Buone novelle laiche

Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.

La buona novella laica del mese di maggio è il pronunciamento della Corte europea dei diritti umani che legittima il divieto di ostentazione dei simboli religiosi nelle scuole. Il caso riguarda tre studentesse musulmane del Belgio i cui genitori contestavano il divieto, introdotto nella provincia fiamminga del Limburgo nel 2009, di indossare il velo a scuola. La Cedu ha chiarito che la neutralità laica richiesta a scuola «non è di per sé in contrasto con il diritto alla libertà religiosa» e che le norme valevano per tutti i simboli religiosi: «nella misura in cui il divieto ha lo scopo di proteggere gli alunni da qualsiasi forma di pressione sociale e di proselitismo», la manifestazione di fede non deve diventare «un atto ostentativo che possa costituire una fonte di pressione e di esclusione».

Le forze di opposizione hanno criticato la mancata adesione del governo italiano alla dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore della comunità lgbt, presentata dalla presidenza belga dell’Unione Europea. La segretaria Pd Elly Schlein ha espresso «rabbia» e «vergogna»; Ivan Scalfarotto di Italia Viva ha parlato di «scelta scellerata» e il deputato Gaetano Amato (M5S) ha aggiunto «davvero non conoscono la vergogna». Persino l’europarlamentare di Forza Italia Alessandra Mussolini ha contestato la  posizione dell’esecutivo Meloni: «Basta con quest’atteggiamento morboso nei confronti della sessualità, non se ne può più. La scelta di non aderire al documento Ue non fa bene a un Paese civile come il nostro. La firma non sarebbe stato un atto di coraggio, ma semplicemente di giustizia». «Si crea un’atmosfera di ostilità che può ferire forse non gli adulti, ma tanti ragazzi che vivono una situazione di disagio, anche familiare», avverte Mussolini, «mi auguro fortemente che il governo ci ripensi e firmi la dichiarazione».

I parlamentari di opposizione hanno contestato l’adesione di esponenti della destra clericale al manifesto politico di Pro Vita & Famiglia lanciato per le elezioni europee. Mara Carfagna, presidente di Azione ed ex ministra in Forza Italia, ha spiegato: «Tutti i partiti e tutti i candidati sono a favore della vita. Il manifesto pro-vita che tende ad attribuire agli amici dell’associazione questa battaglia, mentre gli altri, si presume, sarebbero a favore della morte, è un’idiozia e un inganno per gli elettori». E ricorda poi i provvedimenti del precedente governo per il sostegno a natalità e famiglia. Dal Pd Marco Furfaro ha parlato di «attacco esplicito alla 194»: «il re è nudo. Siamo ancora una volta davanti uomini che vogliono decidere sul corpo delle donne». Alcune esponenti dem, come Roberta Mori, Chiara Braga, Marina Sereni e Chiara Gribaudo, si sono schierate a difesa della legge sull’aborto. La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha detto: «Giù le mani dalla 194, alle europee votiamo per le donne».

Anche esponenti istituzionali si ricordano ogni tanto della laicità. Come avvenuto dopo le polemiche per la presenza di l’imam Brahim Baya, invitato negli spazi occupati dell’Università di Torino dagli studenti filopalestinesi, dove ha guidato la preghiera (con donne e uomini rigorosamente separati) e lanciato un sermone dai toni integralisti, destando sconcerto tra allievi e professori. La ministra dell’Università Anna Maria Bernini ha protestato e chiesto spiegazioni al rettore Stefano Guena, che si è affrettato a ribadire il «carattere di laicità dell’istituzione universitaria», condannando l’accaduto. Lo stesso imam aveva programmato il rito islamico del venerdì anche al Politecnico. Stavolta la ministra Bernini e il rettore Stefano Paolo Corgnati sono intervenuti in anticipo con una diffida, ribadendo che «sottolineano con forza i principi di indipendenza e laicità delle istituzioni universitarie». Mentre l’imam lamenta in maniera vittimistica un caso di “islamofobia” (come se fosse normale organizzare preghiere in un luogo di formazione laico e pubblico), istituzioni che in altri contesti sono prone al clericalismo cattolico e invitano a officiare preti e vescovi scoprono la laicità solo quando si parla di altre religioni. La speranza è che tutti – istituzioni e rappresentanti religiosi – si ricordino che la laicità va salvaguardata da ogni forma di invadenza confessionale.

Sarebbe bello se le istituzioni si ricordassero dell’importanza della laicità sempre, non solo quando si parla di islam. Perché in Italia è considerato normale accogliere in pompa magna preti e vescovi nelle scuole e nelle università. Ma riti religiosi e propaganda confessionale, di qualsiasi culto, non dovrebbero avere spazio nelle istituzioni laiche. Chi vuole pregare o sentire sermoni può recarsi negli appositi luoghi di culto. Se non ci emancipiamo dal clericalismo diventa difficile schivare altre forme di nuovo confessionalismo.

Il Ministero dell’Istruzione e del merito è intervenuto sul caso dei due alunni musulmani dell’Istituto comprensivo “Felissent” di Treviso esentati dallo studio della Divina Commedia perché ritenuta offensiva verso l’islam. L’insegnante di italiano aveva posto la questione dello studio dell’opera dantesca alle famiglie degli studenti che non frequentano l’insegnamento della religione cattolica, ricevendo due richieste di esenzione. Il ministro Giuseppe Valditara ha disposto un’ispezione per verificare i fatti, commentando: «oggettivamente un’esclusione dal programma scolastico di uno dei pilastri della nostra letteratura per motivi religiosi o culturali è del tutto inammissibile». Dal canto suo il ministro dei Trasporti e leader leghista Matteo Salvini aveva parlato di iniziativa «demenziale», riferendosi a quella intrapresa dalla scuola. La docente, secondo gli ispettori, ha preso in maniera estemporanea l’iniziativa, senza accordo con la dirigenza scolastica o con il consiglio di classe: sarà oggetto di un provvedimento disciplinare, probabilmente un richiamo.

Proprio per difendere l’autodeterminazione femminile è stata lanciata la campagna “My Voice, My Choice”, volta a raccogliere firme per una Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE), istituto dell’Ue per sottoporre questioni alla Commissione. L’intento è chiedere alle istituzioni europee di garantire l’accesso a un aborto libero e sicuro in tutti i Paesi membri, stanziando fondi per sanare le criticità nei singoli Stati. All’iniziativa hanno aderito, oltre ad associazioni e altre realtà tra cui l’Uaar, anche diversi rappresentanti della politica. Alla presentazione della campagna presso la sede della Stampa estera a Palazzo Grazioli a Roma c’erano anche la leader del PD Elly Schlein e, dallo stesso partito, Susanna Camusso e Camilla Laureti, poi Carolina Morace e Gilda Sportiello del Movimento 5 Stelle, Marilena Grassadonia per Sinistra Italiana, Giulia Pastorella di Azione, Daniela Patti e Silvia Panini di Volt, Antonella Soldo per Più Europa, Debora Striani per Radicali Italiani,

Alcuni esponenti politici locali contestano la circolare ai vigili del Comune di Roma che impone “decoro” al personale nel periodo del giubileo. La Polizia Locale di Roma ha inoltrato una circolare in cui richiama tutto il personale a seguire una serie di prescrizioni nell’abbigliamento e nell’aspetto in vista del giubileo. Per gli uomini sono tra l’altro vietati orecchini, piercing e simili, il taglio di capelli deve essere di «moderata lunghezza» ed evitare «qualsiasi forma di eccentricità», le basette «devono avere forma regolare», barba e baffi «devono essere ben curati, ordinati e di lunghezza non eccessiva». Per le donne si raccomanda anche di evitare un taglio di capelli «eccentrico» e che «il cosmetico (trucco) non deve essere eccessivo, troppo marcato o di colore acceso». L’ex assessore al Personale e attuale capogruppo della Lista Raggi in Campidoglio, Antonio De Santis, ha diffuso il documento commentando: «Surreale. Le indicazioni sono suddivise per genere, e già questo è discutibile. Solidarietà a tutti gli agenti del Corpo». Dal canto suo Michela Cicculli (AVS), presidente della Commissione Pari opportunità, aggiunge: «Le norme estetiche che il personale appena assunto dovrà rispettare ci hanno lasciato senza parole. Siamo davvero ancora molto indietro sulla strada dei diritti e del rispetto di genere. Eppure in Campidoglio abbiamo istituito l’Ufficio Diritti e con l’assessorato al Personale stiamo lavorando al riconoscimento della carriera alias, mentre invece pochi metri più giù il Comando di Polizia Locale tira fuori questo bel decalogo di codici per la normalità estetica divisi per genere che sanno di medioevo». Il comando generale della Polizia di Roma Capitale ha precisato che la circolare richiama disposizioni passate, oggi riprese alla luce delle nuove assunzioni. «Non c’è nessuna volontà di discriminazione di alcun tipo, di genere o sessista, ma viene solo ribadito quanto previsto già dal Regolamento e da diverse circolari emanate nel tempo», ha spiegato il comando: «Nessun intento discriminatorio, tant’è che anche la stessa uniforme è già uguale per tutti, senza distinzioni tra generi».

Un’area all’interno del parco di Villa Sabucchi a Pescara è stata intitolata alla scienziata Margherita Hack, già presidente onoraria dell’Uaar, alla presenza del sindaco Carlo Masci, dell’assessore alla Pubblica istruzione Gianni Santilli e del magnifico rettore dell’Università d’Annunzio Chieti-Pescara Liborio Stuppia.

Il caso dell’offerta di cento euro che due attiviste no-choice avrebbero fatto per convincere una donna, recatasi all’ospedale Villa Scassi a Genova, a non abortire ha suscitato le proteste di diversi politici. La questione rimane da chiarire, dato che l’organizzazione integralista Pro Vita sostiene di non essere presente nell’ospedale. «È gravissimo, vergognoso e semplicemente inaccettabile quanto accaduto», denuncia il senatore Luca Pirondini (M5S), che sottolinea il rifiuto ad effettuare l’aborto da parte del Galliera, «che è un ospedale pubblico e dovrebbe garantire la pratica».

La redazione

12 commenti

Gigi

Vanon bene le dichiarazioni a favore della comunità LGBT dell’UE, meglio sarebbe che l’UE smettesse di finanziare associazioni islamiste turche, scuole coraniche turche e TV turche anti-LGBT come TRT:

“TRT, ad esempio, ha ricevuto 400.000 euro. Qualche mese fa, l’emittente statale ha prodotto una serie di documentari, intitolata True Colours, con l’obiettivo di “combattere la teoria del gender” e “la propaganda della lobby LGBT”. I suoi diversi canali riflettono fedelmente gli orientamenti ideologici decisi dalla Presidenza turca. E durante le ultime elezioni municipali del 31 marzo, Erdogan ha avuto a disposizione 78 volte più tempo di trasmissione su TRT rispetto ai suoi principali avversari!

La Fondazione per la gioventù turca (Tugva), guidata da Bilal Erdogan, figlio del presidente, ha ricevuto ben 700.000 euro di finanziamenti dal programma Erasmus per 16 progetti dal 2020. Inoltre, quattro progetti sono stati finanziati dal programma del Corpo europeo di solidarietà della Commissione europea dal 2021. Tugva organizza “campi d’azione” in cui i giovani partecipanti vengono reclutati e incoraggiati a “fare la jihad”. Ironia della sorte, è stato proprio a causa delle rivelazioni su questa organizzazione islamista e sulle sue ramificazioni all’interno dello Stato turco che Metin Cihan è stato costretto a fuggire dalla Turchia. Ha rischiato sei anni di carcere.”

Antome

Interessante, questi rapporti con la Turchia, così come l’ingresso in UE di molti paesi dell’est in fretta e furia in chiave anti-russa, è stata una pagina ambigua, per come non ci si è curati di come trattassero le minoranze e dei diritti umani.
Per curiosità, condividiamo, l’avversione a questi finanziamenti ad associazioni islamiste, ma sono le uniche confessioni che l’UE finanzia, ci opponiamo a che finanzino qualsiasi confessione, giusto, cristiana come di altre religioni?

Gigi

Certo, ma qui parliamo di un livello più grave perché uno stato fuori dall’UE come la Turchia utilizza questi fondi per perseguitare gli oppositori al regime turco nell’UE stessa. Comunque certo è stato un errore iniziare i negoziati con la Turchia, io sono sempre stato contro.

” La Fondazione Seta, un “think tank” creato da Ibrahim Kalin, attuale capo dei servizi segreti turchi (MIT), ha ottenuto un finanziamento di 291.000 euro per due progetti che sono stati lanciati all’inizio del 2024. Il Seta organizza conferenze ed eventi per dare credito scientifico alle posizioni ufficiali del governo turco e pubblica rapporti molto controversi. “Attraverso eventi e pubblicazioni, la Seta si sforza di integrare i punti di vista ufficiali nel discorso sociale di altri Paesi europei”. Nel 2019, la Seta ha pubblicato due rapporti in turco che sono stati utilizzati per fare pressione sugli oppositori del governo turco” esiliati in Europa, ha dichiarato il governo federale tedesco in una risposta a un’interrogazione parlamentare del FDP (Partito liberaldemocratico) nel 2020. Questi rapporti elencavano i giornalisti critici nei confronti del regime che si erano rifugiati in Germania, identificandoli come obiettivi del governo.”

Antome

Concordo, perlomeno non questo tipo di negoziati. Ma che siano chiare premesse di rispetto dei diritti umani e di laicità. Se ne poteva parlare nel periodo dei kemalisti.
Davvero, come si fa. Ma è stata una iniziativa trasversale alle correnti politiche? Chi l’ha votata. Perchè stavolta non credo che anche dei sedicenti progressisti zelanti per la solita malintesa idea di inclusione, siano stati i fautori, tanto più per cose così antitetiche a ciò per cui ci battiamo in occidente e per cui denunciamo le derive autoritarie e oscurantiste. Sembra più uno di quei fatti scellerati di chi manca di visione politica. Poi ci saranno i populisti che lo denunciano scandalizzati fingendo di voler cambiare le cose.
Mi chiedevo solo se c’era qualche informazione sui fautori o votanti, quindi (:.

Gigi

@Antome
Non credo ci sia stato un voto, penso che ci siano degli incompetenti che si fanno fregare da associazioni islamiste con la scusa della politica d’inclusione dell’Unione Europea, come è già successo in passato, ma ci sono anche persone che sanno benissimo quello che fanno e saranno sempre più numerose, la Cojep, che è un’organizzazione islamista pro-Erdogan, è una rete d’influenza molto attiva in Europa ed è riuscita a mettere un certo numero di persone in posti chiave.

RobertoV

Antome
La Turchia ha richiesto l’adesione all’UE nel 1987 ed è stata ritenuta candidabile dal 1999 e dopo sono stati avviati contatti. La richiesta poteva avere una logica allora per i milioni di turchi già presenti in Europa da decenni e perchè la Turchia di allora era molto differente da quella attuale che ha visto dal 2003 l’inizio dell’era Erdogan ed il conseguente peggioramento e deriva islamista. Tanto è vero che mentre nei primi anni 2000 ancora si discuteva di questa questione, ormai da qualche anno non se ne parla più, praticamente è bloccata la trattativa da una decina d’anni.
Sono d’accordo che l’allargamento all’est è stato troppo precipitoso e superficiale.
L’UE finanzia tante cose ed a causa dell’eterogeneità degli interessi non mi stupisce che possano arrivare dei finanziamenti a chi non dovrebbero arrivare. Oltre al fatto che poi i fondi vengono gestiti localmente a livello nazionale o regionale, pensa solo ai soldi del PNRR, andati anche alle chiese, o ai Fondi per lo sviluppo.

Antome

Buona l’opposizione ad eccessive rivendicazioni, dal non studiare Dante al pregare in modi e luoghi che possono creare disagio, fermo restando la libertà di culto.
Più che proibire il velo diciamo che mi concentrerei nel mettere alla prova la coerenza delle associazioni di comunità islamiche nell’invocare la libertà in occidente e le confronterei chiedendogli cosa ne pensano del fatto che in molti dei loro paesi di provenienenza non possono scegliere di toglierlo e se si batterebbero altrettanto per questa libertà.
Se sarà più efficace non lo so, ma potrebbe piantare un tarlo.

G. B.

“offerta di cento euro che due attiviste no-choice avrebbero fatto per convincere una donna […] a non abortire”
E quell’irresponsabile criminale ha rifiutato 100 euro, con i quali avrebbe potuto vivere agiatamente assieme al/alla figlio/figlia e mantenerlo/a senza problemi fino al conseguimento del dottorato di ricerca!

Diocleziano

Beh… almeno ora sappiamo quale valore danno alla vita questi idealisti.

GBK

Con 100 euro ci campa il primo quarto d’ora dalla nascita.
Come diceva un personaggio comico di Guzzanti: Alla Chiesa interessa solo il feto prima della nascita: dopo un quarto d’ora, del bambino non frega piú niente a nessuno.
In piú a Genova non si sprecano piú di tanto in offerte caritatevoli.

RobertoV

D’altronde considerano sante quelle donne che hanno portato a termine la gravidanza e magari sono morte per far nascere il figlio morto o vederlo morire poche ore o giorni dopo.
Il Censis già 10 anni fa aveva indicato in circa 750 euro/mese il costo di un figlio, cioè 9000 euro anno, cioè in pratica mantenere un figlio fino alla laurea (e magari oltre se non trova lavoro) costa come un appartamento. Che idea possono avere di una donna e di un figlio per offrire appena 100 euro nella speranza che possa non abortire? Pensavano di comprarsi un bambino con 100 euro? Perchè immagino che pensassero di farsi affidare il bambino dopo la nascita. Ma anche se avessero offerto molto di più che differenza ci sarebbe stata con l’utero in affitto tanto disprezzato da loro?

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