Alcune cose che sappiamo bene della Chiesa cattolica, spiegate al Post

In un interessante e originale articolo il Post, oltre a citare l’Uaar a proposito di sbattezzo per la qual cosa ringraziamo, punta a sfatare luoghi comuni sulla Chiesa Cattolica e la sua presenza in Italia, nella duplice o meglio triplice veste di confessione religiosa, di stato estero e di “contraente concordatario” in entrambe le funzioni.

Complice il semplice intersecarsi di più livelli e di molteplici atteggiarsi, a volte persino contraddittori, della nostra legislazione, anche l’autore de il Post scivola su qualche inesattezza che ci permettiamo sommessamente di sottolineare. Non entriamo ovviamente nel merito delle disquisizioni teologiche che non ci interessano e che comunque difficilmente ci sembra possano basarsi su fattualità oggettive.

Voliamo invece alto e per farlo guardiamo alle cose terrene. Lo stipendio dei sacerdoti – per cominciare dal primo punto – è pagato dalla Conferenza episcopale Italiana, che sceglie di attingere per la copertura a una quota dei proventi derivanti dall’Otto per mille, impiegato anche per altro. Non sono pagati insomma dai contribuenti italiani in modo volontario come sembrerebbe.

Anche perché, e qui veniamo alla seconda imprecisione, il sistema poco limpido dell’Otto per mille non solo non permette un impiego diretto della propria quota, che viene ripartita anche in base alle cosiddette “scelte inespresse”, ma soprattutto a differenza del Cinque per mille è un balzello dal quale non ci può esimere. In taluni casi poi è vero che gli stipendi sono elargiti dallo Stato italiano: si pensi ai preti negli ospedali, che sotto l’aura del volontariato percepiscono grazie alle Regioni uno stipendio da infermiere.

Sulle chiese che non appartengono alla Santa Sede sarebbero da segnalare lodevoli eccezioni di extraterritorialità, a cominciare dalle basiliche maggiori di Roma. In ogni caso le parrocchie non è con essa che dialogano e alla quale gerarchicamente si rivolgono, ma alla Cei di cui sopra, l’interlocutrice italiana confessionale dello Stato italiano, non lo Stato a sua volta indipendente d’Oltretevere.

E anche qui, se la capacità di spesa delle parrocchie sempre più deserte viene calando non dipende dal Vaticano, grossolanamente inteso, ma sempre dalla Conferenza episcopale che stringe i cordoni della borsa. Citofonare Zuppi, per intenderci.

Sul matrimonio concordatario e le dichiarazioni rotali di nullità. Eh beh, la vulgata del “basta pagare” ha un bel (doppio) fondo di verità, inutile nascondersi dietro al dito. E certo non ci si rifà a un periodo antecedente al riconoscimento del divorzio civile, ma più o meno all’altro ieri.

Nonostante sia da segnalare (anche a seguito di interventi giurisprudenziali) un apprezzabile giro di vite da parte delle corti di appello nel procedimento cosiddetto di delibazione – cioè di riconoscimento delle sentenze di uno stato estero come sono quelle dei tribunali ecclesiastici – e una almeno formale adozione di tariffari certi e relativamente abbordabili da parte rotale, l’uso e l’abuso di tale strumento si è protratto per decenni e ancora oggi produce strascichi che colpiscono la parte più debole della coppia.

Perché se è vero che per dichiarare un matrimonio religioso “mai esistito” servono motivi che vanno indagati dai giudici ecclesiastici, è pur vero che se è sufficiente la riserva mentale come motivo l’esito non sarà sicuro ma nemmeno troppo incerto. Con una certa propensione al grottesco: si veda il già Presidente della Repubblica Francesco Cossiga che ha visto il suo matrimonio certificato dalla Sacra Rota come mai avvenuto dopo quarantasette anni e due figli.

Per ultimo, sullo sbattezzo. A parte che il battesimo anche senza cresima rende comunque incorporati da subito alla Chiesa cattolica e sudditi e sottomessi alle gerarchie ecclesiastiche (da qui il fondato sospetto di una incostituzionalità del pedobattesimo che dubitiamo però verrà mai dichiarata tal quale), per decisione dell’allora Garante della Privacy Stefano Rodotà la procedura di apostasia formale non comporta che “si viene tolti dai registri”.

Nei registri invece a margine del nostro atto di battesimo viene annotata la nostra volontà di non far più parte della Chiesa Cattolica, rendendo inutilizzabili i nostri dati e determinando la cessazione degli effetti civili del battesimo. Ma questa è un’altra storia…

La redazione

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2 commenti

Mixtec

“Sulle chiese che non appartengono alla Santa Sede sarebbero da segnalare lodevoli eccezioni di extraterritorialità, a cominciare dalle basiliche maggiori di Roma.”
Approfondiamo: appartengono alla Città del Vaticano?

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