Buone novelle laiche

Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.

La buona novella laica del mese di dicembre è la sentenza della Corte di Cassazione che limita i privilegi sulla tassa rifiuti per le strutture ecclesiastiche. Gli ermellini hanno stabilito che anche questi immobili, se producono rifiuti, devono pagare la relativa tassa. E che non possono appellarsi al carattere di luogo di culto per approfittare dell’esenzione.
Respinto dalla Quinta Sezione Civile, con l’ordinanza n. 38984 del 2021, il ricorso di un monastero di clarisse cappuccine di Napoli che non intendeva pagare la Tarsu al Comune. Le religiose erano state condannate a versare la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani dalla Commissione tributaria regionale della Campania. Sebbene il regolamento comunale esentasse le aree in cui si svolgono funzioni religiose, con esclusione di quelle per abitazione. La Corte ha infatti evidenziato che il regolamento locale deve adeguarsi alla norma. E che la norma limita la definizione di luogo di culto a quelli «dedicati alla venerazione della divinità in genere e specificatamente, nell’accezione teologica-cattolica, della Trinità, dei Santi e della Madonna». Il punto dirimente, per il calcolo della superficie tassabile, sta infatti nella capacità di produrre rifiuti, a prescindere che siano adibiti al culto o meno. Se la legge 222/1985 sull’Ici esentava dall’imposta in maniera più generica, comprendendo tutte le strutture in cui si svolgevano «attività di religione o di culto», dalla norma sulla Tarsu si ricava una interpretazione più restrittiva. Un monastero che ospita suore quindi sarà tenuto a pagare la relativa tassa, poiché produce rifiuti come gli immobili abitati da comuni mortali. I privilegi clericali costano molto ai contribuenti italiani, come evidenzia l’inchiesta Uaar “I costi della Chiesa”. Ma le sentenze dei tribunali aiutano a erodere queste prebende.

Anche l’uso dei simboli è importante per contenere il clericalismo negli spazi pubblici.
Per questo è da citare il Consiglio comunale di Termini Imerese (PA) che ha deciso di spostare una lapide che commemora i partigiani, inserita sotto la statua di una Madonna all’ingresso del cimitero. La proposta è arrivata dal consigliere della Lega Fabio Sciascia, ma ha suscitato polemiche da parte dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia e dei familiari delle vittime. Al di là delle motivazioni recondite dell’esponente leghista, accusato di voler sminuire la memoria dei partigiani, desta piuttosto perplessità la difesa a spada tratta della “sottomissione” dei nomi di figure importanti per la Liberazione del nostro paese verso un simulacro religioso. Anche perché la lapide venne posizionata solo sette anni fa, con un atto di clericalismo istituzionale e annessa benedizione del prete. L’Anpi locale, in uno slancio di lirico confessionalismo, è arrivata a sostenere che «sotto il manto della Madonna devono stare tutti i suoi figli». Diversi tra l’altro comunisti, e per questo scomunicati dalla Chiesa cattolica. La memoria dei partigiani – molti dei quali non credenti o lontani dal cattolicesimo – può e deve essere ricordata in uno spazio laico, senza stare sotto i piedi di un idolo.

Sempre parlando di simboli, quello più pesante per le istituzioni italiane rimane il crocifisso. Ma qualcosa inizia a muoversi per una laicizzazione delle strutture pubbliche, dopo la sentenza della Cassazione che ha ammesso l’antistoricità dell’imposizione del simbolo cattolico.

Dopo le ultime amministrative, i Municipi 6 e 8 del Comune di Milano hanno deciso di rimuovere il crocifisso dall’aula istituzionale. Una scelta di buon senso che ha scatenato le polemiche dei clericali. Nel Municipio 6 è stato intanto ricollocato da qualche solerte “manina”. Ma continua il confronto per laicizzare gli spazi istituzionali.

Continua, sebbene con lentezza, il dibattito parlamentare sul suicidio assistito. Le commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera hanno approvato la bozza di alcuni articoli, accogliendo alcune richieste del centrodestra. Il rischio è che venga limitata la portata riformatrice della norma, soprattutto per l’annosa questione dell’obiezione di coscienza dei medici, ma la proposta generale ha il sostegno di Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali, Italia Viva e Gruppo Misto.

L’iniziativa del Parlamento si attende da più di due anni, da quando nel 2019 la Corte Costituzionale con una sentenza> tracciò la linea per la depenalizzazione parziale dell’aiuto al suicidio, sui casi che avevano coinvolto Marco Cappato e Mina Welby, aprendo la strada di fatto al suicidio medicalmente assistito. E da almeno 15 anni la società italiana attende una riforma laica soddisfacente su fine vita, eutanasia e suicidio assistito. Già nel 2013 l’Associazione Luca Coscioni, l’Uaar e altre realtà depositarono a Montecitorio, con più di 65 mila firme, una proposta di legge di iniziativa popolare sull’eutanasia legale. Da qualche anno c’è la possibilità di depositare delle Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat), ma occorre vigilare sull’effettivo rispetto della volontà degli interessati e sulle inadempienze della burocrazia. La politica italiana, invischiata nel clericalismo e sotto lo sguardo della Chiesa cattolica, si muove ancora con timidezza sul tema, nonostante la società sia molto più sensibile e attenta. Ciclicamente riemergono all’attenzione dell’opinione pubblica casi di persone in condizioni di profondo disagio che chiedono di poter decidere sulla propria vita (e sulla propria fine). Come un uomo delle Marche, tetraplegico in maniera irreversibile dopo un incidente ormai da più di 11 anni, che si è dovuto appellare ai tribunali per vedere rispettata la propria volontà di accedere al suicidio assistito. Senza una legge, infatti, ogni caso rischia inevitabilmente di essere risolto nelle aule dei tribunali, con i conseguenti tempi della giustizia italiana. Ora la palla passa alla Camera, nella speranza che la proposta di legge non si ritrovi nella stessa impasse del ddl Zan contro le discriminazioni. Il premier Mario Draghi, interpellato sulla questione, ha chiarito forse con una punta di laconicità che «c’è una sentenza della Corte Costituzionale cui dare attuazione». La discussione dovrebbe riprendere quindi a febbraio, dopo l’elezione del nuovo Capo dello Stato.

L’ora di religione cattolica nelle scuole sembra perdere consensi, soprattutto negli istituti superiori e nel Nord Italia. Mentre arrivano iniziative che sono all’avanguardia rispetto alla vetusta impostazione concordataria – nonostante destino qualche perplessità. La Provincia autonoma di Bolzano si impegna a garantire dal 2023< una materia alternativa obbligatoria di etica agli studenti che non frequentano IRC (circa il 12%). Una proposta interessante, ma è opportuno ricordare che gli studenti hanno diritto a scegliere tra le varie opzioni (compresa la non frequenza) in quanto sia IRC sia l’insegnamento alternativo sono materie facoltative e non si può essere costretti a frequentare.

Se a livello parlamentare la lotta alle discriminazioni e per i diritti delle persone lgbt è in stand by dopo l’affossamento del ddl Zan, a livello locale si segnalano alcune iniziative, anche per il cambio di passo delle elezioni amministrative di ottobre.

Il neosindaco di Roma Roberto Gualtieri, come annunciato già in campagna elettorale, si muove per l’apertura di un ufficio per i diritti delle persone lgbt. La Giunta capitolina ne ha approvato l’istituzione, destando le ire delle associazioni integraliste. L’ufficio non sarà collegato ad assessorati ma si rapporterà direttamente al sindaco, come stabilito in accordo con l’assessore al Decentramento Andrea Catarci; per presiederlo circola il nome di Marilena Grassadonia, già presidente di Famiglie Arcobaleno ed esponente di Sinistra Italiana. Plaude la senatrice Monica Cirinnà, un’iniziativa «per aiutare anche Roma ad essere all’altezza delle altre Capitali europee». Il primo cittadino aveva inoltre annunciato che Roma si candiderà per ospitare il World  Pride del 2027.

A Bologna, con il nuovo sindaco Matteo Lepore, la storica attivista Porpora Marasciano è divenuta la prima consigliera trans del Consiglio comunale, oltre che presidente della Commissione Parità e Pari Opportunità. Mentre a Milano, con il sindaco Giuseppe Sala, la transgender Monica J. Romano è alla vicepresidenza della stessa commissione.

La Giunta comunale di Forlì, su iniziativa dell’assessora Andrea Cintorino, ha adottato una delibera per l’impiego dei contributi regionali per il contrasto alle discriminazioni e alla violenza di genere. Cosa che ha suscitato la preoccupazione delle realtà clericali, secondo cui verrebbe promossa così una “ideologia lgbt”, anche nelle scuole. L’assessore ha chiarito che il progetto sarà realizzato con la collaborazione di associazioni e cooperative, e coinvolgerà il Comune di Portico e San Benedetto (FC), il liceo classico Morgagni, il Centro Metra del Dipartimento di Interpretazione e Traduzione Campus di Forlì, l’Università “Alma Mater” di Bologna.

Il sindaco del Comune di Sinalunga (SI), Edo Zacchei, ha depositato una denuncia contro ignoti dopo il danneggiamento di una panchina “arcobaleno” contro l’omofobia di Bettolle e per l’imbrattamento con scritte omofobe in un sottopassaggio. Gesti che sarebbero riconducibili a movimenti studenteschi di estrema destra.

La redazione

7 commenti

KM

Anche a te, mafalda. E a tutte le persone razionali e laiche. E agli altri?
“Agli altri no, sicuramente no” (parodia di Ad Abilene del Quartetto Cetra)

KM

Quindi, lo stanziare “…contributi regionali per il contrasto alle discriminazioni e alla violenza di genere…” suscita ” la preoccupazione delle realtà clericali, secondo cui verrebbe promossa così una “ideologia lgbt”, anche nelle scuole…” I miliardi di fondi per l’IRC, gli “insegnanti” (sic) scelti dai vescovi, l’imposizione del crocefisso nelle scuole, invece e’ OK e non significa promuovere una teologia clerico-mediorientale nelle scuole.
La differenza sta nell’educare vs l’indottrinare; la divulgazione vs il lavaggio del cervello.

Diocleziano

‘…La differenza sta nell’educare vs l’indottrinare; la divulgazione vs il lavaggio del cervello…’

Poco fa ho visto la pubblicità di una collana di libri destinati ai bambini e basati sulla bibbia:
trovo che siano altamente diseducativi perché con il linguaggio tipico delle illustrazioni
per l’infanzia si fanno passare messaggi non adatti a soggetti di quell’età.
Per chi non ci arrivasse, la differenza sostanziale con la letteratura infantile è che si pretende
che queste storie siano verità assoluta: Biancaneve no vero, Maria incinta di alieno invisibile
verissimo… e se non ci credi vai all’inferno!
Ma esiste un ente per la difesa dell’infanzia?

Mixtec

Cari tutti, Buon Anno!
Imperatore, sai per caso se questi libretti riguardanti la bibbia hanno l’imprimatur vescovile?
Il fatto è che siccome i racconti biblici sono un po’ raccapriccianti, bisogna saperli presentare nel modo giusto agli infanti, ed anche al popolo, dice la Chiesa.
Bisogna fornire un’interpretazione “corretta”, altrimenti si rischiano interpretazioni “calviniste” e giustificazioni di massacri e stermini.

iguanarosa

La laicità avanza, anche ai confini della nostra repubblica semi-teocratica. Dal primo gennaio in Austria si applica una normativa sul suicidio assistito. considerando anche la Svizzera, siamo semi-circondati.
Sull’ora di religione mio nipote di 8 anni mi ha dato un suggerimento che potrebbe essere l’uovo di Colombo. L’alternativa potrebbe essere sport e educazone fisica, in particolare giocare a calcio. Apparentemente per i bambini maschi è la cosa più meravigliosa dell’universo. Sicuramente si possono trovare altre attività o altri sport per chi non ama il calcio. Ovviamente ci vorrebbe la collaborazione dei dirigenti scolastici.

RobertoV

Non trovo che la scelta della provincia di Bolzano sull’insegnamento obbligatorio dell’etica per i non avvalentisi possa essere visto come un avanzamento della laicità.
Perchè mette sullo stesso piano religione cattolica ed etica e parte dal presupposto che un ragazzo che non fa religione sia carente di etica, magari un’etica che scimmiotta quella cattolica. Cioè i ragazzi devono scegliere tra due “etiche” considerate confrontabili e lo stato concede di rispettare una o l’altra considerate equivalenti. L’etica deve essere includente, non escludente.

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