Russia vs Ucraina: una storia molto, fin troppo ortodossa

Mentre infuria il conflitto tra Russia e Ucraina, il direttore della rivista Raffaele Carcano fa una panoramica storica sul complesso ginepraio religioso nello scacchiere russo e ucraino sul numero 3/22 di Nessun Dogma. Per capire meglio le ragioni di questa guerra, bisogna infatti considerare anche questioni come le divisioni interne nella Chiesa ortodossa e l’identitarismo nazionalista che fa della religione uno dei suoi punti cardine. 

Per leggere tutti i numeri della rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.


Non immaginavamo possibile una guerra tra i due più estesi paesi europei. Dimenticavamo di appartenere a una specie animale particolarmente bellicosa: una guerra non è quindi mai inspiegabile. Ma conoscevamo tutto sommato poco di quei due paesi, della “loro” religione, e di quanto incida sulla politica.

E dire che la “loro” religione è ciò che era la “nostra” un millennio fa. Ma a scuola non lo si insegna. Non si insegna ciò che successe dopo che Costantino, l’augusto della parte latina dell’impero romano, conquistò anche quella greca e ci andò a vivere. La scelta del primo imperatore cristiano influì infatti enormemente sulla chiesa. Non solo perché le diede enorme potere, ma perché creò il modello delle relazioni tra trono e altare descritto in seguito come «cesaropapismo»: Costantino dirigeva l’impero e agiva come il capo della chiesa – che accettava senza fiatare, soddisfatta di quanto aveva ottenuto.

Tutti i concili ecumenici del primo millennio furono convocati da imperatori. Uno di essi, il “teologo” Giustiniano, stabilì che al vertice della chiesa ci sarebbero stati cinque patriarchi da lui nominati: quelli di Costantinopoli, Gerusalemme, Alessandria d’Egitto, Antiochia di Siria e Roma.

Non molto tempo dopo Giustiniano, però, l’impero bizantino perse gli ultimi quattro. Mentre tre finirono sotto i califfi (continuando a non fiatare), il vescovo di Roma sfruttò invece l’instabilità politica del medioevo europeo per innovare in grande stile. Cos’abbia combinato il papato nell’ultimo millennio lo sappiamo abbastanza bene tutti, anche quando non lo si insegna a scuola, ma il cambiamento più importante è stato forse il passaggio dal cesaropapismo a una sorta di “papocesarismo”: il papa cominciò a dirigere la sua chiesa e un suo stato.

Cos’abbia invece fatto la chiesa ortodossa dopo lo scisma d’oriente del 1054 (in cui a essere scismatica fu però la chiesa romana) ci è invece quasi sconosciuto. Forse perché non ha fatto granché, dal punto di vista religioso: zero concili, contro tredici cattolici. Dal punto di vista politico… anche. Per quanto abbia cercato di nobilitare il proprio atteggiamento subalterno parlando di «sinfonia» tra stato e chiesa, il suo ruolo non è andato mai oltre quello del musicista d’accompagnamento.

Nel 1453 anche Costantinopoli cadde in mano al sultano turco. Il patriarca, da tempo indebolito, aveva già concesso autonomia (‘autocefalia’, nel loro gergo) ad alcune chiese nazionali. Mosca, nel 1589, ottenne addirittura il patriarcato. La Russia era diventata il più grande paese ortodosso, con ambizioni conseguenti: voleva entrare nel quintetto base dei patriarchi al posto dei “traditori” vaticani, ma aspirava pure a diventare la «terza Roma»: quella che superava le altre due guidando insieme oriente e occidente – sia politicamente, sia religiosamente.

Tutto in puro stile costantiniano, ovviamente, con la chiesa a reggere la coda allo zar – persino quando, nel 1721, Pietro il grande sostituì l’istituzione patriarcale con un sinodo da lui nominato. L’atteggiamento ortodosso non cambiò nemmeno dopo la rivoluzione del 1917 e la nascita dell’Urss: tanto si è scritto delle persecuzioni contro i cristiani, ma tanti sono stati anche i particolari omessi. Per esempio, che furono proprio i bolscevichi a ripristinare il patriarcato nel 1917; che Stalin rese la sede vacante nel 1925 ma la ripristinò nel 1941; che la chiesa ortodossa ebbe sempre un trattamento preferenziale rispetto alle altre confessioni religiose, da cui ricevette numerosi beni per grazia comunista; e che le critiche nei confronti del partito furono modeste e deboli.

Caduto il regime, il patriarcato canonizzò l’ultimo zar (insieme a tutta la sua famiglia), che andò così ad aggiungersi a san Costantino e a san Giustiniano. Ha più volte chiesto leggi contro aborto, contraccezione, ateismo e persone Lgbt+, e si è espresso a favore della pena di morte. Posizioni arretratissime persino per il mondo ortodosso. Ma a Mosca non se ne curano, fermi al motto di età zarista: «ortodossia, autocrazia e nazionalismo». Costantinopoli non è considerata altro che una delle due radici dell’ideologia del «mondo russo», ed è dunque pregata di adeguarsi agli attuali rapporti di forza.

La seconda radice è Kiev, dove effettivamente è cominciata la storia russa. Anche se non capisce con chi. Sappiamo soltanto che, poco prima della fine del primo millennio, nelle estremità orientali dell’Europa vivevano diverse tribù, slave e non slave (finniche, baltiche, germaniche, persino turche e iraniche), in uno stato di conflittualità permanente. Tutte mantenevano rapporti commerciali con mercanti (e mediatori) scandinavi: la stessa parola rus’ è di origine scandinava. Da tale nebulosa sorse una struttura di potere dalle precarie apparenze statali, con epicentro Kiev.

Il suo gran principe Vladimir, nel 988, era diventato cristiano ed era stato battezzato in Crimea. E come d’abitudine, il popolo aveva dovuto fare altrettanto; il patriarca di Costantinopoli aveva nominato un metropolita; l’imperatore bizantino aveva dato in sposa la figlia al nuovo alleato – e a questo punto non ci sarebbe bisogno di aggiungere che anche Vladimir sarà canonizzato, insieme alla moglie e persino alla nonna (Olga, con un passato di sadica vendicatrice).

La nebulosa non durò a lungo, in un periodo – il medioevo – in cui la stabilità era ovunque merce rara. Nel 1223 ci fu l’invasione mongola, e l’occupazione durò due secoli. Quando terminò nacquero diverse realtà politicamente autonome, tra cui un importante principato intorno a Mosca e un primo, effimero stato ucraino già nel cinquecento. E non parlavano la stessa lingua. Perché le differenze tra russi, ucraini e bielorussi esistono, sono sostanziali e sono maggiori di quelle tra tedeschi e austriaci (che oggi quasi nessuno pensa che debbano riunificarsi).

Per comprendere quanto l’ideologia del mondo russo sia imperialista bisognerebbe pensare a cosa sarebbe l’Italia se l’impero spagnolo fosse sopravvissuto fino al 1917 e se i suoi continuatori odierni pretendessero che il nostro paese faccia parte del mondo ispanico, perché italiano e portoghese non sarebbero altro che dialetti castigliani.

Kiev, finita prima nel granducato di Lituania e poi sotto la Polonia, entrò infatti nei domini zaristi solo nel 1686, e il patriarca di Costantinopoli cedette subito (ma «temporaneamente») la giurisdizione sull’Ucraina al patriarca di Mosca. Gli zar cominciarono a definirsi imperatori «di tutte le Russie» perché pensavano che ve ne fossero tre: oltre a quella propriamente detta (la Grande), c’erano anche la Piccola (l’Ucraina al netto delle terre sotto dominio asburgico) e la Bianca (la Bielorussia).

Sfaldatasi l’Urss, accantonati Gorbaciov e Eltsin, dal 1998 la Russia è nelle mani di Vladimir Putin. La frequenza alla messa è bassissima ed è circoscritta quasi esclusivamente ad anziane. Stando ai sondaggi d’anteguerra, la maggioranza della popolazione è favorevole alla separazione tra stato e chiesa. L’identitarismo ortodosso, veicolato dalle autorità, ha fatto però presa anche qui, ed è incarnato da un leader che non è un esempio di pio fedele, ma che è sempre molto solerte nell’accontentare la sua chiesa, confidando forse anch’egli in una futura canonizzazione.

Ed ecco la messa al bando dei testimoni di Geova (con confisca dei beni), norme anti-proselitismo, diversi “blasfemi” in carcere, l’inno nazionale che menziona la protezione di Dio sulla patria, il ritorno della religione a scuola, una nuova costituzione che riconosce la «fede in Dio» come fondamento dello stato, definisce il matrimonio come un’unione tra un uomo e una donna e si accompagna al divieto dei Pride e di ogni altro tipo di «propaganda gay». Non è dato sapere cosa succeda precisamente nella Cecenia governata dal bellicoso islamista Kadyrov, alleato di Putin: si parlava di campi di concentramento, ma il ministro della giustizia ha sinistramente comunicato di non essere a conoscenza dell’esistenza di un solo omosessuale nella provincia.

È stata chiusa anche Memorial, l’organizzazione per la difesa dei diritti umani creata dal dissidente sovietico e premio Nobel Andrei Sakharov – a cui, per uno scherzo della storia, è intitolato un riconoscimento per la libertà di pensiero assegnato dall’Unione Europea a partire del 1988, quando ancora esisteva l’Urss. Gli oppositori politici non se la passano meglio; Aleksej Navalny è in carcere, Garri Kasparov in autoesilio, tanti altri sono morti più o meno misteriosamente. La Russia ha subito numerose condanne dalla Corte europea dei diritti umani, da cui ora è uscita. Ma il patriarca Kirill non ha mai espresso critiche al regime: al contrario, ritiene Putin «un miracolo di dio». Del resto, stando agli archivi sovietici, pare abbiano lavorato entrambi al Kgb (come anche il predecessore di Kirill).

Non tutto il clero ortodosso ha accettato l’andazzo, ma la stragrande maggioranza sì. La chiesa russa è stata sostenuto dal governo nel suo sforzo proselitista fuori dai confini (in Africa, in Palestina), l’ha ricambiato durante l’invasione della Georgia del 2008 e l’intervento militare in Siria nel 2015, e lo ricambia ora durante l’invasione dell’Ucraina: ideologicamente intercambiabili, combattono insieme per espandersi entrambi, anche a spese di nazioni e comunità ortodosse più antiche della loro. La santità della guerra ha trovato espressione nella canonizzazione dell’imbattuto ammiraglio zarista Ushakov (diventato protettore della marina e dei bombardieri nucleari) e nell’edificazione della cattedrale delle forze armate, in cui gli arcangeli guidano gli eserciti e Gesù brandisce una spada. Secondo Kirill, il servizio militare rappresenta «una manifestazione attiva di amore evangelico per il prossimo».

Anche quello prestato in Ucraina, ovviamente. Un paese che divenne una repubblica (socialista sovietica) nel 1922, a cui il Pcus mutò i confini in modo non sempre coerente con la popolazione che ci viveva, e che riacquisì l’indipendenza nel 1991. Si sono alternate presidenze allineate a Mosca con presidenze europeiste, ma sempre in un’ottica di strette relazioni stato-chiesa. Quando nel 2013 Janukovich accentuò il legame con Mosca, una serie di proteste nota come Euromaidan portò alla sua rimozione, ma innescò l’annessione russa della Crimea e l’inizio della guerra secessionista del Donbass. Alla presidenza ucraina salì Poroshenko, europeista ma nazionalista quanto Putin: il suo motto è «esercito, lingua e fede».

Come Putin fa coppia con Kirill, Poroshenko ha lavorato in tandem col vescovo Epifanio, riuscendo a ottenere l’autocefalia da Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli. Il presidente la definì «l’indipendenza finale dalla Russia». Ora in Ucraina ci sono dunque una chiesa ortodossa nazionale e una dipendente da Mosca. I parroci si sono sentiti liberi di collocare la propria parrocchia sotto la chiesa preferita… in alcuni casi, senza nemmeno informare i fedeli.

La svolta c’è stata nel 2019, con la vittoria del russofono Volodymyr Zelensky. Reduce dal successo di una serie tv in cui interpretava un insegnante eletto presidente, aveva creato un partito centrista pieno di giovani con lo stesso nome della fiction (peraltro di stampo maoista: «Servitore del popolo»). Giurando grande impegno contro la corruzione e per un paese più tranquillo, convinse gli ucraini nonostante le accuse di populismo e i dubbi sui suoi finanziatori. Per quanto di nostro interesse Zelensky, ebreo non credente, promise che non si sarebbe intromesso nelle questioni religiose.

Una promessa mantenuta, questa, e con ricadute positive. Se nella mappa culturale di Inglehart-Welzel, basata sui dati del World Values Survey, fino a pochissimi anni fa Russia e Ucraina sembravano indistinguibili, oggi in Ucraina i Pride si tengono, l’accettazione sociale dell’omosessualità sta migliorando, e il report di Humanists International sulla libertà di pensiero colloca il paese non solo davanti alla Russia, ma persino all’Italia.

Fanno quindi sorridere (in un contesto tragico) le dichiarazioni putiniane di voler «denazificare» l’Ucraina: di simpatizzanti sicuramente ne esistono (e sarebbe stato opportuno non inquadrarli nell’esercito), ma che dire del totalitarismo dello stato russo contemporaneo, che peraltro finanzia a piene mani partiti esteri di estrema destra (Italia compresa), il cui esercito usa metodi non dissimili da quelli delle SS e combatte fianco a fianco con le milizie cecene? Al contrario, proprio il conflitto voluto dal Cremlino potrebbe rafforzare il nazionalismo violento: la guerra sta forgiando sulla russofobia un’identità ucraina che mai era stata definita meglio prima. L’abbandono della lingua russa è ormai generalizzato, e chi non demorde rigetta comunque Putin.

Contro ogni aspettativa, quantomeno dal punto di vista comunicativo, l’ex comico ha sconfitto per ko l’ex capo dell’ex Kgb. La Russia è stata costretta ad accentuare il pugno di ferro interno, e anche all’estero ha ricevuto pochi sostegni espliciti. Simul stabunt, simul cadent, anche la chiesa ortodossa russa ha subito un grave danno d’immagine. Benedicendo la guerra perché contrapposta alle «parate gay» (naziste?), Kirill si è collocato più vicino ai talebani che ai cristiani non russi (con l’eccezione, forse, dei fondamentalisti Usa). È riuscito a farsi criticare persino dal metropolita che sta a capo degli ucraini fedeli a Mosca, mentre le altre chiese ortodosse, autocefale o no, lo guardano ormai con estrema diffidenza, così come i fedeli che vivono in occidente: alcune comunità hanno già interrotto i rapporti.

Kirill teme che il “suo” mondo sinfonico russo crolli con la secolarizzazione e la laicità, come è avvenuto nella vicina Scandinavia. Non è l’unico a pensarla così. Pensavate forse che il Vaticano non mettesse becco? Sbagliato. L’ha fatto fin dal 1596, quando alcune comunità ortodosse (allora sotto sovranità polacca) accettarono la supremazia papale, pur mantenendo i propri riti greci. L’ha fatto nel 1917, invitando i bolscevichi a un’intesa. E l’ha fatto dopo la caduta dell’Urss. Nella cristalleria slava, Giovanni Paolo II si comportò come un elefante. Quando, nonostante l’esplicita richiesta di rinvio formulata dai vertici ortodossi, nel 2001 si recò in visita in Ucraina, si tenne addirittura una marcia antipapista. Tra l’altro, Wojtyla beatificò Roman Lysko, prete greco-cattolico ucciso dalla polizia politica staliniana che (strano ma vero) gli voleva imporre il ritorno sotto il patriarcato.

Il papa polacco esagerò con le nomine di connazionali, in Ucraina come in Russia. Quando fu eletto Ratzinger, però, lo strappo fu ricucito, e già nel 2009 la chiesa russa gli chiese di combattere insieme i «pericoli» rappresentati dalla laicità e dall’ateismo «militanti». La proposta sfociò nel documento comune antilaico sottoscritto da Francesco e Kirill (a Cuba, due anni dopo l’annessione della Crimea), che lamentava la «discriminazione» subita dai cristiani in Europa. Nel 2019 il papa accolse Putin in Vaticano, esprimendo «sincera e gioiosa soddisfazione» per l’incontro.

In compenso, il Vaticano non ha mai riconosciuto la chiesa autocefala ucraina, e con gli ultimi due pontefici ha anche ridimensionato il ruolo dei greco-ortodossi. Una volta invasa l’Ucraina, Bergoglio ha compiuto soltanto atti simbolici, come la consacrazione dei due paesi alla Madonna e la via crucis con una russa e un’ucraina. Se da un lato ha definito «pazzi» gli stati che hanno aumentato le spese militari, dall’altro non ha mai dato un nome all’aggressore: al massimo ha condannato la guerra – come un Salvini qualsiasi, e senza ovviamente ricevere le critiche riservate a Salvini. Anche quando viene fatto in buona fede, proporsi come mediatori, chiedere la pace e vendere speranze non costa nulla, se a soccombere sono altri. Sarebbe interessante sapere quale sarebbe la sua posizione, se la mafia possedesse armi nucleari.

Mentre scrivo non posso prevedere quale sarà la situazione nel momento in cui mi leggerete. Limitandoci ai dati di fatto, è lecito constatare che, negli ultimi anni, la Russia ha preso una strada sempre più autoritaria, l’Ucraina quella opposta. Ed è una scelta che dovrebbe essere sostenuta con forza, se ci si batte per un mondo migliore. Tenendo presente che – la storia ce lo insegna – la brutalità può purtroppo essere vincente.

Forse è vero, come sostiene qualcuno, che il nostro continente sta diventando politicamente irrilevante. Religiosamente, lo è però già da qualche tempo. Ciò che ci distingue sono la maggiore (anche se purtroppo discontinua) attenzione prestata alla libertà e ai diritti umani, e la capacità di lavorare insieme superando contrapposizioni plurisecolari. Sono buone pratiche che suscitano speranze in ogni parte del pianeta. Andrebbero valorizzate con più convinzione. E poi chissà, forse tra non molti anni accoglieremo nell’Ue una Russia compiutamente laica e democratica.

Raffaele Carcano

 

Consulta il sommario Acquista a €2 il numero in pdf Abbonati

Sei già socio? Entra nell’area riservata per scaricare gratis il numero in digitale!

56 commenti

giancarlo bonini

Raffaele Carcano, lei vede qualche prodromo a quanto asserisce al termine dell’articolo riguardo ad una democratizzazione della Russia a breve termine? Temo che, vedendo i seguaci di Putin, temo che, almeno per il momento, neanche l’eventuale scomparsa di quest’ultimo porterebbe a tanto, almeno per molto tempo.

dissection

Quello Russo è un popolo retrogrado, patriarcale, nazionalista e arretrato proprio per, anche se magari non solo e non interamente, questi motivi. Un popolo che riesce ad accettare solo delle dittature come forma di governo, la cui stragrande maggioranza degli abitanti maschi è composta da degli energumeni alcolizzati, maschilisti, violenti, ignoranti, rozzi in sommo grado e la cui controparte femminile sì è dovuta adattare di conseguenza, assimilandone anche alcuni dei tratti emotivi, è un popolo per cui le parole laicità e democrazia non hanno significato. Intendiamoci: ne hanno poco perfino qui da noi, in questa nostra italietta, dove siamo già alla seconda o terza, non so, generazione da quando abbiamo una costituzione. Figuriamoci lì, con la mentalità che hanno, quante generazioni ci vorrebbero a partire da poniamo oggi l’istituzione di uno stato democratico e laico per farne veramente un popolo che si ritrovi e rispecchi in determinati concetti. Ripeto, non ci siamo ancora arrivati nemmeno noi, che tra l’altro il motivo lo conosciamo bene, e l’esistenza dell’Uaar è qui a dimostrarlo. Ultima chiosa a parte, dunque, tanto di cappello però per tutto il resto dell’articolo, che mette bene in prospettiva storica fatti, eventi, avvicendamenti eccetera.

RobertoV

La Russia non ha mai conosciuto la democrazia. E’ passata dal regime degli zar, totalitario, imperialista, repressivo, pesantemente arretrato, antisemita e confessionale al regime comunista. E dopo ne è uscito con le ossa rotte, con colpi di stato, diffusione della criminalità organizzata ed è finito nella dittatura di Putin. Io resto sempre sconcertato quando sento parlare dell’adesione a Putin del popolo russo senza porsi il problema che un’adesione bulgara è sempre sintomo di mancanza di democrazia. Una nazione in cui Putin cerca di riportare la Russia ai fasti dello zar, come dichiarato apertamente dai nazionalisti, con l’unione di potere politico e chiesa ortodossa.
Dal punto di vista dell’alcolismo è il paese con più alcolizzati, con circa la metà della popolazione che ha seri problemi con l’alcolismo, probabilmente la droga dei regimi per addormentare un popolo e sintomo anche di quanto bene si viva in quella nazione nonostante la propaganda. Se si pensa che una nazione di 145 milioni di abitanti ha un Pil del 20 % inferiore a quello dell’Italia, con perdite elevate proprio nell’ultimo decennio cosa che avrebbe portato in una democrazia a liberarsi di politici così incapaci. Se non disponesse di materie prime (oltre ad un pesante arsenale militare eredità dell’URSS) ed avesse sfruttato connivenze e simpatie in occidente per aumentare la nostra dipendenza dal gas, sarebbe già in bancarotta.

Francesco S.

Purtroppo non sono molto speranzoso come Carcano. Il regime russo è forte. Le sue azioni hanno precluso qualsiasi avvicinamento all’UE per i prossimi 50 anni. Solo una sconfitta diretta in guerra, come avvenne per la Germania nazista potrebbe far cambiare le cose, ma le conseguenze sarebbero gravissime per l’Europa e il mondo. Kirill ha dimostrato in modo esplicito il legame con il potere e che dietro la sua figura non c’è nulla di spirituale.

dissection

Esatto, nulla di spirituale, a partire dalle migliaia di euro che si porta addosso tra palandrane di tessuti preziosi, gioielli e paludamenti vari.
Salve, Francesco, quanto tempo… Tutto bene?

RobertoV

Rappresenta il legame storico classico tra chiesa e potere. I nazionalisti e Kirill vogliono tornare ai fasti dell’epoca zarista, con una chiesa aristocratica. In realtà l’ostentazione della ricchezza fa parte in generale delle religioni e la chiesa cattolica non è mai stata da meno, solo da qualche decennio ha scelto un profilo un po’ più basso, ma solo per il clero (non certo per i loro adorati idoli).

Mixtec

Un attore statunitense (assieme ad un prete polacco) ha demolito l’URSS;
un attore ucraino sta mettendo in gravi ambasce la Russia.
A quanto pare gli attori sono pericolosi (e anche Mussolini ed Hitler, pur non essendo attori di professione, erano maestri di teatro. Franco e Salazar forse non erano bravi nelle recite, e sono durati fino alla fine naturale).

laverdure

Mentre da noi ultimamente un attore non e’ riuscito a demolire l’Italia,ma solo a
far ridere piu’ di quanto avesse mai fatto sul palcoscenico.
Mancava solo che in Parlamento esternasse :”Faro’ di quest’aula grigia e muta un palcoscenico per le mie gag!”
Una allusione che ben pochi al giorno d’oggi afferrebbero(ammesso che la conoscesse lui !)

laverdure

Per chi non afferrasse : LUI temporibus illis aveva esternato :
“Faro’ di quest’aula grigia e muta un bivacco per i miei manipoli !!”

Maurizio

Tranquillo, la citazione era chiarissima. Per chi era attento durante l’ora di storia. 🧐

Defendente

Ok, quindi la colpa del conflitto russo-ucraino è di papà Francesco.
Capito

laverdure

@Defendente
No,e’ una spudorata menzogna,per il semplice fatto che in tutta questa storia,esattamente come in molte altre crisi internazionali,Papa Francesco ha sempre avuto tanta autorita quanto Beppe Grillo.
Anche se ovviamente ha goduto di molta piu’pubblicita,come pure di totale immunita dalle critiche.
Ovviamente solo sul fronte interno,vale a dire l’Italia.

Diocleziano

«…come pure di totale immunità dalle critiche…»

Infatti, con tutto il polverone sollevato dalla questione dell’aborto in USA, c’è stato
qualcuno, anche uno solo, che abbia additato la Città del Male come l’origine
del problema attuale? Paradossalmente l’unico che ha additato dio come responsabile
è quel balordo giallocrinito, ma come merito.

laverdure

@Diocleziano
A me sembra che invece ,se teniamo conto dell’importanza della cosa,abbia tenuto un atteggiamento piuttosto discreto,astenendosi da manifestazioni di giubilo ostentate.
Chissa poi perche’?

RobertoV

Millantare di poter fare qualcosa fa parte dei venditori di fumo, della propaganda clericale. L’enfasi viene data solo qui in Italia dove addirittura riescono a trasformare in cattolici gli ucraini e sottoposti al papa, quando in ucraina solo il 10 % è cattolico, mentre la stragrande maggioranza è ortodossa e pur essendo in buoni rapporti con Roma non ne hanno mai riconosciuto l’autorità come pretende la chiesa cattolica. Quindi a che titolo il papa potrebbe fare da paciere tra le due nazioni, tenendo conto che Kirill già prima non voleva incontrare in Russia il papa perchè teme l’intromissione della chiesa cattolica nel suo territorio, dove la chiesa cattolica ha meno fedeli dei buddhisti in Italia.

laverdure

@Dissection
“Quello Russo è un popolo retrogrado, patriarcale, nazionalista e arretrato
la cui stragrande maggioranza degli abitanti maschi è composta da degli energumeni alcolizzati, maschilisti, violenti, ignoranti, rozzi in sommo grado e la cui controparte femminile sì è dovuta adattare di conseguenza,…”

Ammiro quantomeno la tua franchezza,in tempi dove i “politicamente corretto”
impone pastoie ad ogni opinione.
Ci terrei a far notare pero che gli attributi da te espressi direi non si adattavano alla
popolazione tedesca degli anni ’30,eppure la cosa non ha impedito che l’omino coi baffetti ottenesse un seguito praticamente totale,con le performances che ne seguirono.
E questo sebbene il precedente regime del Kaiser non mancasse di elementi di democrazia (Costituzione,Parlamento ecc),e cosa piu’ importante,nell’immediato dopoguerra la Germania si e’ avviata rapidamente a diventare un paese indiscutibilmente democratico.
Questo per sostenere che malgrado l’attuale atteggiamento largamente filoputiniano,dovuto principalmente allo spirito nazionalista ( di cui noi forse invece scarseggiamo troppo)nonche ad un timore atavico per gli stranieri (del quale pure una dose moderata sarebbe utile anche a noi),disprezzare il popolo russo a quel punto sia sbagliato.

laverdure

@Dissection
Mentre la tua temo ricordi quella ,condivisa da molti del resto,che gli arabi fossero troppo rozzi e arretrati per concepire un attentato come quello dell’11 Settembre.
Come pure molti,nelle varie fazioni contrapposte,a fine anni ’30 disprezzarono le capacita combattive dei Tedeschi,degli Inglesi,dei Giapponesi,degli USA e dei Russi stessi.
I fatti portarono molte smentite.

dissection

Attento, ai voli pindarici della fantasia e a non mettere nella bocca delle persone cose che non hanno detto né pensato, solo perché così pare debba essere a te, ok, lave? 🤗

laverdure

@dissection
E tu caro Dissection,rifletti sul significato di quello che scrivi,e non dimenticare di tener conto della storia passata,recente e non,che presenta sempre un sacco di analogie con quella di oggi.
Perche’ la natura umana e’ sempre la stessa,alla faccia di quelli che credono che dopo
5000 anni ( i documenti piu’ antichi arrivano piu’ o meno fin li)la storia abbia subito una svolta radicale solo perche’ ci sono loro.
Non imitare quegli intellettuali che ancor oggi credono,per fare un solo esempio,nel principio di “pace ad ogni costo” e “tutto si risolve col dialogo”

dissection

Di’la verità: quella volta a scuola che c’era la lezione di comprensione del testo tu stavi scambiando le figurine del dvce col tuo camerata di banco, vero? Che poi nel mio commento era messo tutto in prospettiva ipotetica, non certo come verità ultima e ineluttabile, la quale certamente non ritengo di possedere, e neppure me ne cale: ma tu ne parli come se la mia fosse una sentenza definitiva e inappellabile pronunciata dal massimo grado di giudizio. Quello che scrivi tu avrà un senso, perlomeno storico, non lo voglio negare né mi interessa farlo. Il problema è che come al solito non ti trattieni e la fai fuori dal vaso, a cominciare dall’assurdo paragone tra Tedeschi e Russi. E il resto c’entra poco o nulla.

RobertoV

Laverdure
Sei sicuro che l’attuale atteggiamento filoputiniano sia reale? Un’adesione bulgara è sintomo di mancanza di democrazia. In una nazione dove chiudono la stampa di opposizione, perseguitano ed imprigionano gli oppositori e vivono di propaganda e leggi repressive dubiterei della reale adesione del popolo.

laverdure

@RobertoV
Caro Roberto,conosci la “Sindrome di Stoccolma”,vero ?
Ovvero il fenomeno per cui chi si trova in totale balia di qualcuno,che potrebbe
imporgli qualunque violenza,morte compresa,non solo (salvo rarissime eccezioni)gli concede la propria totale sottomissione piu’ abbietta,ma rifiuta di ammetterlo non solo con gli altri ma pure con se stesso,per salvare il rispetto di se.
E finisce col convincersi che “in fondo non era cattivo ” et similia,arrivando
appunto ad una sottomissione cosi totale da trasformarsi in una forma di amore.
Uno psichiatra probabilmente parlerebbe di analogie coi legami sadomasochistici.
La capacita di adattamento degli esseri umani e’ una cosa meravigliosa.
Il regime di Stalin ( al cui confronto quello di Putin sembra una comune di hippies)fu un esempio di quella sindrome estesa ad un popolo intero,resa possibile da una mentalita collettiva formatasi nei secoli per un insieme di fattori geo storici,in particolare la paura dei nemici esterni provocata da
secolari invasioni.
Un regime di terrore nettamente superiore a quello del regime hitleriano.
Eppure,dopo la morte di Stalin, e dopo che i suoi crimini furono rivelati da Krushev,un sacco di gente ha continuato a rispettarlo e a rimpiangerlo.
E qui entra in gioco il rispetto verso l'”uomo forte” capace di affrontare appunto non solo i nemici esterni,ma anche di rimettere ordine in una societa che molti vedono come corrotta.
Un fenomeno che NOI Italiano dovremmo conoscere bene,ricordate Mussolini ?La venerazione che si guadagno finche non ebbe il torto di
impegolarsi in una guerra e perderla malamente ?
Come ancor oggi cerchiamo di esorcizzare il ricordo col mito della Resistenza ?
E Putin ancor oggi ha buon gioco a puntare su fattori come lo spirito nazionalista-patriottico ( praticamente sconosciuto da noi)e il timore dei nemici esterni.
No cari amici,inutile illuderci,il rispetto delle masse verso la politica “difensiva” (cosi la vedono)di Putin e’ assolutamente reale.

laverdure

@RobertoV
Del resto,pensate alla Germania di Hitler.
Nel precedente regime del Kaiser non mancavano elementi di democrazia (Costituzione,Parlamento ecc ),inoltre nel dopoguerra la popolazione tedesca ha dimostrato di adattarsi rapidamente a un regime assolutamente democratico.
Eppure questo non impedi una adesione praticamente totale all’ideologia nazista,con le performances che ne seguirono.
Anche qui i fattori in gioco furono il desiderio di rivalsa per le dure condizioni imposte dai vincitori dopo la Prima G.M,stimolato da un acceso spirito nazional-patriottico,e il carisma dell'”uomo forte” del momento”.
Oppure pensate agli italiani che negli anni ’20 emigrarono nell’URSS,convinti di trovarvi il paradiso dei lavoratori,e vi trovarono l’inferno.
Eppure i pochi che ne uscirono vivi,segnati indelebilmente nel fisico,come
l’ineffabile Robotti(cognato di Togliatti)mantennero la fede nel comunismo intatta per tutta la vita.
Leggetevi etevi questo :
https://www.ibs.it/a-mosca-solo-andata-tragica-libro-arrigo-petacco/e/9788804630937

laverdure

Devo confessare che avevo completamente dimenticato la visita di Putin in Vaticano
avvenuta nel 2019 e ricordata da Carcano,e il suo incontro con Francesco,e l’inevitabile ondata di commenti entusiastici che aveva suscitato in tutti gli ambienti.
Non mi sembra pero’ che sia stata molto citata nei media ultimamente.
E che malgrado quel precedente di “confidenza” reciproca,Francesco abbia tenuto un atteggiamento sempre molto cauto ultimamente,senza persino mai rivolgersi direttamente in via ufficiale al leader russo.
Sembra che quest’ultimo pochi giorni fa aveva affermato di avere in corso importanti trattative riservate con la Santa Sede,delle quali pero’ non si e’ saputo piu’ niente .
Risulta anche a voi,o mi e’ sfuggito qualcosa ?

Diocleziano

Dopo quel «…il viaggio a Kiev è sul tavolo…» non ho più udito nulla di concreto.
Forse la donna delle pulizie l’ha cestinato?

Obiettivamente non vedo come s. B si possa inserire in una trattativa così delicata e che richiede
la conoscenza di una complessità di argomenti interdipendenti che solo un militare o un politico
addentro nei fatti può conoscere e quindi negoziare. Trovarsi di fronte uno che, come massima
apertura, dice che è disposto a trattare ma solo alle sue condizioni: la resa incondizionata. Non
facilita certo la trattativa. Forse un prete alla don Camillo, con mani tipo mazze da cricket…

laverdure

@Diocleziano
Io invece penso sempre che la diplomazia non sia fatta di belle maniere e acrobazie verbali,ma consista fondamentalmente in uno scambio di offerte e minacce,spesso contemporanee.
Certo,i leader,anche i piu’ freddi e cinici,non sono macchine,e nelle situazioni di incertezza,quando i pro e i contro si bilanciano,la cafoneria o il savoir faire di un ambasciatore ( o di un leader,dato che spesso i colloqui sono diretti)possono essere decisivi nel far pendere l’ago della bilancia.
Ma pretendere di trattare senza avere in mano assolutamente nulla da offrire o minacciare equivale a pretendere di superare un esame univeristario.di fisica nucleare senza aver mai aperto un libro.
E per favore ditemi quali offerte o minacce e’ in grado di avanzare Francesco.
Forse di scomunicare Putin ?
O di chiudere le chiese cattoliche in Russia ?
O forse bastera il suo carisma di rappresentante di Dio in terra ?
Quanto alla sua utilita di portavoce neutrale,in un’epoca in cui sono possibili dialoghi in videoconferenza nella massima sicurezza non vedo perche i due leader (Putin e Biden)che veramente contano debbano mettere a parte dei loro “inciuci”(non sempre edificanti) una terza persona potendone fare a meno.

Michael Gaismayr

Per prima cosa mi associo a chi apprezza il quadro storico generale, sempre utile, presentato da Raffaele Carcano.
Vorrei poi esprimere un embrione di principio giuridico internazionale che emerse in passato, nel 1990, quando Saddam Hussein invase il Kuwait. In pratica qualcuno espresse il principio secondo il quale “nessuno sarebbe autorizzato ad invadere uno stato confinante per impadronirsi dei suoi territori”. Non mi pare che questo principio abbia avuto seguito dopo il 1990, e non lo ho mai sentito nominare nel caso attuale dell'”operazione militare” della Russia in Ucraina.

laverdure

Forse e’ perche’ (finalmente) si sta diffondendo la consapevolezza che i pezzi di carta non prevengono le guerre ne’ tantomeno le vincono.
Per cui anche solo parlarne significa ostentare ingenuita.
Ricordate il foglio con la firma ancora fresca di Hitler che Neville Chamberlain sventolo’ letteralmente davanti ai giornalisti al ritorno da Monaco nel ’38,dove aveva di fatto “regalato” la Cecoslovacchia la nazismo “in cambio di pace” ?
Evidentemente i leader europei occidentali,compreso il nostro,un po’ di storia l’hanno studiata.

RobertoV

La prima religione di stato fu proclamata in Armenia, secondo la tradizione già nel 301 (anche se questa data potrebbe essere posticipata di qualche anno), religione che fa parte della confessione ortodossa: col classico modulo della conversione dei re prima per poi passare alla conversione obbligata del popolo: anche nell’impero nel 380 si vedranno costretti ad introdurre la religione di stato con persecuzione dei pagani e degli stessi ariani ed altre varianti cristiane per poter imporre una versione unica di cristianesimo di stato strettamente legato al potere e verticistico (che all’epoca di S. Ambrogio faticava ancora a vedere il papa di Roma come il capo del cristianesimo d’occidente con S. Ambrogio più importante del papa e con stretti legami con l’imperatore). D’altronde il cuius regio eius religio sarà applicato costantemente nei secoli come modello di conversione e la diffusione del cristianesimo avverrà prima ad oriente con conflitti tra le varie sedi: paradossalmente al momento dell’editto di Milano la diffusione in occidente era scarsa e prevaleva nelle città (non nelle campagne dove stava il 90 % della popolazione tendenzialmente pagana). A tale editto anche gli studiosi cattolici più ottimisti parlano di un 10 % di cristiani nell’impero.
Evidentemente il nuovo mezzo di controllo del popolo era visto positivamente dai re e dall’aristocrazia e l’imperatore Costantino lo trovò più efficace delle alternative, nonostante alla fine l’impero non sopravvisse a lungo alla proclamazione della religione di stato nell’impero, almeno in occidente.

Mixtec

Mi piace sempre ricordare il motivo materialistico espresso da Marvin Harris sulla preferenza del potere per religioni come il cristianesimo, il buddismo e l’Islam: si praticano in edifici in cui si fanno grandi dimostrazioni di reverenza, ma in cui non si offre nulla da mangiare.
La repressione dei Testimoni di Geova in Russia richiede una spiegazione: forse il potere politico vuol salvaguardare la Chiesa Ortodossa da una pericolosa concorrenza?

laverdure

E quali sarebbero,di grazia,le religioni nei cui templi si offre da mangiare ai fedeli ?
E comunque sei caduto in una grossolana inesattezza : nelle chiese cattoliche si offre ai fedeli nientemeno che il Corpo di Cristo per nutrire il loro spirito.
Gratis !

Diocleziano

Laverdure,
ma quando mai gratis?! Si paga prima, si paga durante e si paga poi.
L’usuraio conta i soldi poi chiede gli interessi, la chiesa conta i poveri, ne duplica il numero
e poi chiede il denaro al governo italiano.

laverdure

Perche’,se e’ per questo nell’ostia c’e’davvero il corpo di Cristo ?

RobertoV

I valdesi ogni anno celebrano l’anniversario della fine ufficiale delle persecuzioni in Italia avvenuta con le leggi patenti nel 1849 nello stato sabaudo, anche se la chiesa cattolica non le ha accettate per tutto l’ottocento e non sono finite le discriminazioni (anche per gli ebrei e le altre religioni) che in pratica durano ancora oggi visto che sono considerati come culti ammessi, la dizione fascista, e trattati in modo differente nella nostra costituzione.
I nazionalisti russi vogliono tornare ad una Russia zarista, cioè ottocentesca: evidentemente per affermare una religione di stato nazionalista devi perseguitare e discriminare le altre. Lo stesso Kirill si è sempre opposto alla visita del papa a Mosca perchè teme intromissioni del potente rivale che attualmente in Russia ha meno di 200 mila fedeli cattolici. A dimostrazione di quanto poco spontanea e libera sia la diffusione di una religione nonostante la propaganda.
Ho letto che le persecuzioni ai testimoni di Geova sono iniziate soprattutto con Stalin durante la guerra e che i Testimoni di Geova in pratica hanno iniziato la loro attività in Russia all’inizio del ‘900.

enrico

Grazie Roberto, sono stato recentemente in Armenia ed è stata un’esperienza che è andata oltre le mie aspettative.
Forse lì si è sviluppato il cristianesimo delle origini che non era ancora chiesa/potere ma comunità.
Le chiese di tufo si innalzano a sfiorare il cielo e l’interno è privo di immagini e orpelli.
Le cerimonie poi sono da brividi con quei canti antichi e gli officianti che si mescolano ai fedeli per raccogliere le loro testimonianze.
MIsticità allo stato puro che nulla a che vedere con le manifestzioni volgari dei nostri credenti e clericali.
Peccato tutto è andato perduto.
Mi fermo ma direi non male per un ateo, forse anche noi abbaiamo una sensibilità…………….

enrico

e’ un refuso……..non sono così sottile ne il mitico troll Enrico……

Mixtec

Nei templi delle religioni Romane e Greche si sacrificavano animali le cui carni venivano distribuite fra i fedeli. Come ricorderai, agli dei erano riservate la pelle e le ossa. Nell’Ebraismo alla divinità era riservato il sangue, il resto era spolpato dai fedeli.
Cfr: Burkert, e Marvin Harris, “Cannibali e re”.
Vero è che durante la Messa si ha la ripetizione di un sacrificio umano e si mangia carne e si beve sangue sotto le spoglie di pane e vino, ma non mi sembra in misura sufficiente a colmare la fame.

laverdure

Tanto piu’ che da molto tempo il vino se lo beve solo il prete.
Chissa,se tornassero a distribuirlo anche ai fedeli,e al posto di un’ostia che sembra carta distribuissero fette di pane toscano con la bruschetta,sarebbe forse una riforma piu’ efficace delle Messa in italiano.

dissection

L’unica ri-forma che apprezzerei della sacra cosca sarebbe la sua annichilazione. L’unica chiesa che illumina è la chiesa che brucia. Ma sai cosa sarebbe interessante, lave? Fare una specie di simulazione per vedere se sparirebbe prima la chiesa, tolti i fedeli (nel senso di azzerati ), o se sparirebbero prima i fedeli, una volta tolto il motivo di “devozione”, spero di essermi spiegato.

Diocleziano

Magister,
far sparire i fedeli non è sufficiente se c’è un governo che continua a foraggiare i preti.
I fedeli senza chiesa sarebbero degli innocui superstiziosi.
Però, sì, sarebbe interessante fare una simulazione, diciamo di un paio di secoli?…
Non potrebbe fargli che bene.

laverdure

Una cosa e’ certa : tolto qualcosa in cui credere, chi ha bisogno di credere in qualcosa troverebbe ben presto un altro “credo” . vedi scie chimiche,terrapiatta,complotti vari.

dissection

Per me, anche una simulazione di trent’anni potrebbe fargli intravvedere qualcosa. Ma se doveva essere di due secoli, non vedo perché interromperla…

dissection

“Tolto qualcosa in cui credere, chi ha bisogno di credere in qualcosa eccetera” uhmmm; non sono convinto che sia così. Anzi, chi crede a quelle cose è già credente di suo, solitamente di una grossa monoteistica ma se ne trovano un po’ in praticamente tutte le confessioni. Ci credono perché già credono, sono GIÀ predisposti a seguire corbellerie, e non certo per vuoti di religione da riempire. Altrimenti, se fosse meccanico seguire un discorso del genere, tutti o quasi gli atei crederebbero a tali paturnie, e non dico che non ce ne siano, ma che non sono assolutamente la regola, sì o no? Quindi, tolto qualcosa in cui credere, sarebbe sufficiente far capire che il “bisogno di credere” è fittizio, e che comunque se proprio si deve credere, è meglio farlo verso ciò che meriti o valga la pena di essere creduto, sì o no?

Diocleziano

Magister,
mi stai scivolando nel metafisico… 😛
Penso che non ci sia nessuna necessità di credere se non come preparazione a ‘sapere’.
Non bisogna mai dimenticare che il credere è inculcato artificialmente; se ‘credere’ fosse
una inclinazione naturale ognuno crederebbe a qualcosa di diverso, invece le religioni,
anche quelle atee, creano un bric-a-brac di mitologie fantasy sempre immutabile.
Anche i meno attrezzati mentalmente penso che non siano predisposti a seguire le corbellerie, se nell’età dell’apprendimento fossero rispettati e non usati come pitali del prete.

laverdure

@Diocleziano
“Penso che non ci sia nessuna necessità di credere …”
Ti sfugge la cosa piu’ ovvia : qualunque essere umano ha bisogno di certezze sulle quali basare il suo comportamento,perche’in questo modo viene dispensato dal dover sforzare il proprio cervello,come pure dall’assumersi le proprie responsabilita davanti alla propria coscienza.
Certo non tutti lo fanno,ma e’ una grossa tentazione per chiunque.
Senza contare che aggregandosi anche solo mentalmente a qualche ideologia ( o religione,che e’ la stessa cosa)largamente diffusa e potente,
e sentendosi come un ingranaggio,sia pur piccolo,di un apparato possente,
anche la persona piu’ umile puo’ sentirsi innalzato alle piu’ alte vette.
Quale credi che siano le cause dietro il comportamento dei fanatici suicidi di tutte le epoche ?

laverdure

@dissection
““Tolto qualcosa in cui credere, chi ha bisogno di credere in qualcosa eccetera” uhmmm; non sono convinto che sia così. ”

Nessuno ha detto che sia una cosa positiva,ma purtroppo e’ cosi.
Francesco Bacone,filosofo e scienziato del ‘600,pioniere della scienza moderna,diceva :”Alla natura si comanda solo ubbidendole !”
Lui si riferiva alla natura fisica : se vuoi che una casa,un ponte stiano in piedi,una nave galleggi,un aereo voli,devi costruirli tenendo conto delle leggi
della statica,del’idraulica,dell’aerodinamica.
Se cerchi di violarle otterrai solo fiaschi solenni.
Le leggi della natura umana sono piu’difficili da definire,ma altrettanto inviolabili.
Le religioni e le ideologie hanno sempre preteso di creare l'”uomo nuovo”
immune da difetti come l’interesse personale,il gusto della proprieta privata,perfino l’istinto sessuale,e si sono visti i risultati.
Per affrontare un problema,in questo caso quello di migliorare i rapporti
sociali e l’efficenza di una societa,bisogna tener conto di tutti i suoi elementi,anche se sono sgradevoli.
E ovviamente non e’ facile.

dissection

Emperor religioni atee? Cosa intendi? Comunque, non farti sentire troppo in giro con questa cosa, che poi arriva tu-sai-chi a dire ecco, visto che anche l’ateismo è una religione, sempre detto io, bla bla bla bla bla bla…
Laverdure, sì, in linea di massima su questo siamo d’accordo.

Diocleziano

Magister,
mi riferivo alle religioni senza un dio, tipo il buddismo. Senza il principio attivo, un generico…

laverdure

@Diocleziano
“Non bisogna mai dimenticare che il credere è inculcato artificialmente; se ‘credere’ fosse una inclinazione naturale ognuno crederebbe a qualcosa di diverso, invece le religioni,anche quelle atee, creano un bric-a-brac di mitologie fantasy sempre immutabile.”
Dimentichi un fattore determinante : il conformismo,lo spirito di imitazione.
Ognuno in realta ha bisogno di credere in qualcosa per avere un punto di riferimento nella vita,e trovandosi idee “precotte” servite pronte nella maggior parte dei casi fin dall’infanzia,e’ ovvio che la
maggior parte si accontentera di quelle.
Solo pochi spiriti critici ne svilupperanno di proprie,specialmente se spesso la cosa crea dei rischi personali.
Quanto alle mitologie ,comprese quelle sedicenti laiche (le ideologie)finiranno per assomigliarsi per forza : obbedienza ai rappresentanti della Verita e ai Sacri testi,lotta agli infedeli,sacrificio ecc.
Perche’ cosi fa comodo ai detentori del potere.

Mixtec

Nel mondo, ma molto poco in Italia, anzi quasi niente, ci sono studiosi cognitivisti ed evoluzionisti che stanno indagando sul perché l’Homo sapiens creda in esseri soprannaturali o di possedere un’anima immateriale. Hanno trovato che la faccenda ha una qualche complicazione, non è molto semplice. Alcuni Stati hanno provato ad imporre l’Ateismo di Stato, ed i risultati sono stati discutibili (anche perché un’ideologia totalizzante è una forma di religione).

RobertoV

L’imposizione va sempre condannata. Va invece sostenuta l’informazione corretta e critica.
Se si vanno a vedere gli studi fatti su persone che vivono in paesi “liberi” si scopre che in realtà solo per una parte della popolazione c’è l’esigenza di divinità e la credenza nell’anima. Avevo visto uno studio di gesuiti secondo il quale solo il 30 % degli italiani crederebbe in dio (cose analoghe ho visto in Austria dove anche la credenza nell’esistenza nell’anima riguarda solo metà della popolazione che spesso crede anche che anche gli altri animali abbiano un’anima). Credo che non potendo fare tabula rasa ci sia un pesante retroterra culturale e di propaganda che si fatica a riportare a livelli fisiologici e che gonfia di molto questo aspetto.

Diocleziano

Se ci fosse un contraddittorio con i credenti forse ce ne sarebbero molti di meno.
In realtà è raro che vengano poste domande scomode a un credente mettendolo alle strette
e non svicoli dalle risposte. Per esempio: il fatto che il loro dio non è certamente tra i più antichi nella storia dell’uomo, non li mette in imbarazzo sulla sua veridicità?
È il solito ‘problema della Montagna di M*’ per cui occorre più lavoro per eliminarla che per innalzarla.

Maurizio

Proprio ieri discutevo con un collega di cultura superiore (avvocato) sulle baggianate della Bibbia, dei miracoli, della Chiesa, dei santi. Era tutto un “sì hai ragione”, per poi concludere con un “ma a qualcosa dobbiamo pur credere”.
L’idea di riconoscere che no, non abbiamo alcun bisogno di credere è troppo inaccettabile. Sarà che ha da poco perso il padre (e va be’, è nella natura, a 86 anni ci può stare), sarà che è sempre stato un fervente frequentatore di messe, sarà condizionato dalla nascita come tutti, ma ha ormai quell’imprinting incancellabile che lo porta a cercare un Grande Babbo lassù da qualche parte, anche a 50 anni suonati. E naturalmente è del tutto in grado di capire cosa è giusto e cosa no, ma senza la conferma di qualche guru alabardato come un lampadario per delega divina autocertificata è come se gli mancasse qualcosa.
Penso che questo stilema valga a maggior ragione per una grossa fetta di popolo.

laverdure

@Maurizio
“L’idea di riconoscere che no, non abbiamo alcun bisogno di credere è troppo inaccettabile.”

No,il bisogno di qualcosa da usare come punto di riferimento e’ una cosa naturale.
Semplicemente se si rifiutano i riferimenti di “default” (vecchi di millenni)forniti dalla propria civilta,e anche quelli “precotti” forniti dalle
ideologie piu’ recenti (Comunismo,Scientology ecc )bisogna che uno se ne formi da se, e non tutti sono in grado di farlo.
Tanto piu’ che anche nei paesi piu’ avanzati la scuola spesso non aiuta in questo.

Commenti chiusi.