Yoga senza dogmi

Praticare yoga significa per forza soggiacere alla sfera finto religiosa e spirituale o possiamo scrollarci di dosso stereotipi e costrutti dogmatici in nome di un semplice, sano esercizio fisico?  Micaela Grosso ha intervistato il famoso insegnante Lucas Rockwood sul n. 4/2021 della rivista Nessun Dogma.
Per leggere tutti i numeri della rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.


Lo yoga è una disciplina che ha ricevuto, negli ultimi anni, un’attenzione formidabile e ha raggiunto globalmente una grande popolarità. Recentemente, specie nei periodi di lockdown legati alla pandemia da Covid-19, si è registrato un grande entusiasmo nella partecipazione a lezioni in streaming e un boom di download di app per la pratica casalinga e per la meditazione mindfulness, sia da parte di neofiti che da parte di persone desiderose di proseguire l’attività che già in presenza conducevano.

Il fulcro dello yoga, come detto dal filosofo Patañjali (cui viene attribuito il merito di aver redatto lo Yoga Sūtra, primo testo di riferimento della disciplina) consiste nella “soppressione degli stati psicomentali”. Esistono correnti di pensiero che accostano l’azione dello yoga alla psicanalisi e in generale quasi tutte le scuole yoga predicano concetti illuminati e poco intelligibili a partire dall’“astensione dal giudizio” fino ad arrivare al “ritiro dei sensi”, all’“auto-superamento” e alla “trascendenza”.

In soldoni, lo stile di vita di chi pratica yoga più o meno assiduamente consiste in un’attività fisica variabilmente intensa fatta di una buona attitudine alla respirazione, uno stretching profondo, una dieta salutare e momenti di rilassamento e meditazione. In concreto – parlo per esperienza diretta – la pratica dello yoga è purtroppo spesso pervasa da un dogmatismo spirituale e ascetico, incorniciato in una serie di elementi che di frequente costruiscono uno status symbol elitario e compongono un quadro di devozione fedele che di molto ricorda un vero e proprio culto.

Visto l’esubero delle credenze new age tra i millennial e gli esponenti della generazione X, è normale che ci si aspetti una diffusa adesione alla strumentalizzazione smodata degli orpelli yogici, elemento che si traduce in una ricerca di “pensieri positivi per buoni auspici”, uso di incensi, candele, gong e adozione di frasi rituali da intonare con aria seria, devota e francamente parecchio imbarazzante e che hanno spesso il gusto sinistro di preghierine. Purtroppo, molti di questi elementi costituiscono la dimensione dogmatica e stereotipata della gran parte dei praticanti.

Alcuni hanno sostenuto che l’impianto linguistico a supporto dello yoga, l’insieme di formule e di mantra, l’invito all’arrendevolezza e all’umiltà, la retorica che tiene in piedi le accuse contro l’ego e il karma negativo siano potenziali, pericolosi strumenti di controllo.

È dunque possibile praticare serenamente e completamente lo yoga quale sport antistress, senza dover trasportare a tutti i costi sul tappetino l’apparato spirituale composto da accessori Śānti, finta sensibilità interculturale e aspirazione filosofico-religiosa? Lo abbiamo chiesto a Lucas Rockwood, insegnante di yoga di fama internazionale, formatore, relatore TEDx, docente aziendale, podcaster e “imprenditore seriale”. Lucas è anche il fondatore del Yogabody & Yoga Teachers College.

Quella che leggete è una rivista laica, atea, agnostica e razionalista. In questa intervista, ho avuto la possibilità di chiedere a un insegnante di yoga affermato ed esperto come Lucas di condividere con noi la sua opinione, che di molto si accosta ai nostri ideali associativi.

Trovo raro l’atteggiamento e l’orgoglio con cui rivendica le sue scelte: nell’ambiente, di norma, chi vuole vendere preferisce vestire di un colore che “comunichi pace con sé stessi”, caricarsi di rosari di legno e fingere di pregare il sole per ottenere la felicità interiore. Pur essendo a tutti gli effetti un professionista e un imprenditore, Lucas Rockwood ha in questo senso una posizione molto poco mainstream.

Una volta per tutte: qual è il vero significato originario dello yoga?

‘Yoga’ significa cose diverse per persone diverse. Il termine è citato da migliaia di anni nei testi sacri, ma il modo in cui è impiegato, oggi, solitamente varia. Io uso la parola ‘yoga’ per riferirmi alla pratica hatha yoga della respirazione (pranayama) e degli asana (posizioni dello yoga) – così come a uno stile di vita sano.

Quali sono i motivi per i quali scegli di svincolare la pratica da ogni dogma?

All’inizio del mio viaggio nello yoga ho abbracciato tutti i dogmi new age del neo-buddismo e del neo-induismo, quelli cui le persone pensano quando stereotipano lo yoga. Crescendo, ho scoperto che il mio atteggiamento spirituale era ipocrita nel migliore dei casi e offensivo nel peggiore.

Alle conferenze di Yoga Journal trovi una statua del Buddha cinese insieme a uno Shiva danzante sul palco. E gli eventi sono per lo più frequentati da donne bianche, giudeo-cristiane.

Io ero molto partecipe di tutto questo mondo, ma ora lo vedo quasi come manifestazioni cosplay. La mia critica alla comunità yoga è prima di tutto un’autocritica. Io ero quel tipo di insegnante di yoga imbarazzante, ventenne e con le ciabatte infradito, che cercava di guidare i Kirtan (canti devozionali) pronunciando male le divinità e facendo confusione con i canti Pali. Ci vuole un po’ di tempo per capire chi sei.

Cosa pensi della spiritualità legata alla pratica dello yoga? Quanto di questo “apporto mistico” è utile alla pratica in sé?

Nella mia esperienza, la spiritualità è una forma di religione non organizzata, ma che include una serie di credenze solitamente condivise, quali: la legge del karma, la legge di attrazione, l’importanza della meditazione/immobilità, la fede in un potere più grande di noi stessi, la connessione/unità di tutti gli esseri e il percorso di autorealizzazione. Questi sono tutti bellissimi concetti. Ogni religione, organizzata o meno, ha dei principi straordinari al suo interno. Includerli nella pratica? Se funziona per qualcuno, lo faccia pure.

Dove si ferma l’inutilità e la superficialità e inizia il danno? Insomma, quali sono i rischi più grossi che si corrono in una propugnazione forzata dello yoga in ottica “religiosa”?

Sono cresciuto in una comunità cristiana estrema. La gente spesso consegnava il proprio destino a Dio, in maniera abbastanza esplicita. «Vorremmo avere un altro figlio, se Dio vuole». Speriamo di comprare una casa «se Dio provvede». Non ho idea se ci sia un Dio o meno, ma sono abbastanza sicuro che non stia controllando la vostra fertilità o il vostro mutuo. Questa cessione di potere è il punto in cui inizia il pericolo: non mancano storie di abusi finanziari, sessuali e psicologici nelle comunità yoga.

Quali sono le principali obiezioni che ti senti fare quando parli di yoga senza dogmi?

I miei critici di solito sottolineano che sto cercando di rimuovere dallo yoga i suoi strascichi religiosi, questo è vero. Ma è anche vero che ho gli studenti (e lo staff) più diversificati di qualsiasi altra scuola al mondo. In un corso tipico abbiamo cristiani evangelici, musulmane con l’hijab, ebrei ortodossi e molti atei e agnostici. Abbiamo studenti giovani a partire dai 14 anni fino al più anziano, un 73enne. Ci sono sia le tipiche “ragazze dello yoga” magre e in forma, sia un sacco di uomini e donne più robusti e di tutte le età.

Quindi la gente può trollarmi quanto vuole, io sto costruendo la comunità di cui voglio far parte: non dogmatica, inclusiva e rispettosa. Sta funzionando.

 

Intervista di Micaela Grosso a Lucas Rockwood

 

Consulta il sommario Acquista a €2 il numero in pdf Abbonati

Sei già socio? Entra nell’area riservata per scaricare gratis il numero in digitale!

3 commenti

pendesini alessandro

……Il fulcro dello yoga, come detto dal filosofo Patañjali consiste nella “soppressione degli stati psicomentali”…..

Ovviamente è il filosofo che parla, non il neurologo !

Lo yoga è una delle diverse pratiche per le quali non è stato possibile dimostrare razionalmente l’efficacia ; in altre parole non va oltre, nel migliore dei casi, di un effetto placebo !
Diversi studi accertati concludono che lo yoga porta risultati migliori rispetto al non fare nulla. Ma quando confrontiamo i praticanti di yoga con un “gruppo di controllo attivo”, che esegue regolarmente, ad esempio, esercizi di stretching e rilassamento, non ci sono prove convincenti che lo yoga sia più efficace. Ciò suggerisce che non è tanto lo yoga a fare la differenza, quanto piuttosto l’esercizio e/o un’attività rilassante. Inoltre nulla stabilisce l’esistenza dei chakra (che in sanscrito significa disco solare circolo o ruota), e che non esiste nessuna prova -scientificamente accertata- che sporgersi in avanti, ad esempio, può davvero purificare il pancreas, curare il diabete, ecc….

NB : -Su quale fonte di conoscenza dobbiamo fare affidamento? Questa domanda sorge ancora con più acutezza quando ci confrontiamo con le contraddizioni tra le nostre intuizioni, le nostre percezioni ordinarie, le affermazioni scientifiche e le convinzioni sociali che abbiamo acquisito collettivamente….

RobertoV

Ho praticato per anni l’Hatha yoga. Durante le sedute poteva essere considerato stretching, un po’ di ginnastica soft ed es. di rilassamento, tipo training autogeno e controllo della respirazione, ma ai seminari l’aspetto filosofico e spirituale veniva fuori ed era fastidioso. Sentivo che diverse persone si avvicinavano allo Yoga proprio per questi aspetti spirituali, tanto è vero che la chiesa cattolica ha un rapporto conflittuale con tale pratica e lo stesso papa B XVI l’aveva condannata come pratica pagana e rischiosa per un cattolico.
Però per fare successo in occidente è stata anche parzialmente depurata di questi aspetti spirituali lontani dalla mentalità occidentale.
Personalmente la ritengo una pratica utile se depurata di questi aspetti filosofici e spirituali e praticata regolarmente, anche se sono d’accordo che l’effetto benefico sia quello tipico dell’allenamento, non quello del placebo.

dissection

Vorrei concentrarmi un attimo sul passaggio, in verità breve, di cui parla di abusi nella comunità yoga. Non mi esprimo su quelli psicologici e finanziari, di cui non sapevo nulla, ma che avrei potuto benissimo immaginare; ma parlo di quelli sessuali. Sempre più spesso, infatti, si sente dire o si viene a sapere di donne che denunciano di aver ricevuto molestie di carattere evidentemente sessuale dai propri istruttori, che ne approfittano della posizione estemporaneamente attorcigliata che la vittima sta assumendo per fare l’esercizio, con la scusa di correggere la postura e mettendo mani un po’ ovunque, per non parlare di avances spinte un po’ troppo oltre il limite della decenza. Alla faccia della pratica spirituale…

Commenti chiusi.