Il Vaticano non è in bolletta

Il Vaticano non paga l’elettricità, l’acqua e gode pure di uno sconto sul gas. Tutto a spese dei contribuenti Italiani, come spiega il giornalista Federico Tulli sul numero 4/23 di Nessun Dogma. Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.


Prima di comparire sulle prime pagine dei giornali a causa delle missioni in Ucraina per portare aiuti alla popolazione piegata dalla guerra, il cardinale elemosiniere del Vaticano, Konrad Krajewski, era divenuto improvvisamente noto il 12 maggio del 2019. Quel giorno si rese protagonista di un clamoroso gesto che divise in due l’opinione pubblica e non solo. Dopo essersi introdotto in un palazzo occupato a Roma ne riattivò la corrente elettrica che tre giorni prima era stata staccata dal fornitore di energia lasciando senza luce e senza nemmeno la possibilità di utilizzare i frigoriferi circa 420 persone, tra cui almeno 100 bambini.

Se ne parlò per giorni e immancabile fu anche la polemica politica. Da un lato c’era chi definiva quella di Krajewski una straordinaria azione di disobbedienza civile e dall’altro chi giudicava il gesto illegale oltre che «erroneo» perché se replicato «avrebbe potuto generare il caos» (la ministra Buongiorno). In mezzo ai rimpalli politici e morali tra destra e sinistra intervenne anche il cardinale Parolin: «Il senso di questo gesto è attirare l’attenzione di tutti su un problema reale».

Fatto sta che improvvisamente il 9 maggio la società di fornitura di energia per conto di Acea, Hera, aveva deciso di staccare la corrente per morosità a fronte di un debito accumulato dal 2013 – anno di inizio dell’occupazione dell’ex sede Inpdap a scopo abitativo – di oltre 300 mila euro. Messa così la cifra può impressionare ma si tratta in fondo di una bolletta di circa 100 euro l’anno a persona, che però ovviamente per dei cittadini indigenti può fare la differenza tra mangiare e non mangiare per diversi giorni. «Conto che l’elemosiniere del papa, intervenuto per riattaccare la corrente in un palazzo occupato di Roma, paghi anche i 300 mila euro di bollette arretrate, se qualcuno è in grado di pagare le bollette degli italiani in difficoltà siamo felici…», tuonò l’allora ministro dell’interno, Matteo Salvini.

Per un attimo vien quasi voglia di schierarsi dalla parte del leader della Lega, considerando l’immensa disponibilità finanziaria ed economica del Vaticano. Ma dura davvero solo un attimo. Già perché, ci chiediamo, se davvero preoccupa il peso della bolletta (luce o gas che sia) nelle tasche degli italiani non sarebbe più semplice e immediato per chi governa iniziare con l’eliminare privilegi ed esenzioni di cui godono alcuni soggetti, tra cui, guarda un po’ il caso, c’è anche il Vaticano? Facendo un po’ di spoiler su quello che stiamo per raccontare la risposta è no.

E nemmeno lo spropositato picco dei costi energetici provocato dallo scoppio della guerra in Ucraina ha spinto le nostre istituzioni a cambiare atteggiamento nei confronti della Santa Sede. Ma andiamo per ordine e iniziamo dal “regalo” milionario di elettricità (appunto) di cui gode il Vaticano a spese dei contribuenti italiani.

Il caso è arrivato ciclicamente sui giornali e altrettanto ciclicamente è stato sottratto agli occhi dell’opinione pubblica. Secondo alcuni, la garanzia di fornitura di energia elettrica al Vaticano sarebbe contemplata dall’articolo 6 dei Patti lateranensi del 1929. Di sicuro c’è che fino al 2015, ai sensi di quanto previsto dal decreto Bersani numero 79 del 1999, questa fornitura era nella misura massima di 50 megawatt all’anno. Dopo di che, durante il governo Renzi, la Santa Sede ha accettato una riduzione del 10%. In base agli accordi con lo Stato italiano, ogni anno la fornitura viene garantita per decreto riconoscendo al Vaticano una quota della capacità di importazione di energia elettrica dalla Francia.

Si tratta, come scrisse nel 2014 il Corriere della sera, di energia «preziosa» e aggiudicata con delle aste perché costa molto meno di quella prodotta in Italia. Ai valori di asta dell’epoca (circa 16 euro a megawattora) il lotto valeva circa 7-8 milioni di euro. Per farsi un’idea, nel 2012 una famiglia normale pagava 19,5 euro a megawattora. Alla somma di 7-8 milioni (poi aumentati negli anni con il costo dell’energia) va aggiunta – come ricorda l’inchiesta Uaar I costi della Chiesa – l’esenzione totale per Iva e accise prevista dall’articolo 71 del decreto del presidente della Repubblica numero 633/1972 (e successive modifiche e integrazioni).

Altri milioni risparmiati. In particolare nel modulo di Eni Plenitude, di cui il Vaticano è cliente, avente per oggetto “Agevolazione imposte Stato Città del Vaticano” leggiamo che le suddette esenzioni «si applicano alle cessioni eseguite mediante trasporto o consegna dei beni nel territorio dello Stato della Città del Vaticano, comprese le aree in cui hanno sede le istituzioni e gli uffici richiamati nella convenzione doganale italo-vaticana del 30 giugno 1930 (vedi anche protocollo di attuazione degli articoli 4 e 8 della medesima convenzione, sottoscritto da governatorato dello Stato della Città del Vaticano e governo italiano in data 15/02/2007), e ai servizi connessi…».

Insomma quasi un secolo di privilegi ed esenzioni di cui si son fatti carico gli italiani che peraltro, solo nell’ultimo decennio, hanno visto quasi triplicare la bolletta della luce: da una spesa media di 524 euro a famiglia del 2012 ai 1322 euro a famiglia del 2022 (fonte Codacons, 2023). Non meglio è andato alla bolletta del gas che in dieci anni è passata da 1.277 euro a nucleo a 1.866 euro.

A dare una leggera picconata ai vantaggi di cui gode lo Stato d’oltretevere in tema di bolletta elettrica è intervenuta nel 2019 l’autorità garante Arera stabilendo con una delibera che entro il 2021 Acea avrebbe dovuto far pagare al privilegiato cliente gli oneri di dispacciamento, cioè lo strumento che serve a equilibrare il sistema energetico mettendolo al riparo da rimbalzi generati ad esempio da un momentaneo eccesso di domanda. Stando al documento di Arera è stato imposto ad Acea Energia «di porre in essere tempestivamente (dal 2021, ndr) tutte le azioni necessarie per applicare la regolazione vigente».

E veniamo all’acqua. Il famigerato articolo 6 dei Patti lateranensi stabilisce in maniera esplicita che «l’Italia provvederà a mezzo degli accordi occorrenti con gli enti interessati che alla Città del Vaticano sia assicurata un’adeguata dotazione di acque in proprietà». Non esiste alcuna specificazione della quantità ritenuta “adeguata”. Nel 2012 l’Acea – che oltre all’energia elettrica fornisce l’acqua – rese noto che il consumo idrico vaticano si attestava intorno a 5 milioni di metri cubi l’anno.

Un dato ben poco “adeguato” se lo calcoliamo sui soli circa 900 cittadini residenti poiché sarebbe pari a circa mille volte il consumo medio pro capite di un italiano, ma che resta tale, cioè in-adeguato, anche se si considera il “peso” dei turisti che attingono alla rete idrica del piccolo Stato situato nel cuore di Roma. Quel che è certo è che dal 1929 il Vaticano non paga l’acqua (oltre che la “gestione” della rete fognaria).

Nel 1999 ci fu un tentativo da parte di Acea che da municipalizzata era appena stata privatizzata e quotata in borsa, di addebitare alla Santa Sede una parte del debito accumulato in 70 anni, pari a circa 25 milioni. Ma il tentativo fallì e nel 2004 il governo Berlusconi intervenne sanando il “sacro contenzioso” con l’Acea a spese nostre versando i 25 milioni e come se non bastasse, stabilì in Finanziaria che dal 2005 ogni anno fossero stanziati 4 milioni di euro per pagare l’acqua del Vaticano. Il tutto mentre i cittadini italiani si son visti negli anni aumentare in media del 57% il costo della fornitura idrica (fonte Codacons, 2023).

E il gas? Mentre per acqua e luce nel corso dell’inchiesta siamo riusciti a reperire alcune cifre, quello relativo alla fornitura e al consumo di gas metano da parte del Vaticano sembra essere un dato impenetrabile. Sappiamo che anche per il gas la Santa Sede gode di uno sconto, questa volta non determinato dai patti mussoliniani del 1929, rinnovati nel 1984 da Bettino Craxi. Si tratta dell’esenzione totale dell’accisa con conseguente riduzione del prezzo del gas (come si evince dal documento di Eni Plenitude citato in precedenza) stabilita nel 1995 dal governo Dini con il decreto legislativo numero 504 del 26 ottobre, attraverso un comma quasi invisibile che esenta il Vaticano dal pagamento dell’imposta.

Sappiamo inoltre che nel 2017 il deputato Maurizio Bianconi sottopose la questione al presidente del consiglio e al ministro dell’economia e delle finanze con una interrogazione nella quale chiedeva se non fosse «opportuno assumere le iniziative di competenza per cassare dal testo unico delle accise di cui al decreto legislativo numero 504 del 1995 la menzionata esenzione a favore della Santa Sede». L’interrogazione di Bianconi è rimasta lettera morta.

Ed è già tanto se sappiamo che il principale fornitore di gas metano al Vaticano è Eni Plenitude (oltre ad Antares energia), una sinergia che sembra trovare un punto d’incontro nella direzione della fondazione Eni, al cui vertice siede dal primo ottobre 2020 Domenico Giani, l’ex comandante del corpo della gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano.

Federico Tulli


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16 commenti

Diocleziano

Perché questo argomento non viene mai toccato dalla casta dei media?

Ci deliziano con le futilità di Sua Banalità almeno quattro o cinque volte in ogni tg, non ci hanno

risparmiato nemmeno il gustoso incontro del papa pugile con il suo idolo Rocky/Rambo.

Però argomenti che farebbero piangere la verginemadonnadalcuoreimmacolato, come

pagare il dovuto, sono tabù. La dignità dello Stato può andare a farsi fo††ere?

pendesini alessandro

“dignità dello Stato”, o COMPLICITA’ dello stato ?
Uno dei principali ostacoli per l’esercizio di una vera e propria funzione educativa dalle religioni monoteiste, cattolica in primis, è la pretesa che sono, quasi per definizione, i depositari della Verità suprema o assoluta, non discutibile. Non lasciano spazio a compromessi o discorsi razionali. Ammettendo che il vostro interlocutore potrebbe avere ragione sarebbe riconoscere, ipso facto, di avere torto ! Inoltre, il ruolo della RAI, con la complicità del Vaticano (ma non solo) consiste nel tenere il popolino nell’ignoranza ; strategia che da sempre funziona e, anziché instruire, rimbecillisce le docili pecorelle ed arricchisce gli opportunisti senza scrupoli, odiatamente cinici i quali contribuiscono a che Vaticaglia assomigli più ad una republica bananiera che un paese veramente evoluto e laico ! E la barca va……..

Diocleziano

Certo, complicità dello Stato e della rai, ma anche di molte altre emittenti,
che potrebbero facilmente evitare il demenziale mantra “papafrancescohadetto…”

Di regola ai mezzi busti che lo dicono auguro un attacco di diarrea fulminante! 😛

Mixtec

Caro Alessandro,
porta pazienza!
Un paio di generazioni, e grazie all’azione dell’UAAR a favore dell’ora alternativa nelle scuole, all’attività editoriale di Nessun Dogma, ed all’impegno dei soci UAAR, tutto questo sarà solo un pallido ricordo.

KM

Non hanno MAI rispettato il dettame del presunto Gesù Cristo: “Date a Cesare quel che e’ di Cesare…”

Diocleziano

Non rispetta il dettame ma serve benissimo per raggirare il volgo: mettendo nella stessa frase
Cesare (esistente) e dio (inesistente) si dà al secondo pari dignità. Ma è una volgare fallacia.

KM

Giustissimo.
Volevo solo evidenziare la loro ENNESIMA ipocrisia.
Ciao Sommo.

RobertoV

Che lo stato italiano assicuri le forniture al Vaticano è una cosa, ma che lo debba fare a condizioni di favore o gratis un’altra. Non mi pare che nel concordato ci sia scritto che le forniture debbano esser gratuite. Il Vaticano dovrebbe essere trattato come qualsiasi utenza industriale, civile o commerciale che paga per i servizi ricevuti. Non può neanche invocare gli aiuti per azienda in crisi o per povertà energetica. E le tecnologie di oggi grazie a efficienza ed autoproduzione potrebbero renderla molto più autosufficiente, tale da poter ridurre la dipendenza dall’Italia, ma se sono riforniti gratis non sono motivati a farlo.

Maurizio

Ci vuole molta acqua per mandare giù tutta la m*%da del Vaticano.

RobertoV

Gli studi statistici indicano un circa 35 litri di acqua al giorno a persona che per mille persone e 365 giorni all’anno farebbero circa 13000 mc di acqua all’anno. Il resto lo consumano per le fontane, le loro piscine e per irrigare i loro giardini? E’ come se il Vaticano lo avessero sommerso sotto oltre 11 m di acqua, se ci fosse stata una pioggia del genere non ci sarebbe più il Vaticano: mediamente a Roma cadono in un anno 0.8 m di acqua.

KM

Mio padre diceva che l’acqua fracica i ponti. Speriamo che fracichi anche basiliche e chiese. 😂😂😂

GBK

Per l’evento del terremoto in Marocco, la Cei ha annunciato che darà 300 mila euro sull’unghia. Triste se consideriamo che il malloppo proviene per gran parte dalle tasse dell’8 per mille, scippate legalmente all’erario italiano.

RobertoV

La stessa CEI ha detto che sono soldi dell’otto per mille, cioè sono soldi che riceve dallo stato italiano proprio per fare queste cose. Certo che si sono sprecati: la ricca CEI che invia solo 300 mila euro, minimo sforzo, massimo ritorno pubblicitario.

Diocleziano

Pensate che la ricchissima Basilicata ha donato quindici volte tanto
quello che s’è sforzata di donare la CdM.

E solo per imbiancare i loro sepolcri nemmeno crollati.

KM

Quella cifra corrisponde allo 0,0015% di quello che riceve annualmente da noi!
VERGOGNA!

Commenti chiusi.