Una lettera a Charles Darwin

Cosa direbbe uno scienziato contemporaneo al padre della teoria dell’evoluzione? Ci ha provato il biologo Jerry Coyne con una ironica lettera scritta in occasione dei 200 anni dalla nascita di Darwin e dei 150 anni dalla pubblicazione de L’origine delle specie. L’abbiamo pubblicata sul numero 2/21 di Nessun Dogma.

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Caro signor Darwin,

buon duecentesimo compleanno! Mi auguro, con la presente, di trovarla nelle migliori condizioni possibili, per uno che è morto da quasi 130 anni. Immagino che il suo ultimo libro, quello sui lombrichi, ultimamente abbia assunto una particolare rilevanza per lei: trova che i vermi dell’abbazia di Westminster siano superiori a quelli che ha studiato così assiduamente nel giardino di casa sua a Downe, nel Kent? In fin dei conti, da anni fanno una dieta a base di personaggi illustri!

Ma basta con le domande personali: mi permetta di presentarmi. Sono uno delle migliaia – forse decine di migliaia – di biologi professionisti che lavorano a tempo pieno sulla sua eredità scientifica. Le farà piacere, a proposito, sapere che la Gran Bretagna è tuttora all’avanguardia in quella che oggi chiamiamo biologia evolutiva, e che le sue idee sono ormai ampiamente accettate in tutto il pianeta. Io lavoro a Chicago, negli Stati Uniti d’America. Ma persino i francesi, seppur a malincuore, hanno infine rinunciato al loro amato Jean-Baptiste Lamarck, la cui errata concezione dell’evoluzione lei ha fatto tanto per screditare.

Il suo L’origine delle specie compie 150 anni. L’ho appena riletto in suo onore e devo dire che, anche se non sempre la sua prosa eccelle in scorrevolezza, rimane un’opera straordinariamente completa e approfondita. È davvero notevole, se si considera quello che non sapeva quando l’ha scritto, quanto il suo libro si sia dimostrato solido nel corso degli anni. Le scoperte della biologia moderna, molte delle quali inconcepibili per lei, all’epoca in cui se ne stava rintanato nel suo studio di Down House, hanno fornito ulteriori prove a sostegno della sua teoria, e nessuna di esse la contraddice. Abbiamo imparato moltissimo, negli ultimi 150 anni, ma quasi tutto ciò che sappiamo si adatta ancora perfettamente allo schema che ha tracciato ne L’origine.

Prendiamo il Dna, per esempio. Già, scusi, lei non sa che cosa sia: abbiamo dato questo nome al materiale ereditario che viene tramandato di generazione in generazione. Ricorda quanto avrebbe voluto saperne di più sul meccanismo alla base dell’ereditarietà? Bene, ora conosciamo le sequenze complete del Dna di dozzine di specie. Ciascuna serie è costituita da miliardi di combinazioni delle quattro lettere del Dna – A, T, G e C – dove ogni lettera corrisponde a un diverso composto chimico. E cosa succede quando mettiamo a confronto le sequenze di diverse specie, diciamo di un topo e di un essere umano?

Succede che troviamo nel Dna l’equivalente delle somiglianze anatomiche che, in quanto mammiferi, lei ha notato esistere tra topi e umani, discendenti da un antenato comune, un primo mammifero. Le stringhe di A, G, C e T raccontano esattamente la stessa storia di tratti evolutivi come l’allattamento e il sangue caldo, ed è assolutamente meraviglioso che la sua teoria sulla discendenza comune, a distanza di 150 anni, rimanga imprescindibile nell’interpretare le ultimissime scoperte della nuova disciplina che chiamiamo biologia molecolare.

Ne L’origine, ha parlato pochissimo dei fossili come prove dell’evoluzione, scoraggiato dall’incompletezza della documentazione geologica. Da allora, però, i cacciatori di fossili di tutto il mondo hanno portato alla luce moltissime prove del cambiamento evolutivo, e sono state ritrovate incredibili forme “transizionali” che collegano i principali gruppi di animali, dimostrando la sua idea di ascendenza comune. Lei aveva previsto l’esistenza di queste forme intermedie; noi le abbiamo trovate. Abbiamo fossili che dimostrano transizioni tra mammiferi e rettili, pesci e anfibi, e persino dinosauri con le piume, ossia gli antenati degli uccelli!

Negli ultimi anni, i paleontologi hanno rinvenuto uno stupefacente fossile, chiamato Tiktaalik, l’anello di congiunzione tra pesci e anfibi. Questo animale ha la testa piatta e il collo di un anfibio, ma la coda e il corpo da pesce, con delle pinne robuste, facilmente in grado, con una leggera mutazione, di fungere da zampe una volta uscito dall’acqua. I resti fossili ci offrono uno sguardo diretto su un evento di enorme importanza nella storia del pianeta: la colonizzazione della terra da parte dei vertebrati. E abbiamo prove altrettanto convincenti riguardo alla ricolonizzazione del mare da parte dei mammiferi: il gruppo che ha dato origine alle balene.

Ne L’origine, ha correttamente ipotizzato che le balene si siano evolute da animali terrestri, sbagliando però su un punto: lei pensava che fossero discese da carnivori come gli orsi, ma ora sappiamo che non è così. Al contrario, la balena ancestrale proveniva da un piccolo animale ungulato, simile al cervo. E negli ultimi trent’anni abbiamo scoperto tutta una serie di fossili intermedi che fanno da ponte tra quegli antichi cervi e le moderne balene, mostrando come essi perdono a mano a mano le zampe posteriori, sviluppano le pinne e cominciano a respirare da uno sfiatatoio sopra alla testa. L’esistenza del Tiktaalik e di queste balene ancestrali è la risposta all’obiezione, a lei stesso rivolta, che non sarebbe potuta esistere alcuna forma transitoria tra animali di terra e di acqua.

In ogni modo, il più notevole gruppo di fossili intermedi proviene da una transizione evolutiva più vicina a noi. Nel 1871 lei predisse che, poiché gli esseri umani sembrano più legati alle grandi scimmie africane, ai gorilla e agli scimpanzé, avremmo dovuto trovare fossili umani in quel continente. Ora li abbiamo. E in abbondanza! Si è scoperto che il nostro ceppo si è separato da quello degli scimpanzé, i nostri parenti viventi più stretti, quasi sette milioni di anni fa, e abbiamo una superba serie di fossili che documentano la nostra transizione da antiche creature simili a scimmie a forme umane più moderne. La nostra specie è diventata un perfetto esempio di evoluzione. E sappiamo anche di più: dal nostro materiale genetico si evince che tutti gli esseri umani moderni risalgono a un evento migratorio relativamente recente, di circa 100.000 anni fa, quando i nostri antenati lasciarono l’Africa e si diffusero in tutto il mondo.

L’idea di cui andava più orgoglioso era la selezione naturale. Anche questa teoria, dopo ben 150 anni, regge bene come principale causa dell’evoluzione, nonché unica causa nota dell’adattamento. L’esempio moderno più eclatante sono forse i batteri, che ora sappiamo provocare molte malattie, fra cui la scarlattina che tanto ha tormentato la sua famiglia. I chimici hanno sviluppato dei medicinali per curare questo tipo di malattie, ma come lei può prevedere, in accordo con le leggi della selezione naturale i microbi stanno diventando immuni ai farmaci, dato che i più resistenti sono quelli che sopravvivono e si riproducono. Si potrebbero citare centinaia di altri casi.

Uno che le piacerà particolarmente è l’osservazione della selezione naturale nei fringuelli delle Galapagos che ha studiato anche lei nel viaggio del Beagle, ora chiamati “fringuelli di Darwin” in suo onore. Alcuni decenni fa, gli zoologi hanno osservato, sulle isole colpite da una grande siccità, una riduzione dei piccoli semi di cui si nutrono gli uccelli. Come previsto, la selezione naturale li ha portati, nel giro di pochi anni, a evolvere un becco più grande. Esempi come questi troverebbero sicuramente ampio spazio ne L’origine, se dovesse riscriverlo oggi.

Nel complesso, la resilienza delle sue idee è notevole. Ciò non significa che lei abbia avuto ragione su tutto. L’origine delle specie era – lo ammetta – un titolo improprio. Lei ha descritto correttamente come una singola specie cambia nel tempo, ma ha fallito nel tentativo di spiegare come una specie si divide in due. La speciazione è un problema significativo, perché è alla base del processo di ramificazione che ha prodotto l’albero della vita, la straordinaria concezione del mondo naturale come un’unica, vasta genealogia, che lei ci ha lasciato in eredità. La speciazione è la chiave per capire come, a partire dalla primissima specie sulla terra, l’evoluzione abbia prodotto i cinquanta milioni di specie che si pensa popolino oggi il nostro pianeta.

In un’occasione, ha definito la speciazione come il “mistero dei misteri”. Oggigiorno è un fenomeno molto meno misterioso: sappiamo infatti che le specie sono separate l’una dall’altra da barriere riproduttive. Definiamo cioè le diverse specie, come gli esseri umani e gli scimpanzé, sulla base del fatto che non possono incrociarsi. Per i moderni biologi evoluzionisti, studiare “l’origine delle specie” significa quindi studiare come si formano queste barriere riproduttive. Ora che abbiamo un fenomeno concreto su cui concentrarci, stiamo facendo notevoli progressi nel comprendere in dettaglio i processi genetici che portano una specie a scindersi in due. In effetti, è il problema cui ho dedicato la mia intera carriera.

Mi piacerebbe concludere questa lettera dicendole che la sua teoria dell’evoluzione ha ormai trovato consenso universale. Come ben sa, fin dall’inizio l’idea si è rivelata una pillola amara da mandar giù per molti credenti. Tuttora, una grossa fetta della popolazione americana, nonostante abbia accesso all’istruzione, continua a credere alla lettera al testo della Genesi. Le sembrerà impossibile, ma ci sono più americani che credono nell’esistenza di angeli celesti di quanti accettino il fatto dell’evoluzione.

Purtroppo, mi ritrovo spesso a dover sospendere le ricerche per dedicarmi a combattere i creazionisti che vogliono imporre l’insegnamento delle loro credenze bibliche nelle scuole pubbliche. Gli esseri umani hanno sviluppato straordinarie capacità intellettuali, ma tristemente non sempre si concedono la libertà di sfruttarle al massimo. Immagino che la cosa non la sorprenderà più di tanto: ricorda quando il vescovo di Oxford tentò di mettere a tacere il suo amico Thomas H. Huxley?

Nell’introduzione al suo L’origine delle specie lei scrive:

«Nessuno può essere più sensibile di me alla necessità di pubblicare in dettaglio tutti i fatti, con i relativi riferimenti, su cui le mie conclusioni sono basate e spero in un lavoro futuro per farlo».

A quante pare, forse distratto da altri progetti, non ha più avuto modo di occuparsene, ma una cosa del genere ho provato a farla io per lei, in un libro intitolato Perché l’evoluzione è vera, dove ho descritto le prove a supporto dell’evoluzione in modo molto più dettagliato di quanto sia possibile in una lettera come questa. Il mio rimane, comunque, soltanto un libro, in un momento particolare nella storia della biologia. Quando anch’io, come lei, me ne sarò andato da tanto tempo, qualcun altro si occuperà senz’altro di scrivere un aggiornamento, perché le prove a sostegno delle sue teorie continuano, e sicuramente continueranno, ad accumularsi.

Quindi riposi in pace, signor Darwin, e auguriamoci che i prossimi cento anni vedano una costante evoluzione della razionalità in questo mondo tormentato.

Umilmente suo,

Jerry Coyne

Traduzione a cura di Paolo Ferrarini

Originale in inglese pubblicato su OUPblog.

 

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14 commenti

Diocleziano

“…Esempi come questi troverebbero sicuramente ampio spazio ne L’origine, se dovesse
riscriverlo oggi…”

Appunto, a mano a mano che ci si evolve si devono tener presenti tutte le variazioni di cui
si viene a conoscenza. Eppure c’è chi, nonostante siano passati millenni, si ostina a ignorare
le verità che emergono. Il tempo passa inutilmente per chi pensa che il suo orologio rotto
segni l’unica ora esatta. Ha dello straordinario come, gente che vive nella società evoluta
di oggi, non percepisca il dislivello che c’è tra il suo cervello e la realtà.
Come è possibile prendere sul serio tutte le leggende e i miti accozzati alla rinfusa nella bibbia?
Bibbiopatia acuta, sindrome indotta per la quale non ci sono rimedi.

laverdure

“Il tempo passa inutilmente per chi pensa che il suo orologio rotto
segni l’unica ora esatta.
L’esempio non calza del tutto : anche un orologio rotto segna infallibilmente l’ora
esatta,per due minuti al giorno !
Trovare qualche principio biblico che abbia retto al passare dei secoli invece e’ arduo.

Diocleziano

Era solo una metafora; se vogliamo addentrarci nella metafisica dell’orologio rotto
dovremmo considerare il fatto che probabilmente nessun orologio segna veramente il tempo in quanto l’attimo che designa la singola frazione di tempo è infinitesimale
e pertanto non percepibile. Se immaginiamo l’umanità nella caverna di Platone dovremmo
avere un altro orologio, ovviamente funzionante per sapere quale ora è, comunque non sarà possibile discernere se siano le tre del pomeriggio o della notte.

RobertoV

Purtroppo per molti la scienza è solo una serie di opinioni, che valgono come le opinioni di altri, anche perchè, fanno fatica a comprenderle. Molto più facile comprendere miti e tradizioni e basarsi sulle proprie “percezioni” e seguire dei “guru” che millantano delle verità da dio.
Per non parlare di tutti gli interessi politici ed economici dietro alle religioni: un utile instrumentum regni sopravvissuto fino ad oggi. Quanta gente vive e guadagna grazie alla religione, dal clero ed i clericali, ai media ed i politici ed i loro “clienti”.

Diocleziano

“…Purtroppo per molti la scienza è solo una serie di opinioni…”
B. Croce ha prodotto danni in questo campo con la sua
teoria antiscientifica dello ‘pseudoconcetto’ (vedi WP).

KM

Ragazzi, sottoscrivo TUTTO cio’ che avete detto.
Ma il darwinismo ci insegna che l’evoluzione e’ lenta ma INARRESTABILE. E che, soprattutto, non torna indietro. Non naturalmente, naturalmente.
In laboratorio si potrebbero clonare esseri umani con le ali o le pinne al posto degli arti superiori, che proprio da loro si sono evoluti. Ma in natura, non ritorneremo mai ad essere pesci, anfibi, uccelli o scimpanze’.
I colpi di coda reazionari ci saranno sempre (vedi le elezioni di ieri, in Italia) ma la Storia marcia sempre piu’ al ritmo del progresso evolutivo.
Top of the morning (detto irlandese) a tutte le persone di buona razionalita’!

Mixtec

Caro KM,
mi dispiace ma la Natura non è guidata da nessuna idea di “progresso.”
E neanche la “Storia”.

Diocleziano

Beh, dài, la storia un pochino sì: con il concetto futurista
della ‘guerra unica igiene del mondo’… 😛

KM

progresso
1.
Avanzamento o trasformazione graduale contrassegnati da un sempre maggiore aumento di capacità e potenzialità.
2.
L’acquisizione da parte dell’umanità di forme di vita migliori e più complesse, spec. in quanto associate all’ampliamento del sapere, delle libertà politiche e civili, del benessere economico e delle conoscenze tecniche.

RobertoV

Sono sostanzialmente d’accordo con Mixtec.
Col tempo aumenta il numero di esperimenti della natura e che possano evolversi strutture più complesse, ma questo non implica una direzione di progresso, tanto è vero che ancora oggi dominano il mondo virus e batteri, cioè organismi molto semplici. E tanti filoni si estinguono o vengono estinti da eventi esterni.
Riguardo alla storia è assodato che in passato parecchie scoperte sono poi andate perse e poi riscoperte, magari più volte. Anche dopo la civiltà greca e romana ci sono stati alcuni secoli di “regresso” ed anche nel presente i progressi non sono stabili vedi l’Iran dopo lo scià o gli USA con l’aborto o i partiti tradizionalisti e nazionalisti, o in Afghanistan col ritorno dei talebani. Certo a livello storico sul lungo periodo potremmo notare dei miglioramenti, dei progressi.

laverdure

E qui torniamo al famoso congresso internazionale di Siviglia del 1986 che condanno’ l’idea avanzata da numerosi antropologi tra i quali il Nobel Konrad Lorentz,secondo i quali la tendenza alla guerra e’ un’eredita ancestrale dalle “scimmie assassine” primordiali (ricordate l’inizio di 2001?).
Come se qualunque teoria scientifica fosse soggetta all’approvazione di
qualunque tribunale.
L’evoluzione darwiniana non credo proprio tenga conto dei moralismi, che
sono un prodotto della civilta,nata a sua volta proprio per contrastare la spietatezza della natura.

laverdure

E credo che la razza umana sia ancora troppo giovane perche’ l’evoluzione
possa aver eliminato istinti di fondo comuni a tutto il mondo animale,come
appunto l’uso della forza,per non parlare della diffidenza verso cio’ che e’ diverso,solo per citare due dei principali.
La cosa migliore che la civilta puo’ fare e’ ammettere la loro esistenza e cercare di educare l’uomo a reprimerli,cosa che ,fino ad un certo punto,e’ possibile.,senza pretendere ,come fanno religioni e ideologie,di creare
l'”uomo nuovo” del tutto immune ad essi.
Come diceva Francesco Bacone :”Alla natura si comanda solo ubbidendole!”,
e questo vale non solo per la legge di gravita o le leggi termodinamiche,ma
anche per le leggi,piu’ineffabili,della natura umana.

KM

Forse non mi sono spiegato bene.
Non ho mai affermato che la Natura e/o la Storia siano “guidate” da un’idea di progresso. Se fosse cosi’, sarei un destrorso hegeliano. Ammetterei che Natura e Storia sono l’incarnazione dell’ Assoluto. Tanto vale credere nel disegno intelligente o nella longa manus del Mercato di Smith. Uso “pro-gresso” in contrapposizione a “re-gresso”, cioe’, un andare in avanti senza tornare indietro (almeno in natura). Ed infatti in Natura non si e’ tornati indietro, non che io sappia, come affermato prima. Magari ci si e’ fermati a livello di organismi semplici (i batteri di RobertoV). Gli organismi semplici, pero’, non hanno quella qualita’ che S. J. Gould chiamava “ridondanza”, proprio in quanto semplici. Ergo, per sopravvivere, debbono trasformarsi in parassiti di organismi piu’ complessi. Nel momento che questi parassiti si appoggiano a noi, non sono dominanti ma dominati.
In politica, possiamo distinguere 3 grandi gruppi: i reazionari – quelli del re-gresso -; i conservatori – quelli dello status quo -; e i progressisti – quelli del pro-gresso. E qui arriviamo alla Storia, che, contrariamente alla Natura, presenta caratteri di regressivita’: la controriforma che si oppone al Rinascimento umanistico; Napoleone che ritorna alla monarchia dopo la Rivoluzione Francese; Stalin vs Lenin e Trotsky etc… Comunque sia, nessuna societa’, almeno tra quelle occidentali, puo’ davvero pensare di riavvolgere completamente il nastro e tornare al concilio di Trento o ai riti sacrificali di sangue. Certo, in queste societa’ vivono dei gruppi di persone che vorrebbero proprio che cio’ accadesse. Penso alla chiesa, agli Amish negli USA, ai culti satanici e a chi individualmente e socialmente non vuole proprio crescere, come Peter Pan.
Il mio intervento voleva solo portare una nota di positiva razionalita’ e di realismo per controbilanciare il discorso del “tanto quando ce li leviamo di mezzo, sti clericali?”. Ci riusciremo, magari tra 2 secoli o piu’, alla fine si estingueranno. Contrariamente a Freud, io non credo che questa illusione durera’ in eterno.
Buona giornata a tutti.

Mixtec

Cari frequentatori di questo circolo, permettetemi di presentarvi un passo da “La galassia mente” di Rita Levi Montalcini (pag.150 o nei pressi):
“Nel repertorio infinitamente vario e complesso delle attività dell’uomo, alcune si distinguono per il loro carattere universale e per la loro scarsa flessibilità o possibilità di essere modificate da capacità raziocinanti e cognitive. L’attaccamento alla terra che ci ha visto nascere, il senso nostalgico che ci richiama a quella, le cerimonie liturgiche e rituali, comuni a tutte le religioni e mitologie, la cieca obbedienza a un capo prescelto, denunziano un retaggio di esigenze indelebilmente fissate nel nostro patrimonio genetico.
Sotto il mantello corticale che andava ampliandosi e gli apriva l’accesso agli orizzonti infiniti del pensiero, quello che era stato il cervello del rettile permaneva pressoché immutato, refrattario alle forze evolutive che avevano plasmato il manto cerebrale.
Nel percorso della specie umana si alternano periodi di progresso e di oscurantismo. Nelle fasi migliori il rettile nascosto nei meandri della massa grigia cerebrale rimane silenzioso, e la sua presenza si manifesta soltanto negli ingenui giochi rituali e nella ripetizione di atti arcaici dei quali è tanto vago il ricordo quanto vivo il rimpianto. Nei periodi di oscurantismo il rettile esce dalla tana con una svastica negli artigli di una zampa, e l’altra al timone del comando, dirigendo una massa anonima ciecamente devota e pronta a inabissarsi con lui.”

Il libro è del 1999, e l’autrice utilizza la teoria del “Triune Brain” (cervello uno e trino) elaborata da Paul D. MacLean nel corso del XX secolo e da lui esposta, come conclusione delle sue ricerche e pubblicazioni, nel 1990 (“The Triune Brain in Evolution,” più di seicento pagine).
Rita Levi Montalcini forse ignorava che l’opera di MacLean era stata oggetto di una severa recensione comparsa nello stesso anno di pubblicazione sulla rivista “Science” (quella che si contende il primato delle pubblicazioni scientifiche di maggiore importanza con “Nature”), ad opera di Anton Reiner, al tempo un giovane ricercatore dell’Università del Tennessee, come notò uno di quelli che cercarono di rivalutare la teoria di MacLean (Gerald A. Cory) nel 2002. Un po’ in ritardo, invero, e ritengo che Cory, con la sua osservazione avesse voluto dire: “Quale pezzo grosso delle neuroscienze c’era dietro il giovane Reiner?”

Una cosa che si rimproverava a MacLean (anche da parte di Ann Butler) era che aveva diffamato i rettili (il suo linguaggio non era “politicamente corretto” nei loro riguardi).
Un’altra, che non veniva esplicitata, era che il concetto di “Triune Brain” fosse una parodia della Trintà (Dio “Uno e Trino”): che qualcuno potesse fare tale collegamento, MacLean, in un colloquio con un suo sostenitore(Lambert), disse di esserne dispiaciuto, ma io ritengo che l’accostamento consciamente o inconsciamente l’avesse fatto: suo padre era prete anglicano (o pastore protestante, ministro di una Chiesa Cristiana). (Lambert curò il fascicolo 3 del vol 79 di “Physiology & Behavior”, nel 2003, dedicato all’opera di MacLean).

Siccome, però, ancora, nei primi due decenni del XXI secolo, in diversi testi di psicologia veniva esposta la teoria di MacLean, Joseph Cesario, David J. Johnson e Heather L. Eisthen hanno pubblicato l’articolo “Your Brain Is Notan Onion With a Tiny Reptile Inside”proprio nel 2020.
L’articolo è stato prontamente ripreso da Vallortigara sulla “Domenica” del “Sole 24 Ore”, e Vallortigara non è uno scienziato qualunque: tiene i cordoni della borsa di importanti finanziamenti.
Tutto questo per dire che tra scienziati si può discutere di evoluzione, ma certe volte si viene invitati ad evitare alcuni argomenti.

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