Maternità surrogata: è laicamente possibile?

In questi giorni infuriano le polemiche sulle trascrizioni anagrafiche per i figli delle famiglie lgbt e diversi esponenti della maggioranza hanno manifestato la loro forte opposizione alle adozioni gay, in particolare scagliandosi contro l’“utero in affitto”. La gestazione per altri è una questione complessa che divide il mondo laico, anche se ci sono buone ragioni per affrontarla in maniera, appunto, laica. Come ha fatto l’avvocato Alessandro Cirelli sul numero 6/2021 della rivista Nessun Dogma. Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.


“Utero in affitto”, “maternità surrogata”, “gestazione per altri”: tre locuzioni che identificano la medesima modalità di procreazione medicalmente assistita. Con la gestazione per altri (d’ora in poi Gpa) una donna porta avanti una gravidanza per conto di una o più persone, che diverranno i genitori legali del nascituro, mentre ella non conserverà alcun legame giuridico con quest’ultimo. Facciamo un esempio concreto per chiarire meglio.

Marito e moglie producono gameti fertili ma lei è affetta da una patologia che non le consente di portare a termine una gravidanza (sono noti anche casi di donne che nascono senza utero, oppure che per incidenti o patologie lo devono asportare). Si rivolgono allora a un’altra donna che acconsente all’impianto nel proprio utero dello zigote (l’unione dei gameti fecondati artificialmente).

Tramite un contratto, si precisano gli obblighi delle parti, e si stabilisce che al termine della gravidanza il nascituro sarà figlio in via esclusiva dei genitori committenti. Se per portare a termine la gravidanza la donna richiede un compenso allora si tratta di una cosiddetta maternità surrogata commerciale, se invece la pratica è gratuita (salvo il rimborso delle spese sostenute) trattasi di una maternità surrogata altruistica.

Com’è noto, nel nostro paese la Gpa è vietata, e pertanto il relativo contratto è nullo. La legge 40 del 2004 all’art. 12 comma 6 sanziona penalmente tale pratica, e lo fa in maniera draconiana: chiunque, in qualunque modo, la realizzi, organizzi o pubblicizzi è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro.

Molte le osservazioni di carattere penalistico che potrebbero essere fatte su tale reato, ad esempio sulla sproporzione della pena o sulla mancata differenziazione delle condotte. Tantissime le problematiche giuridiche che tale pratica ha sollevato nel dibattito dottrinale e giurisprudenziale, oggi soprattutto correlate al cosiddetto turismo riproduttivo, e cioè quel fenomeno che vede ogni anno centinaia di coppie (in prevalenza eterosessuali, ma anche omosessuali) fare viaggi all’estero, verso quei paesi ove le pratiche di surrogazione di maternità sono consentite, ritornando poi in Italia con figli nati tramite quelle pratiche qui vietate.

Nemmeno possono essere taciute le numerose e delicatissime tematiche (bio)etiche che la Gpa apre. Si pensi solo all’accusa di mercificazione del corpo della donna, usata come un’incubatrice, pagata al fine di ottenere un figlio, come se quest’ultimo fosse un oggetto.

Quel che più ci interessa è comprendere se nel nostro paese, nel nostro ordinamento giuridico, la Gpa sarebbe accettabile da un punto di vista laico e quindi se vi possono essere spazi per una riforma della Legge 40/2004, che renda lecita e disciplini tale pratica.

Anzitutto uno sguardo al di là del nostro naso. A livello internazionale, potremmo dire che vi sono tre diversi modi di approcciare la quaestio concernente la maternità surrogata:

1. Vietarla penalmente. Hanno preso questa strada, ad esempio, Francia, Germania, Italia, Spagna, Austria, Quebec, Malta, Norvegia, Cina (escluso Hong Kong), Turchia e Svizzera;

2. Tollerare la maternità surrogata altruistica, pur non prevedendo, in tutto o in parte, una regolamentazione specifica. Così ad esempio in Belgio, Danimarca, Ungheria, Svezia, Finlandia, Polonia, Lussemburgo, Irlanda, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Giappone e India;

3. Considerarla esplicitamente lecita con una legge, che specificamente e rigorosamente la disciplina, prevedendo limiti e presupposti tassativamente determinati, o consentirla a seguito del vaglio di un giudice. Ad esempio: Regno Unito, Brasile, Portogallo, Argentina, Thailandia, Australia, Sudafrica (commerciale), Grecia, Israele (commerciale), Russia (commerciale), Bielorussia, Stati Uniti (in qualche stato commerciale, in altri vietata), Canada, Georgia (commerciale), e Ucraina (commerciale).

Si può notare che nella quasi totalità dei paesi in cui tale pratica riproduttiva è consentita, il presupposto imprescindibile della liceità è dato dal fatto che sia perseguita la finalità altruistica, nel rispetto del principio di gratuità del dono, dunque in totale assenza di una retribuzione per la donna che porta avanti la gravidanza.

Molte possono essere le differenze anche fra paesi che consentono la pratica. In molti paesi, ad esempio, è vietato agli stranieri usufruire della maternità surrogata (ad esempio il Regno Unito richiede che entrambi i genitori committenti siano residenti in Uk), mentre in altri non è possibile che i genitori richiedenti siano single o omosessuali (ad esempio l’Ucraina permette la Gpa solo a coppie eterosessuali sposate), oppure ancora non è possibile che la madre surrogata doni anche l’ovulo (a Hong Kong, per fare un esempio, si richiede che ovulo e spermatozoo siano della coppia richiedente).

Come si può notare, seppur con una moltitudine di regolamentazioni giuridiche diverse, è certamente possibile un’alternativa al nostro vietare sic et simpliciter. Se il civilissimo Canada e la sempre all’avanguardia California consentono la maternità surrogata, perché qui da noi la regolamentazione e legalizzazione della Gpa non tocca neanche minimamente il dibattito pubblico e anzi semmai si avanzano ipotesi di rendere perseguibili penalmente anche coloro che si recano dove è legale? Eppure non si tratta di una pratica sconosciuta e lontana da noi.

Ci sono noti casi di persone e famiglie felici grazie alla Gpa, e se non personalmente, li conosciamo per via indiretta. Tra coloro che hanno usufruito della pratica possiamo ricordare attori come Robert De Niro, Matt Bomer, Nicole Kidman, Sarah Jessica Parker, Ellen Pompeo, oppure cantanti come Miguel Bosé, Ricky Martin, Elton John oppure ancora calciatori come Cristiano Ronaldo o coppie famose come Kim Kardashian e Kanye West.

Ovviamente le religioni si oppongono a qualunque tentativo di legalizzazione della Gpa. Mettendoci per un attimo (solo uno, promesso) nei panni di un religioso possiamo comprendere facilmente le ragioni che portano a nutrire una netta contrarietà alla Gpa: «la vita deriva solo da Dio, tramite la naturalità del concepimento fra un uomo e una donna uniti in matrimonio».

L’ostilità degli ambienti religiosi alla Gpa, per quanto comprensibile, in realtà dovrebbe fare i conti con il fatto che la moderna Gpa non è altro che una forma migliorata di quanto accadeva in passato: uomini che non riuscivano ad avere figli con le proprie mogli, quando non le facevano decapitare (si ricordi Enrico VIII), spesso riuscivano nel loro intento di avere discendenti (maschi) fecondando altre donne, spesso schiave serventi la famiglia, cui poi veniva subito dopo il parto strappato il neonato, col quale avevano ovviamente un legame genetico.

Anche nella Bibbia si narrano simili episodi: Abramo che non riesce ad avere figli dalla moglie Sarai, finisce per fecondare, in accordo con quest’ultima, la di lei serva Agar (Genesi 16: 1-16), e lo stesso fece Giacobbe con la serva Bilhah, d’accordo con la moglie Rachele (Genesi 30: 1-24). Peraltro, volendo credere alla fantasiosa versione cristiana del concepimento di Gesù di Nazareth, sembrerebbe trattarsi di una Gpa ante litteram.

Eppure la chiesa cattolica, nel documento chiamato Donum Vitae (1987) denuncia che «la maternità surrogata rappresenta un obiettivo fallimento nell’adempiere agli obblighi dell’amore materno, della fedeltà coniugale e della maternità responsabile; offende la dignità e il diritto del bambino a essere concepito, portato nell’utero, portato nel mondo e cresciuto dai suoi stessi genitori; stabilisce, a scapito delle famiglie, una divisione tra gli elementi fisici, psicologici e morali che costituiscono quelle famiglie».

Religioni a parte, dobbiamo impostare la nostra riflessione a partire da alcuni argomenti assai utilizzati per vietare la Gpa.

Molti dicono che sia contro natura, che trattasi di una pratica che «sovverte l’ordine naturale» (oltre che il principio mater semper certa est, codificato nel nostro codice civile all’art. 269 che prescrive che la madre è sempre la partoriente).

Ma cosa c’è di più naturale del desiderio di riprodursi, della volontà di avere un figlio cui poter tramandare il proprio codice genetico, dell’aspirazione ad avere una propria naturale discendenza? E se la tecnica oggi, in modo migliore rispetto al passato, consente di attuare il proprio desiderio di riprodursi anche a quelle coppie che da sole non riescono, perché si grida alla pratica contro natura? Solo perché ci sono medici, donatori esterni di gameti e procedure scientifiche, non significa che si tratti di una pratica demoniaca e dalla quale stare lontani.

Molto spesso si sente dire – e lo abbiamo letto anche poc’anzi nel documento della Congregazione per la dottrina della fede – che la vita del nascituro viene con l’utero in affitto commercializzata, che il bambino diventa una res e può avere per tutta la vita ripercussioni psicologiche del distacco dalla madre surrogata.

Ora, partiamo dalla semplice considerazione che senza Gpa molti bambini nel mondo non nascerebbero proprio. Compresa bene l’alternativa, che già potrebbe escludere qualunque tipo di dibattito sulla salute psicologica del nascituro, dobbiamo osservare che molti studi sono già stati condotti sia sui figli nati da Gpa sia sulle madri surrogate, sia sulle famiglie, e si è potuta verificare l’assenza di danni psicologici o di altro tipo.

Non possiamo non rilevare che un bambino nato da Gpa è assai atteso, voluto strenuamente dai propri genitori, che quindi saranno indubbiamente preparati, anche economicamente, a soddisfare tutte le necessità del figlio. Quanti sono nel mondo invece i figli nati per caso, per disattenzione, per rottura del preservativo, o peggio per violenze sessuali, in ambienti insalubri, con genitori adolescenti impreparati (sempre che si facciano vivi entrambi) e in povertà?

Quanti sono i figli nel mondo che nascono e vivono privi dell’amore dei genitori e privi dei mezzi idonei per vivere? Certo, un bambino non è un oggetto e non può essere commercializzato. Tanto è vero che nella quasi totalità dei paesi in cui la Gpa è consentita, lo si evidenziava poco sopra, è ammessa solo la forma altruistica nella quale una donna decide di aiutare, gratuitamente e per spirito di solidarietà, una o più persone ad avere un figlio sopportando le fatiche della gravidanza.

Molte critiche alla Gpa hanno a che vedere con il trattamento riservato alla madre surrogata, ritenendo che la pratica sia un’intollerabile offesa alla dignità della donna. Sostiene ciò, ad esempio, la nostra Corte costituzionale (Sentenza n. 272 del 2017) che, come abbiamo scritto nel precedente numero di questa rivista, purtroppo su questi temi appare particolarmente bigotta.

Tale critica forse è fondata per la Gpa commerciale ma certamente non per quella altruistica. In quale modo si offende la dignità di una donna che, in modo gratuito e per spirito di solidarietà decide, in via del tutto autonoma e libera, di aiutare altri a procreare? A parere di chi scrive, una donna che si presta a fare da madre surrogata in modo libero e gratuito sta compiendo un enorme gesto d’amore, un gesto che dona la vita e che allo stesso tempo è il prodotto della sua libertà di autodeterminarsi.

La donna è soggetto e non oggetto. Come hanno scritto i giudici californiani quasi trent’anni fa, per una donna libera il divieto di portare avanti una gravidanza per un’altra donna rappresenta il «retaggio di quella impostazione giuridica e culturale che per secoli ha impedito alle donne di esercitare gli stessi diritti economici e di assumere gli stessi status degli uomini» (Corte suprema della California, Johnson v. Calvert, 20/5/1993).

Si utilizza invece l’arma (indefinita) della dignità allo scopo di limitare l’autodeterminazione delle donne, quando al contrario la dignità può esistere solo se vi è libertà di autodeterminazione.

Proprio per tali ragioni – assolutamente non retoriche – non si riescono a cogliere danni sociali dalla legalizzazione della Gpa, e nemmeno si comprende il denunciato rischio per i rapporti umani.

In uno stato laico non dovrebbero esserci etiche di stato che negano libertà alle donne, per salvaguardarle da loro stesse, dalle loro scelte, tutelandone – non si sa come – la dignità. Compito dello stato laico è fare in modo che vi siano scelte autenticamente libere e prive di condizionamenti e non sindacare decisioni private sulla base di un preteso ordine naturale. «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana (…)» (art. 3 comma 2 della Costituzione).

Venendo a concludere, con il divieto di Gpa oggi non si fa altro che mettere la testa sotto la sabbia, fingendo che il tema non esista. Di peggio potrebbe fare solo la già accennata e paventata ipotesi di riforma, a prima firma Giorgia Meloni, che vorrebbe rendere la Gpa reato universale, giudicando così anche le scelte diverse compiute da altri paesi col falso scopo di tutelare “tutte le donne del mondo” (dichiarando in pratica che paesi come Canada, Regno Unito e California non tutelano le proprie donne…).

Ragionevolmente, da una regolamentazione oggi non si può sfuggire. È impensabile continuare con un divieto ipocrita, che finge di non vedere che il fenomeno della surrogacy è ormai inarrestabile, internazionale e assai diffuso. Peraltro, grazie al divieto, si sta consentendo di accedere alla Gpa solo a coloro che possono sopportarne gli alti costi nei vari paesi del mondo (ad esempio la California).

Certo, una regolamentazione dettagliata di ogni aspetto della Gpa è necessaria per evitare ogni intuibile possibilità di abuso e sfruttamento delle donne. I pericoli di abusi tuttavia si affrontano scrivendo buone leggi, impegnandosi a trovare le migliori soluzioni a tutela dei diritti di tutti i soggetti coinvolti, e non ponendo un divieto assoluto che poi nei fatti viene aggirato.

È un dovere per uno stato che si definisce laico smettere di abbracciare una particolare etica, una determinata visione del mondo, e regolamentare la pratica della Gpa. Non è più possibile attendere.

Alessandro Cirelli


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24 commenti

laverdure

Una curiosita : ricordate il caso di quella signora francese,gia madre di due bambini, che si offri di “fare” un figlio per la sorella gemella che non poteva averne,sfruttando la fecondazione artificiale e il “materiale genetico” del marito di quest’ultima ?
La cosa,sembra,funziono’ perfettamente.
In Italia la legge lo permetterebbe ?Vale a dire offrire in adozione alla propria sorella un bambino partorito personalmente ?

Mixtec

Secondo quanto riportato da Cirelli:
“Com’è noto, nel nostro paese la Gpa è vietata, e pertanto il relativo contratto è nullo. La legge 40 del 2004 all’art. 12 comma 6 sanziona penalmente tale pratica, e lo fa in maniera draconiana: chiunque, in qualunque modo, la realizzi, organizzi o pubblicizzi è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro.”
la risposta sembrerebbe no, ma non si può mai sapere …
Nel caso delle sorelle francesi potrebbe essere importante l’essere loro monozigotiche o dizigotiche: nel primo caso infatti gli ovuli prodotti dall’una o dall’altra conterrebbero esattamente la metà del loro patrimonio genetico; in altre parole, qualunque gamete prodotto da una sarebbe potuto essere prodotto dall’altra.
Nel caso in questione forse il padre potrebbe riconoscere il figlio come proprio e quindi adottarlo, e la moglie acconsentire a diventare a sua volta madre adottiva. O no?

laverdure

Parliamoci chiaro : la maternita “surrogata altruistica” e’ possibile senz’altro,come nel caso delle due gemelle francesi citate,ma restera sempre una minoranza.
Anche nei paesi che la legalizzano o la legalizzeranno la maggior parte dei casi restera di fatto un accordo “commerciale ” sottobanco.
Ci sara l’innegabile lato positivo che le delicate operazioni di fecondazione potranno avvenire legalmente alla luce del sole in cliniche perfettamente attrezzate,evitando inutili rischi.
E il controllo delle autorita sara importante nel caso di complicazioni,come potrebbe benissimo avvenire nel caso non impossibile. che una donna finisse alla fine col non riuscire a rinunciare ad un figlio da lei partorito.

Mixtec

Nell’articolo si può leggere che in Israele la Gpa è lecita. C’è una lunga tradizione a proposito, e Cirelli cita Abramo e Giacobbe.
In questi casi, se è vero il fatto che Abramo e Giacobbe ebbero figli da Agar (presentata come schiava egiziana di Sarai) e da Bilah, serva di Rachele, è però errata la presentazione dal punto di vista del diritto (e del racconto): chi vuole il figlio dalla serva non è infatti il marito, ma la moglie. Infatti, è Rachele che invita (per usare un eufemismo) Giacobbe ad accoppiarsi con Bilah, almeno fin a quando non la mette incinta, perché quest’ultima partorisca sulle ginocchia della padrona, ed a quel punto il neonato venga considerato come “partorito” dalla padrona.
Inoltre anche Lia, che era stata madre, ma voleva esserlo anche senza gravidanza propria, fece accoppiare Giacobbe con una schiava sua, cui fece fare un altro paio di figli maschi (quante figlie ebbe Giacobbe non è dato sapere, perché la Genesi ne nomina solo una, ma per un episodio particolare).
Quanto al fatto che Agar fosse schiava di Sarai, sono sicuro che non lo fosse: solo un ignorante di storia può credere che una appartenente al popolo che dominava la Terra di Canaan, l’egiziano, potesse essere schiava di una appartenente al popolo dominato.
Agar era libera di andare dove voleva e Ismaele, era suo figlio anche legalmente, ed aveva lo stesso rango di Isacco, e superiore agli altri figli di Abramo, come si vede nelle esequie di quest’ultimo.

laverdure

@Mixtec
Gia che ci siamo,tanto vale accennare alle figlie di Lot,che in mancanza di uomini validi nei paraggi ubriacano il padre per farsi “fecondare” da lui.
(Ignorando apparentemente le probabili conseguenze negative sulla prole derivanti da un simile accoppiamento,che erano ben note anche allora).
Chissa quale sara la morale di quel passo della Bibbia ?
Ma in Israele oggi l’incesto e’ sicuramente vietato.

Mixtec

“Ignorando apparentemente le probabili conseguenze negative sulla prole derivanti da un simile accoppiamento, che erano ben note anche allora”
Non credo che nella metà del secondo millennio aC si sapesse che le femmine umane producessero uova, si riteneva che fossero solo il “terreno” in cui poteva germogliare il “seme” maschile.
Inoltre, gli usi descritti, sono quelli dell’Alta Mesopotamia, e Abramo (“nobile riguardo al padre”) e Sara (“principessa”) erano figli dello stesso padre. Le figlie di Lot ritenevano non che non ci fossero più uomini, ma che non ci fossero più uomini del loro rango. Non ebbero bisogno di ubriacare il padre, questo lo aggiunse il redattore biblico posteriore che di queste vicende dinastiche sapeva poco. Il padre e le figlie erano semplicemente consci di quel che facevano: dovevano generare dei principi. E infatti generarono i capostipiti delle case reali di Moab e Ammon.
Anche in Egitto si usava lo stesso stile generativo.
Il tabù dell’incesto non ebbe origine per paura di conseguenze genetiche, basta consultare l’opera di Levi-Strauss.

laverdure

@Mixtec
Non credo che occorrano conoscenze genetiche per accorgersi che la prole e’ affetta da gravi tare fisiche e mentali,e che la cosa fosse frequente in caso di accoppiamenti di consanguinei direi sia abbastanza evidente da essere notata,alla lunga, anche dai popoli piu’ primitivi.
E questo mi sembra un motivo sufficente per un tabu.
Per inciso,cosa affermava Levi-Strauss in proposito ?

Mixtec

Caro laverdure,
ancora nel XVII in Francia si ignoravano i pericoli dei matrimoni fra consanguinei, e Luigi XIV si sposò con la cuginetta infanta di Spagna (erano figli rispettivamente di sorella, Anna d’Asburgo, regina di Francia, e fratello, Filippo IV d’Asburgo, re di Spagna): effettivamente tutti i figli maschi morirono prima del padre (e anche i nipoti prima del nonno).
Per Levi-Strauss, succintamente, il tabù dell’incesto si affermò perché faceva sì che i maschi si scambiassero le sorelle, diventando cognati cooperativi. Per dimostrarlo ha scritto centinaia di pagine, che non possono essere qui riassunte.

laverdure

@Mixtec
E allora come mai il tabu’ dell’incesto e’ largamente diffuso nel mondo da molti secoli ?
Possibile,ripeto,che nessuno notasse la percentuale di deformi e deficenti che ne derivava,senza bisogno di cognizioni scientifiche ?
Specialmente quando i figli si facevano a frotte ovunque ?

laverdure

@Mixtec
Forse non sei molto chiaro: se due “maschi” senza legami di parentela sposano ciacuno la sorella dell’altro,dove sarebbe l’incesto ?
E’ questo che intendevi per “scambiarsi “le sorelle ?

GBK

Non vedo perché non dovrebbe essere possibile. Tanti paesi hanno legiferato e aperto alle maternità surrogate.
Gli unici accorgimenti dovrebbero essere sul vincolo di non abbandonare il neonato, anche se i genitori dovessero cambiare idea. Poi naturalmente le donne che si offrono volontarie devono scwgliere liberamnte, non devono essere costrette dal marito o altri. La costrizione economica è invece ovvia, altrimenti molti tipi di lavoro non li svolgerebbe nessuno. Per alcune, una gravidanza potrebbe essere una soluzione migliore di altre e lo stato non si deve intromettere.

laverdure

@GBK
Penso che si debba “intromettere” almeno pretendendo una accurata visita medico
ginecologica per accertare che la donna sia in grado di portare a termine una gravidanza senza rischi evidenti.
E anche senza fattori che possano ripercuotersi negativamente sul feto,come uso di droghe o alcolismo.

RobertoV

Visto che la gestazione per altri, sia altruistica che commerciale, esiste ormai in vari paesi civili ed evoluti anche da parecchi decenni (in Gran Bretagna dal 1985 e negli USA dove è commerciale più o meno altrettanto) si può vedere cosa è successo e le problematiche sollevate che hanno comportato anche delle evoluzioni delle leggi proprio per limitare i rischi di abuso (come si fa con qualunque legge: se si dovessero abolire le leggi perchè vi sono degli abusi credo che si bloccherebbe quasi tutto).
Così si nota che alla fine resta un problema numericamente di nicchia che riguarda al massimo circa un bambino su mille nati, non certo il problema epocale che viene sollevato dai detrattori. Stime per l’Italia indicano in circa 250 le coppie che vi farebbero ricorso, cifre ben lontane dai numeri dei bambini vittime di pedofilia che solo in Italia sarebbero parecchie migliaia all’anno: chi ha fatto questi paragoni a sproposito e strumentali probabilmente voleva sminuire questo tipo di reato o pensava di utilizzare un classico spauracchio “ad hitlerum” in mancanza di argomenti più sostanziali, così come fecero per la legge 40. E mentre nel caso dei bambini vittime di pedofilia sono noti i traumi per le vittime, non sono invece attestati traumi per i bambini ottenuti con tali tecniche procreative. Ed inoltre dai dati si evince che almeno nel 70-80 % dei casi, ma anche di più visto che in certi paesi è consentita solo per coppie etero, riguarda proprio le coppie etero, cioè una mamma ed un papà sono garantiti e nel caso di coppie omogenitoriali riguarda quasi esclusivamente solo coppie di uomini, non di donne. Quindi tirare in ballo la gestazione per altri per non riconoscere diritti in generale alle coppie gay ed i loro figli è solo un pretesto di partiti omofobi, esattamente come avevano fatto per le unioni civili o i crimini d’odio.
E trovo curioso che questi oppositori trovino invece normale pagare una donna indigente per portare a termine una gravidanza non voluta e dare poi in adozione il figlio così ottenuto. Non è questo un mercificare una donna? Se è lo stato a pagare va tutto bene perchè il corpo della donna è dello stato? Non hanno pensato che una donna indigente potrebbe trovare conveniente farsi mettere incinta e poi ricevere un compenso per portare a termine la gravidanza per poi liberarsi del bambino con l’adozione?

Manlio Padovan

Certamente il “crescete e moltiplicatevi” è invito criminale in quanto non tiene conto della situazione oggettiva, della responsabilità. Ma la negazione della ragione è il compito della religione.
Se è vero che: “La capacità di educare i figli è molto meno diffusa di quella necessaria per metterli al mondo. Su cento madri, una o due soltanto sono capaci di essere delle buone educatrici. L’avvenire è della educazione sociale”, ( L’ABC del comunismo di Bucharin e Preobrazenskij pubblicato in URSS nel 1919) e di certo la cosa riguarda anche i padri troppo spesso inadeguati come le madri, ne deriva che la maternità non può non sottostare a leggi di natura che ne dettano la piena attitudine. Cioè: pare ovvio che una donna che non possa partorire dovrebbe prendere atto che, forse, difficilmente avrà il senso della maternità: a parte la funzione strettamente fisica della riproduzione. A maggior ragione la cosa vale per il maschio.
Certo: è indubbiamente vero che la decisione finale spetta alla donna, come per l’aborto, e solo alla donna.
Mi chiedo sempre di più se alla ricca ed illuministica cultura occidentale, che ha a paradigma della sua esistenza l’ossessione per il diritto di proprietà privata come base della società e fondamento della forma di dominazione, non manchino le occasioni per discutere filosoficamente prima di prendere decisioni importanti. La filosofia, se non erro, dovrebbe essere il metodo per affrontare le questioni in senso generale prima di affidarle alla tecnica.
Ovviamente quanto ho scritto non intende negare ai bambini i loro diritti.
Ma bisognerebbe anche tenere conto del fatto che l’Illuminismo non fu una autonoma ed originale invenzione europea, pur costituendo il nostro orgoglio. Esso nacque dalla sollecitudine al rifiuto del potere arbitrario unito all’invito al dibattito politico aperto e inclusivo nonché all’esempio della argomentazione ragionata, che ricevemmo dai popoli nativi americani (All’alba di tutto/ Una nuova storia dell’umanità D. Graeber e D. Wengrow)

Diocleziano

«…La filosofia, se non erro, dovrebbe essere il metodo per affrontare
le questioni in senso generale prima di affidarle alla tecnica…»

Ma anche evitando il pensiero magico e l’obnubilamento portato della fede.

Sogno un tempo felice in cui non ci sia un prete a condizionare la mente dei giovani,
ma un filosofo che la apra verso l’intelligenza.

Gigi

@Diocleziano
Non sono un esperto, ma la corrente postmodernista che è molto radicata nelle università occidentali, ha proprio come principale obiettivo di eradicare l’eredità dell’illuminismo, e riabilitare le religioni non cristiane. Addirittura l’illuminismo viene considerato responsabile del riscaldamento globale.

Diocleziano

Gigi,
nel postmodernismo confluiscono tutti i massimi e i minimi sistemi per cui è praticamente impossibile parlarne con cognizione di causa, a meno di essere uno di quei tuttologi da contenitore televisivo. Siamo ancora impantanati nelle paludi della teologia – pare che recentemente sia morto il più grande rappresentante della categoria… – che precede di un paio di millenni l’illuminismo e qualcuno pensa di spazzarlo via senza prima fare un bel repulisti? L’illuminismo sta alla teologia e alle religioni rivelate come l’astronomia sta all’astrologia.

Gigi

Diocleziano,
Ok, ma allora come chiameresti questo movimento nelle scienze sociali occidentali, ascoltato e promosso dai cosidetti “progressisti” o “sinistre radicali” che ha come principale nemico l’illuminismo e la secolarizzazione considerata addirittura come responsabile del riscaldamento globale? Mi rendo conto che sto andando fuori argomento ma visto che è stato citato l’illuminismo…

RobertoV

Ma poichè nessuno conosce il futuro come si può discutere di problemi prima di affidarli alla tecnica se non si sa che cosa sia possibile e quale sarà l’evoluzione? E’, se mai, l’evoluzione tecnologica che ci pone davanti a delle discussioni filosofiche, discussioni filosofiche che, però, dovrebbero essere ben informate e analizzate, scientifiche e razionali, mentre io vedo spesso discussioni senza conoscenza del problema ed agitando spauracchi ideologici e pregiudizi. Certe discussioni di oggi mi ricordano quelle di 20 anni fa sulla procreazione assistita e legge 40, quando regolarmente venivano tirate in ballo l’eugenetica, il nazismo, lo sfruttamento e tanto altro in modo pretestuosamente ideologico, tanto è vero che poi quella legge fu ampiamente modificata e molti dei detrattori di allora oggi non farebbero le stesse crociate o i loro spauracchi non si sono avverati. E proprio perchè non conosciamo il futuro non sappiamo come si evolveranno certe tecniche e come verranno utilizzate, oltre al fatto che anche la nostra cultura e visione filosofica è in continua evoluzione e ciò che in un certo momento ritenevamo inaccettabile diventa poi normale, o magari è normale in altre culture, cioè potremmo proibire certe cose nei nostri paesi, ma poi i divieti verranno aggirati in altri perchè non viviamo in sistemi isolati.
Proprio in questi giorni leggevo del duro scontro tra la chiesa cattolica tedesca che ha deciso di benedire i matrimoni omosessuali mentre i vertici del Vaticano ed alcuni teologi cattolici definiscono la cosa un abominio, che i vescovi tedeschi vanno puniti e facevano paragoni col riconoscimento del nazismo. Discussioni filosofiche con questi ?

Manlio Padovan

“Ma poichè nessuno conosce il futuro come si può discutere di problemi prima di affidarli alla tecnica se non si sa che cosa sia possibile e quale sarà l’evoluzione?”

Se ti riferisci a me hai sbagliato.
Io ho scritto: …”prima di affidarle alla tecnica”; il che significa che la tecnica c’è già e dobbiamo esaminare il problema filosoficamente prima di risolverlo con la tecnica che abbiamo a disposizione.

Manlio Padovan

A Diocleziano.
Grazie per avere completato il mio pensiero.
Non ho studiato filosofia e il pensiero è il frutto di 87 anni di vita.

Diocleziano

Manlio Padovan,
nemmeno io ho studiato filosofia … considerando la tua veneranda età io sono solo il bimbo
che sale sulle spalle del babbo per vedere un po’ più lontano… umilmente. 😛

Gigi

Buongiorno,
Sono d’accordo sul fatto che la GPA altruistica debba essere autorizzata e che le persone che vanno all’estero per accedere a quella commerciale non debbano essere punite e tanto meno i figli nati da questa pratica. Ma non capisco perché il divieto attuale di praticarla in italia sia ipocrita e sia urgente eliminarlo. Sarebbe ipocrita se ci fosse un mercato nero parallelo nel paese e l’argomento “si fa all’estero” non lo trovo pertinente. A questo punto dovremmo commercializzare tutto quello che attiene alla procreazione assistita come succede in altri paesi esteri. Mi sembra uno dei fondamenti della democrazia che la maggioranza possa decidere che una pratica non essenziale per l’esercizio dei diritti umani possa essere vietata nel territorio nazionale. E lo dico da persona non convinta dalla necessità di questo divieto. L’argomento poi che il divieto rende la Gpa commerciale accessibile solo a coloro che possono sopportarne gli alti costi nei vari paesi del mondo mi sembra debole perché anche autorizzandola in Italia resterebbe una pratica costosa e un privilegio. I paesi che hanno autorizzato quella altruistica inoltre non hanno eradicato il fenomeno delle GPA all’estero. Non dimentichiamo che ci sono paesi più avanti dell’Italia sui diritti civili che vietano la GPA in parte a causa dell’opposizione di una corrente importante del movimento femminista che a torto o a ragione pensa non abbia senso parlare di autodeterminazione della donna quando sono quasi sempre, secondo loro, le donne di una classe sociale inferiore che si propongono per soddisfare i bisogni di coppie di classi sociali superiori. Insomma in conclusione sono io stesso alla ricerca di argomenti un po’ più solidi per poter difendere la GPA commerciale.

GBK

Sono sostanzialmente d’accordo. Non è proprio una cosa edificante e teoricamente sarebbe meglio utilizzare degli uteri artificiali, quando saranno disponibili, invece di usare una persona, come per tanti altri lavori. Ma vietare le cose per il “bene” di persone adulte e volontarie si chiama paternalismo o maternalismo, volendo. Il paternalismo è sbagliato.

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