecuzione in corso ai danni dell’umanista nigeriano Mubarak Bala e il deterioramento delle sue condizioni di salute. Detenuto senza accuse formali da oltre un anno, Bala è adesso incriminato davanti all’Alta Corte del distretto di Kano per “incitamento al disturbo della quiete pubblica” a causa di post su Facebook ritenuti “blasfemi”. Humanists International sospetta che le autorità carcerarie stiano negando a Bala l’accesso alle cure mediche garantite dalle norme sui diritti umani. Zakaria ha evidenziato il ruolo che i religiosi riformisti e i critici atei giocano nel contrastare l’estremismo: “silenziare le voci moderate nel discorso religioso non fa che rafforzare le posizioni degli estremisti e delle forze regressive che hanno politicizzato la religione negli scorsi decenni”. Ha quindi ammonito l’Egitto e la Nigeria da abolire le loro leggi che proteggono la religione e le istituzioni religiose da ogni critica. “Leggi”, ha concluso, “troppo spesso strumentalizzate per colpire selettivamente minoranze, liberi pensatori, e chi ha opinioni diverse dalla maggioranza.”
Articolo pubblicato in inglese sul sito di Humanists International
Traduzione di Giorgio Maone
Io comincerei col non comprare prodotti provenienti da Egitto e Nigeria.
A cominciare dalle arachidi egiziane in vendita nei nostri supermercati.
Caro Mixtec
In merito al tuo imbargo verso Egitto e Nigeria, suppongo che sai che il prodotto faro della Nigerio è il petrolio .
Chi sfrutta il petrolio in Nigeria?
Cinque società estere oggi da sole gestiscono oltre il 90% della produzione totale di greggio nigeriano, in associazione con lo stato nigeriano : Shell, Exxon Mobil, Chevron, Total, ENI.
Dunque sai dove non fare il pieno ….