Come funziona la scienza e cosa si intende per metodo scientifico? Come distinguere ciò che è razionale da ciò che non lo è e dalla pseudoscienza? Lo scienziato Saverio Bettuzzi ci invita a riflettere criticamente sul numero 4/23 di Nessun Dogma. Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.
Premessa
Sappiamo che il nostro mondo progredisce grazie a scienza e tecnologia. Ma la consapevolezza di cosa sia davvero la scienza non pare così diffusa nella società. Ad esempio: sappiamo come funziona? A quali ambiti si applica? Quale metodo attua? E ancora: come s’interpretano le sue risposte, e che valore hanno?
In questo percorso occorre evitare delle trappole mentali. Trappola 1: attenzione a ciò che ci piacerebbe fosse vero, ma invece non lo è. Un’idea ci può sedurre perché corrisponde alle nostre aspettative. Ma la realtà potrebbe essere molto diversa. Dobbiamo quindi essere lucidi e obiettivi, anche quando ciò che vediamo, pur reale, non ci piace. Trappola 2: l’analisi di realtà. Ciò che è chiaramente vero, perché la realtà ce lo conferma, deve sempre essere il punto di partenza del ragionamento, anche se apparisse controintuitivo. Trappola 3: la durissima legge della scienza sperimentale. Basta un solo esperimento per dimostrare che una teoria, pur affascinante, è sbagliata. È un concetto molto importante. La scienza a volte dice no, piuttosto che sì. Ma ne riparleremo poi. Capire che siamo sulla strada sbagliata e cambiare subito idea è fondamentale. Ma ammettiamolo: è una delle cose più difficili da fare, per chiunque.
Il metodo scientifico
In modo semplice e diretto, si tratta del miglior metodo che abbiamo individuato per affrontare in modo razionale i problemi e trovare soluzioni che siano concrete, affidabili, efficaci, riproducibili: cioè, che funzionano. Il metodo scientifico è il modo con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza cumulativa che sia oggettiva e condivisibile.
Questo metodo porta a comprendere le leggi naturali che governano l’universo, formulate in teorie. Il primo a descrivere il metodo scientifico in modo chiaro e comprensibile fu Galileo Galilei. Per questo è anche chiamato metodo galileiano. Risale al XVI secolo ed è così importante da rendere improprio l’uso dei termini scienza e scienziato riferiti a epoche precedenti.
Il metodo scientifico o galileiano sfrutta l’uso combinato di teoria ed esperimento. I fenomeni si misurano. Nella scienza, osservazione e misura sono inscindibili: fenomeni che non si misurano, non le appartengono. Questo è un limite preciso della scienza. Fenomeni che, pur reali, non siano misurabili, non possono essere affrontati col metodo scientifico sperimentale.
Non è un giudizio morale, non sono “meglio” o “peggio”: sono semplicemente al di fuori della sua sfera di competenza. Ad esempio, al momento non credo si possa “misurare” la poesia, anche se sappiamo apprezzarla, quando la incontriamo. Galileo scrisse: «La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto.
Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, e altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto»(Galileo Galilei, Il Saggiatore, Cap. VI, 1623). Senza i numeri, senza la matematica, non vi è scienza. La realtà è un puro fatto quantitativo e matematico: l’osservazione empirica considera scienza solo le conoscenze ottenute dall’esperienza.
Primo fra tutti, Galilei definisce sia l’ambito di applicazione della scienza che i suoi limiti. Per poter capire, è necessario eseguire esperimenti con gli oggetti che abbiamo a disposizione. L’esperimento e la teoria fanno entrambi parte del metodo, perché un modello teorico spiega un’osservazione sperimentale e anticipa future osservazioni. Fondamentale è la riproducibilità degli esperimenti, cioè la possibilità che un dato fenomeno/esperimento possa essere riprodotto e studiato in tutti i laboratori del mondo da chiunque abbia le competenze per farlo.
Il percorso che porta dall’osservazione di un fenomeno alla stesura di una teoria scientifica si chiama ciclo conoscitivo. Si articola nei seguenti passi, ripetuti ciclicamente:
- Osservazione (vedere l’evento in modo critico; formulare la domanda giusta)
- Esperimento (progettato in modo che chiunque lo possa riprodurre; raccolta dei dati)
- Correlazione fra le misure (analizzare i dati con metodi condivisi; risultati e conclusione)
- Elaborazione di un modello matematico, fisico o biologico (ipotesi generale)
- Formalizzazione della teoria (la sintesi finale)
Se la teoria è scientificamente valida, essa permette di prevedere i fenomeni nel tempo, anticipando risultati e osservazioni. Il metodo scientifico rispetta le regole del pensiero logico e salvaguarda la realtà e l’obiettività dei fenomeni studiati. Il ciclo conoscitivo si ripete continuamente, fin quando è necessario.
Se il punto 3, oppure il 5 non supportano l’ipotesi di partenza, si ricomincia dal punto 1. E così via fino al raggiungimento di una conclusione generale (teoria) che resista all’approccio sperimentale. Il ciclo conoscitivo è quindi inesorabile: non termina mai. L’universo è un gigantesco esperimento, sempre in atto e mai finito.
Grazie alla sua efficacia, questo metodo consente anche un approccio cumulativo delle conoscenze scientificamente validate dalla comunità degli scienziati: non è necessario scoprire la ruota di nuovo. Si possono unire frammenti diversi di conoscenza (invenzioni, brevetti) per produrre un oggetto di tecnologia superiore: ad esempio, un’automobile, che contiene centinaia d’invenzioni. Quanto tempo ed energie ci vorrebbero, se dovessimo ricominciare da capo ogni volta?
In biologia e medicina molte leggi sono di tipo probabilistico e non sempre sono espresse in formule matematiche. Ma si usa la ripetibilità delle osservazioni e la matematica come strumento. La conclusione scientifica deve essere statisticamente significativa: può essere raggiunta solo a seguito di un numero adeguato di osservazioni sperimentali, mai su un solo caso.
Si lavora su grandi numeri (popolazioni, coorti di pazienti), per stabilire la probabilità di un evento. Il risultato finale è sempre di tipo probabilistico. Il suo valore di verità, così come il modo corretto di usare quest’informazione, risiedono nella capacità di comprendere il significato della probabilità che un evento accada.
Il controllo della validità della conclusione scientifica è affidato ad altri ricercatori, colleghi e pari per competenze (peer review). Diversamente da quanto molti pensano, la scienza è “democratica”, poiché sono le “popolazioni” a stabilire se la conclusione è valida, oppure altri ricercatori, spesso lontani e anonimi.
Nella scienza non è prevista alcuna “auto-referenzialità” (spesso la scienza ne è accusata a torto), ma solo l’analisi di realtà. La ricerca scientifica quindi esegue esperimenti allo scopo di raggiungere conclusioni che abbiano carattere di verità. Ma quanto dura nel tempo la verità scientifica? Molto semplicemente, una teoria è scientificamente vera solo fino a quando il ciclo conoscitivo non la smentisce.
La Conoscenza
Senza alcuna pretesa di esaurire una disciplina complessa come l’epistemologia, occorre ora familiarizzarsi con alcuni dei suoi concetti base. Pensiamo al concetto di osservazione. Esso non è mai neutro, passivo. Nella scienza non basta osservare: bisogna anche sapere cosa osservare (ad esempio, chiunque è inciampato e caduto almeno una volta: ma è stato solo Newton a formulare la legge della gravitazione universale). Inoltre, l’osservazione dello scienziato, strutturata in forma di esperimento, non è mai fine a se stessa («Mescoliamo tutto, poi vediamo cosa succede…»), ma è sempre attiva, ovvero finalizzata a verificare, o confutare, una determinata teoria («Se ciò è vero, allora deve accadere che…»).
Tra i grandi dell’epistemologia occorre citare Karl Popper. Nel 1934 (Logica della scoperta scientifica) afferma che la conoscenza è un processo essenzialmente critico. La verità può essere solo una corrispondenza ai fatti. Ma come si genera conoscenza? Per semplificare molto le cose, si possono usare due metodi. Il metodo induttivo consiste nella raccolta di osservazioni riguardo un evento da cui trarre una legge generale, che permetta di prevedere una futura manifestazione misurabile.
Ad esempio: il sole sorge ogni mattina, quindi sorgerà anche domani. Ma un altro grande di questa disciplina, Bertrand Russell, sollevò un problema: il tacchino americano è nutrito tutti i giorni dal contadino. Quindi può prevedere che anche domani sarà nutrito. Ma domani sarà il Thanksgiving Day e sarà il contadino che mangerà lui. Il modo induttivo di procedere può condurre in errore, perché una verità che è sempre stata vera, improvvisamente potrebbe non esserlo più.
L’altro metodo è quello deduttivo. Popper definisce il metodo scientifico deduttivo basandosi sul criterio di falsificabilità, anziché su quello induttivo di verificabilità. Una verità scientifica deve essere falsificabile. Se una previsione formulata da un’ipotesi si verifica oggi, non vuol dire che si verificherà sempre.
Occorrerebbero infiniti casi che la confermino. Poiché ciò è impossibile, ogni teoria scientifica non può che restare nello stato di ipotesi. Se tuttavia una tale ipotesi resiste ai tentativi di confutarla per via deduttiva tramite ulteriori esperimenti, ebbene allora possiamo ritenerla più valida di un’altra, che viceversa non ha retto alla prova dei fatti. Quindi, anche il concetto d’ipotesi nella scienza ha un significato molto particolare rispetto al significato comune. Un’ipotesi scientifica contiene molta verità.
Ma la verità scientifica è relativa (falsificabile), perché è vera fino a quando l’evidenza concreta lo dimostra, oppure fino a quando non viene smentita dall’analisi di realtà (nuovi esperimenti). Quindi è il contrario esatto del dogma, che è vero a prescindere, perché così è stato affermato.
Popper propone che la sperimentazione non potrà mai dare certezze positive, cioè non potrà mai dire in assoluto se una tesi è vera, ma potrà solo dire se è falsa. Gli esperimenti non possono mai verificare una teoria, ma al massimo smentirla. Ciò che conta di una teoria scientifica è che essa sia espressa in forma criticabile e falsificabile sul piano oggettivo, altrimenti sarebbe un dogma.
Ma sul termine falsificabile dobbiamo intenderci: non stiamo dicendo che la scienza “imbroglia”. Diciamo falsificabile perché il nuovo esperimento (pensato diversamente, con un nuovo più potente strumento di misura, osservando un evento mai visto prima…) rende falsa la prima teoria. Ad esempio, al momento non esistono “intelligenze aliene”. Ma solo fino a quando non capitasse di incontrarle. Paradossalmente, è la falsificabilità della teoria scientifica che la rende oggettivamente vera.
Il grande potere della scienza è che può cambiare idea di fronte all’evidenza grazie all’opera incessante del ciclo conoscitivo che, prima o poi, produce una seconda teoria, migliore della prima. E così via, all’infinito, fino a quando esisterà la sete di conoscenza. Si potrebbe dire che l’approccio razionale scientifico è un modo per mettere sempre più a fuoco un fenomeno “rimuovendo ignoranza”, perché ci dice cosa è falso, migliorando quindi progressivamente la nostra conoscenza.
Un po’ come lo scultore che toglie materia grezza dal blocco per rivelare la forma che ha immaginato. La verità scientifica, quindi, sarà sempre una verità relativa, mai una certezza. Ne deriva che il relativismo (scientifico) è un valore, non è un difetto. Senza relativismo la scienza non sarebbe tale, e soprattutto non migliorerebbe costantemente le nostre conoscenze, perché rimarrebbe ancorata alle vecchie verità. Siamo all’opposto del famoso Ipse dixit (“Lo disse lui”, quindi deve essere vero per forza…).
Quando s’interpella la scienza bisogna stare molto attenti a cosa chiedere. E anche a come si formula la domanda. Perché la scienza di solito risponde. Ma comprendere o accettare il significato di questa risposta a volte non è semplice. Torniamo un attimo ai concetti di deduzione e induzione, che sono ancora attuali. Come si ragiona in modo logico? Un famoso sillogismo deduttivo dell’antichità recita così: tutti gli uomini sono animali, tutti gli animali sono mortali, dunque tutti gli uomini sono mortali.
Chi potrebbe essere in disaccordo? Notate che l’insieme dei mortali è quello più ampio. Comprende quello degli animali che è più piccolo e quindi ne è un sottoinsieme (ma anche le piante, ad esempio). Il quale, a sua volta, contiene anche il sottoinsieme ancora più piccolo degli uomini (ma anche le donne, ad esempio). In sostanza, la verità iniziale (mortali) è già “dentro” al punto di arrivo deduttivo (uomini). Basta solo vederla.
Il percorso induttivo è diverso, ed è molto sdrucciolevole. Un antico esempio di ragionamento per induzione è il seguente: l’uomo e il cavallo sono longevi, l’uomo e il cavallo sono animali con la cistifellea, dunque gli animali con la cistifellea sono longevi. Questo ragionamento non convince la logica: è facile obiettare che l’uomo e il cavallo hanno anche due occhi, oppure un solo cuore; quindi, a cosa esattamente dobbiamo attribuire la caratteristica della longevità? Inoltre, una sequoia vive molto più a lungo di entrambi, ma non ha nessuno di questi organi.
Razionale vs irrazionale
Tutto ciò potrebbe sembrare inutile “accademia” di tanti secoli fa, ma non è così. La lotta tra logica/ragione + metodo scientifico da un lato, e irrazionalità dall’altro, è ancora molto attuale.
Ora cerchiamo il difetto logico delle seguenti affermazioni:
- I bambini Marco e Maria sono autistici. I bambini Marco e Maria hanno ricevuto il vaccino trivalente. Il vaccino trivalente causa l’autismo.
- Mio nonno fumava. Mio nonno ha vissuto 100 anni. Fumare fa vivere 100 anni.
- Un secolo fa non si moriva di cancro. Oggi molti muoiono di cancro. La vita di oggi è malsana e causa il cancro.
Queste tre affermazioni sono moderne. Ma anche false. Dove difettano? Il caso 1 assomiglia al percorso induttivo citato poco prima. Marco e Maria hanno anche preso l’aspirina, oppure sono andati a scuola, o i loro genitori sono vegani. A cosa dobbiamo attribuire l’autismo, quindi? Per inciso, ancora oggi non conosciamo con certezza le cause di questa malattia. Qui si difetta per induzione. Il caso 2 ha un grosso problema: la statistica. Si tratta di una sola osservazione. Anche se fosse vera, non può consentire un’affermazione generale, cioè una teoria. Il caso 3 parte da un presupposto sbagliato (il cancro esiste da sempre ed è stato ben descritto nel passato), per poi concludere in modo sbagliato, perché il concetto di malsano è troppo generico. Se si vuole trovare una relazione di causa-effetto occorre individuare una causa precisa. Quindi è un difetto di ragionamento. Infatti, la conclusione del caso 3 non corrisponde affatto alle conoscenze scientifiche di oggi (troppo lungo da spiegare qui).
Quando si commettono errori di ragionamento come questi si origina un famoso “mostro”, la nemesi della scienza: la pseudoscienza. Capire bene cosa sia la scienza ci serve per distinguerla da cosa non lo è.
La pseudoscienza
Leggete queste due affermazioni. Tra i due soggetti, solo uno è il vero scienziato, mentre l’altro è uno pseudo-scienziato camuffato.
- Qui ci sono i fatti: che conclusione possiamo trarne?
- Qui c’è la conclusione: quali fatti possiamo trovare, che la sostengano?
Lo scienziato è il numero 1. Non possiede una verità preconcetta, ma è aperto al nuovo. E parte dall’analisi di realtà per poi giungere alla conclusione dopo. Il numero 2 capovolge invece il ragionamento in modo subdolo. Nel tentativo di avvalorare una verità che già ritiene di possedere, sceglie le sole evidenze che gli fanno comodo per sostenere un dogma. Nel caso 2 non siamo di fronte alla scienza, ma al suo contrario; attenzione: la sua capacità persuasiva è molto potente.
Un altro principio della logica utile per comprendere i rischi della pseudoscienza è: «Nel falso, sta tutto». Un po’ come nel buio. Se il buio è assoluto, posso immaginare di aver di fronte qualunque cosa, soprattutto qualcosa da temere. Solo quando la luce illumina la scena si vede il fenomeno in modo comprensibile. Questo è ciò che fa la scienza. Come a dire: la ragione illumina, l’irrazionale vede buio e ci spaventa.
La scienza e gli scienziati sono cose diverse
La scienza non è questione di opinioni. L’opinione di uno scienziato non vale uno. È un consenso che è stato raggiunto faticosamente e poi condiviso con migliaia di scienziati che hanno lavorato sul problema per decine di anni. È la punta di un iceberg. Non è mai un’opinione personale, che vale come quella di chiunque altro. Su quest’aspetto molto particolare, si potrebbe affermare che la scienza non è democratica: non vale l’opinione di chiunque, non vale quella della maggioranza. Vale solo quell’opinione che aderisce alla realtà avendo resistito alla prova estenuante del ciclo conoscitivo.
Dove si trovano i risultati scientifici? Solo nelle pubblicazioni scientifiche, che permettono di condividere i risultati e il confronto delle opinioni in condizioni eque. Si tratta di materiale professionale, di solito in lingua inglese, stilato con rigore metodologico, che segue regole precise e uguali per tutti. PubMed è la banca dati dei risultati biomedici.
È una miniera quasi infinita d’informazioni, aggiornata in tempo reale, accessibile gratuitamente. Ma occorre conoscere la lingua inglese e saperla interrogare con parole chiave tecniche. Per scoprire l’attendibilità di uno scienziato che tratta uno specifico argomento occorre consultare gli indici bibliometrici internazionali, che permettono la valutazione della sua produttività scientifica. Questi indici non si applicano alle discipline umanistiche. La competenza scientifica di un particolare scienziato su un dato argomento può essere verificata leggendo le sue pubblicazioni più importanti su PubMed. Ma non è cosa da tutti.
La scienza non è mai una battaglia di opinioni («…io ho ragione, tu hai torto…»), Gli scienziati sono tutti virtualmente seduti intorno a un tavolo semplicemente per capire cosa sta accadendo. E lo fanno in una comunità che da sempre è internazionale, non conosce confini geografici, ideologici o politici. Lo scienziato, quello vero, è umile. Conosce la frustrazione del fallimento, sa quanto è difficile scoprire cose nuove ma, nonostante tutto, non desiste.
Tutti noi ne siamo la prova vivente (avete mai preso un antibiotico? Allora Fleming aveva ragione e probabilmente ci ha salvato la vita), quindi dobbiamo gratitudine alla scienza e agli scienziati che ci hanno illuminato. Ecco perché dobbiamo impegnarci tutti a mantenere accesa la fiamma della scienza. Il metodo scientifico è il più importante “patrimonio intangibile dell’umanità”. Forse si dovrebbero raccogliere delle firme per ottenere questo riconoscimento.
Ma, vi prego, non confondete la scienza con gli scienziati: il metodo galileiano è uno strumento prezioso che non ci abbandonerà mai, perché produrrà sempre la conoscenza affidabile che ci serve. Gli scienziati però sono donne e uomini, col loro bagaglio di pregi e difetti. È già capitato che ottimi scienziati si siano poi rivelati pessimi esseri umani.
Ma questo non infanga la ricerca scientifica. Ricordiamoci piuttosto di Jonas Salk e della scoperta del vaccino per la poliomielite (oggi obbligatorio in Italia, insieme ad altri 9). Il suo vaccino la estirpò dalla popolazione mondiale. Salk fu salutato negli Usa come “l’uomo dei miracoli”. Lui voleva solo sviluppare un vaccino sicuro ed efficace, il più rapidamente possibile, senza alcun profitto personale. Quando, nel 1955, gli fu chiesto chi possedesse il brevetto del vaccino, rispose: «La gente, suppongo. Non c’è brevetto. Si può brevettare il sole?»
Saverio Bettuzzi
Iscriviti all’Uaar Abbonati Acquista a €2 il numero in digitale
Sei già socio? Entra nell’area riservata per scaricare gratis il numero in digitale!
Un principo fondamemtale della Scienza,che la maggior parte della gente ignora,e ‘ che in campo scientifico non esistono ne’ dogmi ne’ verita rivelate.
La scienza e’ fatta ESCLUSIVAMENTE di teorie,che vengono prese in considerazione solo se verificabili,e restano SEMPRE aperte a eventuali modifiche,anche radicali.
Per cui il cosiddetto REVISIONISMO e’ un elemento fondamentale dell’attivita scientifca,malgrado il connotato “dispregiativo” che gli viene spesso riservato.
In particolare la cosa si verifica,se vi e’ sfuggito,nel campo delle ricerche storiche,
che rientrano nel campo delle ricerche scientifiche a pieno titolo.
E dove imperano spesso veri e propri “dogmi”,di origine ovviamente politica,la cui messa in discussione scatena spesso vere crociate all’insegna (manco dirlo) dell’onnipresente “politicamente corretto”.
Basti pensare alla reale dimensione della decantata “Resistenza” e al suo reale peso nel conflitto,sia in Italia che altrove.
Qualunque critica,se l’avete notato,prende l’aspetto di vera eresia nelle reazioni che suscita.
E che dimostra come ideologie e religioni abbiamo molto in comune,a cominciare dall’intolleranza.
“La scienza e’ fatta ESCLUSIVAMENTE di teorie,che vengono prese in considerazione solo se verificabili,e restano SEMPRE aperte a eventuali modifiche,anche radicali.”
La “tua,” laverdure, non la “mia”.
La teoria eliocentrica del Sistema solare la mettiamo in discussione?
Nell’evoluzione darwiniana cosa c’è di riproducibile in laboratorio?
Quanto alla “Storia”, come ricorderai fu Vico a costituirla come “Scienza Nova”. Peccato non sia riproducibile in laboratorio.
Hai forse ragione a ridimensionare l’apporto della Resistenza al fallimento dell’espsansione nazi-fascista. Io ritengo che un contributo maggiore l’abbia portato l’Esercito Italiano dall’entrata in guerra al ’43: sonoramente battuto, i Nazisti dovevano precipitarsi ad aiutarlo distogliendo forze da altri fronti. Bisogna rivalutare lo “sdirrupo” apportato da quel grande stratega di Mussolini al suo amico Hitler!
@Mixtec
Caro Mixtec,prima di rispondere,dovresti leggere per intero gli interventi e rifletterci almeno un istante.
Ho scritto “..aperte a EVENTUALI modifiche”,non che le leggi fisiche siano mode che scaduta la loro stagione debbano necessariamente essere sostituite da qualcosa di nuovo.
Le eventuali modifiche devono essere giustificate da prove,e la teoria eliocentrica non e’ un dogma piu’ di qualsiasi altra teoria fisica,semplicemente si ritiene estremamente improbabile che saltino fuori prove VERIFICABILI capaci di confutarla.
E dell’evoluzione Darwiniana qualcosa di esaminabile in laboratorio c’e eccome: ad esempio i fossili,come pure il genoma delle varie specie e i suoi punti in comune,ecc.
Analogamente a come negli studi storici c’e’ lo studio dei vari documenti,e di altre prove indiziarie anche a distanza di secoli,e l’esame della loro autenticita.
Se volete un altro esempio ricordiamo la gia citata Conferenza di Siviglia,dove alcuni anni fa vennero “bollate” di eresia o quasi le teorie avanzate da illustri antropologi ,etologi
ecc riguardo alla presunta aggressivita e tendenza alla violenza “innata” nella natura umana,tanto che per anni gli studiosi del ramo vennero piu’ o meno ufficiosamente diffidati dall’avanzare teorie analoghe,pena la messa al bando.
Il che equivarrebbe a pretendere che negare il surriscaldamento globale,come del resto fanno molti,riduca il problema.
Insomma un comportamento che ci riporta indietro di secoli,al tempo dell’Inquisizione e dell’Indice dei libri proibiti,alla faccia del tanto ostentato progressismo.
Ottimo articcolo che condivido in toto !
“Ma, vi prego, non confondete la scienza con gli scienziati: il metodo galileiano è uno strumento prezioso che non ci abbandonerà mai, perché produrrà sempre la conoscenza affidabile che ci serve. Gli scienziati però sono donne e uomini, col loro bagaglio di pregi e difetti. È già capitato che ottimi scienziati si siano poi rivelati pessimi esseri umani” Dice giustamente l’articolo !
Da notare che un mese fa ho (modestamente parlando) tenuto un discorso simile, ma che non è piaciuto ad un fisico. Non ha saputo distinguere la Scienza e la sua severa più che unica metodologia, mai definitiva e, soprattutto, mai assoluta, con certi scienziati opportunisti, arrivisti e -molto probabilmente- anche squilibrati mentali….Va notato che circa il 40% dei cittadini europei imputa agli stessi scienziati la responsabilità per gli abusi delle loro scoperte ! Inoltre, circa l’80% ritiene che le autorità dovrebbero formalmente obbligare gli scienziati a osservare regole etiche. Sic !
PS: Se possiamo fare affidamento alla scienza non è di certo perché detiene la Verità assoluta grande V, ma proprio perché non l’ha. Quando Lemaître sostiene l’idea che l’Universo si estende e che Einstein lo nega, malgrado che le sue equazioni dicessero il contrario !!!, uno di loro ha ragione, l’altro torto. Tutti i risultati di Einstein, la sua reputazione e influenza sul mondo scientifico, la sua immensa autorità non contano. Le osservazioni sono sbagliate e il dibattito è chiuso. Questo sconosciuto, questo « piccolo » prete belga ha ragione. Questa è la forza del pensiero razionale quindi scientifico……
” Ciò che è chiaramente vero, perché la realtà ce lo conferma, deve sempre essere il punto di partenza del ragionamento, anche se apparisse controintuitivo”
E come faccio a sapere che un fenomeno “è chiaramente vero”?
E’ vero che il Sole è una stella di “seconda generazione”, o devo ritenere che sia di “prima generazione”?
L’uomo è una scimmia oppure no?
Perchè non ci impegniamo a progettare ed eseguire un buon esperimento che dimostri la falsità del “Secondo Principio della Termodinamica” (ed avere così il “Moto Perpetuo” o la “Vita Eterna”)?
@Mixtec
“E come faccio a sapere che un fenomeno “è chiaramente vero”?”
Infatti ,caro Mixtec,come ho gia detto,nessuna teoria diventa mai un dogma,e resta aperta ad ogni genere di revisioni,per cui non si puo’ mai dire che un fenomeno sia “sicuramente vero”,ma semplicemente che finora ha sempre superato ogni sperimentazione,vale a dire ogni tentativo di “falsificazione”,come diceva Popper.
Ma non e’ detto che in futuro non avvenga il contrario,esattamente come le formule di Newton col progredire delle misurazioni si sono dimostrate non “errate”,ma “approssimate”,con un margine di errore che diventa sensibile solo in condizioni “estreme”(forti campi gravitazionali e velocita prossime a quella della luce),dove intervengono le (piu’ complesse)formule della relativita di Einstein.
Le quali forse in futuro richiederanno anch’esse una revisione.
“..Le quali forse in futuro richiederanno anchesse una revisione..”
All’epoca si disse che la Teoria della Relativita,per la sua complessita era comprensibile solo a 3 o 4 persone al mondo.(Esagerando un pochino)
Una nuova teoria che andasse OLTRE forse sarebbe DAVVERO comprensibile solo a 3 o 4 persone al mondo !
“E come faccio a sapere che un fenomeno “è chiaramente vero”?
Mixtec :
Nel passato e tuttora certi dicono che la scienza senza coscienza non puo’ essere che rovina dell’anima; un fatto accettato, una verità da manuale…. Ma la coscienza senza la scienza? Una coscienza che rivendica la sua ignoranza? A quali rovine ci prepara? Poiché la fede è una « certezza » che non può essere, mai essere, verificata. E ‘anche, e in primo luogo, a differenza della scienza, inconfutabile !
La scienza si basa in gran parte sul ragionamento induttivo che tende a generalizzare le scoperte interessanti, a partire da casi speciali per portare a leggi universali. Riduciamo e moltiplichiamo esperienze per verificare che otteniamo lo stesso risultato ogni volta. Possiamo facilmente mostrare che l’acqua bolle regolarmente a 100 ° C a livello del mare. Da queste esperienze ripetitive, deduciamo leggi generali. Ma le teorie risultanti dal ragionamento induttivo sono comunque credenze. Ad esempio, crediamo che tutti i cigni sono bianchi se tutte le osservazioni registrate indicano che lo sono. Ma basti osservare un singolo cigno nero e la teoria collassa. In effetti, il metodo scientifico verifica i limiti del ragionamento induttivo organizzando esperienze che probabilmente dimostrano che la teoria è falsa. La teoria è accettata solo finché non è stata razionalmente dimostrata che è sbagliata.
NB : Quando il nostro cervello si pone delle domande alle quali non sa rispondere, o non ottiene risposte soddisfacenti, « soffre » ! E, per alleviare questa relativa sofferenza inventa una qualsiasi storia sovente fantasmatica, mitica o comunque irrazionale. L’esempio più evidente : oltre 30mila religioni sono state repertoriate dagli antropologi, certe delle quali da migliaia d’anni ipnotizzano, per non dire rimbecilliscono, la specie umana. E continua….
«…per alleviare questa relativa sofferenza inventa una qualsiasi storia sovente fantasmatica, mitica o comunque irrazionale…»
Comprendo l’esempio, ma qui siamo ben al di fuori dell’ambito scientifico o parascientifico: siamo nel campo dell’inganno puro e semplice, nella volontà di dominare il prossimo. Passare dall’incomprensione di un qualsiasi fenomeno naturale al terrorizzare il popolo con personaggi inesistenti che possono infliggere dannazioni eterne, non è ingenuità.
@Mixtec
Guarda che da secoli un’infinita di “genii” ha ideato un sacco di macchine del moto perpetuo che potenzialmente “falsificherebbero” il secondo principio della termodinamica.
Il loro unico difetto e’ che NON FUNZIONANO, quindi non costituiscono una prova valida.
Credo che sia sfuggito a molti ma anche il famoso paradosso della farfalla che scatena uragani mi pare una sciocchezza da catalogare nel gruppo del moto perpetuo.
Il moto perpetuo dovrebbe produrre almeno un minimo di energia che lo tenga in movimento, il battito d’ali della farfalla dovrebbe progredire in maniera geometrica producendo energia dal nulla. Penso con terrore a cosa potrebbero provocare le farfalle monarca che si radunano a milioni nel Golfo del Messico. 😛
“Il loro unico difetto e’ che NON FUNZIONANO, quindi non costituiscono una prova valida”
Quelli progettati finora.
Ma quando verrà Gesù i morti risorgeranno (ma non viene precisato a partire da quale data del passato) e il Secondo Principio della Termodinamica verrà annullato (già adesso comunque ne sono immuni Dio (Gesù compreso), la Madonna e gli Angeli; i Santi solo in parte [deduzioni logiche dalla Dottrina della Chiesa Cattolica]).
@Diocleziano
Temo tu non abbia compreso il principio dei sistemi caotici.
Il battito d’ali farebbe solo da catalizzatore a sistemi che l’energia ce l’hanno
loro dentro di se.
Come la pressione sul grilletto di un’arma da fuoco innesca “grosse conseguenze” se supera la soglia di scatto,conseguenze che mancano se resta impercettibilmente al di sotto.
L’energia sta nella molla del percussore e nelle cartucce.
Inoltre “influenzare” i fenomeni meteo non significa necessariamente provocare uragani,potrebbe perfino prevenirne uno,le conseguenze possibili sono infinite.
Mixtec, in Matteo 24:34 e Luca 21:32 Gesù afferma che “non passerà questa generazione prima che tutto questo accada” riferendosi alla fine dei tempi e la venuta del Regno di Dio. In realtà la generazione è passata, sepolta, putrefatta, ma del Regno dei cieli neanche l’ombra. Eppure miliardi di allocchi ancora aspettano…
Quelli che con noncuranza pretendono di liquidare una affermazione scientifica con
il cliche’ : “E’ solo una teoria” mostrano semplicemente di ignorare le basi stesse della Scienza che e’ formata,come gia detto,SOLO di teorie.
Mentre spesso le affermazioni degli stessi signori meritano a pieno titolo il giudizio
tagliente di Wolfgang Pauli :”Non e’ nemmeno sbagliata !”
Intendendo con questo che non ha nessun legame con nessuna teoria nota ne’ con nessun fenomeno noto,ne’ e’ supportata da nessun esperimento pratico,e’ insomma interamente “Campata in aria” !
A proposito delle (pretese) conseguenze di un « battito d’ali di una farfalla » , mi sia concessa una precisazione :
Dei lavori (a livello accademico recenti) hanno dimostrato che la modellazione dell’atmosfera non è influenzata dall’effetto farfalla (descritto da Lorenz nel 1972), poiché un effetto minimo è “annegato” e dimenticato senza incidenza percepibile per la totalità.
1° Va notata la confusione tra la sensibilità alle condizioni iniziali (di Lorenz) e il fatto che una piccola causa può avere grandi effetti, laquale risulta un’affermazione errata e distorta dell’effetto farfalla…
2° La definizione utilizzata va inoltre contro le leggi della termodinamica. Di fatto, il battito dell’ala di una farfalla non provoca l’uragano a 15.000 km di distanza. Questo modo di vedere è al limite della magia e irrazionale : quanti sono i battiti delle ali di farfalla al giorno?
3° La scienza è precisa sull’« effetto farfalla », che l’equazione di Navier Stokes sia caotica non esistono dubbi, ma è anche dissipativa ! Una farfalla quindi non ha alcuna possibilità di creare un uragano ! Preché lo sia sarebbe necessario modificare le leggi della termodinamica per ottenere un effetto macro (amplificato) con l’energia di una farfalla. Ma per il momento queste leggi rimangono solidamente valide…..
@Pendesini
“Quanti sono i battiti delle ali di farfalla al giorno ?”
E come possiamo essere sicuri che appunto tali battiti,assieme ad un’infinita di eventi fisici di ogni tipo su ogni possibile scala di grandezza non facciano parte del meccanismo totale dei fenomeni meteo ?
Per averne la certezza occorrerebbe disporre di un altro universo identico al nostro
che si differenzi solo per l’eliminazione di un battito d’ali o di un qualsiasi evento
su qualunque scala,o per l’aggiunta di un evento analogo,e comparare gli sviluppi nel tempo dei due universi.
Purtroppo e’ un esperimento alla portata solo di un eventuale Padreterno.
Caro Laverdure (chi ?)
Possiamo ammetere che un’energia ad esempio pari a 10-²³ (ossia 0, seguito da 23 zeri e 1 joule)…Sia circa quella approssimativamente erogata dal battito d’ali di una farfalla. Ma la causa dell’uragano non puo’ in nessun caso questa fonte d’energia quasi irrilevabile, per non dire insignificante, ma il 99,99999999999 % rimanente dovuto a ben altri fattori energetici o termodinamici !
Va inoltre notato che nelle branche scientifiche l’improvvisazione NON esiste come nel Jazz, moda, pittura ecc….filosofia o retorica lessicale !
Errare humanum est, perseverare diabolicum !
Alessandro,
forse a laverdure essere diabolicum non dispiace.
Comunque, adesso non ricordo quanti tornadi e uragani ho provocato sbattendo la portiera della macchina!
@pendesini
Tornando al paragone gia usato,qual e’ l’energia liberata da un dito che preme un tasto ?Una frazione di joule circa?
Ma se quel tasto fa esplodere una bomba H,l’energia in gioco diventa dell’ordine di megatoni.
Vedi che un sistema puo’ amplificare enormemente gli effetti di un evento minuscolo,in questo caso in tempi brevissimi
La famosa metafora intende che la presenza o assenza di QUEL battito d’ali di farfalla puo’ innescare una variazione nei due casi nello sviluppo del sistema che amplificandosi nel tempo puo’,alla lunga ,provocare la formazione o l’assenza di fenomeni di grande portata,come un uragano,anche se i tempi sono molto piu’ lunghi che nel primo esempio
Caro Laverdure:
Il tuo esempio è uno strafalcione che non puo’ essere paragonato al preteso “effetto farfalla”
Se un singolo battito di farfalla può scatenare un tornado, allora lo è anche vero per tutti i battiti precedenti e successivi delle sue ali, come quelle di milioni di altre farfalle, per non menzionare le attività di innumerevoli altre creature potenti, in particolare della nostra stessa specie..
Sarebbe più giusto dire che la differenza (qui delle condizioni iniziali) a causa di battiti d’ali della farfalla potrebbe eventualmente “indurre” una differenza di effetto che è il tornado; sempre tenendo conto che il battito delle ali non lo causa !!!
NB : Se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, certi dicono, l’intera faccia della terra sarebbe cambiata….No Comment
“NB : Se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, certi dicono, l’intera faccia della terra sarebbe cambiata….No Comment”
Visto che sono Mixtec, posso notare che se nel 1492 i Re Cattolici non avessero conquistato Granada non avrebbero finanziato la spedizione di Colombo, e forse la “scoperta” dell’America sarebbe stata effettuata da gente meno fanatica religiosamente.
Analogamente se il successo di Vasco de Gama fosse avvenuto qualche anno prima, forse gli Europei avrebbero mirato a sfruttare quella rotta, per andare a caricare le spezie, invece di tentare la via dell’Occidente (che non ha giovato alle spezie, ma che ci ha rotto un sacco).