Il caso di una media della provincia di Torino in cui i genitori degli studenti che non si avvalgono dell’Insegnamento della religione cattolica sono invitati a far perdere ai propri figli un’ora di lezione. Emarginato uno studente che frequenta da solo l’ora alternativa.
Sulla scalinata all’ingresso della scuola secondaria di primo grado Don Milani di Rivalta di Torino si trova ancora oggi la statua di una madonna di Lourdes. La sede fu monastero fino al 1770 e, nonostante da oltre 250 anni non lo sia più, il Comune, che è proprietario dei locali, non l’ha mai spostata. Eppure da molti anni è una scuola pubblica, i cui tratti distintivi dovrebbero essere quelli della laicità e del pluralismo.
In questa scuola, in cui peraltro ci sono ottimi insegnanti, ogni anno si prova sistematicamente a ostacolare lo svolgimento regolare dell’ora alternativa all’Insegnamento della religione cattolica. Mio figlio di 13 anni frequenta oggi la terza media ed è l’unico studente che durante l’ora alternativa è stato emarginato e si trova da solo in classe con un docente, perché i suoi compagni hanno scelto di non frequentare. Scelta legittima, ma fortemente orientata dalla stessa scuola che, a inizio anno scolastico, ha invitato a compilare moduli sull’ora alternativa non conformi a quelli del ministero, con l’indicazione (o la scusa) di voler “organizzare meglio l’offerta didattica”.
I moduli proponevano infatti soltanto due scelte: la non frequenza con entrata posticipata/uscita anticipata, oppure l’ora di compiti alla presenza di un docente. La scelta principale, ovvero quella di frequentare un programma didattico, è stata volutamente omessa. Le famiglie hanno quindi scelto in massa di far dormire i propri figli un’ora in più. Un’occasione persa, perché la scuola, anziché approfittare di una possibile offerta formativa, sceglie a priori di rinunciarvi.
Tutto questo avviene dopo anni di segnalazioni in cui, prima in qualità di membro del Consiglio di Istituto e oggi da genitore, faccio presente che quei moduli possono essere discriminatori. La scelta di non frequentare l’Insegnamento della religione cattolica non deve dare luogo ad alcuna disuguaglianza. Anche perché chi frequenta Irc non è sottoposto ogni anno alla compilazione di moduli, né gli viene chiesto se vuole astenersi dal frequentare.
Poiché sia religione cattolica che ora alternativa sono materie facoltative, la scuola in effetti avrebbe dovuto rivolgere la stessa domanda anche a chi sceglie di fare religione. Immaginiamo un modulo con la domanda: «Ti andrebbe di stare a casa se Irc fosse alla prima o ultima ora?». Chissà quali polemiche si aprirebbero se la scuola chiedesse di compilarlo. Sembra del tutto normale che invece accada per l’ora alternativa.
Nel 2003 e nel 2011 la commissione che vigila sul rispetto della Convenzione Onu per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ha mosso pesanti rilievi all’Italia che sta violando da anni la libertà dei minorenni di ricevere o meno l’insegnamento della religione nella scuola dell’infanzia, primaria e secondaria. Tale libertà può essere effettivamente compromessa dalla mancanza di valide materie alternative e dall’assenza di informazioni.
La situazione negli anni è peggiorata anche grazie all’autonomia scolastica. E la scuola di Rivalta di Torino non è certo l’unica a mettere in atto modalità di dissuasione dalla frequenza. L’obiettivo è quello di risparmiare sulla nomina di un docente, ma in questo modo lo studente perde in quell’ora il proprio diritto all’istruzione.
Infine, il modulo richiesto ai genitori dalla scuola media rivaltese non rispetta nemmeno le tempistiche. Va infatti contro la decisione del Tar del Lazio che, con sentenza n. 10273 del 9 ottobre 2020, ha accolto il ricorso presentato dall’Unione degli atei e agnostici razionalisti nel gennaio 2013 contro la circolare per le iscrizioni all’anno scolastico 2013/2014 emanata dal Miur.
Nel ricorso si contestava la tempistica per la consegna dei moduli a settembre. Le scuole si trovavano così a dover organizzare le scelte alternative ad anno scolastico già iniziato, con inevitabili ritardi e, spesso, con la permanenza in aula dei non avvalentisi con l’insegnante di religione cattolica durante l’orario provvisorio e anche oltre.
Il Ministero ha dovuto pertanto adeguarsi alla sentenza e con la Nota per le iscrizioni all’anno scolastico 2021/2022 ha previsto che la consegna alla scuola dei moduli con le scelte alternative avvenga dal 31 maggio al 30 giugno. Il dirigente scolastico pertanto dovrebbe assumere già a giugno i supplenti annuali.
L’organico in questo modo è già completo a inizio anno, grazie a fondi ministeriali a cui la scuola attinge attraverso lo stesso capitolo di spesa utilizzato per pagare gli insegnanti scelti dal vescovo. In Italia sono circa 25 mila i docenti di Irc per una spesa totale di 1,25 miliardi. Non si capisce quindi perché le scuole si pongano il problema di dover risparmiare proprio sulle nomine degli insegnanti di alternativa.
Daniele Passanante
Per quanto riguarda la statua della Madonna di Lourdes,rinnovo l’osservazione gia fatta a piu’ riprese : insistendo su dettagli in fondo poco significativi,si rischia di offrire alla controparte su un piatto d’argento argomenti difficili da confutare,perlomeno agli occhi della gente.
Vale a dire accuse di intolleranza,di farsi partecipi di quella cultura “politicamente
corretta”che da anni sta provocando,all’insegna del grottesco,danni sempre peggiori all’estero.
Basti pensare alla pretesa rimozione delle statue di Cristoforo Colombo, o persino di Beniamin Franklin,tacciati di “schiavismo”,o alla lettura sconsigliate delle opere di Shakespeare nelle universita (notare bene !)di Gran Bretagna,per evitare che
gli studenti universitari(poveri cocchini !)possano essere turbati da i contenuti
“razzistici”.
Una marea di idiozie che sta,inevitabilmente,provocando una crescente reazione,che manco dirlo,rischia talvolta di cadere nell’estremo opposto.
E tutto questo quando,nel nostro caso,ci si puo’ concentrare su argomenti molto piu’ concreti,come le ore di religione.
“la statua di una madonna di Lourdes. La sede fu monastero fino al 1770 e, nonostante da oltre 250 anni non lo sia più, il Comune, che è proprietario dei locali, non l’ha mai spostata.”
Monaci o monache che fossero, sono innocenti: la Madonna di Lourdes è del 1858.
Provare a far togliere la santa statua benedetta? Immagino le solite risposte ottuse dei bigotti, le stesse che danno a proposito dei crocifissi in aula: “Che fastidio dà?”; “È sempre stato lì, perché toglierlo?”; “È un simbolo che rappresenta tutti”; “Se non lo vogliono possono tornarsene nel loro paese”; “Provate ad andare in Arabia a pretendere di togliere i loro simboli”.
Mi viene il voltastomaco.
@maurizio
E se ci riflettiamo un attimo,che fastidio da’,in effetti ?
Le pinacoteche sono piene di immagini della Madonna,opera di Leonardo,Raffaello,ecc,accanto beninteso a immagini di Giunone,Apollo e Diana cacciatrice.
Vogliamo estendere anche li la cultura della rimozione,alla maniera degli integralisti islamici ?
Da’ molto piu’ il voltastomaco il fatto che certi “multiculturalisti” pretendano di eliminare il crocefisso,o il presepe ( e magari anche l’albero di Natale) affermando ostentatamente la volonta di “non offendere”gli immigrati che ci fanno l’onore di onorarci della loro presenza.
E che allo stesso modo pretendano di eliminare dalle mense ( per tutti) i cibi da loro sgraditi.
Se insistessimo soltanto sul costo delle ore di religione,sulla loro effettiva utilita ecc,la controparte si ritroverebbe molti argomenti in meno.
Non so se l’osservazione è una provocazione, lo spero. La presenza del crocefisso in ogni stanza/aula della pubblica amministrazione non ha nulla a che fare con le opere d’arte. È un semplicissimo e odioso abuso teocratico. La giusta pretesa di una sua rimozione viene spesso associata erroneamente allo straniero immigrato, nell’errata presunzione che ogni italiano sia cristiano e cattolico. Tutto questo è stomachevole, oltre ai costi della IRC e al resto delle ingerenze clericali.
Come dice Maurizio il crocifisso non è un’opera d’arte, ma un simbolo di potere della sola chiesa cattolica, un simbolo araldico dell’oppressione e di marcatura del territorio da parte della tradizionale dittatura cattolica che ha imposto agli italiani l’identificazione col cattolicesimo. E’ il simbolo del potere in nome del quale tutti gli altri sono stati combattuti ed oppressi. I Valdesi ricordano ogni anno la fine delle persecuzioni, fine avvenuta non grazie, ma con l’opposizione della chiesa cattolica. Ed i Valdesi sono d’accordo nella rimozione: non è il loro simbolo e non hanno di certo bei ricordi a riguardo. Lo stesso vale per gli ebrei. Anche Noi siamo chiesa è d’accordo che quello sia il simbolo dei fondamentalisti clericali e degli atei devoti. Non sono italiani anche loro? Quel simbolo è ancora lì per regi decreti e leggi fasciste e dice che gli italiani devono essere cattolici, tra l’altro senza aver mai verificato in modo democratico quanti siano effettivamente i cattolici nell’era della scelta.
E’ come se si pretendesse di mettere il simbolo dei Savoia dappertutto, o il simbolo di un partito. Anche in quel caso potremmo dire: che fastidio ti da? Basta non guardare.
Tirare in ballo gli immigrati è solo un argomento pretestuoso per difendere l’indifendibile e dimostrano solo che chi lo usa non concepisce che gli italiani possano non essere cattolici e che sta usando quel simbolo con la logica del crociato.
Anche il presepe è diventato un simbolo tradizionale per i cattolici solo negli ultimi decenni. Per secoli non ne sentivano il bisogno. Evidentemente una religione in declino sente il bisogno di marcare il territorio e utilizza il presepe come simbolo di potere e come l’aglio contro i vampiri.
L’albero di natale è un simbolo pagano ereditato dalle nazioni del Nord, non è un simbolo tradizionale cattolico, tanto che fino al 1983 in Vaticano non c’era. Ci vuole un bel coraggio a presentarlo come simbolo tradizionale cattolico italiano.
Visto che si fa un parallelo con le opere esposte nei musei, quel ridicolo idolo deve
essere rimosso soprattutto per la sua valenza kitsch: dal punto di vista estetico
è un obbrobrio e dal punto di vista culturale è dannoso.
Quale è il significato, dal punto di vista culturale e artistico, di quella triste croce
che fa brutta mostra di sé tra le bandiere nazionali ed europee sul Quirinale?
Credo che, dal punto di vista statistico, ci siano infinitamente più nani nei giardini
che non madonne. Perché, pur potendo, i bigotti non popolano le loro case
e i loro giardini di madonne afflitte?
Diocleziano, il kitch è collezionabile. Tutti i gadget religiosi sono ottimi per le gare di oggetti kitch, di solito oggetti per turisti o bomboniere o simiari. La statuina della madonna di lourdes è un altro classico kitch inflazionato e fabbricato in milioni di esemplari in Asia.
iguanarosa,
potrebbe essere un’idea: demansionare la madonna contornandola con i sette nani.
Molti potrebbero non accorgersi della differenza. Ai bambini piacerebbe.