A dieci anni dal referendum bolognese per le scuole pubbliche continuano i finanziamenti alle private

Dieci anni fa, il 26 maggio 2013, il Comitato Articolo 33 (di cui il Circolo bolognese dell’Uaar faceva parte), vince il referendum comunale per la scuola pubblica e per lo stop ai finanziamenti alle scuole private della curia: oltre il 59% vota per la scuola di tutti, laica e pubblica, ma il referendum è consultivo, e l’amministrazione decide di ignorarlo. Allora come oggi.

«Pure nelle città governate dall’opposizione, pure dove una democrazia partecipata ha tracciato in maniera evidente la rotta, pure lì ci si adatta alle politiche clericali sui finanziamenti delle scuole della curia», commenta oggi Roberto Grendene, segretario dell’Uaar.

Con Matteo Lepore sindaco le cose sono infatti peggiorate. Il 7 novembre 2022 i finanziamenti comunali alle scuole private paritarie aumentano: la cifra è oggi di 1,1 milioni di euro.

Come già negli anni passati, viene approvato un più robusto sostegno alle scuole private inserite nel sistema integrato 0-6, la formula che introduce la progressiva privatizzazione, sorvolando sui controlli qualitativi dell’offerta formativa.

«Il tutto in spregio al referendum e alla volontà dei cittadini di Bologna, che sono tornati a esprimersi sulla questione in un sondaggio commissionato dal circolo cittadino della nostra associazione due anni fa: solo il 26% della cittadinanza si è infatti detto favorevole a mantenere il sovvenzionamento alle scuole private paritarie dell’infanzia (quasi tutte di orientamento religioso); il 41% vuole che venga finanziata solo la scuola pubblica (statale o comunale), mentre un 30% sarebbe disponibile a valutare un finanziamento anche alle private, ma solamente se e quando tutte le domande di scuola dell’infanzia pubblica siano soddisfatte».

«I profili problematici sono tanti», prosegue Grendene. «Dal fatto che le amministrazioni bolognesi – e non solo – ignorano sistematicamente i cittadini e la Costituzione (che all’articolo 33 stabilisce che “enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”), al fatto che le scuole cattoliche sono tenute a sanzionare fino al licenziamento i dipendenti “non conformi” alla dottrina cattolica…».

«In una scuola pubblica malata cronica di scarsi investimenti, ancora oggi si sceglie di stornare fondi per consegnarli alle scuole private», fa eco l’ex Comitato Articolo 33. «Senza considerare oltretutto, che la maggioranza delle private che vengono nuovamente finanziate, sono scuole confessionali, e potrebbero attingere risorse dalla ricca curia Bolognese (erede, tra l’altro, della Faac, azienda internazionale con fatturato record – 657 milioni secondo il Sole 24 ore del 22/03/23). E senza considerare che addirittura una di queste scuole, la privata S. Giuliana, destinataria di fondi comunali, chiude abbandonando famiglie e lavoratori e mettendo in vendita l’edificio stesso. Davvero vogliamo continuare a finanziare scuole poco inclusive e così poco attente ai diritti dei lavoratori?».

Comunicato stampa

 

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Sondaggio BiDiMedia commissionato da Uaar.