Il paziente vuole una cura vera, non un placebo: il medico sta quindi ingannando il paziente quando lo prescrive? Ne parla Jamie Hale, ricercatore in materia di nutrizione, sul n. 4/2021 della rivista Nessun Dogma.
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I placebo sono spesso usati nella ricerca e somministrati nella pratica clinica. Gli effetti correlati ai placebo si verificano nelle interazioni quotidiane, persino quando non siamo consapevoli che essi siano all’opera. In passato, i placebo erano soprattutto menzionati nell’ambito medico o descritti come pillole di zucchero o di sostanze usate nella ricerca clinica. Le definizioni moderne di placebo sono molto più ampie. L’espansione della ricerca relativa al placebo e ai suoi effetti ha prodotto nuovi concetti scientifici. I ricercatori descrivono il placebo come una sostanza o una procedura che non ha il potere intrinseco o specifico di produrre un effetto previsto.
Virtualmente qualsiasi tipo di stimolo può servire da placebo, compreso l’intero rituale della somministrazione della sostanza o della procedura. Ad esempio, quando vai da un medico, non sono importanti solo gli effetti specifici della terapia nel determinare il risultato, ma anche le tue convinzioni e le tue aspettative nei riguardi del medico stesso. Si rileva una forte correlazione tra aspettative positive, un rispetto del protocollo più adeguato e un’accresciuta motivazione. Benedetti (2011) fornisce prove evidenti dei benefici apportati da un rapporto positivo tra medico e paziente nel suo libro The Patient’s Brain. I placebo sono presenti nella nostra vita quotidiana e talvolta influiscono notevolmente su comportamenti ed esperienze.
Gli effetti placebo (o le reazioni placebo) sono gli effetti positivi indotti dai placebo. Tali effetti sono biopsicologici e si riferiscono a un ampio settore di aree di ricerca, che riguardano il dolore, le capacità motorie, il sistema endocrino, l’immunologia, le problematiche alimentari e la psicologia.
Pratica medica di routine
In un classico esperimento clinico, viene detto ai partecipanti che essi possono ricevere un placebo o un trattamento attivo. Nella pratica clinica, i medici spesso danno un placebo ai pazienti, ma li informano che stanno somministrando una vera cura. Ad esempio, ad alcuni pazienti vengono date pillole inerti o soluzioni saline per curare il dolore, dicendo loro che stanno invece ricevendo un forte analgesico.
Questa sorta d’inganno da placebo in molti casi funziona. Il paziente si sente meglio, anche senza assumere l’analgesico. Il personale medico talvolta è riluttante ad ammettere di usare i placebo, dato che il loro uso nella pratica clinica è spesso messo in discussione sotto il profilo etico (Benedetti 2009).
Numerose indagini indicano che non è infrequente l’uso dei placebo da parte del personale medico. La ricerca condotta da Hrobjartsson e Norup (2003) ha rilevato che l`86% dei medici di base ha usato almeno una volta i placebo e il 48% ha dato placebo più di dieci volte nell’anno precedente la ricerca. In un’indagine effettuata sul mondo accademico statunitense, Sherman e Hickner (2007) hanno appurato che il 45% degli intervistati ha usato i placebo nella pratica clinica. E il 96% di loro ha affermato che i placebo hanno apportato effetti benefici sui pazienti.
Solo il 12% riteneva che i placebo avrebbero dovuto essere esclusi dalla pratica clinica. La ricerca condotta da Kerman e altri (2010) ha riguardato un campione di 412 membri dell’American Academy of Family Physicians (organizzazione professionale dei medici di famiglia, con oltre 140.000 associati). Il 56% dei medici ha detto di aver usato i placebo nella pratica medica. L`85% crede che i placebo possano avere effetti positivi, mentre l`8% ritiene che debbano essere proibiti. Gli stessi intervistati ritengono che diverse pratiche cliniche di routine possano produrre effetti placebo.
Etica del placebo
Un ampio corpus di letteratura medica indica che gli effetti placebo spesso imitano gli effetti che si verificano dopo l’assunzione di vere sostanze medicinali. L’argomento etico in favore dell’uso dei placebo nella pratica medica è rafforzato da studi che dimostrano gli effetti positivi di tale uso. Pollo e altri (2001) hanno rilevato una riduzione del 30% dell’assunzione di narcotici usati per combattere il dolore postoperatorio, ottenuta attraverso la somministrazione di soluzione salina, fatta passare per analgesico. Un altro esempio che dimostra il potere dei placebo si trova in uno studio su pazienti schizofrenici (Greenberg e Roth 1966).
I ricercatori avevano ridotto la dose di tranquillanti somministrata a pazienti schizofrenici ospedalizzati, sostituendo il tranquillante con un placebo, un giorno alla settimana, senza che emergessero effetti dannosi. Successivamente furono diminuite ancora le dosi di tranquillante e aumentati i giorni in cui si somministravano i placebo. Si arrivò a una riduzione graduale dei medicinali, somministrati ormai solo due o tre giorni la settimana. In genere è positivo l’effetto della diminuzione dei medicinali, mentre si possono ottenere allo stesso tempo i benefici che si hanno con la loro reale assunzione. Consideriamo un altro esempio, riportato da Lichtenberg e colleghi (2004).
Un uomo di 45 anni, affetto da diabete e ipertensione, subì l’amputazione di una gamba. Il forte dolore successivo all’intervento fu trattato con iniezioni intramuscolari di petidina, un potente analgesico. Il dolore continuò anche con l’analgesico e il paziente chiese un’ulteriore terapia. Insieme all’analgesico gli fu somministrata una soluzione salina, spiegandogli che quella soluzione sarebbe stata usata come analgesico e che avrebbe agito sul dolore. La terapia produsse un impressionante effetto di diminuzione del dolore.
Il problema etico che emerge più frequentemente sul tema della somministrazione dei placebo è la constatazione che il medico sta ingannando il paziente. Il paziente vuole una cura vera, non un placebo. Questo approccio non appare utile, perché` i placebo spesso producono effetti, anche se il meccanismo che spiega tali effetti non è compreso o può essere dovuto a “effetti non specifici”.
Alcuni affermano che la somministrazione dei placebo è sempre immorale, una violazione dei diritti del malato di essere informato onestamente e completamente sulle terapie che riceve. Una volta che i pazienti scoprono di essere stati ingannati, tale evento può portare alla sfiducia nei riguardi dell’attività medica, evento problematico sotto molteplici aspetti. Benedetti descrive il caso di un medico che decise di interrompere una terapia con oppioidi, sostituendoli con un placebo, a un ragazzo di 14 anni che soffriva di lancinanti emicranie (Benedetti 2009).
Il medico si rendeva conto della possibilità di assuefazione del paziente e dell’interazione negativa dei narcotici con gli altri medicinali; così, senza informare il ragazzo o la madre, sostituì la morfina con il placebo. Il risultato fu positivo, il dolore scomparve. Nonostante questo, appena la madre seppe dell’utilizzazione ingannevole del placebo citò in giudizio il medico e tre infermiere. Contattò anche un’organizzazione nazionale a difesa dei malati, affermando che suo figlio non era stato curato adeguatamente per il dolore.
Sono etici i placebo? Non c’è una risposta semplice e il dibattito continua. Uno degli elementi più notevoli per considerare i placebo eticamente accettabili e giustificati nella pratica medica è la possibilità di ridurre l’assunzione di sostanze pericolose, potenzialmente tossiche. Il modello in aperto, per lo studio dei placebo, fornisce la prova che i placebo possano apportare benefici anche quando sono somministrati senza ingannare il paziente, che sa che sta prendendo un placebo (Kaptchuk e Miller 2018).
Queste sono le linee guida per la somministrazione dei placebo (Benedetti 2009, Lichtenberg e altri 2004):
- I placebo non dovrebbero essere mai dati per la convenienza di chi fornisce la cura e dovrebbero essere usati solamente nei casi in cui ci sia una chiara prova che forniscano benefici.
- Le intenzioni del medico devono essere basate sul proposito di fare il bene del paziente. Qualsiasi altro tipo di interesse non dovrebbe interferire con la decisione.
- Quando si dimostra che è inefficace, il placebo deve essere sospeso immediatamente.
- Il placebo non dovrebbe essere dato al posto di un altro medicinale che il medico ritiene possa essere più efficace. La somministrazione del placebo dovrebbe essere decisa quando un paziente non risponde al trattamento standard, soffre per gli effetti collaterali dello stesso, o si trova in una situazione in cui il trattamento standard non esiste.
- I placebo possono essere utili in numerose situazioni cliniche; in effetti, «sembra che tutte le incertezze relative all’uso dei placebo nella pratica medica riflettano la nostra ignoranza di un fenomeno che ai nostri giorni sta passando dallo stato di elemento di disturbo della ricerca clinica a obiettivo di indagine scientifica» (Benedetti 2009).
Jamie Hale
Traduzione di Maurizio Soverchia
Per gentile concessione del Center for Inquiry. Articolo originale pubblicato alla pagina: https://centerforinquiry.org/blog/are-placebos-ethical/.
Riferimenti:
– Benedetti, F. 2009. Placebo Effects: Understanding the Mechanisms in Health and Disease. New York, NY: Oxford University Press.
– 2011. The Patient’s Brain: The Neuroscience Behind the Doctor-Patient Relationship. New York, NY: Oxford University Press.
– Greenberg, L.M., and Roth, S. 1966. Differential effects of abrupt versus gradual withdrawal of chlorpromazine in hospitalized chronic schizophrenic patients. American Journal of Psychiatry 123, 221–226.
– Hrobjartsson, A., and Norup, M. 2003. The use of placebo interventions in medical practice- a national questionnaire survey of Danish clinicians. Evaluation and the Health Professions 26, 153–165.
– Kaptchuk, T., and Miller, FG. 2018. Open Label Placebos: Can honestly prescribed placebos evoke meaningful therapeutic benefits. British Medical Journal 363. doi: 10.1136/bmj.k3889.
– Kermen, R., et al. 2010. Family physicians believe the placebo effect is therapeutic but often use real drugs as placebos. Family Medicine 42(9), 636–642.
– Lichtenberg, P. et al. 2004. The ethics of placebos in clinical practice. Journal of Medical Ethics 30(6). doi: http://dx.doi.org/10.1136/jme.2002.002832.
– Pollo, A., et al. 2001. Response expectancies in placebo analgesia and their clinical relevance. Pain 93, 77–84.
– Sherman, R., and Hickner, J. 2007. Academic physicians use placebos in clinical practice and believe in the mind-body connection. Journal of General Internal Medicine 23, 7–10.
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Ci sono aspetti, qui non contemplati, che possono fare la differenza: un placebo somministrato
con iniezione può dare risultati più efficaci che se fosse somministrato con una pillola.
Il costo stesso influisce sull’efficacia del risultato: un placebo che costa 1.70€ per una confezione da 30 capsule non darebbe molta fiducia.
Se il trattamento funziona perché informare il paziente? Dopotutto né il paziente né il medico
sanno perché il placebo è efficace.
E i medicinali omeopatici non sono forse dei placebo “ufficiali” ?
Tanto che per essi la legge non richiede i severi test di omologazione necessari per
tutte le altre medicine.
Sulla confezione di “Oscillococcin”,uno dei piu’noti,se ricordo bene si legge :
20%glucosio,80%fruttosio ( o qualcosa di simile).Insomma si ammette che il
“farmaco” non e’ altro che 100% zucchero.Venduto a decine di volte il prezzo al supermercato.
….Questa sorta d’inganno da placebo in molti casi funziona…..
Personalmente non considero l’amministrazione di un placebo un inganno, amorale o contrario all’etica !, in casi ben determinati, come in certi disordini psichici tipo ipocondria, che è molto più diffusa di quanto si possa immaginare !..( tendenza ossessiva che tende ad amplificare qualsiasi disturbo “risentito” ma che risulta puramente immaginario) dove l’utilizzo puo’ migliorare o “guarire” lo stato psicosomatico di una persona.
…..il placebo come una sostanza o una procedura che non ha il potere intrinseco o specifico di produrre un effetto previsto……
La somministrazione di un farmaco simbolo sotto forma di mollica di pane o tavoletta di zucchero (placebo) consente, in una percentuale molto ampia di casi, la scomparsa della condizione o sintomo. Insonnia, ansia, depressione, ma anche dolori vari, ipertensione, ulcera gastrica: nessun disturbo sfugge all’effetto placebo. La medicina tradizionale non è mai stata in grado di comprendere o spiegare questo fenomeno puramente emozionale che in generale denigra, il più delle volte finge di ignorare, ma utilizza quotidianamente anche a malincuore delle Big Pharma… Salvo ovviamente casi rarissimi di effetto nocebo (*)
(*)Un placebo, contrariamente ad un qualsiasi medicinale attivo, non ha, nella maggioranza dei casi, effetti collaterali sgardevoli ma, eccezionalmente, potrebbe essere malefico e quindi comportarsi come effetto necebo.
NB -Forse non tutti sanno che oltre il 50% delle consultazioni in occidente sono motivate dalla cosiddetta « patologia funzionale », nota come malattia psicosomatica, senza dimenticare l’ipocondriaca e la sindrome di Münchhausen !
Allergie multiple, stanchezza cronica, fibromialgia, mal di schiena, dolori vari, insonnia, condizioni di stress, ecc… sono il pane quotidiano della nostra medicina ordinaria. Più della metà delle consultazioni !
In questi casi particolari, gli omeopati (indipendentemente dal discutibilissimo preteso effetto dei « medicinali » che utilizzano (che, nel migliore dei casi, non va oltre un effetto placebo !) che accordano una importanza autentica all’ascolto e danno un vero significato alle parole del paziente, sono tra i pochi a rimanere fedeli alla prospettiva in cui la persona viene considerata non un cliente ma paziente. Ed è proprio per questo che certi disturbi puramente illusori (vedi sopra) possono essere alleviati o eliminati grazie alle qualità empatiche e psicologiche di certi omeopati… Quindi sarei molto prudente nell’affermare che l’omeopatia, anche se irrazionale, in determinati casi NON serve a niente !
Inoltre, nella medicina ufficiale, o allopatica, l’utilizzo di medicinali placebo esiste con una certa incidenza (%) rispetto a medicine attive, tutt’altro che trascurabile….
Va inoltre notato che praticamente nessuno é esente da questo fenomeno basato sull’emotività umana, neanche uno psichiatra !
P.S. I placebo sono inefficaci su tutte le patologie in cui la corteccia è danneggiata. L’effetto placebo, infatti, non si osserva per traumi cranici, o malattie non immaginarie tipo tumori, incidenti fisici ecc.., casi di demenza frontotemporale, casi di accidenti cerebrovascolari. I pazienti affetti da malattia di Alzheimer non sono sensibili all’effetto placebo poiché il danno alla loro memoria episodica (la loro storia personale/corteccia) è il primo sintomo della malattia. È invece ammissibile qualsiasi patologia, che non comporti un’alterazione corticale e abbia una evidente componente psicologica. Questo è infatti il caso di depressione, iperattività o deficit di attenzione, epilessia, disturbi del sonno, ipertensione, disfunzione erettile, frigidità, fobie, dipendenza dal gioco, mal di testa, emicrania, dolore, asma, nausea, morbo di Parkinson, tosse ecc…
Anche la somministrazione dell’ostia “consacrata” é una forma di placebo.
Le religioni funzionano bene, come placebo psicologici e a volte anche medico-fisiologici. Altrimenti, secondo la mia opinione, si sarebbero estinte da tempo.
Pregare tanto può alleviare alcune sofferenze di alcuni devoti. Anche il papa per due anni ha pregato per sconfiggere la pandemia. O fa ridere i polli o sta funzonando, secondo i punti di vista.
Pero attualmente ci sono evidenti segni di ripresa della pandemia,e la ragione e’ evidente : la guerra in Ucraina ha distolto buona parte delle preghiere del Papa dal problema covid,ed e’ lapalissiano che interrompere una cura,di qualsiasi tipo,non puo’ che portare a peggioramenti.
Che se ci pensi fa parecchio ridere: il dio onnipotente non è capace di occuparsi di più di una cosa alla volta; e comunque si è messo all’opera abbastanza tardino, più o meno in concomitanza con l’arrivo dei primi vaccini…
Notare che è anche lo stesso dio che ha permesso che qualcuno inventasse le armi termobariche. Mi chiedo la gente, quando prega, se sa cosa sta facendo. Secondo me, no.
Sua Banalità ha affidato la Russia e l’Ucraina alle cure del cuoreimmacolatodimaria:
la più colossale operazione di placebo a livello planetario – per quello che ne sappiamo,
anche a livello universale – stiamo a vedere gli sviluppi.
Sistemata la guerra, potrà concentrare tutte le sue energie sul covid.
Emperor mi stai dicendo che ha copiato il felpato nazionale? 😆😆😆
Pero’,se lo avete notato,non ha mai rivolto nessun appello “ufficiale” a Putin,come invece aveva fatto in passato con altri.
Perlomeno non mi risulta,forse mi e’sfuggito.
Ma se non mi sbaglio,nessuno mi togliera’ il dubbio che cio’ dipenda dal timore che, a differenza degli altri,Putin sarebbe capace di mandarlo “affa….”
pubblicamente nella sua risposta.
Una risposta che sarebbe intonata con il tono di tante sue altre dichiarazioni in questa vicenda.
E questo intaccherebbe un pochino il suo carisma.
Diocleziano
Ma perchè l’effetto placebo funzioni ci devi credere, cioè può funzionare solo nel mondo fervente cattolico. Che senso ha l’affido al cuore immacolato di Maria fatto da un papa cattolico in un mondo ortodosso? L’uscita del patriarca Kyrill, “il più grande successo della diplomazia Vaticana dopo la I guerra mondiale tra pacifici popoli cristiani”, dimostra che non sono molto sensibili alle uscite del papa ed allergici ai desideri egemonici della chiesa cattolica.
Riguardo al covid gli ortodossi sono tendenzialmente no-vax, così la madonna va un po’ in confusione. In più probabilmente sia i russi che gli ucraini si saranno affidati a lei per sconfiggere gli avversari. Dura la vita di una divinità adorata da popoli in guerra, ma ci assicurano che le divinità sono solo per la pace, anche se ancora oggi popoli e città celebrano la madonna e similari per averli aiutati a sconfiggere gli avversari, non certo pacificamente.
RobertoV
In effetti si è recato personalmente all’ambasciata russa, che è a cento metri dalle fontane,
magari pensando a chissà quale effetto mediatico; ma se non si porta dietro la troupe
con cinepresa l’effetto è nullo, è un po’ come l’albero che cade nella foresta: se non c’è la troupe, il papa si è mosso davvero? In queste tre settimane di guerra è da costatare
la completa irrilevanza della Città del Male.
Magister Magistrorum,
ha detto proprio così, anzi, era in prima pagina su ‘Avvenire’.
“In queste tre settimane di guerra è da constatare la completa irrilevanza della Città del Male.”
Ricordate la regola del comando?
“Non dare ordini se non sei sicuro che saranno eseguiti”
Qui abbiamo qualcosa di analogo : sicuramente la efficente diplomazia vaticana ha sondato il terreno ,e probabilmente ha realizzato un quadro sconfortante .
Vale a dire che Putin risponderebbe in malo modo a interventi ufficiali della Curia,come pure non c’e da sperare in un dialogo con le autorita ortodosse,
legate a doppio filo al governo russo.
Basta ricordare la tirata del Primate Ortodosso che consisteva in buona parte in una filippica contro la decadenza dei costumi occidentali,con esplicito riferimento alla gayness.(Che in generale sembra sia malvista dalla cultura russa).
Per cui la Curia ha preferito mantenere un basso profilo perche’ era il modo
migliore per nascondere la sua totale impotenza in questa questione.
Quanto alla sua “ambascieria” all’ambasciata russa,ci vuole poco a immaginare che sia stata dedicata soprattutto alla difesa degli interessi della Chiesa Cattolica in Russia,interessi che poteva difendere solo promettendo di “assecondare” in qualche modo la politica del governo locale.
Per quanto forse sarebbe stato poco prudente affidare certe trattative ad un esponente in vista come il Papa,anziche servirsi dei canali diplomatici riservati.
Ve l’immaginate se la conversazione fosse stata registrata di nascosto,cosa
non solo facilissima,ma anche probabile in ogni caso.
Eventuali uscite compromettenti di Bergoglioio diventerebbero un efficace strumento di ricatto.
Vorrei fare notare che negli studi clinici del vaccino Pfizer/Biotech, coloro che hanno ricevuto una prima iniezione di acqua salina (o placebo) hanno riportato affaticamento (33,4% contro 47,4% in coloro che hanno ricevuto il vaccino), mal di testa (33,7% contro 41,9%), brividi (6,4% contro 14%), vomito (1,4% in entrambe le categorie), diarrea (11,7% contro 11,1%) e dolore muscolare (10,8% contro 21,3%).
Più effetti una persona si aspetta di avere (positivo – effetto placebo o negativo – effetto nocebo), più è probabile che possa risentirli. In chiaro : i pazienti che prevedono effetti collaterali possono soffrirne, anche se ricevono solo un’iniezione di soluzione salina o una pillola di zucchero !
Questo effetto nocebo può manifestarsi anche nei pazienti che ricevono il vaccino vero e proprio, il che rende difficile distinguere tra gli effetti collaterali minori da esso causati e quelli causati dall’anticipazione e dall’ansia, distorcendo di conseguenza i dati sugli effetti avversi del farmaco.