Insegniamo competenze, non nozioni

Anche nella scienza sapere come pensare è più importante del nozionismo: il metodo critico insegnato a scuola e all’università può aiutarci a distinguere la scienza da pseudoscienza, fake news e pregiudizi. Pubblichiamo in proposito l’articolo della professoressa di biologia al Massasoit Community College, Melanie Trecek-King pubblicato sul numero 3/22 di Nessun Dogma.

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Ho davanti a me quel momento come se fosse una fotografia: stavo insegnando fondamenti di biologia, un corso di formazione generale per studenti non specializzati in scienze. Eravamo quasi alla fine del semestre e, avendo appena trattato le basi della genetica, stavo facendo una lezione sulle varie fasi della mitosi.

I miei studenti apparivano completamente demoralizzati.

Tenevo la cattedra di biologia generale da oltre dieci anni, entusiasta nel persuadere i miei studenti di quanto la scienza fosse fantastica, di come migliorasse la qualità della loro vita e di quanto la conoscenza della scienza fosse essenziale al mondo d’oggi. Dopotutto, la biologia è lo studio della vita e la scienza è uno dei metodi di conoscenza più attendibili. Pensavo di avere delle argomentazioni più che valide.

Purtroppo, sembrava che pochi dei miei studenti fossero d’accordo con me. Non dico che odiassero necessariamente le scienze, ma comunque erano scettici al riguardo.

Troppo spesso la biologia generale è insegnata come una versione annacquata del corso generale indirizzato agli specializzati nella materia. Dopo una breve introduzione al metodo scientifico, gli studenti vanno incontro a uno studio dei concetti principali della biologia: le molecole, le cellule, la genetica, gli organismi e l’evoluzione.

Non sono mai stata particolarmente favorevole all’approccio blando rivolto agli studenti non specializzandi in biologia ed ero costantemente a caccia di qualcosa di migliore. Ho sperimentato innumerevoli libri di testo, laboratori e casi di studio, e frequentemente ho incluso nell’insegnamento questioni rilevanti per le vite degli studenti al fine di trasmettere concetti importanti. Eppure, il mio momento di crisi arrivava dopo che avevamo utilizzato la genetica e l’evoluzione per analizzare il concetto di “razza” umana ed stavamo per applicare la mitosi al cancro.

Ho provato a far sì che ciò funzionasse. Veramente.

Ma quel momento mi ha colpito come una tonnellata di mattoni. I miei studenti, lasciati a loro stessi, non avrebbero ricordato quello che stavano imparando per quell’esame. Peggio ancora, le paure e le ansie che associavano alle scienze avrebbero continuato a perseguitarli. Mi ero lasciata scappare la loro opportunità di cogliere l’arricchimento che deriva dallo studio della scienza e dal pensiero critico.

Perché seguire un corso base di scienze?

Una lamentela comune che sento dagli studenti è che non dovrebbero seguire un corso di scienze quando si stanno specializzando in economia, letteratura, arte… quindi, perché dovrebbero sprecare il loro tempo (e i loro soldi) per imparare la struttura delle membrane di una cellula o la sintesi proteica? Capisco il loro punto di vista. Per quanto potessi trovare le catene di trasporto degli elettroni affascinanti e meritevoli di studio, sapevo che ciò che gli studenti stavano veramente imparando era come memorizzare informazioni da ripetere a un esame.

E quindi ecco che arrivò il mio momento di consapevolezza. Chiesi a me stessa perché a quasi tutti gli studenti universitari, al di là della loro specializzazione, fosse richiesto di studiare scienze. La risposta ovvia sembrava essere: per favorire la conoscenza delle scienze e lo sviluppo del pensiero critico… ma cosa significava ciò?

Fortunatamente, mi sono imbattuta in una citazione di Carl Sagan che recitava così: «Se insegniamo soltanto i risultati e i dati delle scienze – non importa quanto utili o addirittura stimolanti siano – senza comunicarne il metodo critico, come possiamo pretendere che la persona media possa distinguere la scienza dalla pseudoscienza?»

Aveva ragione. Le scienze sono molto più di una serie di dati da memorizzare. Sono un procedimento. Sono un modo per venire a conoscenza del mondo, per provare ad avvicinarsi alla verità sottoponendo le spiegazioni all’analisi e all’esame critico delle prove.

Non si tratta soltanto di cosa conosciamo, ma di come conosciamo.

Praticamente, la scienza è pensare bene.

Le persone formate scientificamente comprendono le argomentazioni scientifiche e sono in grado di trarre ragionevoli conclusioni dai dati a disposizione. Sono in grado di valutare ipotesi, argomentazioni, conclusioni e le loro stesse convinzioni. E sono consapevoli delle distorsioni cognitive e degli errori logici che possono influenzare la nostra abilità di valutare le prove e di trarre giuste conclusioni.

La buona notizia è che i corsi di scienze sono teoricamente il mezzo perfetto per trasmettere lo studio delle scienze e il pensiero critico, abilità che possono far sì che gli studenti prendano migliori decisioni e proteggano le loro menti dalla disinformazione fin troppo diffusa nell’odierna società.

La cattiva notizia è che la maggior parte dei corsi di base si concentra invece sulle informazioni. Ma le informazioni si dimenticano facilmente, e sono comunque largamente disponibili. Inoltre, le informazioni insegnate a lezione possono anche avere una data di scadenza. Dopotutto, la scienza è un processo senza fine che consiste nell’estirpare le idee sbagliate e nel costruirne di valide.

Se non insegniamo agli studenti il processo della scienza, come saranno capaci di distinguere tra affermazioni affidabili e no? Invece delle informazioni, gli studenti (e tutti i cittadini) hanno bisogno delle abilità essenziali dello studio della scienza e del pensiero critico che li aiuteranno a barcamenarsi nel mondo d’oggi… e di domani.

La pandemia ha evidenziato l’importanza di comprendere la natura dell’indagine scientifica e il valore della scienza per la società. Tra fake news, affermazioni non veritiere, negazionismo scientifico, marketing ingannevole e teorie complottiste, ha anche fatto emergere come evidente quanto dobbiamo migliorare nell’insegnare ai nostri concittadini il pensiero critico.

Ammetterò senza dubbio di essere parte del problema. Poiché il pensiero critico è al centro dell’indagine scientifica, mi ero convinta che lo stavo insegnando nei miei corsi. E naturalmente stavo insegnando l’alfabetizzazione scientifica! Onestamente non mi ero resa conto di quanto fossi in torto. Mi domando come gli studenti che hanno frequentato il mio corso di fondamenti di biologia in tutti questi anni passati abbiano dato un senso alla pandemia, e se le nozioni che ho insegnato loro hanno fornito gli strumenti per comprendere il coronavirus o i vaccini a mRna o ancora l’idrossiclorochina. Il mondo è cambiato. La conoscenza è cambiata. I miei studenti avevano bisogno di strumenti per il futuro, e in questo avevo fallito.

Ho iniziato a cercare cosa stavano facendo altri educatori e ho fondato un gruppo alla Sam Houston State University che ha avviato un corso base interdisciplinare di scienze ideato proprio per insegnare l’alfabetizzazione scientifica e il pensiero critico. Ho contattato gli autori dello studio, che hanno condiviso la loro conoscenza e mi hanno gentilmente permesso di rubare parti del loro curriculum. Ma era solo l’inizio!

Ripensare il corso base di scienze: un metodo di progettazione a ritroso

Dopo essermi resa conto che il corso di fondamenti di biologia non collimava con i nostri obiettivi per gli studenti non specializzandi in scienze, ho convinto il mio istituto a rimpiazzarlo con un nuovo corso che si focalizzasse meno sui dati scientifici e quasi esclusivamente sullo studio delle scienze e sul pensiero critico. Gli obiettivi del corso includono la valutazione delle prove tramite affermazioni che determinano come conosciamo qualcosa, nonché imparare a riconoscere le caratteristiche della buona scienza valutando la cattiva scienza, la pseudoscienza e il negazionismo scientifico. L’intero corso si concentra sul favorire gli studenti a prendere decisioni migliori per aiutarli a vivere una vita migliore.

Contrariamente alla maggior parte dei corsi di scienze che iniziano con il metodo scientifico, io comincio con le streghe. Centinaia di anni fa, l’accusa di stregoneria e la relativa “confessione” sotto tortura erano prove sufficienti per dichiarare colpevole una persona (di solito una donna) e condannarla a morte. Dal momento che la maggior parte degli studenti al giorno d’oggi non crede che le malattie e le tempeste siano causate dalle streghe che lanciano incantesimi, essi sono in grado di esaminare le presunte prove a riguardo in modo più scettico e domandarsi perché le persone del tempo avessero tali convinzioni. Ci piace pensare che noi stessi traiamo dalle prove delle conclusioni razionali, ma fin troppo spesso non è così: creiamo delle credenze in modi irrazionali e cerchiamo retrospettivamente prove che le giustifichino. La nostra discussione porta necessariamente a questioni epistemologiche: per esempio, come conosciamo ciò che conosciamo e in cosa la conoscenza si differenzia dalla credenza.

Una celebre citazione di Richard Feynman recita: «La cosa più importante è non dire bugie a te stessi, e sappi che sei la persona più semplice da ingannare». Purtroppo, la maggior parte di noi pensa di essere immune da ciò! Per dimostrare agli studenti quanto facilmente potessero essere ingannati, ho somministrato loro test di personalità basati sull’astrologia, che quasi tutti loro hanno detto essere molto accurati. Una volta che ho comunicato loro che avevano avuto tutti gli stessi risultati, hanno capito che erano stati presi in giro. Dopo essermi scusata e aver spiegato loro perché avevo mentito, erano più propensi ad acquisire competenze che li potessero proteggere dall’essere ingannati, come lo scetticismo. Mentre molti studenti lo confondono con il cinismo o il negazionismo, il vero scetticismo consiste nel comparare le credenze alle prove disponibili ed è quindi una componente fondamentale della scienza.

Per attrezzare gli studenti con le competenze necessarie per valutare le affermazioni, ho fornito loro un kit di strumenti, appropriatamente riassunto dall’acronimo Filchers. I principi in Filchers (Falsificabilità, Logica, Completezza delle prove, Correttezza, Replicabilità e Sufficienza delle prove) racchiudono l’essenza del metodo scientifico. Attraverso la pratica ripetuta, gli studenti imparano ad utilizzare il ragionamento scientifico per valutare affermazioni, dal momento che le affermazioni pseudoscientifiche e inattendibili non superano almeno una delle regole di Filchers.

La successiva è una delle lezioni più importanti del corso: i limiti della percezione e della memoria. Per molti, le esperienze personali sono il miglior modo per “conoscere” qualcosa. Che sia credere negli Ufo perché ne hanno “visto” uno o pensare che l’omeopatia sia efficace perché su di loro ha “funzionato”, spesso non riusciamo a renderci conto che le nostre percezioni sono soggettive e altamente prevenute e che i nostri ricordi sono imperfetti e inaffidabili. Capire questo è essenziale per comprendere perché gli aneddoti, inclusi quelli collegati all’esperienza personale, sono prove inattendibili.

Ci immergiamo quindi nella meta-cognizione o nel pensiero riguardante il pensiero. I nostri cervelli devono processare molte informazioni, ma sono pigri, lavorano per la maggior parte del tempo con il pilota automatico. Questo modo di pensare veloce ed intuitivo fa uso di scorciatoie mentali (come per esempio l’euristica) che possono portare ad errori (per esempio la distorsione cognitiva) che allontanano il nostro pensiero dalla realtà. In definitiva, l’obiettivo è di insegnare agli studenti come pensare meglio essendo consapevoli di come stanno pensando e riconoscendo i limiti di ciò che conoscono.

Dopo che gli studenti hanno meglio valutato quanto difettoso possa essere il loro pensiero e l’importanza dello scetticismo, ci concentriamo sullo studio dell’informazione. L’informazione influenza il modo in cui pensiamo e le decisioni che prendiamo, ma può comunque essere difficile distinguere l’informazione affidabile da quella inaffidabile. Anzi, è più probabile che cadiamo nella disinformazione quando questa conferma ciò in cui già crediamo e/o ci suscita forti emozioni. Fortunatamente, i concetti affrontati a lezione sino a quel momento forniscono agli studenti un background di conoscenze tali da valutare in modo scettico le fonti e le affermazioni online.

Molti corsi base di scienze insegnano agli studenti come leggere le fonti primarie, ma io non penso che ciò sia di aiuto o necessario. Gli studenti dovrebbero comprendere l’importanza della peer review nel procedimento scientifico, ma è irrealistico aspettarsi che chiunque, soprattutto se ha frequentato soltanto uno o due corsi di scienze, si basi su articoli ricchi di gergo specifico e pubblicati in riviste professionali per prendere decisioni nella sua vita quotidiana. Invece, è importante che gli studenti riconoscano i limiti della loro conoscenza e imparino come essere buoni consumatori dell’informazione più in generale.

Nel momento che introduco il processo della scienza, gli studenti già comprendono perché la scienza è affidabile e necessaria. Ribadisco: la scienza è pensare bene. Siamo tutti prevenuti e irrazionali, e nel suo nucleo la scienza è un modo di conoscere che riconosce e corregge i nostri pregiudizi. Consideriamo gli esperimenti in doppio cieco o gli studi controllati randomizzati usati per testare nuovi farmaci. Ogni aspetto di questi studi – come la randomizzazione, l’utilizzo di placebo e il campionamento casuale – è ideato per correggere le distorsioni cognitive che possono interferire nel determinare se il farmaco funzioni effettivamente. Costruendo una motivazione per la scienza, la logica del processo scientifico diventa più chiara.

Parlando del metodo scientifico, ricordiamo che non ne esiste soltanto uno, e facciamo ai nostri studenti un danno quando glielo insegniamo così. Mentre la maggior parte dei libri di testo iniziano con una formula simile ad una ricetta, dall’osservazione all’ipotesi fino all’esperimento, la maggior parte della scienza non segue queste tappe. La scienza è una comunità di esperti che utilizzano diversi metodi per raccogliere prove e selezionare le informazioni. Ci sono svariati modi di fare scienza. Per esempio, non tutta la scienza utilizza gli esperimenti controllati. Gli studi osservazionali, come le scoperte scientifiche, la storia della scienza e l’epidemiologia, raccolgono dati nel “mondo reale”. Soprattutto, i diversi tipi di studio forniscono diversi tipi di qualità e di prove. Una più ampia comprensione della natura della scienza, che è essenzialmente il pensiero basato sulle evidenze, permette agli studenti di poter valutare le prove per ogni singola affermazione.

Durante tutto il corso, lezioni, quiz, casi di studio e compiti sono sfruttati per esplorare le questioni del mondo reale rilevanti per gli studenti e forniscono opportunità di mettere in pratica la valutazione delle ipotesi. Le tematiche includono i fantasmi, la fisica, le fake news, le diete lampo, la cristalloterapia, le teorie complottiste, Bigfoot, la controversa correlazione tra vaccini e autismo, l’omeopatia, l’astrologia e la negazione del cambiamento climatico. Molti studenti credono a varie forme di pseudoscienza, e trattare proprio questa tematica nel corso insegna loro come riconoscere la pseudoscienza nelle loro vite quotidiane. Soprattutto, queste questioni aiutano gli studenti a comprendere perché è importante il pensiero critico, dal momento che essere ingannati può portare a danni reali.

Infine, molte attività si basano sulla teoria dell’inoculazione, che funziona in modo simile ai vaccini ma a riguardo della disinformazione. In pratica, l’esposizione a un po’ di disinformazione può aiutare a costruire un’immunità per le cose reali. In alcune attività, gli studenti utilizzano l’umorismo per creare disinformazione, come una pubblicità per un farmaco alternativo pseudoscientifico e una discussione nella quale utilizzano le fallacie per dimostrare che passeranno sicuramente l’esame finale.

Conclusioni: le competenze prima delle conoscenze

Gli studenti universitari che non si specializzano nelle discipline scientifico-tecnologiche possono per lo più frequentare soltanto uno o due corsi di scienze, che spesso sono l’ultima occasione che abbiamo per insegnare loro lo studio delle scienze e le competenze del pensiero critico necessarie per essere cittadini informati. È possibile insegnare queste competenze, ma non possono limitarsi ad essere una parte del curriculum: devono essere il curriculum.

Lo studio della scienza è molto di più che la semplice memorizzazione di dati. Invece di insegnare agli studenti cosa pensare, un buon corso di scienze insegna loro come pensare. Focalizzandosi sul processo piuttosto che sui contenuti, gli studenti acquisiscono le competenze necessarie per pensare meglio e quindi prendere migliori decisioni. L’abilità di pensare in modo critico non è mai stata così importante. Siamo in dovere, nei confronti dei nostri studenti e della società, di insegnare la curiosità, lo scetticismo e l’umiltà.

La premessa di questo corso è la crescita intellettuale. Dico agli studenti alla fine di ogni lezione: «Pensare è potere. Quindi basatevi sulle dimostrazioni concrete e pensate in modo critico!»

Melanie Trecek-King

Articolo originariamente pubblicato sul sito dello Skeptical Inquirer alla pagina bit.ly/3lYq6DP.

Traduzione a cura di Arianna Tersigni.

 

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5 commenti

laverdure

Discorso assolutamente valido,che pero’,come altri discorsi altrettanto validi puo’ venire travisato per malafede o semplice stupidita.
Se in campo scientifico ( ma anche in tutti gli altri ovviamente)e’ fondamentale che il metodo di insegnamento stimoli la capacita di ragionare,e’ altrettanto fondamentale la conoscenza di un’infinita di fatti concreti frutto di generazioni passate di ricercatori,”roba” che si puo’ apprendere solo sforzandosi sui testi.
Liquidarla come semplice “nozionismo”,come fu uno dei cavalli di battaglia ,in un passato non lontanissimo,di movimenti pretesi “innovatori”,e’ semplicemente qualcosa di irresponsabile.
Le formule matematiche per esempio non ammettono “interpretazioni” progressiste,vanno imparate e basta,perche’senza di esse non si conclude nulla.
Lo stesso discorso per le discipline storiche,dove prima di poter fare valutazioni dei fatti storici bisogna per prima conoscerli attraverso i documenti piu’ attendibili disponibili,e dove il”revisionismo” di fronte a nuove scoperte attendibili e’ altrettanto fondamentale che in fisica o chimica,alla faccia del velo dispregiativo rivolto spesso al termine,in difesa di quelli che sono semplici dogmi senza fondamento.

laverdure

Un altro ostacolo alla conoscenza “scientifca” delmondo sotto qualunque aspetto
e’ rappresentato dall’onnipresente,pernicioso “politicamente corretto”.
Un esempio ?
In passato diversi antropologi e paleontologi ,tra cui il Nobel Konrad Lorentz,avevano ritenuto valida l’ipotesi che la tendenza della comunita umane alla guerra,da sempre,derivasse da una aggressivita innata nell’uomo,ereditata
dai primati nostri predecessori.
Cosa che contrasterebbe con la teoria dell’uomo “fondamentalmente buono”, e spinto alla violenza solo dall’ambiente culturale.
La cosa ha portato il 16 maggio 1986 ad una curiosa “dichiarazione sulla violenza”,durante un congresso internazionale a Siviglia.
Vi si legge come sia “scientificamente sbagliato”ritenere che vi sia una base biologica alla violenza umana.
Dichiarazione ufficialmente adottata dall’Unesco che ha fatto si che per anni sociologi e antropologi siano stati “tacitamente ” diffidati dal proporre teorie analoghe.
Tutto questo rappresenta semplicemente una totale distorsione del metodo scientifico,dato che le teorie,in qualunque branca,non sono mai soggette
all’approvazione di nessun tipo di “tribunale”.
Vengono semplicemente diffuse tramite le apposite pubblicazioni,come “Nature”,e
ogni ricercatore e’ libero di accettarle o rifiutarle,magari per motivi discutibili,come il fisico Lenard che rifiuto’ la teoria della relativita perche’ frutto di “scienza ebraica” !
Purtroppo quello non e’ l’unico esempio,e il terreno e’ piu’ che mai “minato” negli argomenti delicati e facili a polemiche come la sessualita.

Mixtec

“il fisico Lenard … rifiuto’ la teoria della relativita perche’ frutto di “scienza ebraica” !”
Povero Leonard! Comunque, volendo essere un po’ più coerente, poteva rifiutare tutta la Fisica moderna, dato che il suo “fondatore” si chiamava “Galileo” non solo di nome, ma anche di cognome (è noto anche che gli Ebrei della Giudea ritenevano gli Ebrei della Galilea non proprio puri, sempre meglio dei Samaritani, però), e colui che “grande ala vi stese” si chiamava “Isacco”, un nome che più ebraico non si può.
Grazie per aver ricordato la Conferenza di Siviglia. Mi è capitata proprio ora sotto il naso, e posso dare l’elenco dei firmatari:
D. Adams, psychologist, USA.
S.A. Barnett, ethologist, Australia
N.P. Bechtereva, neuroscientist, U.S.S.R.
B.F. Carter, psychologist, USA
J.M.R. Delgado, neuroscientist, Spain
J.L. Díaz, ethologist, Mexico
A. Eliasz, psychologist, Poland
S. Genovés, anthropologist, Mexico
B.E. Ginsburg, behavioral genetician, USA
J. Gröbel, psychologist, Germany
S.K. Ghosh, sociologist, India
R.A. Hinde, animal behaviorist, U.K.
R.E. Leakey, anthropologist, Kenya
T.H. Malasi, psychiatrist, Kwait
J. Martín Ramírez, psychobiologist, Spain
F. Mayor Zaragoza, biochemist, Spain
D.L. Mendoza, ethologist, Mexico
A. Nandy, political scientist, India
J.P. Scott, animal behaviorist, USA
R. Wahlstrom, psychologist, Finland

Mixtec

” il mio momento di crisi arrivava dopo che avevamo utilizzato la genetica e l’evoluzione per analizzare il concetto di “razza” umana … .”
Infatti il marito, Anthony Trecek-King, è afro-americano.
Comunque, l’articolo mi è stato utile perché ho cercato di chiarirmi cosa sia un “College,” e quale possa essere la corrispondenza fra i titoli di studio emessi da loro e quelli delle Università italiane.
Se non ho capito male, il titolo più elevato emesso da un College si consegue dopo due anni, dopo di che si può andare in una Università e conseguire un titolo più elevato ancora dopo un triennio: in pratica mentre in Italia abbiamo introdotto il “3+2”, in USA avevano già da tempo il “2+3”.
Stando a quel che Melanie dice, ciò che gli studenti imparano nel suo corso di Biologia corrisponderebbe a ciò che in Italia dovrebbero imparare gli studenti di alcuni tipi di Liceo.
Non mi ricordo che negli Istituti Tecnici si insegnasse Biologia, però non so quale sia la situazione adesso.

iguanarosa

I genitori sognano che a scuola i figli imparino cose pratiche che li rendano più indipendenti. Tuttavia ci vogiono anche le basi nozionistiche, per poi saper affrontare una conversazione, orientare e approfondire i propri interessi, leggere giornali e riviste, eccetera.
Forse sarebbe opportuno un sapiente bilanciamento di poche nozioni (programmi troppo vasti vengono dimenticati quasi subito), uniti a percorsi pratici da approfondire e portare a termine da soli.

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