Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.
La buona novella laica del mese di dicembre è la sentenza del Tribunale amministrativo regionale della Lombardia (Brescia, Sezione II) che conferma il diritto di scegliere di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica anche oltre i termini imposti dalla legge. Il Tar lombardo ha infatti annullato il diniego di un dirigente scolastico alla scelta di non avvalersi dell’IRC (anche se la chiama in maniera non corretta «esonero»). La Corte chiarisce infatti con la sentenza 1232 del 3 dicembre 2022 che «il termine normativo per la scelta di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica (all’atto di iscrizione) non può essere inteso come decadenziale» poiché in tal caso «risulterebbe eccessivamente sacrificato il diritto alla libertà di culto» sancito dalla Costituzione agli articoli 3 e 19, che «subirebbe una irragionevole compressione». Il tribunale aveva accolto un ricorso con l’ordinanza 772/2022 affermando che «la libertà di culto, il diritto allo studio e la libertà di insegnamento, sono principi che vanno tra loro bilanciati, non solo in astratto, ritenendo il termine per la scelta di cui si discorre non perentorio ma ordinatorio». La scuola era tenuta ad adottare un nuovo provvedimento, ma l’istituto non aveva ottemperato, portando quindi al pronunciamento definitivo della sentenza citata.
La Corte d’Appello di Firenze condanna a pesanti risarcimenti l’ex senatore leghista Simone Pillon per aver fatto allusioni diffamatorie nei confronti dell’associazione lgbt di Perugia Omphalos. Il politico era stato condannato in primo grado, poi assolto in appello nel 2021 ma il pronunciamento è stato impugnato da procura e Omphalos. Quindi la Cassazione ha annullato la sentenza, rimandando la palla in appello. Nel 2014 il politico integralista aveva fatto intendere che l’associazione cercasse di promuovere l’omosessualità e attirare giovani durante le assemblee studentesche in cui era invitata a parlare di bullismo e omofobia. Se il reato di diffamazione è stato prescritto, rimangono però la multa da 1.500 euro, il risarcimento di circa 30.000 euro e il rimborso delle spese legali. La Corte evidenzia un concetto importante: «istigare alla discriminazione è fuori dal diritto di critica».
La direttrice dell’Istituto “G. Veronesi” di Rovereto (TN) Laura Scalfi ha respinto le intimidazioni dei no-choice contro la carriera alias: «continueremo a dare risposte senza accettare diffide e senza cancellare regolamenti interni assunti dagli organi collegiali», ha chiarito. Di fronte all’invadenza confessionalista, non tutte le scuole cedono. Gli integralisti di Pro Vita hanno diffidato almeno 150 scuole per cancellare la possibilità della carriera alias per studenti e studentesse transgender. «Nel nostro istituto abbiamo affrontato il tema nel collegio docenti ottenendo l’approvazione del cv alias all’unanimità, e questo mi riempie d’orgoglio perché è la dimostrazione di come al di là delle convinzioni personali, se una scuola lavora per il benessere dei suoi studenti non ci sono steccati», ha aggiunto. Altro punto degno di nota che rimarca la direttrice è la responsabilità della scuola anche di fronte alla mancanza o all’ambiguità delle norme: «dell’inerzia dell’istituzione non possono pagarne il prezzo gli studenti».
Il Comune di Forlì, con una recente delibera, ha individuato la sede della futura sala laica per i commiati e stanziato 998 mila euro per questo progetto. Lo spazio sarà realizzato vicino all’attuale camera mortuaria a Vecchiazzano, all’interno dell’area del complesso ospedaliero Morgagni Pierantoni. Da anni le associazioni della zona, tra cui il circolo Uaar forlivese, si sono rivolte alle istituzioni per chiedere uno spazio adeguato per i funerali laici. I lavori dovrebbero iniziare nell’autunno del 2023. Pure al Sud ci sono delle novità: a Catanzaro apre la prima sala del commiato privata, in attesa che si muova anche il Comune.
Infine qualche buona novella laica dall’estero.
La Commissione europea ha proposto un regolamento per riconoscere come famiglie le coppie dello stesso sesso e i loro figli, in tutti gli stati membri dell’Ue. L’iniziativa è stata presentata dal commissario europeo alla Giustizia Didier Reynders per porre fine alle differenze tra diritti e doveri delle coppie lgbt nei vari paesi. «Vogliamo aiutare tutte le famiglie e i bambini in situazioni transfrontaliere: perché se si è genitori in un Paese, lo si è in tutti i Paesi», ha commentato su Twitter la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Negli Usa passa in via definitiva il disegno di legge per tutelare a livello federale le coppie lgbt sposate. Dopo il Senato, anche la Camera ha infatti approvato la norma, frutto di un compromesso tra democratici e repubblicani. I singoli stati Usa non saranno obbligati ad approvare una legge locale sul matrimonio gay ma, sulla scorta della sentenza della Corte suprema del 2013, dovranno consentire il riconoscimento dei diritti e dei doveri delle coppie omosessuali convolate a nozze negli altri stati.
La redazione