Dio, la salute mentale e la mente dei millennial

Ateismo e agnosticismo si diffondono tra le nuove generazioni. E si evolvono anche differenti sensibilità. La scrittrice e divulgatrice Sarah An Myers affronta l’argomento in un articolo di Free Inquiry tradotto e pubblicato sul numero 3/2023 di Nessun Dogma. Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.


Poco dopo l’inizio del terzo millennio, i Nuovi Atei hanno spianato la strada alle generazioni che sono cresciute sotto le vessazioni della religione. Gli atei e gli umanisti laici della generazione X e del baby boom hanno accolto con favore autori come Sam Harris e Daniel Dennett, che hanno portato una prospettiva scientifica (e anche un po’ di filosofia spicciola, ne Il paesaggio morale di Harris) nel discorso pubblico sulle implicazioni del credo religioso in una nazione [gli USA, ndt] che stava diventando sempre più laica.

I Nuovi Atei hanno tirato fuori gli scheletri dall’armadio e molti non credenti sono accorsi alle conferenze e ai forum online per diffondere quanto portato alla luce. Un’ondata di comunità atee (che si dice siano apparse “molto online” all’inizio degli anni 2010) ha portato i dibattiti delle vacanze in famiglia, un tempo rari, nei forum quotidiani di Facebook con le loro mamme, i fratelli, le zie e le nonne.

Nel frattempo, la mia generazione cresceva osservando tutto questo con una sorta di sguardo sconcertato. Essendo una millennial relativamente giovane, nata nel 1994, sono cresciuta con un gruppo di coetanei che avevano già abbracciato l’ateismo e rifiutato il dogma religioso. Tuttavia, molti di noi erano atei silenziosi o, se non del tutto muti, certamente non sfrenati nel cercare argomentazioni online.

I dibattiti sull’esistenza o meno di un dio erano un esempio di una «mentalità da terza elementare», secondo il mio ragazzo di allora al college. Mentre alcune persone l’hanno presa come una dura critica quando l’ho espressa online, questa era una posizione non controversa tra i millennial che conoscevo, online e offline. Il mio gruppo di pari si faceva beffe di qualsiasi “adulto più anziano” che cercasse di discutere con un cristiano fondamentalista. Nella nostra mente, quel dibattito era ovviamente superato e concluso.

Sono cresciuta con uno di questi atei del baby boom. Mio padre, tuttavia, ha saltato la parte in cui si prendeva il tempo per discutere con le sue zie religiose dell’esistenza o meno di un dio e si è invece messo a criticare i Testimoni di Geova che sarebbero venuti a bussare alla nostra porta. «Dovrei tenere un opuscolo ateo vicino alla porta!» esclamava, con un’espressione di gioia infantile e legittima soddisfazione sul volto.

Mia madre era vagamente buddista, ma non si è mai presa la briga di inculcare in me alcuna visione religiosa. Il nostro compito come figli di un rifugiato vietnamita era semplicemente quello di andare bene a scuola. Le sue credenze superstiziose e i nostri rituali familiari, che consistevano nel recitare preghiere al cospetto di un mantello bruciando incenso, erano più usanze culturali che lezioni su ciò che la spiritualità avrebbe dovuto significare per noi.

Di conseguenza, sono stata indifferente alla religione per la maggior parte della mia vita. Ma ero comunque curiosa di sapere cosa significasse e perché le persone fossero così interessate a vivere una vita religiosa quando chiaramente non serviva a nessun altro scopo se non quello di mantenere una fantasia.

La crisi arrivò per me al liceo, sotto forma di un cuore spezzato e una mente fratturata. Qualcosa nel mio atteggiamento nei confronti della religione e della spiritualità cambiò. Iniziai a sperimentare allucinazioni e deliri. Cominciai ad avere incubi insopportabili e attacchi di panico. Sviluppai un disturbo da stress post-traumatico e un disturbo schizoaffettivo.

Decifrare le voci

Questa frattura nella mia mente mi portò a intraprendere una ricerca di significato. Se prima di quel giorno la religione non mi aveva mai interessata, ora ero interessata a ciò che ne pensavano le altre persone. Cos’erano queste voci che sentivo? Non volendo accettare di stare davvero perdendo la testa, iniziai a chiedermi se ci fosse qualcosa di più oltre questo mondo materialista e questa visione del mondo che mio padre aveva sposato.

La filosofia dell’umanismo laico non mi sembrava di alcuna utilità. Non credevo che gli esseri umani dovessero essere al centro di tutto e di tutto ciò cui diamo valore. Ovviamente c’era di più nella vita, non solo noi.

In sostanza, volevo sapere perché stavo soffrendo e come avrei potuto mettervi fine. A causa dei limiti della scienza e dell’immaturità della mia stessa ragione, ho cercato rimedi in altri luoghi.

Ho puntato sia sulla mia capacità di ragionare – il mio scetticismo – sia sulla mia capacità di riconoscere ciò che semplicemente non sappiamo o non possiamo sapere. Ho scritto un articolo per questa rivista nel 2019 sulla mia capacità di usare lo scetticismo per combattere i deliri [1]. Ma mentre lo scetticismo mi ha aiutato a mantenermi con i piedi per terra, non mi ha lasciato una visione filosofica del mondo che integrasse le esperienze che stavo vivendo.

Alla ricerca di questo, i miei interessi mi hanno portata ovunque, dalla Critica della ragion pura di Immanuel Kant all’ateismo mistico cristiano di Simone Weil. Mi sono innamorata della possibilità di star vivendo una “notte oscura dell’anima”: un fenomeno religioso e spirituale che accade solo a chi è spiritualmente dotato.

Anche i miei deliri presero una svolta religiosa. Iniziai a pensare che i miei amici del liceo facessero parte di un gruppo di anime reincarnate che ci avrebbe legato per tutta la vita. Iniziai a pensare di essere Gesù. Durante questo periodo, non ho mai veramente creduto in Dio, ma penso di aver capito che Gesù era una figura storica che ha ricevuto molta attenzione.

Forse la volevo anch’io? Certo, questi deliri mi fornivano una forma di conforto. In qualsiasi momento mi sentissi inferiore, almeno potevo essere consolata dall’idea che ero Dio. Non mi è venuto in mente di preoccuparmi del fatto che questi sentimenti, credenze e pensieri fossero corretti. Questo era, per molti versi, irrilevante.

La scienza tende a essere d’accordo.

Acquisire consapevolezza riguardo alla religione

In una meta-analisi condotta da psichiatri della Columbia University, intitolata Comprensione attuale della religione, della spiritualità e dei loro correlati neurobiologici, si evidenzia una scoperta alquanto inaspettata. La religiosità e la spiritualità sono effettivamente benefiche per la salute mentale. Adottando una serie di visioni del mondo che includono un senso di appartenenza, scopo e meditazione, le persone con difficoltà mentali possono sperimentare alcuni effetti positivi [2].

È stato dimostrato, ad esempio, che le credenze religiose possono aiutare le persone ad affrontare gli sconvolgimenti della vita. Le persone con credenze religiose appaiono anche più soddisfatte della vita, meno ansiose nei confronti della morte e presentano miglioramenti dei sintomi depressivi. La partecipazione regolare a incontri religiosi è correlata a una riduzione dei tassi di suicidio e può fungere da cuscinetto contro i problemi di salute mentale nell’adolescenza [3].

Queste scoperte sono maturate tranquillamente in psichiatria e psicologia, mentre la conoscenza di versioni più laiche della spiritualità è esplosa nell’ultimo decennio nella cultura popolare. La mindfulness, per esempio, è diventata così popolare che è stata persino introdotta nei luoghi di lavoro e implementata in regolari sedute di psicoterapia. Il National Institutes of Health ha speso un totale di 102,4 milioni di dollari in mindfulness nel 2014 [4]. Dal punto di vista commerciale, si tratta di un’industria multimiliardaria.

La mindfulness potrebbe essere un po’ più diretta e facile da analizzare in modo scientifico rispetto alla credenza religiosa. Questo perché, quando i neuroscienziati conducono studi sulla mindfulness, c’è l’evidenza diretta dell’attivazione di alcune regioni del cervello nelle neuroimmagini dello stato di riposo e un sollievo quasi immediato dai sintomi stressanti durante l’esecuzione di un’attività basata sulla mindfulness [5].

Tuttavia, il credo religioso e la spiritualità sono un po’ più difficili da decifrare. Cosa c’è nella fede e nella partecipazione religiosa che aiuta effettivamente le persone ad avere una migliore salute mentale?

Ci sono prove che suggeriscono che alcune attività associate alla religione producono uno stato d’animo più pacifico. Impegnarsi nella preghiera, ad esempio, ha dimostrato di ridurre lo stress. Partecipare a un ambiente comunitario, dove si può sperimentare il senso di appartenenza a un gruppo, potrebbe essere utile nel fornire un senso di radicamento e di supporto sociale.

È stato dimostrato che un’elevata enfasi sulle pratiche religiose e spirituali è associata a un aumento dello spessore corticale nelle regioni parietale e occipitale del cervello; l’assottigliamento di queste regioni è correlato alla depressione. Gli studi che impiegano la fMRI (risonanza magnetica funzionale) mostrano che una maggior fede religiosa e spirituale è associata a una riduzione dell’attività nella “rete in modalità predefinita”, la famosa regione correlata al sé in cui una maggiore attività è associata a un aumento dei sintomi depressivi e della ruminazione [6].

Ma questi aspetti della mindfulness e del credo religioso/spirituale sono rimasti distinti nello studio scientifico.

Il libero pensiero in tempi difficili

Mentre stavo cercando ulteriori cure per i miei problemi di salute mentale, mi sono imbattuta in una clinica che applicava la ricerca del dottor Robert Cloninger della Washington University di St. Louis. La sua ricerca si concentrava sulla scienza del benessere e la clinica si concentrava su sessioni di life coaching, psichiatria e terapia, basate sul punteggio ottenuto dal paziente nel Temperament and Character Inventory (Tci), uno strumento che valuta quali caratteristiche producono una più alta qualità di vita e di salute mentale [7].

Una delle componenti del benessere era avere il sentimento di uno scopo superiore.

«Ma io sono atea», dissi chiaramente.

«Va bene!» mi ha risposto il mio assistente sociale. «Gli atei in genere hanno un senso di connessione con il più vasto mondo in cui vivono, come la natura, o una connessione con il mistero dell’universo».

Forse questo vi suona familiare, perché potreste aver già sentito un ateo molto famoso promuovere l’idea che un senso di spiritualità sia possibile e cruciale per le persone non religiose. Sam Harris ha creato un intero podcast incentrato su questo. In realtà, questa è l’essenza del suo brand, che fornisce un insieme alternativo di morali e valori che producono una migliore qualità della vita e contribuiscono direttamente allo sviluppo e all’espansione del benessere e del potenziale umano.

In qualità di studentessa millennial di filosofia e neuroscienze, ho deriso Il paesaggio morale per il suo essere basato su una filosofia che ritenevo scadente e per non aver incluso le ultime conoscenze sul benessere. Tuttavia, l’autore aveva un punto a suo favore. Cosa possiamo fare, in quanto persone che non credono in un dio o in un potere superiore, per mantenere il nostro senso di comunità e preservare la nostra meraviglia e il nostro stupore, se non crediamo in un essere personificato che si raffigura come un “dio”? E questo può essere fatto in una nazione veramente laica?

Sembra che le persone stiano ancora cercando quel tipo di significato. In base alle mie osservazioni, c’è stata una rinascita delle credenze cristiane, specialmente tra i giovani molto attivi su Twitter e interessati a forme più vaghe di spiritualità come l’astrologia. I movimenti reazionari di Twitter hanno prodotto eventi come “Godpilled”, un evento dal vivo, ospitato dal mio ex capo e mentore, il vecchio millennial Tyler Matthews della Fabricatorz Foundation, che ha incoraggiato la discussione su cosa significhi avere Dio nella propria vita.

Ho partecipato solo per poco a questo evento e ho trovato una miriade di persone sotto i trent’anni che stavano reinserendo il cristianesimo nella cultura per dare un senso alla follia che affligge la vita della mia generazione. Durante gli anni della nostra giovinezza, sono sorte crisi abitative, il mercato del lavoro si è ridotto e le tasse universitarie sono salite alle stelle, trasformandosi in debiti studenteschi che paralizzano per anni dopo la laurea.

I millennial americani sono arrivati all’età lavorativa al culmine della recessione economica. Prendete tutto questo sconvolgimento e buttatelo addosso alle generazioni etnicamente più diversificate degli Stati Uniti – millennial e generazione Z – e il risultato è una nazione ricca di numerose manifestazioni di religiosità.

Christian Smith, un professore di sociologia, afferma che la cultura del libero pensiero ha avuto un picco dopo il 1990 per tre ragioni:

«L’associazione del partito Repubblicano con la destra cristiana, la fine della guerra fredda e l’11 settembre. Sembra che l’ascesa delle persone non religiose sia stata accompagnata da un’adozione di massa dell’ideologia di sinistra. Inoltre, i famigerati scandali all’interno delle gerarchie ecclesiali, come i casi di abuso sessuale da parte dei sacerdoti cattolici e il rigetto da parte dei cristiani conservatori nei confronti dei crescenti movimenti per la giustizia sociale, come l’uguaglianza Lgbt+, allontanano i millennial dalle organizzazioni religiose.

Questi conflitti generazionali ci danno un’idea di ciò che le generazioni più giovani potrebbero cercare come antidoto allo sconvolgimento. Internet ha offerto ai liberi pensatori millennial molte possibilità di discutere con estranei da tutto il Paese o da tutto il mondo su come condurre la propria spiritualità. Anche l’instabilità familiare, come gli alti tassi di divorzio, erodono l’integrità della comunità ecclesiale» [8].

(Qui dobbiamo distinguere l’uso di ‘libero pensatore’ come sinonimo di ateo dal senso più letterale in cui lo sto usando qui, intendendo una persona che pensa in modo libero indipendentemente da ciò che gli altri possono credere.)

Michael Hout, professore di sociologia alla New York University, ha descritto i millennial come un gruppo demografico che è spinto a «pensare con la propria testa» [9]. Gran parte di questa cultura del libero pensiero, afferma Hout, è dovuta ai nostri genitori baby boomer che hanno vissuto un conflitto sociale sul quale la nostra attuale generazione ha costruito ampliandolo.

Il femminismo della seconda ondata, la guerra fredda, la guerra del Vietnam, la controcultura e altro ancora sono stati solo l’inizio. Questi cambiamenti, a quanto pare, hanno portato lo “spirito” del libero pensiero, che è stato trasmesso alla nostra generazione.

I millennial sono, di fatto, pensatori ancora più liberi dei loro genitori. Solo il 21% dei millennial dichiara di frequentare regolarmente attività religiose organizzate [10]. I millennial sono meno propensi ad andare in chiesa rispetto alle generazioni precedenti [11]. Secondo uno studio del 2021 del Pew Research Center, il 29% dei millennial afferma di definirsi “nones”, cioè un gruppo che non aderisce a nessuna religione in particolare [12].

Questo pensiero libero è evidente anche nella rinascita del culto religioso. Sebbene possa sembrare strano che i giovani gravitino verso tradizioni di fede istituzionali, queste religioni non vengono praticate in modo tradizionale. I millennial americani e la generazione Z sono in grado di appropriarsi di qualcosa che incarna anche ciò che manca alla religione.

Quando la scienza ci dice che l’esercizio fisico fa bene alla salute, che gli psichedelici sono potenzialmente utili per la salute mentale e che la meditazione è utile per raggiungere la pace in una vita agitata, i millennial e la generazione Z fanno propri quei sentimenti e prendono anche prestiti dalla religione, raccogliendo qualunque cosa è rimasta che non sia ancora stata smentita dalla scienza.

L’American Psychological Association cita i millennial come la generazione più stressata degli ultimi tempi [13]. Uno studio condotto nel 1982 dallo psicologo Graham Tyson ha scoperto che le persone si rivolgevano al pensiero spirituale, come l’astrologia, nei momenti stressanti della loro vita.

The Cut, Newsweek e la National Alliance on Mental Illness hanno tutti riportato lo sconcertante aumento dei problemi di salute mentale negli ultimi ottant’anni. I millennial si sottopongono alla psicoterapia con maggiore entusiasmo rispetto alle generazioni precedenti (il Wall Street Journal ha recentemente definito i millennial americani «la generazione della terapia»), ma non sempre si attengono a pratiche basate sull’evidenza [14].

A causa di questa ondata di spiritualità riformata, ogni giovane libero pensatore sta inventando forme alternative di connessione divina. Per quanto riguarda il loro atteggiamento nei confronti dei cristalli, dei tarocchi e della guarigione energetica: «A loro non importa particolarmente se pensate che siano sciocchezze o stravaganze», ha scritto la giornalista Jessica Roy per il Los Angeles Times.

«La maggior parte dei millennial afferma di non prendere queste cose troppo sul serio. Si dilettano, trovano ciò che piace loro, prendono ciò che funziona per loro e lasciano perdere il resto» [15]. Cioè, se aiuta, aiuta, anche se i tuoi amici scettici pensano che tu sia vittima di cialtroneria e i tuoi amici cristiani pensano che tu ti stia dando alla stregoneria.

La sfida della laicità

Sembra quindi che le forme di religiosità si stiano evolvendo, ma con quale risultato finale? Cosa è necessario per guidare una generazione di liberi pensatori appena sbocciati verso una forma di laicità più realistica, che incorpori ciò che è stato introdotto dalle nostre precedenti generazioni di atei e umanisti laici e che possa attrarre un pubblico più giovane?

Se la laicità vuole prosperare, credo che dovrà crescere enormemente e adattarsi per comprendere il senso del mistero e il richiamo alla bellezza e alla meraviglia che i giovani conoscono e provano.

I movimenti artistici reazionari riflettono questa situazione. Movimenti artistici come Dimes Square [16] indicano già una stanchezza nei confronti delle ossessioni della vecchia generazione per le politiche identitarie. Una specie di “Dark Web” intellettuale, che include molti atei e liberi pensatori della vecchia generazione, è visto come rappresentante di una generazione scialba che non riesce a lasciar perdere il passato.

Podcast come Red Scare colgono l’opportunità per discutere di Dio come se fosse una mossa ribelle e sfacciata, per rivendicare idee religiose che gli atei più anziani rifiutano. A tutto questo si aggiungono le politiche opposte, che presentano opinioni sia liberali sia conservatrici, anche se sarebbe esagerato chiamare questi movimenti artistici reazionari “di destra” e “di sinistra”. Lo scopo di questi movimenti è allontanarsi da tutto ciò.

Le comunità atee o laiche dovranno adattarsi a un ambiente americano più diversificato e mutevole che si rivolge alla crescente diversità razziale e culturale che si prevede aumenterà nel prossimo secolo. Gli atei dovranno essere meno dogmatici, meno rigidi, più tolleranti e più fluidi nei loro appelli all’arte, alla bellezza, alla musica, alla preghiera e alla meditazione – tutti aspetti della religione che sembrano produrre buona salute.

Il modo in cui le due parti del divario generazionale affrontano questi opposti punti di vista sulla spiritualità potrebbe essere determinato semplicemente dal tempo. Quando gli atei più anziani si ritireranno, gli atei più giovani beneficeranno dei sentieri che hanno tracciato, ma saranno anche lasciati a prendersi cura delle ferite inflitte dai loro predecessori. Sebbene siano state di ispirazione per molti atei, opere come Lettera a una nazione cristiana e Lillusione di Dio hanno lasciato molte altre persone disorientate, risentite per verità fredde e dure senza spazio per una via di mezzo.

Quando prenderà forma una nuova generazione di laici, ho la sensazione che sarà molto più comprensiva e inclusiva di una popolazione sempre più globalizzata che ora è in ascesa in America. Una generazione più giovane, alla ricerca di sfumature e con la sua ammirazione per la bellezza, sarà coraggiosa e audace come i suoi predecessori nell’opporsi alle visioni religiose estremiste che spesso portano a violazioni dei diritti umani?

O crolleremo sotto una tolleranza politicamente corretta per tutte le visioni del mondo, non importa quanto ripugnanti? Le due cose sono forse incompatibili? Non credo, ma abbiamo bisogno di una visione del mondo ben definita e concreta per creare un futuro basato sulla salute e sui valori umani universali.

Sarah An Myers

Originale in inglese pubblicato sul Free Inquiry, volume 43, numero 3, aprile/maggio 2023. Si ringrazia la rivista per l’autorizzazione alla pubblicazione.

Traduzione in italiano a cura di Leila Vismara

Approfondimenti

  1. Sarah An Myers, Schizophrenic Skepticism, Free Inquiry, vol. 40, n. 2 (febbraio/marzo 2020).
  2. James I. Rim, Jesse Caleb Ojeda, Connie Svob, et al. Current Understanding of Religion, Spirituality, and Their Neurobiological Correlates, Harvard Review of Psychiatry vol. 27, n. 5 (settembre-ottobre 2019). 
  3. Ibid.
  4. Washington Free Beacon, NIH Has Spent $100M on Mindfulness Meditation, 20 dicembre 2015. 
  5. Ibid.
  6. James I. Rim, et al. “Current Understanding of Religion, Spirituality, and Their Neurobiological Correlates.”
  7. Cloninger, C. Robert, Thomas R. Przybeck, Dragan M. Svrakic, et al. The Temperament and Character Inventory (TCI): A Guide to Its Use and Development. Center for Psychobiology of Personality, Washington University, St. Louis, Missouri, 1994.
  8. Derek Thompson, Three Decades Ago, America Lost Its Religion. Why?, The Atlantic, 26 settembre 2019. 
  9. David Masci, Q&A: Why Millennials Are Less Religious Than Older Americans, Pew Research Center, 8 gennaio 2016.
  10. U.S. Public Becoming Less Religious, Pew Research Center, 3 Novembre 2015. 
  11. Ross Douthat, The Overstated Collapse of American Christianity, The New York Times, 29 ottobre 2019. 
  12. Gregory A. Smith, About Three-in-Ten US Adults Are Now Religiously Unaffiliated, Pew Research Center, 14 dicembre 2021. 
  13. Julie Beck, The New Age of Astrology, The Atlantic, 16 gennaio 2018. 
  14. Jesse Singal, For 80 Years, Young Americans Have Been Getting More Anxious and Depressed, and No One is Quite Sure Why, The Cut, 13 marzo 2016.
  15. Jessica Roy, How Millennials Replaced Religion with Astrology and Crystals, Los Angeles Times, 10 luglio 2019. 
  16. Per ulteriori informazioni su Dimes Square, vedere Dean Kissick, The Dimes Square Spiral

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Un commento

Mixtec

I Nuovi Atei non sono molto conosciuti in Italia, e anche gli studiosi delle scienze cognitive ed evoluzionistiche applicate alla religione non hanno un gran seguito. Si auspica un maggiore impegno dei soci UAAR.

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