Sono tutte uguali le circolari del Ministero dell’Istruzione e del Merito che consentono al personale docente di assentarsi dal lavoro «in via straordinaria». Cambiano soltanto le date e le sedi, gli organizzatori, i destinatari, i temi. Basta comunque leggere quelle poche righe per sincerarsi che si tratta in larghissima parte di raduni cattolici, che siano corsi, seminari, convegni, congressi, perlopiù eucaristici.
Gli organizzatori sono: Azione cattolica, Centro di orientamento pastorale, Pontificio istituto biblico, Facoltà biblica, Fondazione Missio, Fraterna Domus dei volontari sociali cristiani, Comitato Koinè sul design liturgico, Movimento ecclesiale di impegno culturale, Rinnovamento dello spirito santo, Conferenza episcopale e uffici suoi per la cooperazione missionaria tra le chiese, per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, per l’educazione cattolica e liturgico nazionale, per la promozione del sostegno economico della chiesa cattolica, per l’insegnamento della religione cattolica, per la pastorale delle persone con disabilità. I patrocinatori sono arcidiocesi, confraternite e associazioni, specie di educatori, cattolici pure loro.
Destinatario è in genere il «personale docente di ogni ordine e grado». I temi sono evocati spesso per stucchevoli suggestioni: “Sulla stessa barca”; “Torniamo al gusto del pane, per una Chiesa eucaristica e sinodale”; “Settimana nazionale di studi sulla spiritualità coniugale e familiare”; “Il volto di una comunità che educa alla vita cristiana”; “Cantare la messa, per un rilancio della pastorale liturgico musicale”; “La strada e il villaggio, crocevia per camminare insieme”; “Dalla terza edizione del messale romano ai propri diocesani”; “In dialogo con la vita adulta sui passi del Vangelo”; “Missione e Visione, dentro il processo sinodale della Chiesa italiana”; “Catechista, testimone credibile”, “Cammino sinodale della Chiesa e ripresa dopo l’esperienza COVID”; “La fede nell’imprevedibile, pastorale giovanile”; “Fede e politica, un dialogo da ricominciare”; “L’accoglienza, dimensione fondamentale dell’essere umano e della terra”; “Il sostegno economico alla Chiesa nel cammino sinodale”; “Il ministero dell’assistente come scuola di fraternità”; “Tieni il tempo”; “Segni del tempo”; “La via della bellezza tra ecologia ed economia”; “E liberaci dal male! Percorsi di giustizia e riparazione in questo tempo”; “L’altra metà del mare”; “Sacerdoti liberati per servire secondo lo Spirito”.
Sono di questo genere oltre tre quarti delle proposte veicolate dalle circolari che per l’a.s. 2022/23 risultano caricate sul sito ministeriale al momento in cui scriviamo. Di esse una su tre è rivolta in esclusiva ai docenti di IRC. Relativamente poca cosa, se si considera che solo a tale insegnamento sarebbe coerente dedicare una formazione fideistica curata da apparati della Chiesa stessa (data la sua peculiare conformità alla dottrina cattolica, con tanto di programmi, testi e docenti plasmati e selezionati dalle diocesi).
Troppo in assoluto, invece, se si considera che si tratta di un quinto del totale. Mentre c’è solo una proposta per i «docenti di materie musicali», un’altra per «insegnanti tecnico pratici di cucina», ancora una per «insegnanti di discipline artistiche e di religione», due per «personale ispettivo, dirigente e docente», col resto rivolto a tutti. Viene così esaltato l’unico insegnamento confessionale, facoltativo e privo di voti.
Tra i titoli: “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto”; “Nel cammino sinodale, settimana di aggiornamento pastorale”; “Vi precede in Galilea, là lo vedrete”; “Cosa è mai l’uomo perché ti ricordi di lui?”.
Non è chiaro dove sia il limite. Nel febbraio del 2019, per esempio, dopo che alcuni organi di stampa avevano sollevato il caso, il Ministero rimosse dalla piattaforma Sofia, dedicata all’aggiornamento degli insegnanti, un “Corso sull’esorcismo e la preghiera di liberazione”, erogato dall’ateneo pontificio Regina Apostolorum della congregazione dei Legionari di Cristo, sostenendo che non fosse affatto dedicato agli insegnanti. Neppure a quelli di religione (ai quali con sollecitudine, ma non in via esclusiva, in un primo momento era parso essere caldeggiato).
Chissà se anche nelle nostre circolari sia sfuggita qualche svista. Esorcismo e preghiera ci vengono risparmiati, ricorrono messa e messale, cammino e camminare, spirito e spirituale, giovane e giovanile, il volto cristiano e la stessa barca, e tutto è eucaristico, pastorale, sinodale. C’è il “dialogo”, che con gli islamici è un “incontro”, mentre con gli ebrei occorre ancora “conoscerci meglio”.
Tutto lecito, beninteso. Viene giusto da chiedersi con quali giustificazioni l’amministrazione scolastica possa autorizzare il proprio personale a partecipare a tali eventi nei giorni di lavoro. Nulla del genere, tra l’altro, sembra concesso ad altre confessioni religiose, o a partiti politici, o ad associazioni che si occupino di difendere visioni del mondo e principi non cattolici.
Le circolari protestano che si è «avuto riguardo a quanto disposto» dalla normativa vigente, quasi a fugare con un formale ossequio il sospetto di averla invece aggirata di fatto senza troppi complimenti. Gli articoli di legge cui si rimanda, infatti, per «consentire ai docenti un’ulteriore possibilità di arricchimento e di crescita professionale», garantiscono «la partecipazione a iniziative di formazione», sia organizzate o patrocinate dal Ministero, e «frutto di collaborazioni disciplinate da protocolli di intesa o da altri atti», sia realizzate da università, istituzioni pubbliche, enti e associazioni di ricerca e formazione accreditati.
Ebbene, è evidente che gli eventi qui in oggetto non consentono alcuna crescita professionale a docenti di una scuola pubblica e laica, non provengono da atenei, istituzioni o altri soggetti ammessi a collaborare col Ministero. Almeno si spera.
Il punto è insomma che queste circolari sembrano esulare anche dai casi previsti dalla normativa. Beninteso, solo dopo che l’ufficio del personale docente ed educativo del dicastero ha «considerato il particolare interesse che l’argomento trattato riveste».
Una considerazione che è pure pubblicità gratuita: «Sarà cura degli Uffici Scolastici Regionali dare massima diffusione all’evento presso i rispettivi Ambiti Territoriali e dirigenze scolastiche». L’assai dubbio interesse non è tuttavia circostanziato in alcun modo e resta oscuro monopolio degli ispirati arcana imperii ministeriali.
Andrea Atzeni
È un’impressione solo mia o il mondo cattolico fa un po’… schifo!
Perché dici così? Cancella “un po'”.
Sono convinti di avere il diritto di fare quello che vogliono, che tutto sia loro dovuto, di poter tutelare prima di tutto i loro interessi, di poter fare propaganda ed invadere tutti gli spazi, coinvolgere tutti. Così politici e funzionari pubblici si occupano di tutelare prima di tutto i loro interessi religiosi e del gruppo, in modo clientelare. Se qualcun altro facesse lo stesso sarebbero i primi a protestare. D’altronde i loro stessi superiori dicono che l’evangelizzazione deve partire dalla politica e, quindi, ogni occasione è buona per autopromuoversi o aiutare gli amici e questo indipendentemente dal consenso perché se sei arrogantemente convinto di essere depositario della verità non puoi che promuoverla in ogni luogo e con ogni mezzo senza rispetto degli altri. Solo i cattolici “adulti” qualche remora se la pongono, non di certo i clericali.
Il problema è che non esiste una opposizione culturale alla diarrea degli interessi
espressi dal mondo affaristico-politico che si avvale dell’illusione religiosa.
Quando la stampa o la politica cattolicamente orientate si interessano di problemi
sociali, educativi, sanitari o di qualsivoglia altro argomento, si noterà che immancabilmente
tutto si risolve fondamentalmente nell’aspetto finanziario: mettere le mani sul business
sottostante o inventarne di nuovi.
Per restare nel tema ricordo che in qualche scuola è prevista anche per gli studenti la possibilità di derogare “per motivi religiosi” al numero minimo di presenze necessario per la validità dell’anno scolastico. Il tutto alla faccia della proclamata serietà degli studi. Leggendo che ora anche ai docenti è permesso marinare la scuola con lo stesso pretesto mi vengono in mente i versi finali di una satira dell’Alfieri: “Educandi, educati, educatori/armonizzando in sì perfetta guisa,/tai ne usciam poscia Italici Signori/Frigio-Vandala stirpe, irta e derisa” (“L’Educazione”)
“Per restare nel tema ricordo che in qualche scuola è prevista anche per gli studenti la possibilità di derogare “per motivi religiosi” al numero minimo di presenze necessario per la validità dell’anno scolastico.”
Se uno studente è ebreo ligio all’osservanza del Sabato è ovvio che non può frequentare la scuola il sabato. Ma adesso in molte scuole si usa far lezione da lunedì a venerdì. Eventuali lamentele, per una giustificata discriminazione, possono venire da barbieri (per i quali è festivo il lunedì) e musulmani (idem per il venerdì).
Per quanto mi ricordi, mi pare che il Ministero della Pubblica Istruzione sia sempre stato gestito da Democristiani o loro stretti alleati od ottimi clericali, e per quanto riguarda le attività culturali non mi sembra che il fronte ateo si sia mai fatto avanti.
Quanti sono i professori di scuola o università che aderiscono all’UAAR?
@Mixtec
Ricordo che quando ero alle medie avevo un paio di compagni ebrei, che al sabato venivano regolarmente a scuola, salvo svolgere eventuali verifiche in altri giorni concordati con gli insegnanti. Alle superiori e all’università non ho mai avuto conoscenza diretta di situazioni del genere, pur trattando con studenti di religioni diverse.
Ciò premesso, faccio presente che una cosa è giustificare l’assenza (al giorno d’oggi qualunque giustificazione è accettata, dai motivi sportivi ai motivi di famiglia intesi come settimana bianca con i genitori), altro permettere di superare il tetto massimo di assenze concesse ai fini della validità dell’anno scolastico: quest’ultima possibilità dovrebbe essere riservata solo a casi particolarmente gravi, in pratica a seri motivi di salute, altrimente, se ogni giustificazione è buona, tanto vale eliminare l’obbligo di un numero minimo di presenze. Ma, si sa, per politici, dirigenti scolastici e docenti opportunisti, famiglia, religione e sport sono molto più importanti dell’istruzione.