Familismo cattolico di lotta e di governo? Ne parliamo sul n. 3/2023 della rivista Nessun Dogma in uscita

È in uscita il nuovo numero del bimestrale dell’Uaar Nessun Dogma – Agire laico per un mondo più umano. Con interviste, rubriche, recensioni per conoscere l’impegno di uomini e donne, dell’Uaar e non solo. Con uno sguardo laico umanista su temi come diritti, etica, filosofia, politica, scienza. Sessanta pagine dedicate a chi vuole cambiare il mondo per renderlo più laico, più umano, più assennato. Con gli approfondimenti e le storie che non trovate altrove.

La copertina del numero 3/2023 di Paolo Ferrarini è dedicata al familismo cattolico promosso dalla destra al governo in Italia. Il direttore Raffaele Carcano riflette sulla saldatura familista tra la Chiesa cattolica e l’esecutivo di Giorgia Meloni. Dal canto suo Valentino Salvatore parla del protagonismo politico delle lobby integraliste nel nostro paese (e non solo). La responsabile iniziative legali Uaar Adele Orioli ripercorre le polemiche intorno alla vicenda di “Enea”, il bambino lasciato nella versione moderna della ruota degli esposti della clinica Mangiagalli di Milano.

Per venire a questioni che vedono l’impegno diretto dell’associazione, la responsabile circoli Cinzia Visciano ci presenta le attività del circolo palermitano. Il responsabile organizzazione Loris Tissino dà conto del progetto per la mappatura delle sale del commiato in Italia.

In questa uscita abbiamo affrontato anche altre tematiche. Maria Angela Fatta parla delle carriere alias con l’attivista trans Christian Leonardo Cristalli. Il giornalista Federico Tulli fa il punto sui contributi statali all’editoria cattolica, che rientrano tra gli ingenti costi della Chiesa. Il nostro referente per il Regno Unito Daniele Labartino, da poco nominato, ripercorre i rapporti tra religione e politica in Scozia. Paolo Ferrarini riflette su un approccio ateo, razionalista e umanista nei confronti dell’islam. Il chimico e divulgatore Silvano Fuso mette criticamente in discussione l’idea che scienza e religione siano “magisteri non sovrapponibili”. Il biologo Roberto Favilla passa in rassegna le ipotesi più accreditate sull’origine della vita sulla Terra. Micaela Grosso parla di come la popolazione amazzonica dei pirahã abbia “deconvertito” il missionario Daniel Everett. Ospitiamo inoltre la traduzione di un articolo di Sarah An Myers, dalla rivista statunitense Free Inquiry, dedicato al rapporto tra salute mentale e religione nella generazione dei millennial.

Non mancano le rubriche ricorrenti del bimestrale. L’Osservatorio laico dedicato a leggi e sentenze in Italia e all’estero, positive o negative. Impegnarsi a ragion veduta a firma del segretario Roberto Grendene per ricordare ciò che l’Uaar ha fatto e sta facendo in concreto. La carrellata delle attività dei circoli sul territorio a cura della responsabile Cinzia Visciano. Il “giro del mondo” per rilanciare iniziative di altre associazioni laico-umaniste, del responsabile relazioni internazionali Giorgio Maone. La rassegna di studi accademici su religione e non credenza che ci presenta Leila Vismara. Le proposte di lettura per segnalare tre libri recenti che ci sono sembrati interessanti. La sezione Arte e ragione in cui Mosè Viero rilegge con sensibilità laica un’opera d’arte per ogni uscita. Infine il riflettore di Agire laico per un mondo più umano, su piccoli e grandi fatti che ci raccontano l’impegno per la laicità e i diritti nel mondo.

Vi proponiamo intanto il redazionale di questa uscita, intitolato Contro.

La famiglia è tornata al centro del dibattito politico, e non perché il cognato della premier è diventato ministro. È tornata in auge perché il governo ha deciso di fare delle campagne valoriali il punto più caratterizzante della sua azione di governo, scegliendo la famiglia cattolica come modello e cominciando una battaglia non solo contro tutte le altre, ma anche contro tutti gli altri (che non la pensano come loro).
Gli “altri” non siamo soltanto “noi”. Negli ultimi anni l’accresciuto pluralismo
della società italiana si è tradotto nella fioritura di così tante forme di relazioni e scelte che non solo non si può che parlare di “famiglie”, al plurale, ma di approcci esistenziali sempre meno riconducibili a un pensiero unico.
La chiesa cattolica teme che il processo possa ulteriormente continuare, il
governo se ne fa amplificatore e attacca numerosi bersagli – in particolare quelli più fragili, dai giovani trans alle donne in difficoltà.
Non è un problema soltanto italiano. Ovunque, nel mondo, la guerra in nome
delle morali “tradizionali” contro tutti coloro che ne prendono le distanze, è la strategia del nazionalismo religioso, qualunque sia la religione. Viene condotta attraverso azioni legali e iniziative culturali utilizzando somme enormi, talvolta private, talvolta pubbliche. È una sfida globale che richiederebbe un ampio sforzo dall’altra parte. Lo scopo di questa rivista è anche di dare un piccolo contributo a questa resistenza.

Buona lettura!

Leila, Micaela, Mosè, Paolo, Raffaele, Valentino

 

La redazione

 


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6 commenti

RobertoV

Ieri per il giorno della libertà religiosa nel mondo c’è stato il discorso di Meloni che dimostra ampiamente questo legame e che non riesce a concepire altro che la religione cattolica ed una identità cattolica per gli italiani. Cioè prende a riferimento la Fondazione pontificia “aiuto alla chiesa che soffre” una associazione vaticana per la tutela dei propri fedeli nel mondo e fa riferimento alle affermazioni di B XVI, ovviamente nota persona super partes e “democratica”, nonché per un quarto di secolo a capo dell’ex inquisizione, cioè dell’istituzione che negava la libertà anche all’interno della stessa fede religiosa, che afferma “La libertà religiosa è un diritto naturale e precede ogni formulazione giuridica, perché è scritto nel cuore dell’uomo”.
Strano che nei secoli proprio i religiosi ed i loro fanatici sostenitori abbiano fatto proprio di tutto per imporre una religione, la loro, perseguitando e discriminando ed abbiano avuto bisogno di indottrinamento sin dall’infanzia, di propaganda e condizionamento ostacolando con ogni mezzo la libera scelta alle persone, anche di non credere. Ed il suo discorso sull’identità religiosa di un popolo non è differente dal concetto del “cuius regio eius religio”, cioè dell’identità obbligata con ogni mezzo (oggi anche il ricatto) delle persone di una nazione in una sola religione. E la storia, purtroppo anche il presente, indicano che esistono religioni di serie A privilegiate ed altre di serie B o C, relegate in quel ruolo proprio dalle religioni di serie A che si lamentano quando è il loro turno ad essere in serie B. E nei paesi non democratici finiscono ad essere perseguitati insieme a tanti altri, ma a loro interessa tutelare solo il proprio gruppo.
Oltre all’altra perla clericale “Allo stesso modo non possiamo dimenticare un altro fenomeno che tocca le società più sviluppate. Papa Francesco ci ha ammonito dal pericolo di una persecuzione educata, travestita di cultura, modernità e progresso, che in nome di un malinteso concetto di inclusione limita la possibilità dei credenti di esprimere le proprie convinzioni nell’ambito della vita sociale.” Altra persona super partes e senza conflitti di interesse.
Già, adesso limitare i privilegi e lo strapotere della religione dominante e far rispettare la democrazia la chiamano persecuzione! Basterebbe vedere come nei paesi evoluti la libertà di religione venga intesa come libertà di prevaricare sui diritti democratici. Brutta cosa la secolarizzazione.
La libertà di religione (e dalla ignorata libertà dalla religione) è già inclusa nella libertà di opinione e di associazione in un regime democratico, ma a loro non basta, vogliono deroghe e privilegi sfruttando il loro passato (e presente) non democratico ed aristocratico.

Diocleziano

A proposito di ‘persecuzione educata’: chissà se sua Banalità è a conoscenza del Caso Mortara
e se abbia abbozzato una qualche forma di pensiero in proposito. I tg-dio-rai hanno dato ampio
risalto ai premi vinti da quel film, ma non sono scesi molto a fondo nella vergognosa vicenda.

È di oggi la notizia che il CAI ha detto basta a impestare le cime delle montagne con le croci.
E subito s’è levato il mugolìo dei fedeli oppressi.

RobertoV

L’osservatore romano dice che un caso Mortara oggi non si potrebbe più verificare perchè c’è stato il Concilio Vaticano II, cioè solo 50 anni fa dopo quasi 2 mila anni avrebbero accettato che questo non è più possibile perchè c’è la libertà di religione di cui non c’è traccia prima. Proprio sicuri che non sia per merito loro, ma delle democrazie che non lo consentirebbero più? E che, poi, non siano così tolleranti come oggi vorrebbero far credere?
Quel papa del caso Mortara è stato fatto beato nel 2000 da GP II. Cioè hanno fatto beato un intollerante e persecutore.
Mi sconcerta che Bellocchio si definisca ateo, ma che si commuove per la fede e vuole solo mostrare la parte intollerante della religione, cioè come al solito si cerca di minimizzare la storia violenta ed intollerante della chiesa e ci si scusa se si muove qualche critica. Paura?
Quel caso fu gestito dal papa Pio IX, fatto beato solo 20 anni fa e capo della chiesa, non un oscuro prete di campagna. Ancora nella II metà dell’ottocento la chiesa cattolica sosteneva la persecuzione delle altre religioni e si opponeva apertamente alla tolleranza religiosa.

Diocleziano

“…Mi sconcerta che Bellocchio si definisca ateo…”
Che dire di Moretti, anche lui supposto ateo? Di regola non guardo i film italiani, ma ho fatto un’eccezione per il suo ‘Habemus papa’ perché mi aspettavo dialoghi di un certo livello, tipo Bunuel o certo cinema inglese: nulla che non fosse il solito macchiettismo italico.
Però è sembrata geniale la trovata del papa riluttante e tanto è bastato alla nostra intellighenzia.

Manlio Padovan

Non direi proprio che tu abbia ragione.
Nel film Habemus papam il regista, per esmpio, fa fare la figura di immaturi ragazzini alla gerarchia ecclesiastica.
Ti pare poco?

Diocleziano

Sono punti di vista soggettivi, ma penso che far fare la figura di immaturi alla gerarchia vaticana sia il classico sfondare porte aperte. Il personaggio del film non toccava nessun argomento critico della religione, era solo la storia di uno che ‘non aveva voglia’.

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