La clericalata della settimana, 42: i presidenti di Camera e Senato salutano il papa

Ogni settimana pubblichiamo una cartolina dedicata all’affermazione o all’atto più clericale della settimana compiuto da rappresentanti di istituzioni o di funzioni pubbliche. La redazione è cosciente che il compito di trovare la clericalata che merita il riconoscimento sarà una impresa ardua, visto l’alto numero di candidati, ma si impegna a fornire anche in questo caso un servizio all’altezza delle aspettative dei suoi lettori. Ringraziamo in anticipo chi ci segnalerà eventuali “perle”.

La clericalata della settimana è dei rappresentanti istituzionali che

hanno salutato con deferenza il papa nei propri discorsi durante le prime sedute di Camera e Senato dopo le elezioni politiche.

La senatrice a vita Liliana Segre, in veste di presidente provvisorio nella prima seduta del nuovo Senato, subito dopo il saluto al presidente della Repubblica ha esordito: «con rispetto, rivolgo il mio pensiero a Papa Francesco». Dal canto suo Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia), nel suo discorso di insediamento come presidente del Senato, ha così fatto un «deferente omaggio al Papa»: «facendomi interprete della nostra Istituzione, saluto con grande rispetto il sommo Pontefice che anche in questi giorni ci ha dato un segno della sua alta guida spirituale e morale, sottolineando come la risposta necessaria per contrastare e cercare di battere la povertà sia il lavoro degno e ben remunerato».

Copione simile alla Camera dei Deputati. Il presidente provvisorio Ettore Rosato (Italia Viva) all’apertura della prima seduta invia a papa Bergoglio «il nostro saluto e la nostra riconoscenza per la sua continua opera a sostegno della pace». Rincara la dose il nuovo presidente della Camera, Lorenzo Fontana, citando tra i primi saluti il «Pontefice Francesco che rappresenta il riferimento spirituale della maggioranza dei cittadini italiani e promuove il rispetto dei più alti valori morali nel mondo, a partire dal rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali umani e che sta svolgendo un’azione diplomatica a favore della pace senza eguali». Criticando l’omologazione come «strumento dei totalitarismi» ed esaltando la «diversità» (da che pulpito) ha pensato bene di citare il «Beato Carlo Acutis», morto a 15 anni: «tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie». Non manca pure la citazione di san Tommaso d’Aquino: «il Male non è il contrario del Bene, è la privazione del Bene».

A seguire gli altri episodi raccolti questa settimana.

Il consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia (nonché dirigente scolastico) Alessandro Basso ha salutato così una messa per benedire l’avvio dell’anno scolastico presso il santuario della Madonna delle Grazie, cui sono stati invitati dirigenti, studenti e genitori: «Una tradizione importante che ritorna ed è aperta a tutti al di fuori dell’orario di lezione […] un simbolo cristiano per il migliore auspicio di buon lavoro nelle aule». Pure il sindacato dei dirigenti scolastici Anp ci tiene a ribadire che «la benedizione cristiana non contrasta con l’idea di scuola laica e di Stato», perché si tiene al di fuori dell’orario scolastico.

Le istituzioni foggiane si incontrano in Prefettura per sottoscrivere il Patto educativo per la Provincia: oltre al presidente provinciale Nicola Gatta e diversi rappresentanti locali, non potevano mancare anche dei prelati.

Su Twitter la probabile futura presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha ricordato l’inizio del pontificato di Giovanni Paolo II definendolo «un santo umile, determinato e giusto, che con il suo magistero e il suo potentissimo esempio ha cambiato il corso della storia».

Anche se non ricadono nella settimana appena trascorsa, questi ulteriori episodi meritano di essere menzionati.

Viene posizionato sul Monte Pendolo, nel Comune di Pimonte (NA) un nuovo “teomostro”: una enorme croce, per giunta illuminata, a deturpare il paesaggio.

Dopo la riqualificazione del centro storico di Soliera (MO) non poteva mancare all’inaugurazione un prete benedicente, assieme al sindaco Roberto Solomita e al presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini.

La redazione

14 commenti

RobertoV

Ci vuole una bella faccia tosta a criticare l’omologazione ed esaltare la diversità da parte di un fondamentalista cattolico: quando dicono che gli italiani sono cattolici e devono identificarsi col cattolicesimo stavano esaltando la diversità?
Cosa sarebbe successo se al discorso inaugurale avessero ringraziato e citato Biden, Trump, Macron o Putin al posto del papa, cioè altri capi di stato. Immagino le polemiche sulla sudditanza. Perchè il papa invece va bene, cioè dichiarare la sudditanza dello stato italiano al Vaticano è ok?
Sono proprio così sicuri che il papa sia il riferimento spirituale della maggioranza degli italiani? E’ vero che qualche sondaggio non molto trasparente indicherebbe che 7 italiani su 10 abbiano fiducia nel papa (comunque 1/3 no, e sono italiani anche quelli), ma forse se andassimo a vedere dietro alle dichiarazioni ipocrite troveremmo che questa fiducia è solo di facciata. Perchè sui siti di destra i commenti su tale papa sono piuttosto negativi (e di certo Fontana e seguaci non lo seguono sull’immigrazione e neanche sull’ambiente), ma anche sui “valori” che promuove mi sembra che nella pratica la maggioranza dei cattolici non lo segua proprio, per fortuna.

G. B.

Proposte di riforme costituzionali:
1)attribuzione alla CEI della prerogativa di terza camera, con diritto di porre il veto alle leggi contrastanti con i principi cattolici
2)conferimento al papa del titolo di Guida Suprema della Repubblica Cattolica Italiana

Maurizio

Se la pubblichiamo su Lercio la prendono per notizia vera. 😂

giancarlo bonini

Certo, bisogna dare uno stipendio adeguato del lavoro svolto, che sia dignitoso e permetta una vita familiare serena; certo, la guerra è una cosa orribile( specialmente se è quasi alle porte di casa nostra) e bisogna cercare di agire con le diplomazie per poterla fermare; certo il mercato sfrenato e il folle capitalismo schiavizzano l’uomo; certo, occorre combattere la povertà……Parole altissime di Francesco? No, semplicemente le mie e di miei conoscenti quando ci incontriamo al bar o sulle scale, praticamente le stesse che l’individuo succitato propala quotidianamente e, ricordiamoci, senza rischiare alcunché di suo ma ricevendo da destra e da manca riconoscimenti, citazioni e quasi estatici commenti da tutti i personaggi( più o meno squallidi) che popolano i media come ultimamente è accaduto con le neo insediate più alte cariche dello Stato. Le “altissime” parole del Papa sono e restano quelle che io continuerò a definire: chiacchiere da bar”. Scusate lo sfogo, forse un po’ disordinato ma, come diceva Pasolini, sono scandalizzato e quando si è scandalizzati si tende a perdere lucentezza e formalità.

RobertoV

Come giustamente fai notare sono “chiacchiere da bar” (o più modernamente da social), affermazioni banali che chiunque potrebbe dire e che tanti prima di lui hanno detto, certo senza la sua bulimia di dichiarazioni su ogni cosa. Quello che ci si aspetterebbe da una “presunta” guida ed una persona di potere come lui è che dica anche come, in maniera concreta e realistica si possano attuare e se si possono attuare ed ovviamente lavorare per attuarle non chiedendolo sempre agli altri. Inoltre sono anche affermazioni spesso ipocrite visto che la chiesa al lato pratico si comporta in modo differente. Perchè sul lavoro la chiesa non paga per niente bene chi lavora per lei, li sfrutta, non riconosce i diritti e non rispetta le regole di sicurezza, cioè si comporta come il peggior capitalista, capitalismo che a parole critica, ma di cui poi si serve senza problemi per arricchirsi. Ed anche riguardo alla povertà se ne occupa a pagamento, mentre per i diritti non è certo a lui che si deve guardare. E riguardo all’ambiente il papa ha plagiato lavori di altri cercando di nascondere una tradizione per niente ambientalista della chiesa cattolica anche se cercano di accreditare (vedere le recenti due visite in una settimana ad Assisi del ministro Giorgetti) falsamente San Francesco come il 1° ambientalista, quello che nella sua ossessione di lodare dio lo avrebbe lodato anche per il carbone, il petrolio, il gas ed il nucleare e magari anche per la pandemia.

Maurizio

Il Papa non è quello che predica a favore dei diritti ma è a capo di una organizzazione dove le donne non possono fare carriera?

Manlio Padovan

Sarà difficile che il pappa possa propugnare la pace se il suo Vaticano spa è il maggiore finanziatore dell’industria armiere Italian con le sue banche “armate” Unicredit ed Intesa San Paolo. Non mi pare che armi. e guerre si fabbrichino e si dichiarino per amore degli uomini.
Per verificare la notizia del finanziamento si legga il manifesto del 30 maggio (un articolo a prima di L. Kocci mai smentito)

Manlio Padovan

Il romanzo M./L’uomo della provvidenza di Antonio Scurati, secondo volume della serie, molto bene rappresenta una società di mestatori professionisti, di impuniti voltafaccia, di delinquenti comuni in camicia nera o in divise variopinte privi di qualsiasi preoccupazione etica o spirituale; di personaggi, maschi e femmine, sordidi e fanatici; tutti, chi più e chi meno, perversi egocentrici e degenerati narcisi; tutti spudorati, osceni, insolenti: tutti essendo la negazione, assoluta e speriamo non ripetibile, della politica e della civiltà, e la manifestazione, assoluta e speriamo non ripetibile, della tirannia. Ma la considerazione ha comunque valore generale perché là si impara quanto l’esaltazione sia prerogativa dell’uomo di potere, grande o piccolo che egli sia. Vale per i più forti nella irrazionale esaltazione della loro tracotanza come per i più deboli nella inconscia inconsistenza della loro mitezza. Con quella esaltazione, addirittura dal carattere soporifero della coscienza del politicante, non si potrà mai avere una politica seria. Ecco perché la democrazia è tale solo se è distribuita al massimo tra i cittadini, se non è concentrata nelle mani di pochi ed eletti personaggi. Se i preti costituiscono l’aspetto pre-politico della azione pubblica e sono colpevoli di distrarre le coscienze dalla realtà: essi sono il tumore della società, i politici sono colpevoli di ingarbugliare quella stessa realtà per poter meglio servire i loro padroni: essi sono il tumore della politica. Preti e politici si aiutano a vicenda. Ecco il motivo per cui vanno generalmente d’amore e d’accordo, anche in ambiti insospettabili, salvo rarissimi casi che la Storia fatica a registrare. Ciò è tanto vero che il 13 0ttobre 2022 la signora Liliana Segre, tenendo il suo discorso di apertura della XIX legislatura in Senato, non ha trovato di meglio, all’inizio del suo intervento e dopo i saluti di prammatica al capo dello Stato, che affermare: «Con rispetto, rivolgo il mio pensiero a Papa Francesco.» A colui, cioè, che è a capo della setta che diede origine all’antisemitismo in senso antigiudaico e se ne servì nei secoli per due millenni. Quell’antisemitismo di cui la signora porta il segno incancellabile ed inequivocabile, se non erro, sul polso destro. Non sto pensando che avrebbe dovuto mandarlo a quel paese; chiedo solo la coerenza. Avrebbe potuto, per esempio, citarlo alla fine. Così come non ci è giunta notizia di un gesto di disgusto, di un moto di stizza o meglio di rifiuto che la signora avrebbe potuto fare del bacio finale da parte del nuovo presidente del Senato che è un noto fascista e tuttora un fedele servitore di quel regime che scacciò dalla scuola la signora quando era ancora bambina. Poiché ho fiducia nella signora Liliana Segre, nella sua serietà e nella sua testimonianza, debbo per forza pensare che evidentemente quando si entra nei luoghi del potere, ed in quelli della politica in particolare, è giocoforza lasciarsi trascinare dall’ipocrisia; e questo pensiero prende forza se ripenso alla politica odierna, alla sua profonda ipocrisia da almeno quarantanni.

RobertoV

La Segre ha sposato un cattolico, anche lui sopravvissuto al lager, con rito cattolico e a quanto riporta wikipedia sarebbe battezzata, quindi un ebrea convertita al cattolicesimo. Inoltre la diplomazia impone l’ipocrisia e ad una ebrea non verrebbe perdonato uno sgarbo a certa gente.
La grande capacità della chiesa cattolica di riscrivere la storia è stata quella a fine guerra di essere riuscita ad accreditarsi falsamente, nonostante le compromissioni, come la maggiore oppositrice al nazifascismo e di aver “salvato tanti ebrei ” (opportunisticamente a fine guerra), facendo dimenticare le sue responsabilità precedenti ed intascando dei vantaggiosi concordati che ha poi impugnato all’interno delle democrazie. L’unico caso di “presunti oppositori” che sono riusciti a guadagnare col nazifascismo. In Italia senza il fascismo la chiesa cattolica sarebbe stata progressivamente ridimensionata e non avrebbe mai ottenuto dai Savoia il Vaticano e tutti i privilegi.

Manlio Padovan

Grazie di vero cuore per l’informazione ed il rimando. Adesso capisco!

iguanarosa

Grazie dell’ottima informazione. Sempre stando a wikipedia, la famiglia della senatrice era laica, come quasi tutti gli italiani di oggi “cattolici”, e la ragazza neanche sapeva di avere ascendenze ebree. Poi il padre la fece battezzare prima delle leggi razziali, forse per proteggerla dall’aria pesante che si addensava. Non bastò a farla espellere dalla scuola e di finire dove si sa. A riprova che fosse tutta propaganda politica, come oggi i continui appelli al papa sono diventati un intercalare insignificante.

Mixtec

Scusate, ma nella ricostruzione della infanzia di Liliana Segre, secondo quanto riportato, c’è qualcosa che non quadra: si è ebrei se si ha la madre ebrea, non basta che lo sia il padre.
Dopo il Concordato, se si voleva essere esonerati dall’insegnamento della RC, bisognava fare domanda. Liliana Segre era esonerata ? Se sì, perché, dato che si dice che non sapeva di essere ebrea?

giancarlo bonini

Capisco l’ipocrisia della politica e quindi dei politici che,( cito da un film), mentono e quando si chinano a baciare i bambini, rubano loro le caramelle ma si lasciano sempre una porta aperta. Quello che proprio non capisco ( e data la mia età) non capirò mai, è la necessità, direi quasi la fregola di ogni politico, o presunto tale, di citare sempre e comunque nei loro discorsi il sig. Francesco( in arte papa).

Maurizio

Probabilmente perché sanno che una larga fetta di italiani si lascerà imbonire – stavo per dire rimbecillire – dalla menzione, lasciando perdere che poi stanno tutti a criticarlo per eccesso di banalità. Nella illusione collettiva è pur sempre il rappresentante (per autocertificazione) del Dio in Terra, e dunque qualunque c@##@ta detta da lui o per pui assurge a citazione aulica.
Io citerei invece Goya a proposito del sonno della ragione.

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