Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.
La buona novella laica del mese di agosto è la sentenza della Corte europea dei diritti umani che condanna l’Italia per il mancato riconoscimento anagrafico di una bambina nata con gestazione per altri nel 2019 all’estero e residente in Italia. La minore è stata concepita in Ucraina con il seme di un uomo italiano e l’ovulo di una donatrice anonima ed è cresciuta in Italia con il padre e la moglie. Ma è di fatto apolide perché non era stato riconosciuto legalmente il rapporto di filiazione, quindi non poteva avere documenti, né accesso a sanità e istruzione in strutture pubbliche. Sebbene in Ucraina fosse stata regolarmente registrata come figlia di entrambi, al rientro in Italia l’ufficiale di stato civile si è rifiutato di effettuare la trascrizione dell’atto, reputandola contraria all’ordine pubblico. La coppia si è rivolta al tribunale di Vicenza, che però ha respinto l’istanza di riconoscimento di entrambi i genitori. Si è venuto a creare quindi un grottesco limbo giuridico che ha comportato grossi disagi e costretto la famiglia ad affidarsi a strutture private.
«Le autorità italiane sono venute meno al loro obbligo positivo di garantire il diritto del ricorrente al rispetto della sua vita privata» e familiare, si legge nella sentenza, violando l’articolo 8 della Convenzione. Nel ricorso si spiegava, riguardo la bambina: «Il rifiuto delle autorità nazionali di riconoscere il padre biologico e la madre intenzionale come suoi genitori, da un lato, e il fatto che non avesse una cittadinanza, dall’altro, la ponevano in uno stato di grande incertezza giuridica». Il nostro paese è stato condannato a pagare 15 mila euro di danni, più quasi 10 mila euro di spese legali. La donna potrà accedere all’adozione prevista per casi particolari. L’avvocato Giorgio Muccio, che ha seguito il caso, si dice «fiducioso che il Tribunale dei Minori di Venezia disporrà l’adozione della madre in tempi brevi». Intanto, manca ancora una legge laica e civile per il riconoscimento dei bambini nati con gestazione per altri, con conseguenti discriminazioni. Anzi, il governo Meloni promette di approvare una norma per bollare la gpa quale “reato universale”.
Sulla questione erano intervenuti diversi politici, anche in Parlamento. Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, aveva presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara annuncia di voler introdurre l’educazione sessuale nelle scuole. Dopo i recenti casi di stupro di minorenni a Palermo e Caivano, il Ministero presenta un progetto di “educazione alla sessualità”: una risposta all’appello di insegnanti, psicologi, magistrati e funzionari per il contrasto alla violenza di genere. Si tratterà di «corsi di formazione specifica sulla parità di genere, il rispetto dell’altro sesso e il contrasto ad ogni residuo di “machismo e maschilismo”», annuncia il dicastero. A tenere le lezioni saranno gli stessi studenti, affiancati da esperti come psicologi, avvocati, rappresentanti di associazioni contro la violenza.
L’iniziativa è in via di definizione e mancano dettagli precisi su come verrà strutturata. Si tratta comunque di un segnale incoraggiante, nell’auspicio che si sviluppi in una strutturata educazione affettiva, sentimentale e sessuale con un serio approccio laico, non condizionato da derive confessionaliste.
L’istituzione di una “stanza dell’ascolto” presso l’Ospedale Sant’Anna di Torino, gestita da volontari di organizzazioni integraliste cattoliche, viene contestata da diversi esponenti politici, oltre che dal mondo dell’attivismo e dei medici. L’ex sindaca Chiara Appendino (M5S) definisce l’iniziativa «un delirio oscurantista contro le donne, la loro dignità, la loro libertà, il loro diritto all’autodeterminazione». Per Chiara Gribaudo, vicepresidente Pd eletta alla Camera, «è solo un vergognoso attacco alla libertà delle donne, al diritto di scegliere sul proprio corpo e alla legge 194»: «l’assessore Marrone, non nuovo ad iniziative di questo tipo, fa entrare nella sanità pubblica gli oscurantisti del Movimento per la Vita. Da parte loro non c’è nessuna volontà di “ascolto” ma solo di raggirare e fare pressione psicologica in un luogo, l’ospedale, che dovrebbe essere sicuro». Viviana Garbagnoli della segreteria provinciale astigiana del Partito Democratico commenta: «al Sant’Anna di Torino la tracotanza di una cultura maschilista prende il sopravvento sulla capacità di autodeterminazione delle donne». «È l’ennesimo attacco alla libertà delle donne, al diritto di decidere sul proprio corpo. Un tentativo, ancora una volta, di aggirare la legge 194», prosegue. Così commenta la capogruppo Pd in consiglio comunale Nadia Conticelli: «siamo di fronte all’ennesima umiliazione nei confronti delle donne e della loro libertà di scelta e di autodeterminazione. Non si tratta di uno sportello di accoglienza, che altrimenti sarebbe gestito dall’ospedale o dall’Asl, ma di un affidamento diretto al Movimento per la Vita, dunque una forma di violenza psicologica istituzionalizzata». La capogruppo alla Regione Piemonte del Movimento 5 Stelle Sarah Disabato ammonisce: «Marrone non provi a far passare le sue marchette alle associazioni antiabortiste come sostegno alle donne. I suoi progetti oscurantisti non hanno nulla a che vedere col sostegno economico alle famiglie».
Un’altra persona ottiene l’autorizzazione al suicidio assistito in Friuli Venezia Giulia. La commissione medica multidisciplinare dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI) ha dato parere positivo alle richieste avanzate dal Tribunale di Trieste per “Anna”, una donna di 55 anni malata di sclerosi multipla irreversibile. L’Associazione Luca Coscioni, che ha sostenuto la battaglia della donna, continua però a contestare i tempi molto lunghi e le procedure complesse per far valere la propria autodeterminazione sul fine vita.
A Rimini il gruppo consiliare Gloria Lisi per Rimini ha proposto di intitolare alla scienziata (e presidente onoraria Uaar) Margherita Hack una rotonda in costruzione nell’intersezione tra la Statale 16 e la consolare che porta a San Marino. In una nota il gruppo commenta: «Per Rimini sarebbe un onore intitolare a una donna immagine del libero pensiero, culturale e scientifico […] a maggior ragione in un momento storico dove si parla di pari opportunità, di diritti e valorizzazione delle donne. Ci auguriamo che prevalga il buon senso e l’amore per la cultura e il sapere».
La redazione
«…Da parte loro non c’è nessuna volontà di “ascolto” ma solo di raggirare e fare pressione psicologica in un luogo, l’ospedale…»
Non so se si collega a questo episodio, ma una (poco) nota fondamentalista cattolica, dalle pagine di un quotidiano, si diceva orgogliosa di appoggiare una proposta di legge che avrebbe OBBLIGATO le donne che vogliono abortire, a vedere le immagini del feto. Forse immagina qualcosa come ‘Arancia Meccanica’ con le pinze negli occhi…