Buone novelle laiche

Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.

La buona novella laica del mese di giugno è la sanzione del Garante della privacy a Roma Capitale e all’Ama per aver divulgato i dati delle donne che avevano abortito: i loro nomi infatti campeggiavano sulle sepolture dei feti presso il Cimitero Flaminio. Per aver violato la legge 194 sull’interruzione di gravidanza infatti l’amministrazione capitolina e l’azienda municipalizzata che gestisce i servizi cimiteriali romani sono state multate rispettivamente per 176 mila e 239 mila euro, mentre la Asl Roma 1 ha ricevuto un ammonimento, per rendere anonimi i dati trasmessi. La nuova Giunta di Roberto Gualtieri è intanto intervenuta per modificare il controverso regolamento sul seppellimento dei feti abortiti, nel rispetto della privacy delle donne. Lo scandalo dei nomi delle donne sul tombe (con tanto di croce) dei feti abortiti emerse nell’ottobre del 2020, evidenziando la questione delle organizzazioni integraliste no-choice cui viene “appaltata” dalle amministrazioni pubbliche la gestione di cimiteri dei feti, nel nome della sussidiarietà confessionalista. Un problema che va ben al di là della privacy.

Il Tribunale di Roma condanna Fratelli d’Italia a risarcire una coppia omosessuale di cui aveva utilizzato l’immagine per un’aggressiva campagna contro le unioni civili. Nel 2016 una foto che ritraeva i due uomini, canadesi di origine italiana, mentre abbracciavano commossi il figlio nato due anni prima tramite gestazione per altri era stata corredata, nei materiali propagandistici di FdI, da scritte ostili come «Lui non potrà dire mamma» e «I diritti da difendere sono quelli del bambino». I giudici hanno stabilito che quel tipo di utilizzo della foto, tra l’altro coperta da copyright e senza richiesta di autorizzazione, è stata per la famiglia una «illecita intromissione nella propria sfera personale, che ha leso il loro diritto alla tutela dell’immagine e della riservatezza, esponendo – senza il loro consenso – alla pubblica visione un momento di intimità familiare accompagnato dalla formulazione di un giudizio negativo».

Diversi rappresentanti istituzionali ci hanno tenuto a dare il proprio sostegno ai tanti Pride che sfilano nella Penisola. L’11 giugno anche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri era presente al Pride della Capitale, in testa al corteo e con fascia tricolore. Al corteo di Torino era presente il sindaco Stefano Lo Russo, con fascia tricolore, e il vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle. C’era anche il consigliere comunale Silvio Viale, esponente radicale noto per le battaglie laiche (anche contro l’imposizione del crocifisso nella sala consiliare) e medico non obiettore. Teneva in mano un cartello con una donna incinta crocifissa, la storica copertina de L’Espresso che nel 1975 denunciava la persecuzione giudiziaria nei confronti dell’interruzione di gravidanza, prima che venisse approvata la legge 194. Attaccato dall’assessore regionale piemontese Maurizio Marrone, fautore di politiche anti-aborto, Viale ha così rivendicato il suo gesto: l’immagine «rappresenta l’oppressione secolare della religione sul corpo della donna e la sua libertà riproduttiva […] Le conquiste degli anni ‘70 su stato di famiglia, divorzio, aborto e contraccezione hanno permesso alle donne di emanciparsi dalla schiavitù riproduttiva, che le relega a semplice contenitore a disposizione dei maschi. È una ragione in più perché non ci sia il crocifisso nella sala del Consiglio Comunale, che rappresenta tutti i cittadini».

Il senatore Ivan Scalfarotto (Italia Viva) e il deputato Riccardo Magi (+Europa) hanno depositato in Senato una proposta di legge per la gestazione per altri solidale, elaborata dall’Associazione Luca Coscioni. Una risposta all’iniziativa delle destre per approvare una norma che renda la gpa “reato universale”. In una nota dei sostenitori della legalizzazione della gestazione per altri viene chiarito inoltre che si «condanna fermamente ogni forma di sfruttamento e commercializzazione, prevedendo un reato specifico per la piena tutela delle persone» che portano avanti la gravidanza.

Lo stesso giorno, il 19 giugno, a Roma si è tenuta anche la manifestazione “Genitori! Non criminali” a sostegno dei diritti delle famiglie che hanno avuto figli tramite la gpa: tra le varie organizzazioni e personalità c’era anche l’Uaar, rappresentata dalla responsabile iniziative legali Adele Orioli.

Il sindaco di Padova Sergio Giordani difende le trascrizioni anagrafiche dei figli delle coppie lgbt, dopo l’annullamento da parte della Procura di decine di registrazioni. «C’è un vuoto legislativo gravissimo rispetto al quale il Parlamento dovrebbe legiferare ma fino ad ora non lo ha fatto, lo hanno chiesto a gran voce molti colleghi Sindaci anche di parti politiche diverse», ha spiegato. Si è detto «sereno e convinto delle scelte fatte. Dal 2017 trascrivo gli atti di nascita delle bambine e dei bambini figli di due mamme. È un atto di responsabilità verso questi piccoli perché non accetto il pensiero che ci siano bambini discriminati». E ricorda di aver «sempre tempestivamente comunicato alla Procura di Padova dopo ogni atto senza aver mai controdeduzioni».

Ancora pronunciamenti a favore del riconoscimento dei figli delle famiglie lgbt, stavolta dal Tribunale di Milano, contro gli interventi delle procure agevolati dalle disposizioni del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. I giudici milanesi respingono le impugnazioni della Procura di tre trascrizioni per figli di coppie di donne, nati all’estero con procreazione assistita. Mentre è stato annullato l’anno di nascita di un bambino come figlio di una coppia di uomini, nato con gpa: in questo caso viene prospettata l’adozione in casi particolari.

La segretaria del Pd bolognese Federica Mazzoni parla di «inaccettabile limitazione dei diritti fondamentali», esprimendo «piena solidarietà, sostegno ed un abbraccio sincero a queste famiglie che a causa di questa decisione scellerata rischiano di veder sfumare i diritti e le protezioni garantite loro dalla legge». Dal canto suo l’ex senatore Pd Sergio Lo Giudice, capo di gabinetto della Città metropolitana di Bologna e attivista gay, evidenzia «la crudeltà e l’insensatezza della decisione» della Procura. Sposato con due figli, fa l’esempio della figlia, se le accadesse quanto avvenuto a Padova: «è scontato che un cambio improvviso del cognome avrebbe per lei un significato che va oltre il dato anagrafico ma impatterebbe in modo violento sulla sua percezione di sé e della propria famiglia». Per Lo Giudice si tratta di «un pregiudizio anacronistico. Qui non c’è gestazione per altri, non c’è quell’alibi che, nel caso di una coppia di uomini, fa da schermo a tutto il resto. Qui c’è solo omofobia istituzionale, fatta pagare a delle bambine e a dei bambini». La parlamentare europea Elisabetta Gualmini parla di azione che getta «nella disperazione quelle famiglie»: «uno Stato europeo non può accettare una simile vergogna». Persino per l’eurodeputata del Partito popolare Alessandra Mussolini «è indegno di un paese civile e come andare a buttare una bomba in una famiglia e guarda caso si va a colpire solo i bambini». Mussolini è anche relatrice ombra al Parlamento Europeo di un emendamento che esorta gli stati membri a registrare gli atti di nascita dei bambini «a prescindere dal mondo in cui sono stati concepiti, sia che il genitore sia unico, sia che si tratti di coppie di fatto, di genitori con unione registrata, sia che il documento riguardi genitori dello stesso sesso» perché «la famiglia non può incidere sul diritto individuale e universale di filiazione».

La Cassazione conferma la condanna nei confronti dell’ex dottoressa Silvana De Mari per diffamazione verso le persone omosessuali. Dovrà risarcire anche il coordinamento Torino Pride: il pronunciamento è importante anche perché per la prima volta a un’associazione di diritto privato quale il Torino Pride è riconosciuta la facoltà di tutelare la reputazione dei movimenti lgbt. Da anni nota per posizioni integraliste, anti-aborto, omofobe, no vax, pseudoscientifiche e complottiste, la scrittrice fantasy ormai radiata dall’ordine dei medici aveva accusato sul suo blog nel 2017 il «movimento lgbt» di diffondere la pedofilia.

Il Tribunale di Rimini ha condannato un padre e la figlia per stalking omofobico nei confronti di una persona omosessuale, che per un anno e mezzo è stata oggetto di insulti e comportamenti molesti, ad esempio ogni giorno quando usciva dalla casa del compagno. Dovranno risarcire 27.500 euro alla vittima, 5 mila euro al compagno e 2.500 euro ad Arcigay Rimini che ha sostenuto la causa.

Alcuni politici hanno contestato l’esclusione di un educatore, perché dichiaratamente omosessuale, da un centro estivo parrocchiale a Cesena, disposta dalla diocesi. Il sindaco Enzo Lattuca ha commentato: «Pensavo che il Medioevo fosse ormai alle nostre spalle e che episodi di discriminazione come questo, inaccettabili, fossero estranei alla nostra città. Evidentemente mi sbagliavo». Peccato che tra i centri estivi accreditati dal Comune di Cesena (con erogazione di fondi pubblici) ci siano anche quelli parrocchiali. Il deputato Pd Alessandro Zan ha scritto su Twitter «Si predica amore, si pratica discriminazione» e ringraziato il primo cittadino per la presa di posizione.

Dopo settimane di tentennamenti di fronte ai malumori del Vaticano, la Commissione Affari costituzionali del Senato approva finalmente all’unanimità il via libera alla commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Il provvedimento, già approvato alla Camera, attende ora il voto del Senato. Il vicepresidente della Commissione al Senato aveva denunciato i ritardi nell’approvazione: «Non c’è ragione per chiedere una ulteriore proroga se non il fatto che, in questa settimana, FI e FdI, mentre la Lega non si è pronunciata, devono decidere se affossare o no la Commissione», aveva spiegato.

Infine qualche buona novella laica dall’estero.

Anche l’Estonia approva il matrimonio tra persone dello stesso sesso, nonostante l’opposizione di gruppi conservatori. La premier Kaja Kallas dichiara: «con questa decisione ci inseriamo finalmente tra tutti gli altri Paesi democratici del mondo in cui è stata concessa l’uguaglianza matrimoniale». È il primo paese dell’ex Urss ad approvare una legge di questo tipo, che entrerà in vigore dal primo gennaio 2024.

La redazione

Un commento

Diocleziano

“È con viva e vibrante soddisfazione che apprendo della condanna di S. DeMari e dello smacco
professionale del suo difensore Pillon”. 😛

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