Perché l’emergenza climatica è una lotta umanista

Chiunque abbia un minimo di buon senso dovrebbe impegnarsi nella lotta per contrastare l’emergenza climatica. Noi umanisti e atei-agnostici razionalisti abbiamo una motivazione in più per farlo. Affronta il tema Giovanni Gaetani sul numero 1/23 di Nessun Dogma. Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.


In passato mi è stato chiesto, in quanto umanista, di impegnarmi in campagne di riformismo religioso, come supportare una traduzione più moderata del Corano o lottare per il sacerdozio femminile cattolico.

Ho gentilmente declinato l’invito. Perché, per quanto possa trovare auspicabile un islam meno violento o una chiesa più inclusiva, sono però battaglie che non mi riguardano. Non tanto perché interne a due comunità cui non appartengo, ma piuttosto perché alla base inconciliabili con uno dei valori cardine dell’umanismo, e cioè la razionalità.

Lo stesso non può dirsi dell’emergenza climatica. Non potrei declinare con altrettanta gentilezza l’invito a ridurre la mia impronta ecologica e a fare la mia parte per contrastare il cambiamento climatico. Non solo per il banalissimo motivo che, volenti o nolenti, questa lotta riguarda tutti, visto che i suoi esiti hanno un impatto diretto (e potenzialmente irreversibile) sulle vite di chiunque, atei e no, a qualsiasi latitudine.

Ma anche e soprattutto perché quella contro l’emergenza climatica è, da cima a fondo, una battaglia di razionalità che interseca tanti altri valori umanisti, tra cui immanenza, scienza, cooperazione e democrazia – per una lista completa dei valori e delle lotte umanisti si veda il Manifesto grafico dell’umanismo intersezionale.

L’obiettivo di questo articolo sarà allora mostrare in che misura l’emergenza climatica riguardi nello specifico noi umanisti e atei-agnostici razionalisti – in questa sede, userò per semplicità i due termini come sinonimi.

Lo farò mostrando i diversi punti di accordo tra umanismo ed ecologismo, quest’ultimo definito per amor di chiarezza come “movimento d’opinione e orientamento politico che sostengono la necessità di difendere l’ambiente e l’equilibrio naturale”. Iniziamo dunque.

Immanenza: non esiste un pian(eta) B

Cosa succederà alla “fine dei tempi”? Molte religioni immaginano una fine apocalittica. Tra di esse, le due religioni con più seguaci al mondo, cristianesimo e islam, che combinate insieme raggruppano circa il 56% della popolazione mondiale. Ora, in seno a entrambe le religioni esistono gruppi, per fortuna minoritari, che vedono nell’emergenza climatica proprio l’approssimarsi della tanto attesa apocalisse.

Lo abbiamo visto con il covid, quando alcuni cattolici – incluso padre Livio di Radio Maria – videro nell’insorgere della pandemia una punizione di Dio e l’inizio dell’apocalisse, riponendo le loro speranze in Dio piuttosto che nella scienza.

Lo vediamo oggi negli stessi termini con l’emergenza climatica – come scordare ad esempio il capo di gabinetto del ministero per la famiglia, Cristiano Ceresani, che nel dicembre 2018 disse che «il riscaldamento globale è colpa di Satana» e che siamo ormai «entrati nell’ultima ora»?

Ovviamente non tutti i cattolici sono come Ceresani o padre Livio. Il punto però è che le religioni, nella loro miscela di irrazionalità ed esegesi incontrollabili, possono permettere sia un risoluto ecologismo, sia un altrettanto risoluto disfattismo apocalittico – è questo uno dei temi del libro Climate, Catastrophe, and Faith dello studioso delle religioni Philip Jenkins.

Per noi umanisti la situazione è invece diversa. Non abbiamo scusanti teologiche, né possiamo cedere al disfattismo, sia esso di matrice religiosa o nichilista. Di fronte ai dati scientifici, c’è per noi una sola “esegesi” possibile: agire a ragion veduta per contrastare l’emergenza climatica.

Perché, così come crediamo di avere una vita sola, sappiamo di avere una sola Terra. Sappiamo, cioè, che non esiste né un piano B, né un pianeta B, come nel gioco di parole che dà il titolo al bestseller dell’autore ecologista Mike Berners-Lee, There Is No Planet B.

Scienza: l’evidenza (controintuitiva) dei dati

Dicevo dei dati scientifici. Sono proprio loro i veri protagonisti dell’emergenza climatica, perché, senza dati, probabilmente non ci saremmo nemmeno accorti di vivere in un’emergenza.

Il paradosso è infatti questo: agli occhi del singolo individuo o della singola comunità, il cambiamento climatico è troppo graduale, oscillatorio e diluito nel tempo per essere rilevabile; sono invece i dati a lanciare l’allarme, alla stregua dei canarini che si usavano in passato nelle miniere, in grado di avvertire la presenza di gas letali ma impercettibili all’essere umano.

Di qui il neologismo climate canary (“canarino climatico”) per indicare ogni cambiamento ambientale – come ad esempio l’estinzione di alcune specie animali – in grado di farci presagire cambiamenti ambientali più grandi in futuro.

Per dire: dall’anno della mia nascita (1988) a oggi la temperatura media in Europa è aumentata di 1.89° – un aumento enorme in termini percentuali; eppure questo aumento è stato così lento e graduale da risultare impercettibile al singolo individuo nell’arco di trent’anni.

È la metafora/leggenda della rana bollita: una rana gettata in acqua bollente cercherà di saltare fuori dalla pentola immediatamente; al contrario, messa in una pentola con acqua tiepida a fuoco estremamente basso, la stessa rana non si accorgerà di nulla e finirà morta bollita.

In Collasso, Jared Diamond definisce “normalità strisciante” questo fenomeno. Nel libro, Diamond elenca i tanti motivi per cui una società può arrivare al suo collasso, appunto, senza che i suoi membri si accorgano di nulla, intervenendo troppo tardi o non intervenendo affatto.

Tra di essi, c’è la sproporzione tra la lunghezza dei cambiamenti ambientali e la brevità delle vite degli esseri umani, ma anche la loro limitatezza conoscitiva, la loro scarsa e suggestionabile memoria, il loro innato scetticismo. Come dimenticare ad esempio il capolavoro anti-scientifico di Libero che il 5 maggio 2019 titolò in prima pagina: «Riscaldamento del pianeta? Ma se fa freddo», confondendo ingenuamente meteo e clima, e non realizzando che quell’inusuale ondata di freddo maggese era proprio un effetto del riscaldamento globale?

Noi umanisti – che abbiamo a cuore la ragione, i dati e la scienza – non possiamo essere altrettanto ingenui e arroganti. Dobbiamo evitare le trappole della percezione soggettiva e della facile procrastinazione che deresponsabilizza.

L’emergenza climatica, rilevata dalla scienza, può essere risolta solo dalla scienza. E chi meglio di noi può farsi suo avvocato in un mondo paradossalmente sempre più complottista, fideista e pseudoscientifico?

Cooperazione: azione collettiva o suicidio collettivo

A fianco di complotti, religioni e pseudoscienze, anche il nazionalismo è tornato prepotentemente di moda. È però vero che sono finiti i tempi degli esperimenti autarchici e delle politiche isolazioniste.

Viviamo in un mondo così globalizzato e interconnesso che chiudersi a riccio è non solo impossibile, ma anche stupido, nel senso della terza legge di Cipolla: «stupida è una persona che causa un danno a un’altra persona o gruppo di persone senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo un danno».

Di fronte all’emergenza climatica, la stupidità sovranista è massima e sfiora il ridicolo, perché crea danni sia agli altri sia a se stessa, senza ottenere nessun vantaggio. Fenomeni come la fusione dei ghiacciai, l’innalzamento dei mari o la scomparsa delle foreste superano i confini nazionali e riguardano ogni singolo individuo su questo pianeta, anche l’ingenuo che crede di essere al sicuro perché vive a migliaia di chilometri da ghiacciai, oceani e foreste.

«Azione collettiva o suicidio collettivo», è questo il monito lanciato dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antònio Guterres, lo scorso 18 luglio, quando a Londra c’erano 40°C. L’emergenza climatica, in tal senso, è davvero la prima sfida eminentemente globale che l’umanità abbia mai affrontato in millenni di civiltà. Il paradosso è che potrebbe essere anche l’ultima.

A confronto nemmeno la pandemia è stata altrettanto globale. Durante la pandemia erano infatti ancora possibili dei rari e fortunati esperimenti isolazionisti, come nel caso di Australia e Nuova Zelanda, favorite dalla loro remota geografia insulare.

Nel mezzo dell’emergenza climatica non esistono isole sicure. Siamo tutti esposti alla stessa minaccia globale. Le emissioni prodotte dall’altro capo del mondo si sommano a quelle emesse a casa nostra e ci interessano tutte alla stessa maniera. Pensare, come fecero gli Usa di Trump, di poter uscire dagli Accordi di Parigi e di proseguire da soli è semplicemente folle. Di qui l’imperativo di cooperare a livello internazionale per limitare il più possibile i danni – ma in che modo?

Democrazia: i sommersi e i salvati dell’ingiustizia climatica

Cooperare tutti, sì, ma in una prospettiva di equità e di realismo. Perché se è vero che tutti i paesi causano e subiscono il cambiamento climatico, è altrettanto vero che non tutti lo fanno allo stesso modo.

È una mera questione di numeri e di contingenze ambientali. Ad esempio, le circa mille isole della Polinesia ospitano intorno alle 700.000 persone – meno dello 0.01% della popolazione mondiale. Dal 1993 al 2022 il livello del mare si è alzato in media di 3,3 millimetri l’anno – quasi 10 centimetri in più in trent’anni.

Eppure c’è davvero poco che gli abitanti delle isole polinesiane possano fare per evitare di finire sommerse dall’oceano: per quanto possano esercitare un ecologismo esemplare, la loro sorte dipende più dall’azione dei restanti otto miliardi di persone in tutto il mondo che dalla loro.

Un cittadino delle Fiji, del resto, ha già un’impronta ecologica molto bassa (meno di 2 tonnellate di anidride carbonica l’anno); quella di un italiano è invece il triplo (quasi 6 tonnellate); quella di un canadese o uno statunitense circa nove volte di più (attorno alle 18 tonnellate).

Chi ingenuamente scrolla le spalle e si dispiace per i polinesiani non ha capito assolutamente nulla: i prossimi siamo noi – secondo le proiezioni della Nasa (basate sui dati dell’IPGG e consultabili gratuitamente sul sito sealevel.nasa.gov), entro il 2100 l’innalzamento del Mediterraneo oscillerà tra i 30 e gli 80 centimetri, sconvolgendo la vita di tanti italiani in città come Venezia, Palermo, Genova, Cagliari, etc.

L’ingiustizia climatica, insomma, sta creando centinaia di milioni di sommersi e pochissimi salvati, per riprendere l’immagine di Primo Levi. Più di 400 milioni di persone vivono oggi in aree appena due metri sopra il livello del mare. Saranno loro i primi sommersi tra pochi anni.

Ma, ovviamente, queste persone non si lasceranno affogare: diventeranno piuttosto rifugiati climatici, andando a occupare una terraferma già sovrappopolata oggi. Al tempo stesso, i salvati – quelli cioè che potranno permettersi case in montagna, aria condizionata e riserve di cibo e acqua – non lo resteranno a lungo: la pressione ambientale, economica e sociale li costringerà a un continuo reinventarsi, fino a quando anche loro diventeranno vittime della medesima ingiustizia climatica cui pensavano di poter sfuggire.

Se non ora, quando? Se non noi, chi?

Questi sono solo alcuni dei motivi per cui noi umanisti e atei-agnostici razionalisti dovremmo essere in prima linea nell’azione contro l’emergenza climatica. Tirarci indietro, esitare, procrastinare – o, paradossalmente, schierarci nelle file dei negazionisti climatici – sarebbe una contraddizione in termini: significherebbe smentire d’un sol colpo tutto ciò in cui crediamo.

Le proiezioni delle Nazioni Unite ci dicono che la forbice è tra +1.5 gradi e +5 gradi entro il 2100 – e la comunità scientifica globale è unanime su questo punto. Per limitare il peggio e scongiurare la catastrofe dobbiamo agire adesso, tutti insieme, dando fondo a tutto il nostro ingegno e tutta la nostra capacità di cooperazione.

Sappiamo che non esistono bacchette magiche. L’emergenza climatica va contrastata su più fronti, in maniera olistica e creativa – si vedano a tal riguardo le 100 soluzioni del Project Drawdown.

Il caso vuole che le tre soluzioni più impattanti siano tutte alla nostra portata individuale – e genuinamente umaniste a loro volta: 1) ridurre lo spreco di cibo; 2) seguire una dieta prevalentemente vegetariana; 3) perseguire una genitorialità responsabile e un’educazione universale, con un focus particolare sull’emancipazione femminile.

Chiunque abbia un minimo di buon senso dovrebbe impegnarsi in questa lotta. Noi umanisti e atei-agnostici razionalisti abbiamo una motivazione in più per farlo, perché abbiamo a cuore la ragione, e quella contro l’emergenza climatica è, come abbiamo visto, una battaglia di razionalità.

Il tempo stringe. Anzi, a ben vedere “non c’è più tempo”, come dal titolo del libro del climatologo e divulgatore Luca Mercalli. Iniziamo adesso allora. Perché se non noi, chi?

Giovanni Gaetani

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25 commenti

Francesco S.

La vedo dura se USA/CINA/India non collaboreranno per ridurre le emissioni. La Ue con i suoi buoni propositi otterrà poco soprattutto se continuerà a comprare tecnologia prodotta in modo impattante.

laverdure

Temo che purtroppo anche nella questione climatica la “razionalita” spesso debba cedere il passo a convenienze politiche,esattamente come in altre dispute,come i problemi degli LGBT (ma quelli sono un’altra storia).
Ti faro ‘un solo esempio . qualche giorno fa la Germania ha chiuso le sue ultime 3 centrali nucleari,una scelta che i Verdi hanno salutata come epocale.
Con la perdita di oltre 4Gw di potenza disponibile 24 ore su 24 ( a differenza di vento e solare)
Peccato che non e’ un segreto che l’emissione di co2 per Kwh prodotto in Germania e’ decupla rispetto a quella della Francia,che come e’ noto e’ il paese europeo piu’ dotato di tali centrali.
Il motivo e’ semplicemente l’uso del carbone,del quale il paese e’ molto ricco.
E se,come e’ probabile,il traguardo dell’80% prodotto da sole fonti rinnovabili entro il 2030 NON sara raggiunto,credete che la gente accettera i blackout inevitabili ?
O che piuttosto verra incrementato “surrettiziamente ” l’uso del carbone senza che i Verdi muovano critiche,perche’ sarebbero un’ammissione di fallimento ?
Tutto questo sara senza dubbio molto “razionale” nel senso di “realpolitik”,ma e’ questa la razionalita apprezzata dell’umanismo ?

laverdure

Faro’ un altro esempio : anni fa in Peru’ i Verdi locali,non trovando altre occasioni di critica ( la’ centrali non ce ne sono,e nemmeno grandi industrie)pretesero l’abolizione dell’uso del cloro nella potabilizzazione dell’acqua (in uso in tutto il mondo),perche’ “non ecologico” e l’allora presidente Fujimori li accontento’,per avere il loro appoggio al suo governo traballante.
Naturalmente senza prendere nessuna misura alternativa,sebbene gli acquedotti fossero obsoleti e soggetti a pericolose infiltrazioni batteriche.
Risultato : in pochi anni migliaia di casi di colera,molti dei quali letali.
Ma quello che contava allora,come conta oggi,e’ il principio,vero ?

Gigi

@Laverdure
I tedeschi sono riusciti a far fermare anche la centrale di confine di Fessenheim alla Francia con una campagna molto aggressiva. Macron si è ovviamente inclinato e alla fine dopo palle varie ha ammesso che era per far piacere alla Germania.

laverdure

IL nucleare forniva in Germania nel 2021 il 13% dell’energia elettrica,il carbone oltre il 30%.
E per inciso,oltre ad essere la peggiore forma di energia per emissione di co2,il carbone produce un inquinamento radioattivo ben superiore a quelli di una centrale nucleare,a causa delle tracce di radioisotopi che contiene,ineliminabili,e che la combustione non intacca minimamente.
Ma quanti,anche tra gli attivisti “verdi”,lo sanno ?

laverdure

Dato che l’inquinamento del nucleare e’ zero,mentre il carbone e’ la scelta peggiore,secondo voi perche’ i Verdi non hanno scelto,come mossa iniziale,di ridurre del 13% la potenza generata a carbone,mantenendo provvisoriamente il nucleare ?
Non vi sembra la mossa piu’ “razionale possibile”?
In attesa di sviluppare ulteriormente le fonti alternative, con le quali eliminare poi del tutto il carbone come prima mossa.
Ma “politicamente” parlando e’ un discorso di una ingenuita commovente,vero ?

RobertoV

La centrale di Fessenheim è entrata in funzione nel 1977, cioè è una centrale con tecnologia di 50 anni fa. Mi sembra normale che una centrale vecchia e che magari ha necessità di manutenzione frequente e non risponde a standard di sicurezza moderni non sia gradita dai vicini. E’ stata chiusa nel 2020 quando i verdi non erano ancora al governo.
In Francia ogni 50 anni devono essere fatti regolari controlli per ottenere la licenza di produzione. Evidentemente una centrale così vecchia non rispetta più i livelli di sicurezza attuali. Nell’ultimo inverno la Francia aveva 20 centrali ferme su 59 per controlli e manutenzione.
Le centrali chiuse in Germania sono degli anni ’80, non sono quindi recenti. I verdi fanno parte di una coalizione, quindi dire che i verdi hanno fatto chiudere le centrali è falso. La chiusura delle centrali era stata decisa oltre 20 anni fa e confermata nel 2011quando i verdi non erano al governo e doveva avvenire prima, ma aveva subito diverse proroghe.
Sul carbone non c’erano ancora decisioni prese in passato a cui fare riferimento, la politica non segue la logica.
L’UE pone dei limiti e obiettivi, ma lascia alle singole nazioni la libertà di come raggiungerli.

Gigi

@Roberto V
“Evidentemente una centrale così vecchia non rispetta più i livelli di sicurezza attuali.”

Evidentemente un corno li rispettava ecomme ma la smetti di difondere fake news? Rispettava completamente i criteri dell’ASN la decisione di chiuderla è stata presa dal governo socialista del 2012 sempre su pressione degli ecologisti. Certo Macron poteva rivenire sulla decisione ma non ha avuto coraggio, ultimamente ha amesso che è stata su pressione dei tedeschi che non dimentichiamo che comandano nell’UE visto che sono il motore economico.

“Nell’ultimo inverno la Francia aveva 20 centrali ferme su 59 per controlli e manutenzione.”

E indovina perché ? Perché dal 1999 con l’arrivo dei verdi al governo hanno imposto di non investire più nel nucleare e nel personale che eseguiva tali riparazioni quindi hanno preso enormemente ritardo. Non l’hai capito che organizzano meticolosamente la distruzione della filiera nucleare da anni? E tu continui a difenderli facendo credere che le decisioni sono state prese da altri. No anche in Germania la decisione di uscire definitivamente dal nucleare è stata presa in accordo con i verdi.

Gigi

@Roberto V
Un altro esempio del tuo essere irrazionale e provinciale. Il discorso che faccio io, in Francia lo fa anche il Partito Comunista. La decisione di chiudere Fessenheim è stata presa dal governo socialista costretto dagli ecologisti prima tua fake news, Macron avrebbe potuto non applicarla una volta eletto. L’account twitter della CGT Fessenheim (sindacato di ispirazione comunista) è diventato famoso per aver smentito tutte le palle dei tuo amici ambientalisti. Ti sembra normale che uno stato chiuda una centrale che continua a funzionare per far piacere alla Germania che poi lei apre una centrale a carbone per compensare??? Dunque le tue accuse “propaganda di destra” sono totalmente ridicole. Certo che le centrali europee sono vetuste, ma nel caso della Francia i verdi nel 1999 hanno imposto al governo socialista, con un accordo, di non investire più nel nucleare e neanche nel personale adetto alle riparazioni.. In ogni caso la centrale nucleare di Fessenheim funzionare sicuro ancora una ventina d’anni e forse più. Comunque Macron ha ammesso che è stato un’errore. E no non è vero che l’UE lascia fare quello che vuole, attraverso incentivi tasse e decisioni della Corte di Giustizia impone il suo credo agli stati. Non ci riesce in tutti i campi fortunatamente. Comunque se vuoi farti un po’ di cultura invece di berti tutte le fake news dei tuoi amici ambientalisti, su Fessenheim ti consiglio gli account twitter di Tristan Kamin, Valérie Faudon e Myrto Tripathi

Gigi

Sulla fecondità non so dove vuoi arrivare. Io continuo ad aspettare che tu mi dia l’indici di fecondità dei nordafricani in Italia non quello degli immigrati in generale. Chiaro che non bastano discorsi per far aumentare la fecondità ma tieni presente che nei paesi dell’est non c’è un’immigrazione sostanziale dal nordafrica e dall’Africa che fa aumentare l’indice di fecondità come in Francia per esempio.

Gigi

Mi dispiace che in questo articolo non ci sia una parola su tutte le fake news che gli ambientalisti hanno raccontato sul nucleare conducendo diversi stati europei ad abbandonarlo (perché gli altri stati “stupidamente” sovranisti loro non ci pensano nemmeno a rinunciare a uno strumento d’avvenire proprio perché non emette CO2).
Noi nell’UE che ne sappiamo una in più del diavolo, in lotta contro il sovranismo, stiamo organizzando la nostra dipendenza energetica dal resto del mondo. La Cina per le materie rare e pannelli solari e gli USA con il loro gas che ci vendono a prezzo superiore. Che poi scusate, vietiamo le ricerche sul gas di scisto qui ma lo compriamo importato? Il problema della lotta per “salvare il pianeta” è che stata totalmente recuperata dagli anticapitalisti che la utilizzano per far ritornare l’Europa all’età della pietra, mentre il resto del mondo continuerà a svilupparsi e a trovare forse una soluzione tecnica a questo problema, mentre noi ci estingueremo felici e contenti. Una società dove si chiede alle persone di non proecreare per salvare il pianeta non ha nessun futuro e non risolverà in alcun caso il problema perché il resto del mondo continuerà a procreare e a svilupparsi e a consumare.

RobertoV

Caspita che potere hanno questi anticapitalisti ed ambientalisti. In perfetto stile complottista e vittimistico il mondo è dominato da loro e l’Europa è ostaggio di loro. La Germania ha poco più del doppio delle emissioni di CO2 equivalenti della Francia (che sono di poco superiori a quelle dell’Italia) non dieci volte tanto (ovviamente solo il 60 % in più in termini pro-capite) e la chiusura delle centrali nucleari era stata decisa da oltre 20 anni (quando di sovranismo non si parlava proprio) e doveva avvenire addirittura prima, poi ha subito diverse proroghe. La Germania rispetto al 1990 ha ridotto del 40 % le sue emissioni rispetto al 1990, anno target per tutta l’Europa. Le centrali chiuse avevano 35 anni perché non ne sono più state costruite da allora.
La Svezia governata da un governo di destra alleato con l’estrema destra ha quest’anno raggiunto una percentuale record del 40 % di auto elettriche BEV vendute sul totale, oltre ad avere progetti di elettrificazione di una corsia autostradale per camion ed auto. La Svezia nonostante utilizzi l’energia nucleare, ha 40 anni il reattore più recente. L’Austria ha bocciato per referendum il nucleare già negli anni ’70: sovranismo anche allora?
L’Italia non è mai riuscita a far decollare un programma nucleare nonostante gli ambientalisti siano sempre stati inesistenti ed il PCI fosse a favore del nucleare: ad inizio anni ’80 avevano varato un programma di 20000 MW nucleari di cui non si è fatto niente, non di certo per gli ambientalisti. Riparlare del nucleare in Italia non ha senso dopo che non siamo mai riusciti a farlo decollare quando si poteva ed eravamo all’avanguardia e dopo 2 referendum popolari che hanno chiuso ogni possibilità. Nella migliore delle ipotesi (e bisogna essere molto ottimisti) vedremmo il primo MW nucleare tra 10-15 anni e poi quanti decenni per averne una quota significativa? Inoltre visto i problemi di siccità degli ultimi anni come raffredderemmo tante centrali nucleari che data la loro scarsa efficienza ne devono smaltire tanto? Lo facciamo con le torri di raffreddamento ad umido? Cioè in un paese dove ci si lamenta dell’impatto visivo delle torri eoliche costruiremmo mega torri coperte da nuvole perenni e che modificano il clima locale? Oppure costruiamo in riva al mare? Pensando poi a come funzionano i controlli in Italia ed alla superficialità con cui si analizzano problemi complessi e di sicurezza in Italia rabbrividisco all’idea di centrali nucleari costruite e gestite da italiani.
Le politiche green europee sono decise per contrattazione tra i 27 stati e sono state avviate col programma 20-20-20 di 15 anni fa. Le politiche green sono un’opportunità di sviluppo tecnologico e scientifico e di riorganizzazione produttiva: è chiaro che chi vive nel passato, è arretrato (tipo paesi dell’est) e difende rendite di posizione ed ha una scarsa cultura tecnico-scientifica difenda lo status quo, basterebbe vedere la questione dell’auto elettrica e la sua rapida evoluzione e riduzione dei costi previsti nei prossimi anni. Già oggi sulla base del TCO, cioè del costo complessivo, diverse situazioni sono convenienti. Sulla dipendenza dall’estero si stanno già muovendo per ridurre la dipendenza dalla Cina e prospettive di utilizzo di altri materiali avallano questa possibilità. Basta investire e fare scelte oculate. Gli USA si stanno avvicinando alle nostre posizioni (certo dovesse tornare Trump la cui soluzione alla questione energetica è “trivella, trivella, trivella”) ed anche Cina ed India incominciano a rendersi conto che qualcosa devono fare. Qualcuno deve iniziare.
Gli studi evidenziano che prevenire costa molto meno che intervenire a posteriori sui danni provocati. Anche sulla questione dell’inquinamento abbiamo visto bene come ciò che facciamo qui non resta confinato, ma interessa tutta la terra.

Gigi

@RobertoV
Caspita quanto sei tollerante e razionale. Appena qualcuno si oppone alle tue idee si becca subito un’accusa di complottaro. Vedo che hai imparato a memoria il catechismo degli ambientalisti. Dunque l’energia nucleare sarebbe un’energia del passato (peccato che contrariamente a quanto tu dici sia gli USA che il resto del mondo investono eccome nel nucleare, tra l’altro il nucleare medico non se ne parla mai stranamente). La Germania è uscita dal nucleare sotto spinta dei Verdi e di Greenpeace con tutte le sue palle antiscientifiche sulle centrali nucleari, hanno persino raccontato che producevano CO2. Ma a parte il fatto che ha riaperto centrali a carbone in particolare una dopo aver fatto pressione sui francesi per chiudere Fessenheim (Macron complottaro!!!!) ma soprattutto ha sostituito il nucleare con il gas russo. Per quanto riguarda il Belgio è ovviamente un caso che la ministra ecologista che ha annunciato tutta gasata la chiusura delle centrali è stata un’avvocata di gazprom. Al di là del fatto che lo sanno anche le pietre che la lobby del gas sostiene le politiche anti-nucleari via le energie rinnovabili perché intermittenti, io non ho mai scritto che l’Europa è ostaggio degli ecologisti, è ostaggio di politici incompetenti che non hanno visione di lungo periodo. Il tuo modo di discutere non è per nulla razionale, perché attribuisce all’altro cose che non ha scritto per ridicolizzarlo. E non discutere sul fondo. Per quanto riguarda l’Italia non stavo parlando in particolare della situazione qui ma lo sai quante eoliche ci vogliono per rimpiazzare una centrale nucleare? E in realtà non possono rimpiazzarla perché è un’energia intermittente ? Quanti uccelli e pesci per l’eolico in mare moriranno a causa delle eoliche? E il solare parliamone si tagliano boschi per mettere panelli solari. Quindi il discorso dell’inquinnmento visivo è veramente fuori luogo. Per quanto riguarda i problemi di raffreddamento sono molto esagerati e comunque la Cina sta investendo nella ricerca per appunto aumentare sempre di più il rendimento limitando il ricorso alle risorse idriche. Il nucleare che ti piaccia o meno è un’energia del futuro e la Germania si mangia le mani ad esserne uscita ora che le hanno chiuso il rubinetto del gas russo. Perché ripeto l’eolico e il solare sono intermittenti. Tra l’altro poi questa opposizione tra est e ovest non ha senso. Ci sono paesi dell’est antinucleare e paesi dell’ovest pro nucleare. Svezia, Finlandia sono pro nucleare. La Francia ovviamente guida la lobby del nucleare in Europa, noto paese d’irrazionali arretrati a leggerti. Comunque questa arroganza Europea di credere di essere un modello per il mondo intero sarebbe ridicola se non fosse che andiamo dritti nel muro.

laverdure

Negli anni ’60 L’Italia era all ‘avanguardia nello sviluppo del nucleare in Europa,alla guida di Felice Ippolito.
Poi pero’ guarda caso si scateno una “offensiva giudiziaria” in tono minore di quelle che in seguito colpirono il Cavaliere,ma altrettanto disinteressata,che fini con una condanna di Ippolito al carcere.
https://it.wikipedia.org/wiki/Felice_Ippolito
Il programma nucleare ne usci ridimensionato,senza dubbio con grande disappunto,si disse,delle imprese petrolifere.Cosa che non impedi,negli anni la creazione di alcune centrali,la piu’ importante Caorso, el’inizio della costruzione di un’altra centrale a Montalto di Castro.
Dopo Tchernobyl il governo aveva deciso di mantenere un “presidio nucleare” completando Montalto e mantenendo Caorso,senonche fu l’integerrrimo On Bettino Craxi a provocare una crisi di governo ottenendo la revoca.
Provocando cosi la perdita di un prezioso know how che pesera ancora per anni.

laverdure

C’e anche un altro discorsino : i pannelli solari oltre che totalmente silenziosi
si possono adattare facilmente alle strutture degli edifici senza dare molto nell’occhio,mentre per l’eolico e’ tutt’altra storia.
Le enormi eliche producono un rumore ininterrotto e fastidioso,ineliminabile perche’ deriva da flussi aerodinamici,cosa che impedisce di piazzarle in prossimita di abitazioni.
Ma il loro impatto paesaggistico e’ ancora peggiore,per cui ogni proposta di installazione si scontrera inevitabilmente con un muro di proteste,cavalcate ovviamente da forze politiche.
E d’altro canto la potenza del solare di notte si misura con uno zero tondo,
mentre la richiesta di potenza in Italia non scende mai sotto un minimo di 25Mw,con un max di 55Mw.
Ed e’ difficile che il vento possa fornire tutta la potenza richiesta.
Senza contare l’aleatorieta del regime dei venti,ancora piu’ imprevedibile dei fenomeni meteo.
Quanto all’idroelettrico,e’ notorio che il potenziale sfruttabile e’ ormai sfruttato in buona parte da tempo,e anche se sono possibili incrementi saranno dell’ordine di pochi %.
Ma tutti questi sono discorsi tecnici,e in un paese dove impera l'”analfabetismo funzionale”(termine politicamente corretto per indicare
“ignoranza asinina”)e il pubblico vota nei referendum con lo spirito con cui fa le scelte nel “Grande Fratello”,che importanza hanno ?
La recente pandemia ce ne ha dato ampi esempi,quando funzionari pubblici hanno avanzato proposte che sarebbe generoso definire “demenziali”,come
ciondoli e catenine antivirali.

RobertoV

Vedo che hai imparato bene la solita propaganda di destra abituata a riscriversi la storia e vivere di slogan. Certo che accusare gli altri di essere poco razionali e poi dimostrare di non comprendere discorsi razionali, e ripetere i soliti slogan propagandistici e ignorare i dati.
Io sono un ingegnere energetico con oltre 35 anni di esperienza nel campo che non ha fatto ingegneria nucleare perchè mi ero reso conto che dipendeva troppo da scelte politiche e che quindi non aveva futuro in Italia, ho votato a favore del nucleare al referendum del 1987 ed ho lavorato per una società nata per il nucleare in Italia, quindi non sono un ambientalista perchè non ho mai accettato il no pregiudiziale al nucleare, ma non sopporto chi come te vive di propaganda e falsifica i dati per le sue paranoie politiche, visto che io la questione ambientale ed energetica la seguo da 50 anni, dalla crisi del Kippur.
Ti piaccia o no la maggior parte dei reattori europei è di vecchia costruzione, basta che ti vai a guardare gli anni di costruzione. Gli stessi reattori dei paesi dell’est che ti piacciono tanto sono stati costruiti quasi tutti all’epoca dell’Urss (la Polonia non ne ha) cioè sono di tecnologia sovietica e sono prossimi alla fine della loro vita utile. La Germania quando si è riunita alla ex-DDR ha chiuso i reattori perchè non corrispondevano agli standard occidentali. La chiusura del 2023 è solo degli ultimi tre reattori rimasti in Germania. Anche la maggior parte dei reattori francesi è di costruzione di parecchi decenni fa.
Il nucleare ha subito pesanti battute d’arresto anche negli USA dopo l’incidente di Three Mile Island del 1979 e soprattutto dopo Černobyl’, diverse società che costruivano centrali nucleari sono fallite. Poi nel 2011 c’è stata Fukushima.
Adesso si sta cercando di rilanciare il nucleare, ma di reattori di terza generazione ne sono stati costruiti pochi e sulla IV generazione siamo ancora molto all’inizio ed indietro.
La stessa IEA, cioè l’agenzia internazionale dell’energia nei suoi scenari mondiali per il 2050 presenta un nucleare che cresce di pochissimo e resta al 12-13 % del totale dell’energia prodotta, col carbone che decresce a partire dai prossimi anni e con una forte evoluzione dei consumi da rinnovabili ed un aumento del gas naturale. Eolico e solare sono intermittenti, problemi risolvibili con l’accumulo, così come il nucleare non è regolabile, quindi può funzionare solo come carico di base.
Il progetto 20000 MW nucleari dell’Italia era del 1975/76 ed in 10 anni erano riusciti ad avviare solo la costruzione di Montalto di Castro, per Caorso ci sono voluti 15 anni ed alla fine non è mai in pratica entrato in funzione. Non riuscivano a trovare i siti e di certo l’ENI non ne era entusiasta, nonostante gli italiani se ne siano fregati sempre dell’ambiente, vedi Seveso. Anche 15 anni fa la lega con Bossi sosteneva il nucleare, ma lo stesso Bossi diceva che poi erano i territori a decidere ed in genere i territori non erano entusiasti di avere centrali vicine, meglio le facessero altrove. Non abbiamo ancora deciso dove seppellire le scorie ed anche in Germania dove le hanno seppellite hanno grossi problemi di infiltrazione d’acqua.
Sono assolutamente d’accordo sul fatto che le competenze tecnico/scientifiche in Italia siano scarse: quante lauree tecniche ha Salvini che è acceso sostenitore del nucleare?
Un ultima considerazione sul demenziale discorso sulla natalità: i paesi dell’est sovranisti hanno tassi di fecondità inferiori alla media europea nonostante tutti i loro discorsi e politiche a favore e non mi sembrano dei modelli di progresso ed hanno milioni di emigrati e la Cina ha seguito per decenni la politica del figlio unico ed oggi ha tassi di fecondità simili a quelli italiani, eppure è diventata una potenza economica e continua a svilupparsi, mentre l’India è emergente ed i suoi tassi di fecondità continuano a scendere e sono oggi a 2.15, cioè vicini al ricambio.

RobertoV

laverdure
Il nucleare in Italia era avanzato perchè avevamo parecchi ingegneri e fisici di spicco (Fermi, Amaldi, Silvestri, ecc.), oltre ad aziende all’avanguardia. Ippolito è stato uno dei promotori, però, attribuire a lui il merito del nucleare in Italia è una forzatura. Tra l’altro è finito in disgrazia nel 1963, mentre le centrali nucleari sono state costruite dopo. Credo che abbia influito il fatto che fosse comunista, cosa poco gradita agli americani. Dopo la riabilitazione ho assistito ad alcuni suoi seminari.
Il problema del nucleare era che il petrolio costava poco, l’ENI non aveva interesse ad un concorrente (anche se Mattei voleva un nucleare italiano, ma il Cirene non avrà successo) e trovare i siti è sempre stato un problema in Italia, oltre al fatto che il nucleare richiede grossi investimenti iniziali che restano a carico finchè non si riesce a produrre energia. All’epoca si evidenziava come Francia e Svizzera riuscissero a costruire reattori in 4 anni, mentre noi si stimavano 12 anni, cosa che peggiora il bilancio dei costi. Dopo gli incidenti diverse agenzie elettriche americane fallirono proprio perchè si erano esposte negli investimenti e allungandosi di molto i tempi di costruzione o fermandone la costruzione erano troppo esposte coi debiti. Pensa ai nostri tempi biblici per le infrastrutture che superano sempre le previsioni: alla fine quanto costerebbe veramente il nucleare in Italia? Ribadisco che io non sono contrario al nucleare, ma contrario alla sua ideologizzazione e semplificazione/banalizzazione dei problemi relativi. Per me è solo una opzione da valutare ed io sono scettico per l’Italia, tanto è vero che al 2° referendum ho votato contro al nucleare perchè non lo ritengo una opzione realizzabile in Italia, chissà quanti anni e polemiche per decidere qualche sito. Negli anni ’70 alla fine su 10 siti ne avevano decisi solo uno o due al massimo. Alla fine che senso avrebbe riuscire faticosamente a costruirne un paio? Meglio cercare alternative più fattibili in Italia.
Credo che il referendum del 1987 sia stato visto dalla maggior parte delle forze politiche come una comoda scusa liberatoria per affossarlo definitivamente. Lo stesso PCI aveva lasciato libertà di scelta nonostante fosse sempre stato a favore. Sono d’accordo che sarebbe bene non far scegliere le cose a chi non ha competenze per decidere, ma questo varrebbe per parecchi referendum.
Sul rumore e impatto visivo dell’eolico dovresti andare a vedere all’estero dove ne hanno costruiti tanti. Per esempio io vedo la pianura attorno a Vienna piena di queste torri alte anche sui 100 m, non sento di grandi proteste e lamentele. Il rumore non è elevato, il problema è la bassa potenza specifica e quindi ne devi costruire tanti che tolgono suolo disponibile, ma ci si abitua alle cose. D’altronde non ci siamo abituati a vedere strade e autostrade, cavalcavia, tralicci elettrici che impattano visivamente e cemento ovunque?

RobertoV

L’UE l’anno scorso ha raggiunto l’accordo per inserire il nucleare nelle politiche green e l’UE stabilisce dei limiti di sicurezza da rispettare e degli obiettivi, ma lascia libertà alle singole nazioni di come raggiungerli.
Poche settimane fa c’è stato l’incontro tra una dozzina di paesi UE favorevoli al nucleare: l’Italia curiosamente non ha partecipato.
Magari prima di fare contestazioni propagandistiche contro l’UE bisognerebbe informarsi. Ma questo sarebbe troppo razionale. Ci vuole poi un bel coraggio ad accusare gli altri di non fare discorsi razionali quando non si capiscono discorsi razionali e si ignorano la storia ed i dati.

Gigi

@RobertoV
Sei una vera e propria fabbrica di Fake news. L’UE da degli obiettivi da raggiungere in materia di Rinnovabili. Ora il nucleare non è considerata come energia rinnovabile. Quindi no non lascia per nulla gli stati liberi di fare quello che voglio. Uno stato come la Francia che è uno dei più virtuosi per quanto riguarda l’emissione di CO2 è considerato molto in ritardo negli obiettivi fissati dall’UE per quanto riguarda le rinnovabili. Ci vuole un bel coraggio ha fare tutta questa disinformazione su un sito razionalista. Tutti possiamo fare degli errori, ma tu sei veramente un propagandista nato.

Gigi

@laverdure
Concordo, purtroppo è stato perso tutto il savoir-faire al punto che persino negli ambienti razionalistici scarseggiando gli ingegneri nucleari c’è gente che tranquillamente ripete le fake news di Green Peace

laverdure

@Gigi
Semplicemente si fa sentire il peso di quella (pretesa)cultura “umanistica” che e’sempre stata caratteristica di questo paese,spesso presentata come un vanto,contrapposta alla cultura “materialistica ” di altri,come per esempio gli Anglosassoni.
Un maligno potrebbe insinuare che in campo umanistico e’ molto piu’facile
“millantare”,ostentando qualche battuta sui classici come la Divina Commedia ,o qualche motto in latino,che citare anche solo qualche legge fondamentale della fisica.
Non parliamo poi dell’uso che la Chiesa ha fatto del latino per secoli,usando la pura incomprensibilita per dare un senso di profondita “mistica” a discorsi banali.
Peccato che fioriscano svarioni a volonta tra gli “addetti alla pubblica informazione”,per i quali la “Luna si arrossa per il riflesso di Marte !”,o tra i membri del Governo,ricordate il “tunnel” attraverso il quale,secondo la Gelmini,i neutrini viaggiavano dal Cern di Ginevra al laboratorio del Gran sasso ?
Non mi stupirei se ,vista la crisi energetica,ci fossero proposte in Parlamento per finanziare studi sul Moto Perpetuo.
Una volta si chiamava ignoranza,ma ora il “politicamente corretto” ha nobilitato tutto con “analfabetismo funzionale”.

Gigi

@laverdure
Sicuramente i paesi anglosassoni sanno fare i lori interessi meglio di noi. Qui c’è gente che ci vuol spiegare che il Regno Unito sovranista è stupido mentre l’Italie umanista è furba. Intendiamoci bene penso che non sia possibile per il momento uscire dall’UE ma smetterla di continuare a delegare competenze è una necessità. Comunque o l’UE diventa lei stessa sovranista è fa come tutti i paesi del mondo, protegge il proprio mercato interno e fa i suoi interessi o è destinata a sfaldarsi.

laverdure

@Gigi
“L’Italia umanista e’ furba”.
Esatto,solo che un furbo trova la sua nicchia ecologica solo dove ci sono dei fessi,e NOI questa nicchia l’abbiamo sempre trovata solo in casa nostra,facendoci fessi tra di noi,come un serpente che si morde la coda.
I tentativi di applicare la furbizia oltreconfine si e’ visto nel secolo scorso come sono finiti.
L’intelligenza e’creativa,mentre la furbizia e’solo una forma di parassitismo.
In problemi fondamentalmente tecnici poi,i nostri politicanti,nei quali si riflette una mentalita diffusa,partono handicappati dalla convinzione inconscia di poter “interpretare” (aka far fesse)le leggi fisiche come fanno con le leggi civili e penali.
Ricordo un articolo di “quattroruote” di oltre 40 anni fa,dove un meccanico del Soccorso stradale citava il caso di un “panne”sull’autostrada dovuto ad acqua nella benzina.
Il proprietario dell’auto ammise candidamente di avercela messa lui,perche’
era a corto di benzina e pensava che “allungandola”sarebbe durata di piu,che il motore non se ne sarebbe accorto.
Invece evidentemente anche i motori di allora,molto meno tecnologici, erano incredibilmente furbi,vero ?
Mi sembra un esempio perfetto di “furbizia italica”.

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