Il (nuovo) sito sbattezzati.it compie un anno

Esattamente un anno fa l’Uaar lanciò la rinnovata versione del sito web sbattezzati.it, che dà la possibilità di manifestare, nel pieno rispetto della riservatezza in relazione a un dato sensibile come quello delle convinzioni in materia religiosa, l’avvenuta apostasia.

Sono oltre 1800 le persone che, in questi dodici mesi, hanno caricato nel sito il documento comprovante lo “sbattezzo“, ossia la lettera che il parroco o la curia vescovile invia a conferma dell’avvenuta annotazione della volontà del cittadino (o della cittadina) di non essere più considerato/a appartenente alla “Chiesa cattolica”.

Vale la pena di ricordare che per l’Uaar non c’è nessun effetto magico nel rito del battesimo, così come non ve n’è nessuno per lo “sbattezzo”. Quest’ultimo è nella maggior parte dei casi solo un gesto di coerenza con i propri valori che molte persone scelgono di compiere quando sentono di non far (più) parte di un’organizzazione a cui, diciamo così, sono state iscritte d’ufficio ad un’età in cui non potevano certamente avere espresso una specifica volontà in tal senso.

Molte persone hanno indicato delle motivazioni del proprio gesto, riepilogate nella pagina delle testimonianze.

Si può essere trattato di non voler essere parte di un’organizzazione che discrimina la comunità LGBT+, omofoba, misogina e totalmente anacronistica, che ha ingerito sul DDL Zan, indica l’estremismo ateo e agnostico fra le cause delle crisi del mondo, è un’organizzazione «a scopo di molto lucro», una monarchia assoluta, giudicante, sessista, che nasconde la verità sull’operato dei propri ministri e sulla consistenza del proprio patrimonio, alla quale andrebbe tolto il potere politico ed economico.

L’orgoglio di chi si è sbattezzato e di chi si sente «apostata con la coscienza» è visibile anche in chi ha compiuto il gesto come regalo nel giorno del proprio compleanno e in chi afferma che «“Vieni su a vedere la mia scomunica” fa la sua figura con le ragazze!».

Non manca chi dice di essersi sbattezzato in nome di chi non può praticare l’apostasia, pena la morte, e chi di averlo fatto per evitare che la Chiesa cattolica possa parlare a suo nome.

Qualcuno ha indicato nella volontà di prendere le distanze dalle superstizioni istituzionalizzate, dalla fuffa metafisica e dalla gente piena di contraddizioni e pregiudizi le motivazioni del proprio gesto. Altri hanno sottolineato il desiderio di coerenza («Accettereste mai di rimanere iscritti a vita ad un’associazione che sostiene che la Terra è piatta, solo perché “tanto cosa ti cambia?”? Ecco») o il fatto che lo sbattezzo è solo il primo passo per un mondo più laico.

Diverse le testimonianze “tecniche” sul fatto di avere svolto la pratica comodamente da casa utilizzando la spedizione di raccomandate online, semplici email, posta elettronica certificata (PEC) e firma digitale.

Quante persone si sono sbattezzate in Italia? Difficile dirlo. Ad oggi sono 1825 gli sbattezzi registrati nel sito, ma il numero effettivo è sicuramente molto più alto, però in possesso solo delle curie vescovili. La stima dell’Uaar, basata sul successo di giornate per lo sbattezzo organizzate in passato e sul numero di moduli per lo sbattezzo scaricati dal sito, è che il numero reale si aggiri attorno ai 100.000.

La stampa in questo anno ha riportato aumenti di sbattezzati a Udine e in Trentino, nonché casi individuali come quello di Silvia Scopelliti, studentessa di giurisprudenza a Bologna, che a 23 anni ha deciso di sbattezzarsi. Il sito web sbattezzati.it ha una sezione dedicata alle statistiche in cui si può scoprire, ad esempio, che le regioni rispettivamente con il più alto e il più basso numero di persone sbattezzate in rapporto alla popolazione residente sono rispettivamente la Sardegna e il Molise e che hanno registrato la loro apostasia un centinaio di residenti all’estero e quattro che subirono il battesimo dentro le mura dello stato della Città del Vaticano. Per concludere, ricordiamo che la rivista Nessun Dogma ha pubblicato nel luglio 2021 un numero con diversi articoli dedicati all’argomento, ora liberamente consultabili.


Loris Tissino

 

 

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