Verona vive bene senza D e celebra la fine della censura

Sono 10 i manifesti di sei metri per tre della campagna dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) “Viviamo bene senza D” che in questi giorni si possono vedere per le vie di Verona. A febbraio 2023 infatti la seconda sezione della Corte d’Appello di Roma ha pesantemente condannato il Comune di Verona per aver censurato i manifesti: il “risarcimento dissuasivo” a favore dell’Uaar ammonta a 50 mila euro, a cui aggiungere il rimborso delle spese legali per oltre 30 mila euro, la pubblicazione della sentenza sul Corriere della Sera e il rilancio senza ulteriori oneri della campagna.

Intervenuto nel corso della conferenza stampa che si è tenuta oggi venerdì 5 maggio alle 17,30 presso la sala civica San Giacomo in piazzale Ludovico Antonio Scuro, il segretario nazionale dell’Uaar Roberto Grendene ha illustrato le tappe della battaglia che ha portato alla ricomparsa a Verona dei poster, censurati nel 2013 dall’allora sindaco Flavio Tosi. Un lieto fine arrivato al termine di un contenzioso decennale che ha attraversato tutti i gradi giudizio.

Manifestare pubblicamente il proprio ateismo, atto che Tosi aveva ritenuto “offensivo e potenzialmente lesivo di qualsivoglia religione”, è in realtà un diritto riconosciuto dalla Costituzione. Secondo la sentenza infatti “non aver consentito l’affissione di dieci manifesti contenenti la professione di ateismo, risulta evidentemente discriminatorio nei confronti degli atei e agnostici razionalisti dei quali l’Uaar si propone come ente esponenziale, perché significa precludere a tali categorie di persone il diritto di manifestare il proprio credo laico o agnostico, mentre ciò è consentito, per esempio, a coloro che professano la fede cattolica”.

Nel corso dell’incontro, Grendene ha fatto un excursus sulle campagne di sensibilizzazione dell’Uaar. Dal diritto all’apostasia formale ottenuto nel lontano 1999, all’impegno per la laicità della scuola, alle più recenti campagne per l’autodeterminazione e i diritti riproduttivi. Il segretario ha quindi affrontato il tema dei finanziamenti pubblici alla stampa cattolica, anticipando un’inchiesta che vedrà la luce a breve sulla rivista bimestrale Nessun Dogma: al settimanale Famiglia cristiana lo Stato versa 6 milioni di euro all’anno mentre al quotidiano Avvenire vanno 5,5 milioni. E per restare nella città di Verona, il giornale di proprietà della locale diocesi Verona fedele riceve oltre 288 mila euro all’anno. Tra le iniziative recenti dell’Uaar anche il censimento delle sale del commiato in Italia, la prima mappa dei luoghi in cui svolgere funerali civili.

A conclusione della giornata i soci del Circolo Uaar di Verona hanno brindato per festeggiare il ritorno dei manifesti in città insieme al segretario nazionale Roberto Grendene.

Comunicato stampa


La vittoria contro la censura a Verona e altre battaglie per un paese più laico e civile

  • Manifesti atei per le strade di Milano: “Viviamo bene senza D” – Comunicato stampa del 24 maggio 2013
  • Censura a Verona: la giunta vieta i manifesti Uaar – Comunicato stampa del 10 settembre 2013
  • Lettera dal comune
  • “Viviamo bene senza Dio. E possiamo dirlo”. La Cassazione accoglie ricorso dell’Uaar – Comunicato stampa del 17 aprile 2020
  • Una sentenza riscatta i diritti di atei e agnostici e condanna il Comune di Verona: “Viviamo bene senza D” – Comunicato stampa del 22 febbraio 2023

Approfondimenti

4 commenti

Maurizio

Siamo martellati da pubblicità, articoli, servizi tv inneggianti alla religione (cattolica), e nessuno trova alcunché da ridire. Perché mai allora dovrebbe esser vietato sbandierare o promuovere l’appartenenza a una corrente alternativa? Sarebbe come vietare il tifo – dico a caso – per l’Inter onde non offendere i tifosi del Milan. L’ateismo ha la capacità di mettere d’accordo posizioni lontanissime tra loro (cristianesimo e islam soprattutto) nel contrapporsi al pericoloso nemico: la negazione di dio. Ma questo non può essere motivo di divieto, e fortunatamente qualcuno lo inizia a capire.

Diocleziano

Giustamente la figura dei bischeri la fanno quelli del comune di Verona, ma il danno economico
si riversa su tutti i cittadini, soprattutto quelli che non erano d’accordo con quella scempiaggine.
E il vero mandante fa il pesce in barile: tace e se ne frega. Lascia che la faccia ce la mettano
i pecoroni opportunamente condizionati. Tanto, loro, possono parlare e dire quel che gli pare,
per giunta ben riforniti di s†erco del diavolo, naturalmente sempre a spese di tutti.

RobertoV

Se si pensa all’assidua pubblicità ingannevole per l’otto per mille della chiesa che si vede in TV nelle ultime settimane: anche io mi sento offeso dalle falsità e dalla truffa ai cittadini.
Per non parlare della continua pubblicità per la chiesa cattolica fatta dai telegiornali, servizi di informazione e trasmissioni culturali, media, politici in ogni occasione, come ben attestato dall’annuale indagine sui media e la religione. Mentre se dici che la religione non ti interessa o osi criticare la religione questo offenderebbe i fedeli e sarebbe pubblicità inaccettabile: non ti perseguitiamo più e ti tolleriamo solo se non disturbi, te lo tieni per te, anzi ti unisci al coro di cortigiani adulanti e ti dicono loro come ti devi comportare.
Ho visto che negli ultimi giorni su critica liberale è stato pubblicato un interessante articolo su una iniziativa laica per l’abolizione dell’inoptato nell’otto per mille: https://criticaliberale.it/2023/05/05/lotto-per-mille-inoptato-un-favore-al-vaticano/

Guido Gonzato

A me piacerebbe che Flavio Tosi venisse chiamato a rispondere economicamente del danno che ha causato.

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