La sindrome da Nobel, quando l’intelligenza non è garanzia di razionalità

Nell’immaginario collettivo il premio Nobel è ormai considerato un sinonimo di genialità. È per questo motivo che diventa interessante, dal punto di vista del pensiero scettico, chiedersi cosa succede quando intellettuali con grande autorevolezza scientifica esprimono idee dubbie, bislacche o apertamente irrazionali. Pubblichiamo su questo tema un articolo dello Skeptical Inquirer tradotto per il numero 4/2020 di Nessun Dogma. Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.


Per uno scienziato, non esiste premio più ambito del Nobel. Nell’immaginario collettivo, questo riconoscimento, soprattutto nelle categorie scientifiche di chimica, fisica e fisiologia o medicina, è ormai considerato un sinonimo di genialità.

È per questo motivo che, prendendo in esame le carriere di 600 premi Nobel nelle scienze naturali, diventa interessante, dal punto di vista del pensiero scettico, porci il quesito: fino a che punto essere dotati di un’intelligenza fuori dal comune rende immuni dal compiere errori di giudizio fuori dal comune? La psicologia, come vedremo, ha qualcosa da dire in merito, seppure in via preliminare.

Per descrivere la tendenza di molti premi Nobel a dar credito a idee scientificamente discutibili è stata coniata (Gorski 2012) l’espressione Sindrome da Nobel: un concetto da prendere con le pinze, se non altro per le sue profonde implicazioni.

Alcuni autori (Berezow 2016) sembrano suggerire che i vincitori di un Nobel siano più predisposti a commettere errori di pensiero critico rispetto a scienziati non premiati, ma non è affatto chiaro se le cose stiano davvero così, mancando dati rigorosi a supporto di tale ipotesi.

In questo articolo ci concentreremo quindi su una questione più circoscritta, ossia se e in che misura il premio Nobel, concettualizzato come un parziale quanto imperfetto indicatore di acume scientifico, sia incompatibile con l’irrazionalità. A tal fine, presenteremo alcuni casi studio incentrati su scienziati apparentemente colpiti dalla sindrome da Nobel – fermi restando i limiti inferenziali dei casi studio, di ignota rappresentatività e facilmente soggetti al cherry-picking.

Tuttavia, riteniamo che i casi studio possano essere utili alla formulazione di ipotesi da verificare successivamente in studi più sistematici, oltre a fornire prove di esistenza, ossia dimostrazioni che un dato fenomeno può quanto meno verificarsi. Nel caso della sindrome da Nobel, gli esempi che proponiamo indicano chiaramente che l’acume intellettuale può coesistere con gravi lacune nel pensiero critico.

Ecco quindi i profili di otto premi Nobel che hanno sposato idee «strane» (Shermer, 2003), affermazioni cioè (a) altamente implausibili alla luce delle conoscenze scientifiche, (b) respinte praticamente da tutti gli esperti e (c) basate principalmente o esclusivamente su prove aneddotiche o non corroborate.

Dal momento che la semplice apertura alla possibilità di un fatto indimostrato – come l’esistenza della percezione extrasensoriale (Esp) – non indica di per sé una lacuna nel pensiero critico, ci concentreremo soltanto su premi Nobel che hanno difeso con forte convinzione una o più idee strane.

La sindrome da Nobel: otto profili

Linus Pauling (1901-1994) riceve il Nobel per la chimica nel 1954 per la sua ricerca sul legame chimico (nel 1962 è anche Nobel per la pace). Nel 1941, gli viene diagnosticata la malattia di Bright, un’infiammazione cronica dei reni, e adotta una dieta a basso contenuto proteico e priva di sale, ma ricca di integratori vitaminici. Attribuendo a questi ultimi il suo miglioramento, elabora una teoria per cui 1.000 mg di vitamina C al giorno ridurrebbero del 45% l’incidenza dei raffreddori comuni.

Si ritiene che Pauling stesso assumesse almeno 12.000 mg di vitamina C al giorno, una quantità di gran lunga superiore al fabbisogno giornaliero di 60 mg. In studi condotti negli anni ‘70 e ‘80 in collaborazione con lo psichiatra Ewan Cameron, lo scienziato conclude che dosi massicce di vitamina C contribuirebbero a prolungare la vita dei malati terminali di cancro (Cameron e Pauling, 1979). Tali studi, tuttavia, non tengono in considerazione fattori come età, stadio del tumore e qualità della vita del paziente, rendendo i dati sostanzialmente impossibili da interpretare.

È anche noto che la vitamina C in eccesso viene espulsa attraverso l’urina ed è di scarso valore terapeutico. Pauling studia inoltre l’ipotesi che l’assunzione per diversi mesi di succo d’arancia possa influire positivamente sui risultati accademici degli studenti. Infine, in un articolo su Science, Pauling (1968) propone che dosi massicce di vitamina C siano efficaci contro la schizofrenia, un’idea successivamente dimostratasi infondata (Hoffer 2008).

William Shockley (1910–1989), con John Bardeen e Walter Brattain, è insignito del premio Nobel per la fisica nel 1956 per l’invenzione del transistor. Tuttavia, approdato alla Stanford University, dove si occupa di genetica, Shockley conduce una ricerca che, scrive: «…mi porta inevitabilmente a concludere che la causa principale dei deficit intellettuali e sociali dei neri americani sia di origine ereditaria e razziale, e quindi in larga misura non rimediabile con miglioramenti pratici nell’ambiente» (New Scientist, 1973, 432).

E prosegue: «La natura ha codificato colori diversi per diversi gruppi di individui, in modo tale che è possibile fare previsioni semplici e statisticamente affidabili sulle rispettive adattabilità a vite appaganti e intellettualmente ricche; predizioni che può fare qualsiasi persona dotata di senso pragmatico» (Shockley 1972, 307). Shockley crede nell’«evoluzione regressiva», l’idea secondo cui, riproducendosi più rapidamente dei bianchi, i neri provocherebbero un declino dell’intelligenza generale nella popolazione.

Un “problema” per cui promuove una serie di soluzioni radicali, incentivando per esempio gruppi geneticamente svantaggiati a sottoporsi a sterilizzazione. Dal canto suo, Shockley dona lo sperma al Repository for Germinal Choice, detto spregiativamente “la banca del seme dei Nobel”, istituito nell’ambito di un programma eugenetico (Morrice 2005). Shockley è anche un entusiasta sostenitore del poligrafo (“la macchina della verità”): costringe i suoi dipendenti a sottoporvisi e propone che i premi Nobel effettuino questo test rispondendo alla domanda: «Quando affermi che il Qi non varia in base alla razza, ci credi davvero?» (Shurkin 1997, 241).

James Watson (1928–), come Shockley, sostiene teorie altamente improbabili sulla razza. Insignito del premio Nobel nel 1962 per aver scoperto la struttura del Dna insieme a sir Francis Crick, insiste che i neri sono intrinsecamente meno intelligenti dei bianchi, un pregiudizio che ribadisce in un documentario del 2018.

Watson teorizza anche che le persone obese sarebbero meno ambiziose, che l’esposizione alla luce solare nelle regioni equatoriali aumenterebbe le pulsioni sessuali, e che a causa dei maggiori livelli di melanina, le persone di colore avrebbero un desiderio sessuale più forte rispetto alle persone dalla pelle chiara (Brown 2001).

Brian Josephson (1940–) vince il premio Nobel per la fisica nel 1973 per la scoperta dell’effetto tunnel di una supercorrente attraverso una barriera isolante (Nobel Media AB 2019). Alla fine degli anni ‘60, Josephson diventa discepolo di Maharishi Mahesh Yogi, fondatore della meditazione trascendentale (Mt), una tecnica che «permetterebbe alle esperienze traumatiche di riemergere senza repressione alla coscienza» (New Scientist, 1974, 416).

Nei primi anni ‘70, Josephson lancia il Mind-Matter Unification Project all’Università di Cambridge, un progetto volto a esplorare il rapporto tra meccanica quantistica e coscienza umana. In un opuscolo pubblicato per il centenario del premio Nobel, Josephson afferma di impegnarsi per mantenere il Regno Unito all’avanguardia della ricerca sulla telepatia.

È anche un entusiasta sostenitore della “memoria dell’acqua”, il presunto meccanismo alla base dell’omeopatia (Ernst 2010). Infine, è un promotore della fusione a freddo, l’ipotesi, oggi screditata, che le reazioni nucleari possano verificarsi a temperatura ambiente.

Nikolaas Tinbergen (1907-1988) condivide con Karl von Frisch e Konrad Lorenz il Nobel per la medicina nel 1973, per le sue scoperte sull’organizzazione e le cause del comportamento animale (etologia). Dopo aver ricevuto il premio, Tinbergen passa ad applicare le sue teorie etologiche ai disturbi dello spettro autistico. Peccato che le sue ipotesi ambientali sull’eziologia dell’autismo siano altamente speculative e incompatibili con i dati che dimostrano che questo disturbo ha in realtà origini genetiche e neurologiche (Folstein e Rutter, 1977).

Con la moglie, pubblica uno studio (Tinbergen e Tinbergen 1985) in cui raccomanda, come trattamento per l’autismo, la «holding therapy», una pratica basata sulla teoria infondata che l’autismo sarebbe provocato da un difetto nell’attaccamento del bambino alla madre, cosa che indurrebbe all’introversione e a difficoltà comunicative.

Tinbergen prescrive ai genitori di tenere a lungo in braccio i figli autistici, stabilendo con essi un contatto visivo, anche se oppongono resistenza. Studi successivi hanno dimostrato che si tratta di una terapia inefficace e in alcuni casi fisicamente pericolosa (Mercer 2013).

Kary Mullis (1944–2019) condivide il premio Nobel per la chimica nel 1993 con Michael Smith, con cui ha creato la polimerasi (Pcr), una reazione a catena che consente di copiare rapidamente per miliardi di volte una piccola quantità di Dna. Mullis rifiuta categoricamente l’idea che l’Aids sia causato dall’Hiv, affermando che questo retrovirus è a malapena rilevabile nelle persone che hanno contratto la malattia. «In futuro, la teoria che l’Hiv provochi l’Aids verrà considerata altrettanto assurda della scomunica di Galileo» (Mullis 1998, 180).

Mullis ha anche messo in discussione che il riscaldamento globale sia causato dall’uomo, scrivendo sul suo sito web che «non abbiamo motivo di credere di comprendere il clima. Avere l’audacia di fare previsioni sul futuro e attribuire responsabilità alla nostra umile specie è, francamente, patetico». Nella sua autobiografia, inserisce bizzarri aneddoti, come quello dell’incontro con un procione fluorescente che gli avrebbe parlato, rivolgendosi a lui come “medico”: lascia intendere che avrebbe potuto trattarsi di un alieno.

Nello stesso libro, Mullis professa di credere nell’astrologia, insinuando: «Come può un istituto di istruzione superiore conferire un dottorato di ricerca in psicologia senza richiedere qualche corso di astrologia?» (Mullis 1998, 151).

Louis J. Ignarro (1941–), con Robert Furchgott e Ferid Murad riceve il Nobel nel 1998 per la fisiologia o medicina, grazie alla sua ricerca sull’ossido nitrico come molecola segnale nel sistema cardiovascolare. Questa scoperta ha facilitato lo sviluppo di nuovi farmaci per il trattamento delle malattie cardiovascolari, nonché del Viagra. Pochi anni dopo, Ignarro diventa consulente scientifico di Herbalife, un’azienda che sviluppa e commercializza integratori alimentari e vitamine di efficacia non dimostrata.

Con Herbalife, Ignarro promuove un integratore alimentare, il Niteworks, una miscela in polvere di aminoacidi e antiossidanti che in teoria dovrebbe aumentare la produzione di ossido nitrico del corpo. Nel 2004, Ignarro e colleghi pubblicano uno studio controllato sui topi, esaltando i benefici del Niteworks per la salute (Napoli et al. 2004). A una domanda sull’applicabilità dello studio agli esseri umani, Ignarro avrebbe risposto: «Ciò che funziona per i topi funziona anche per gli esseri umani» (Evans 2004).

Luc Montagnier (1932–) e Francoise Barré-Sinoussi ricevono il premio Nobel per la medicina nel 2008 per aver scoperto l’Hiv. L’anno successivo, Montagnier pubblica due articoli su Interdisciplinary Sciences: Computational Life Sciences, rivista di cui è fondatore e curatore, in cui afferma che il Dna di batteri e virus patogeni in soluzione può emettere onde elettromagnetiche.

nterrogato sull’omeopatia, Montagnier afferma: «Non posso dire che si tratti di una teoria corretta al 100%, ma le alte diluizioni sono giuste: con un fattore di diluizione di 10-18, è possibile calcolare che non rimane nell’acqua neppure una molecola di Dna. Eppure, rileviamo un segnale» (Enserink 2010). Montagnier sostiene altresì che molte malattie neurologiche siano provocate dalle onde elettromagnetiche emesse da Dna virale o batterico in soluzioni acquose (Montagnier et al. 2009), che i vaccini provochino l’autismo, e che l’autismo possa essere curato con antibiotici.

La sindrome da Nobel: altri esempi

Questi sono solo alcuni dei Nobel che hanno sostenuto idee strane. Eccone altri:

Philipp Lenard, Nobel per la fisica nel 1905 per una ricerca sui raggi catodici, e Alexis Carrel, Nobel per la fisiologia o medicina nel 1912 per l’invenzione della pompa a perfusione; entrambi sostengono l’eugenetica e le teorie razziali naziste (Carrel 1935; Gunderman 2015).

– Il neurochirurgo portoghese Egas Moniz vince il Nobel per la fisiologia o medicina nel 1949 per la lobotomia prefrontale. Dopo aver scoperto a una conferenza che recidere le connessioni tra i lobi frontali e il resto del cervello ammansisce gli scimpanzé, Moniz deduce che la lobotomia può essere praticata per trattare gravi malattie mentali negli esseri umani e promuove attivamente questa procedura (Tan e Yip 2014).

– E ancora: Julian Schwinger, Nobel per la fisica nel 1965 per il suo lavoro sull’elettrodinamica quantistica, pubblica diversi articoli sulla fusione a freddo; Ivar Giaever, Nobel per la fisica nel 1973 per le sue scoperte sul tunneling nei superconduttori, professa a più riprese il suo scetticismo sul riscaldamento globale; Arthur Schawlow, Nobel per la fisica nel 1981 come co-inventore del laser, sostiene a gran voce la pratica scientificamente non riconosciuta della “comunicazione facilitata” per curare l’autismo; Richard Smalley, Nobel per la chimica nel 1996 per la scoperta di una terza forma di carbonio, promuove idee anti-darwiniste (Smalley 2005); e Wolfgang Pauli, Nobel per la fisica nel 1945 per la scoperta del principio di esclusione, che insieme allo psichiatra Carl Jung propugna l’idea di sincronicità, un fenomeno mistico in cui eventi considerati coincidenze rivelerebbero un collegamento acausale tra esperienze mentali e fisiche (Donati 2004).

Intelligenza e razionalità: implicazioni per lo scetticismo

I premi Nobel non sono certo le uniche menti brillanti a prendere abbagli. Alfred Russel Wallace, che formulò, parallelamente a Darwin, la teoria della selezione naturale, credeva nello spiritismo e in forze immateriali responsabili dell’evoluzione della mente umana (Bensley 2006). Percival Lowell, pioniere dell’astronomia planetaria le cui osservazioni hanno portato alla scoperta di Plutone (Sharps et al. 2019), era convinto di aver scoperto canali di origine intelligente su Marte. Più di recente, William Happer, un ex fisico di Princeton le cui scoperte hanno permesso di ottenere immagini di alta qualità dei polmoni e degli oggetti astronomici, ha preso fortemente le distanze dal consenso scientifico sul cambiamento climatico (CO2 Coalition 2016).

I casi dei premi Nobel e di questi tre scienziati inducono a pensare che un alto grado di intelligenza generale non renda necessariamente impermeabili al pensiero irrazionale (Shermer 2003; Stanovich 2009; Sternberg 2004). L’intelligenza è infatti solo modestamente correlata con l’immunità ai bias cognitivi, come il bias di conferma o la fallacia della probabilità di base (Stanovich e West 2008).

Nei test psicologici, laddove l’intelligenza viene misurata come prestazione massima (definita come il livello di performance sostenuto ai limiti delle proprie capacità), i bias cognitivi riflettono invece prestazioni tipiche (ossia il livello generale di performance delle persone nella vita quotidiana) (Cronbach 1960).

Pertanto, è del tutto possibile che persone altamente intelligenti trascurino di esercitare il proprio senso critico quando non sufficientemente motivate, in particolare quando sono certe di avere ragione. Pur essendo mediamente più capaci di sottoporre le proprie idee al vaglio critico, potrebbero non sempre sentirsi obbligate a farlo (Bensley 2006).

Pare anche che quando si tratta di bias cognitivi, le persone intelligenti abbiano un punto cieco più ampio della media: in altre parole, sarebbero un po’ meno consapevoli della propria propensione al pregiudizio (Stanovich et al. 2013). Alcuni sostengono che alti livelli di intelligenza possano addirittura aggravare il rischio di prendere abbagli; per esempio, Sternberg (2004) ha individuato nelle persone più intelligenti una serie di errori cognitivi che possono predisporre all’irrazionalità e che sarebbero alla base delle idee strane dei premi Nobel.

L’ottimismo irrealistico: la percezione, in quanto persone intelligenti, di non doversi preoccupare degli errori intellettuali. Il senso di onniscienza: la convinzione di essere così intelligenti da sapere praticamente tutto. Il senso di invulnerabilità: il reputarsi così bravi da essere essenzialmente immuni agli errori. Se Sternberg ha ragione, proprio a causa del loro intelletto superiore, i premi Nobel, soprattutto quelli che più mancano di umiltà, rischiano più di altri di abboccare alle idee strane.

A proposito di umiltà intellettuale, se è vero che gli scienziati più creativi tendono a essere anche quelli più sicuri di sé (Feist 1998), tale qualità è probabilmente più l’eccezione che la regola fra i premi Nobel nelle scienze. Costoro dovrebbero quindi stare particolarmente attenti a non “sforare intellettualmente” (intellectual overreach), presumendo erroneamente che l’eccellenza in un certo ambito li legittimi a esprimersi autorevolmente con lo stesso livello di competenza in altri ambiti (Dubner 2014).

In conclusione, il nostro campionario di casi studio sulla sindrome da Nobel, per quanto limitato, ci ricorda che l’intelligenza non va confusa con la razionalità, e che la convinzione di uno scienziato non garantisce affatto la correttezza delle sue idee. Dobbiamo insomma guardarci dal sospendere il nostro scetticismo persino di fronte alle dichiarazioni degli scienziati più autorevoli.

Candice Basterfield, Scott O. Lilienfeld, Shawna M. Bowes e Thomas H. Costello.

Traduzione di Paolo Ferrarini

Per gentile concessione del Center for Inquiry, articolo pubblicato in inglese da Skeptical Inquirer (Volume 44, n. 3, maggio/giugno 2020; )

 

Riferimenti

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– Evans, D. 2004. Nobel Prize Winner Didn’t Disclose His Herbalife Contract. Available online at https://culteducation.com/group/969-herbalife/9601-nobel-prize-winner-didnt-disclose-his-herbalife-contract.html.

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– Folstein, S., and M. Rutter. 1977. Genetic influences and infantile autism. Nature 265: 726–728.

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– Tinbergen, N., and E.A. Tinbergen. 1985. Autistic Children: New Hope for a Cure. London: George Allen & Unwin.


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14 commenti

laverdure

Come disse quel tale intervistato per strada : “Anche una persona molto intelligente
mica puo’ essere intelligente 24 ore al giorno !”
E farei notare una cosa : nel caso di Premi Nobel assegnati in campo scientifico,si puo essere ragionevolmente sicuri che tutti gli assegnatari meritassero tale premio per i lavori svolti.
Le possibili influenze politiche possono in tali casi influenzare la scelte,ma non farlo assegnare a dei mediocri o addirittura ciarlatani,perche’ sarebbe troppo evidente
e foriero di gravi critiche.
Cosa che e’ piu’ difficile dire per il Premio per la letteratura, e ancora di piu’ per quello “per la Pace”,che per natura e’ fondamentalmente “politico”.
Basta ricordare assegnatari come Arafat,Madre Teresa ,e anche Barak Obama,che se lo vide assegnare all’inizio del suo mandato di presidente,quando non aveva avuto ancora la possibilita materiale di meritarlo.
Un premio assegnato insomma “a credito”,un credito che non so quanto sia stato poi ripagato,al di la delle apologie “politicamente corrette” dei media.

Diocleziano

“… nel caso di Premi Nobel assegnati in campo scientifico, si può essere ragionevolmente
sicuri che tutti gli assegnatari meritassero tale premio per i lavori svolti…”

Edison è un esempio contrario: fu nettamente inferiore a Tesla e molte delle invenzioni che gli si
attribuiscono erano il frutto del lavoro di centinaia di ingeneri che lavoravano per lui.
Sarebbe molto lungo esaminare tutti i suoi flop, ignorati, e i presunti successi: basti ricordare
che i due successi per i quali viene maggiormente ricordato, lampadina e grammofono, erano
perfezionamenti di precedenti invenzioni. E sorvoliamo su certe performance ‘pubblicitarie’
come quella in cui fulminò una elefantessa per dimostrare, sbagliando, la superiorità della corrente continua contro la corrente alternata, propugnata da Tesla.
Il Nobel a Edison era assegnato ex-aequo con Tesla, che lo rifiutò…

laverdure

Quanto all’errore comune di chi ,ritenendosi ,anche a ragione,esperto in un campo,
tende a “sconfinare” in altri al di fuori della sua competenza,e’ perfino del tutto escluso in certi casi,come Philipp Lenard,un fisico che rifiuto ostentatamente la Teoria della relativita per l’unico motivo che trattavasi ( a suo dire )di Scienza Ebraica !
Direi che e’ la peggiore colpa che si puo’ attribuire ad uno scienziato.

laverdure

Altro errore e’ credere che ,come nei cliche’ tipici della filmografia e dei fumetti,uno scienziato di indubbio valore debba mostrare elevati principi morali.
Oltre a Lenard si puo’ citare John Von Neumann,una mente tanto acuta che i colleghi,si legge,a volte avevano il dubbio si trattasse di un alieno sotto mentite spoglie,e che si dichiaro piu’ volte favorevole ad una “guerra nucleare preventiva”
contro l’URSS !
O Edward Teller,che fu il principale sostenitore dello sviluppo della bomba all’idrogeno,e che per i suoi atteggiamento durante il maccartismo ( testimonio
sfavorevolmente contro Oppenheimer)subi’ dure critiche dalla comunita scientifica.
E la lista sarebbe lunghissima,anche se ovviamente la motivazione principale delle
“carognate ” resta l’arrivismo e le rivalita di carriera.
Anche se siamo molto al di sotto del cliche’ dello “scienziato pazzo” che vuole
dominare o distruggere il mondo !

G. B.

@ laverdure
Basti pensare che fra i candidati al Nobel per la pace ci fu anche Mussolini, che però ebbe almeno la coerenza e il buon gusto di far cadere la proposta.
Per quanto riguarda gli scienziati, a parte i casi di malafede, mi sembra ragionevole pensare che possa accadere alla mente umana qualcosa di analogo a ciò che accade al corpo: come una persona può godere di ottima salute, ma essere affetta da miopia oppure avere l’udito debole, così può essere molto intelligente e brillare nella sua professione, ma essere nello stesso tempo credere nelle cose più assurde.

laverdure

Una piccola precisazione : NON ESISTONO CANDIDATI AL NOBEL !
Perlomeno non in senso ufficiale.
La decisione viene presa da una commissione che agisce sempre nel massimo riserbo,scegliendoli ovviamente da una lista,che pero’ e’ stata compilata dai suoi membri nella massima discrezione.
Ogni affermazione che la tal persona sia o sia stata candidata al nobel e’ soltanto
pura millanteria.
Nel caso di Mussolini la voce puo’essere,per esempio,stata messa in circolazione
dal suo ufficio propaganda,e il suo “sdegnoso” rifiuto a un premio che nessuno si sognava in realta di dargli, un facile esibizionismo.
Anche Sartre,che il premio l’aveva ricevuto davvero,rifiutandolo non fece che mettersi ancora di piu’ in mostra.
Se,per assurdo, tanto il suo rifiuto che l’attribuzione fossero in tal modo rimasti segreti al pubblico,non credo proprio che l’avrebbe rifiutato.

laverdure

E se restiamo in tema di “razionalita”,anche un “anarchico” dichiarato come Dario Fo,inchinandosi davanti ad un re per ricevere un premio fondato da un produttore di armamenti (Alfred Nobel fondo’ la Dynamit Nobel,che ancor oggi produce esplosivi specialmente per uso militare)non dimostro molta
razionalita,o meglio coerenza.
Ma forse volle dimostrare di essere talmente coerente nel rifiutare ogni regola,da rifiutare pure quelle dell’anarchia !
Tutto torna,insomma.

KM

Laverdure, Dario Fo era anarchico o marxista come io sono Brad Pitt. Un cattolico “di base”, come si diceva, se non un vero clericale! Come disse Lenin, al giorno d’oggi qualunque mascalzone si traveste da socialista!

Manlio Padovan

Il Nobel a me non interessa più da quando è stato assegnato “per la pace” ad Obama il quale, dopo il Nobel, ha fatto ben 10 guerre.
Assegnare un Nobel ad un polltioc in genarle è una presa per i fondelli.
Chi mi assicura che gli altri Nobel sino staia segnati con vera serietà?

laverdure

Il Nobel “per la pace” sara sempre discutibile,perche’ se il valore di una scoperta in campo della fisica,chimica,medicina puo’ essere valutato in modo praticamente oggettivo,non credo valga lo stesso per i pretesi contributi alla pace nel mondo.
Basti pensare al caso di Madre Teresa,o meglio ancora di Jimmy Carter per i suoi
“brillanti” accordi di pace conclusi a suo tempo con il Nord Corea,che fecero in pratica il bis con la performance di Neville Chamberlain a Monaco,fortunatamente in scala minore.
O,ripetiamolo, a Barak Obama che se lo vide conferire addirittura ” a credito”.
Se dopo Monaco la situazione non fosse peggiorata dopo poco tempo,sicuramente
lo stesso Chamberlain lo avrebbe ricevuto,in una vera saga del grottesco.

RobertoV

Sarei cauto nel valutare scienziati di 100 o 50 anni fa. Gli scienziati sono figli del loro tempo, influenzati dall’ambiente culturale circostante, pertanto se l’ambiente era tendenzialmente razzista, antisemita o spiritista non dovrebbe stupire che anche uno scienziato lo possa essere, per di più tenendo conto che l’intelligenza è settoriale, cioè eccellere in un campo non vuol dire eccellere anche in altri, anche se spesso i premi nobel vengono interpellati anche su argomenti che non riguardano le loro ricerche o dopo il nobel alcuni in delirio di onnipotenza si sentono autorizzati ad invadere altri campi.
Inoltre in genere i ricercatori danno il meglio di se da giovani, cioè sotto i 30/40 anni (nel mio ambiente c’è chi sostiene che un ricercatore dopo i 35 anni sia finito, un po’ come un atleta), dopo vivono di rendita, mentre i premi nobel vengono spesso dati parecchi anni o decenni dopo le ricerche a cui si riferiscono. Sappiamo bene che l’invecchiamento non è un processo legato all’intelligenza: c’è chi invecchia bene e chi male, come Montagnier.
Aggiungerei anche il fatto che in epoca recente spesso i nobel vengono dati a dei manager (e dei politici), cioè a scienziati che di fatto sono stati bravi a gestire un team di scienziati, dimostrando più capacità manageriali e politiche che per le loro specifiche competenze.

laverdure

@RobertoV
“….pertanto se l’ambiente era tendenzialmente razzista, antisemita o spiritista non dovrebbe stupire che anche uno scienziato lo possa essere,……”
Nel caso di Philipp Lenard,la mia critica era indipendente dalla morale,semplicemente diede prova di stupidita,rifiutando una teoria scientifica
senza fornire nessuna obiezione di carattere scientifico ma solo politico.
Violo’ insomma proprio la regola piu’ fondamentale della ricerca scientifica,indipendentemente da qualunque altra considerazione.
Esattamente come Jacques Benveniste e Luc Montaigner la violarono pretendendo
di avanzare teorie sulla “memoria dell’acqua” senza fornire nessuna prova che rispettasse le regole del metodo scientifico,che pure,dati i loro assolutamente rispettabili precedenti,conoscevano inevitabilmente alla perfezione.

G. B.

@ laverdure
Per quanto riguarda Mussolini, per una maggiore precisione bisognerebbe controllare nella biografia di De Felice; comunque, se non ricordo male, il “duce” non volle saperne non tanto per esibizionismo, quanto piuttosto perchè la pace non era il massimo dei suoi valori, e lo riconosceva abbastanza apertamente.

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