Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.
La buona novella laica del mese di gennaio è la decisione del sindaco di Palermo Roberto Lagalla di destinare la Sala Bonanno nel cimitero dei Rotoli alla celebrazione dei funerali laici. Il provvedimento, preso con decreto ministeriale, verrà incontro temporaneamente alle esigenze delle celebrazioni non religiose, finché non verrà realizzata la sala del commiato prevista nel progetto di ampliamento del crematorio. Il sindaco Lagalla e l’assessore ai Servizi cimiteriali Salvatore Orlando in un comunicato parlano di «un atto di civiltà», «un atto necessario che va al di là di qualsiasi orientamento culturale, filosofico e religioso, nel rispetto di quei cittadini che si sono professati in vita atei, laici o comunque non professanti alcun tipo di religione. In questo modo, nella nostra società multiculturale, l’amministrazione garantisce a tutti il rito funebre e il momento di partecipazione al ricordo». Proprio la nostra associazione nei mesi scorsi aveva denunciato l’assenza di sale del commiato laiche in Sicilia, tanto che lo stesso assessore Orlando aveva ammesso che «la questione non è più rinviabile» e il Comune si era attivato per trovare una soluzione.
Il governatore del Veneto Luca Zaia ha sostenuto l’approvazione della legge locale per il suicidio assistito depositata dall’Associazione Luca Coscioni, bocciata però in aula per l’opposizione (e l’astensione) dei clericali. Così Zaia prima del voto: «Il Veneto è l’unica regione in Italia a trattare questo tema a fronte di una richiesta civile e legittima di migliaia di cittadini. Io sarò in aula per coerenza, nella consapevolezza che sarà un voto su un tema etico e non un pronunciamento politico». Dopo lo scacco in aula, il presidente della Regione ha chiarito: «La legge non cambiava il corso delle cose, il fine vita è già autorizzato da una sentenza della Corte Costituzionale. La legge non sarebbe servita, come avevo già detto in precedenza. Mi spiace che qualcuno abbia dato una lettura errata, ovvero che la legge discussa in Veneto “istituiva il fine vita”. Non istituiva niente, ma stabiliva solo i modi e i tempi delle risposte ai malati, e le modalità di coinvolgimento delle Asl. Ma nonostante non sia diventata legge (con 25 voti a favore e 25 contro), i malati terminali con determinate caratteristiche sanno che possono presentare le loro istanze per il fine vita, in base alla sentenza della Consulta». La votazione ha diviso anche la maggioranza di centrodestra. Tra i leghisti, la presidente della commissione Sanità Sonia Brescacin, Marco Zecchinato, Alberto Villanova si sono detti a favore. In particolare Villanova, un medico, ha ricordato che «non è cultura della morte o dello scarto, ma di mettere in campo il principio della pietas: un malato deve avere il diritto di poter dire “basta, non ce la faccio più”. Dobbiamo loro rispetto». Erika Baldin (Movimento 5 Stelle), a favore, ha fatto presente che la «legge non introduce il diritto al suicidio, ma regola tempi e procedure per i casi di auto-somministrazione del farmaco letale sanciti dalla Consulta». La capogruppo Pd Vanessa Camani ha ricordato che «garantire questo diritto» di accedere al suicidio assistito «è un dovere della politica prima che della Corte Costituzionale». Elena Ostanel, della lista Veneto che Vogliamo e tra i promotori della raccolta firme per la proposta di legge, ha invitato a mettersi nei panni dei malati: «Ricordiamoci quello che ha detto Stefano Gheller in questa aula: “prima ero e mi sentivo sempre oppresso, ora sono libero di scegliere”».
La vicepresidente M5S Chiara Appendino risponde alle uscite di stampo complottista della deputata Simonetta Matone (Lega) che, durante la trasmissione radiofonica Un giorno da pecora, ha parlato di una presunta “lobby gender” che distribuirebbe posti in grandi istituzioni e aziende e di «bombardamento mediatico» di un «pensiero unico» su questi temi. «Parole gravissime», sottolinea Appendino, «riportano a teorie mistificatorie e oscure generatrici di discriminazione, infamia e violenza nei confronti della comunità LGBTQI».
Intanto proposte analoghe sul fine vita sono state presentate in Abruzzo, Emilia Romagna, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e in Lombardia (dove si è raggiunta la soglia delle firme necessarie); in Sardegna e Marche l’iniziativa è stata portata avanti da alcuni consiglieri regionali; in Basilicata da diversi Comuni. Iniziative analoghe nel Lazio, in Puglia e in Calabria. La prima Regione a discuterne in aula è stata il Veneto, dato che i progetti di legge regionale di iniziativa popolare devono essere votati entro sei mesi dalla presentazione.
Il comitato Alla base la scuola di Possibile ha criticato l’iniziativa del Ministero dell’Istruzione e del Merito di assumere 6.400 insegnanti di religione cattolica con un concorso ad hoc. «Tra i requisiti per partecipare alla selezione è prevista la certificazione dell’idoneità diocesana», ricorda il comitato. «Ancora una volta, questa non è laicità», prosegue il comunicato: «Solo l’abrogazione del Concordato consentirebbe di superare la sconcertante situazione attuale
che vede l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non solo impartito da docenti scelti dalle curie e pagati dallo Stato italiano, ma anche improntato a una logica confessionale. Noi lottiamo perché l’insegnamento venga eliminato nelle scuole del primo ciclo e sostituito in quelle secondarie di secondo grado da un percorso non confessionale obbligatorio di studio del fenomeno religioso, declinato nei suoi aspetti storici, sociologici e antropologici e, soprattutto, impartito da docenti regolarmente selezionati tramite procedure pubbliche».
Diversi politici hanno contestato la conferenza nella Sala Stampa della Camera, organizzata dal deputato leghista Simone Billi, con attacchi ai diritti su aborto e autodeterminazione sul fine vita da parte del Centro Studi Machiavelli, think tank conservatore. Durante l’evento per la presentazione di un’uscita di una rivista l’aborto è stato paragonato a reati come l’omicidio e il furto. La senatrice del Partito Democratico Ylenia Zambito ha scritto «Dopo Pillon arriva Billi. A destra cambiano i volti ma non i programmi: non si fermano la propaganda contro i diritti delle donne e le affermazioni aberranti». La capogruppo democratica alla Camera Chiara Braga dichiara: «Non vi permetteremo di fare dell’Italia un paese del Medioevo e della barbarie civile e umana. L’aborto è un diritto anche per le vostre compagne, anche per le vostre figlie. È inaccettabile che venga negato in Parlamento e da un partito di governo. Meloni, da donna, cosa dice?». Simona Malpezzi attacca: «Per il deputato Billi della Lega l’aborto non è più un diritto legalmente accettabile (neppure nei casi di stupro). Questa la tesi inaccettabile e gravissima diffusa e propagandata in Parlamento da un partito di maggioranza. Salvini è d’accordo?». La deputata Ilenia Malavasi (Pd) commenta: «Può sembrare paradossale, ma ringrazio il collega Billi e il gruppo Lega per aver organizzato questo convegno. Li ringrazio perché l’esercizio di chiarezza è sempre una buona cosa e, in tutti questi mesi, la maggioranza si era sempre nascosta dietro ad ammiccamenti, smentite, arrampicamenti sugli specchi. Così, invece, diventa chiaro qual è la loro posizione rispetto ai diritti, alle donne, alla loro possibilità di autodeterminarsi e di scegliere. Non che ci fossero molti dubbi, in realtà». Da Alleanza Verdi Sinistra Elisabetta Piccolotti aggiunge: «Siamo oltre le note battaglie anti-abortiste basate sull’argomento dei diritto alla vita dell’embrione […] Siamo di fronte a movimenti che teorizzano che il padre sia padrone del corpo e della vita di una donna in stato di gravidanza». La deputata Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo Laura Boldrini chiama in causa pure la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella: «l’interruzione volontaria di gravidanza è un diritto delle donne, conquistato con anni di battaglie per cancellare la piaga dell’aborto clandestino e sul quale non permetteremo che si faccia un solo passo indietro».
Il consigliere comunale di Brescia Andrea Curcio ha presentato in Consiglio comunale un’interrogazione alla Giunta sulla disponibilità delle sale del commiato per funerali non cattolici o non religiosi, proprio prendendo spunto dalle campagne dell’Uaar. Curcio ha ricordato «la presenza del multiculturalismo (non tutti coloro che si professano credenti sono Cattolici e molte religioni non hanno luoghi idonei e riconosciuti per le esequie)» e «la secolarizzazione della nostra società, resa evidente anche da alcune ricerche che affermano che quasi il 30% degli italiani siano non credenti o non si riconoscono in nessuna religione formalizzata (percentuale tra l’altro in crescita)».
Infine qualche buona novella laica dall’estero.
Il Polonia il nuovo primo ministro Donald Tusk promette riforme sull’interruzione di gravidanza e la contraccezione d’emergenza, con una proposta di legge per consentire l’aborto legale e sicuro fino alla dodicesima settimana di gravidanza e per garantire l’accesso alla pillola del giorno dopo fin dai 15 anni. Una svolta rispetto al clericalismo e alle scelte no-choice del precedente esecutivo conservatore vicino alla Chiesa cattolica.
In Francia l’Assemblea Nazionale approva a stragrande maggioranza, con 493 sì e 30 no, l’inserimento nella Costituzione della libertà garantita per le donne di ricorrere all’aborto. Il testo attende il vaglio del Senato, dove si prospetta una maggiore opposizione, e l’approvazione finale in seduta comune.
Un tribunale di El Salvador ha disposto la liberazione di una donna, identificata solo come Lylian, condannata a 30 anni di prigione per un aborto avvenuto nel 2015. La giovane aveva avuto delle complicazioni in ospedale ed era stata accusata di omicidio, ma i giudici hanno accertato che si trovava in una situazione di vulnerabilità. Nel Paese, fortemente influenzato dalla Chiesa cattolica e dalle confessioni protestanti, l’interruzione di gravidanza è reato.
La redazione