La pesca delle testate religiose nei Fondi pubblici per l’editoria si è rivelata ancora una volta miracolosa.
Il Dipartimento per l’informazione e l’editoria del governo italiano ha pubblicato di recente l’elenco dei giornali che per l’anno 2022 hanno avuto il diritto al “contributo pubblico diretto”, cioè il finanziamento pubblico che il decreto legislativo n. 70/17 prevede per le testate giornalistiche italiane cartacee ed online edite da in Italia o all’estero da cooperative di giornalisti, da società senza fini di lucro, o che siano espressione di minoranze linguistiche.
Pensato per garantire il pluralismo dell’informazione e delle idee, il fondo finisce nuovamente per finanziare con decine di milioni decine di giornali che fanno capo alla Chiesa cattolica e che dunque ne veicolano (acriticamente) il messaggio religioso.
Vediamo qualche dato nel dettaglio. In totale i giornali che hanno ricevuto nel 2023 la prima rata di anticipo e nel 2024 la seconda a saldo dal Dipartimento per l’editoria di Palazzo Chigi, con riferimento all’anno 2022, sono stati 181 (erano 183 nel 2021).
Di questi, ben 73 (40,3%) sono quotidiani e riviste di matrice cattolica, tra i quali contiamo decine di organi di stampa editi da alcune delle 224 diocesi italiane. Su 92,8 milioni erogati dallo Stato (87,8 nel 2021) questi 73 giornali religiosi se ne sono spartiti 33,9 (36,5%), pari a 1,6 milioni in più rispetto all’anno precedente.
Il gruppone dei media cattolici finanziati con denaro pubblico si trova nel “comparto” delle testate edite e distribuite in Italia: nel 2022 sono state 61 su 125, pari al 48,8% (erano 55 su 117 nel 2021: 47%) e su 78,5 milioni ne hanno incassati ben 27,4 (34,91%). L’anno precedente avevano incassato 25,9 milioni, cioè il 35,28% del totale.
Il resto della torta complessiva (14,2 milioni) è stato diviso tra 33 periodici italiani editi e diffusi all’estero, 15 periodici online editi in Italia e diffusi prevalentemente all’estero e 10 testate in rappresentanza delle minoranze linguistiche. Su questi 58 organi di stampa solo 12 sono di ispirazione religiosa cattolica (20,6%), nonostante ciò tutte insieme hanno incassato pressoché la metà delle somme erogate (6,5 milioni pari al 45,7%), poiché tra queste testate è presente il Dolomiten che da solo si è portato a casa quasi 6,2 milioni.
Come ormai accade da diversi anni lo storico quotidiano altoatesino edito da Athesia Druck srl, storicamente legato all’Azione Cattolica, guida la classifica generale degli incassi che ormai superano stabilmente il 6 milioni l’anno. Seguito a breve distanza, anche qui come da tradizione, dalle due più note testate che fanno capo alla Chiesa italiana: Famiglia Cristiana con 6 milioni tondi e Avvenire con 5,7 milioni.
La somma messa a bilancio dai tre giornali sul podio è identica a quella incassata l’anno precedente. E tutti e tre insieme si dividono 17,7 milioni cioè quasi un quinto dell’intero Fondo per l’editoria 2022 (19,1%).
Al quarto posto, come lo scorso anno e stessa cifra (1,4 milioni), troviamo Il Cittadino, «quotidiano di ispirazione cattolica» del lodigiano e della provincia sud di Milano. Più in generale la classifica dei fondi 2022 è molto simile a quella del 2021. Qualche giornale è sceso di alcune posizioni perché ha incassato qualche decina di migliaia di euro in meno.
Altri invece si sono avvicinati ai piani alti. Tra questi segnaliamo La Guida di Cuneo, che fa parte della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), che si piazza subito sotto Il Cittadino con 859 mila euro, pari a +95 mila; oppure ancora, più in basso, L’Azione edita dalla Fondazione Dina Orsi, con 373 mila euro, pari a +40 mila, e La Vita Cattolica, organo dell’arcidiocesi di Udine, che ha ricevuto dalla presidenza del Consiglio quasi 309 mila euro, vale a dire almeno 9 mila in più rispetto all’anno precedente.
Federico Tulli
Le possibili “soluzioni” sono due. Aumentare il numero di testate laiche e atee oppure trovare il modo di definire come informazione, solo le testate non confessionali e laiche e quindi togliere i finanziamenti a molti pseudogiornali italiani. Un po’ come le scuole e uffici pubblici francesi di cui si protegge la laicitá.
La seconda come sappiamo non si puó realizzare nel nostro paese. Invece vedrei bene un proliferare di testate esplicitamente atee o almeno non confessionali. Vedo un enorme potenziale per questo filone.
Posso ancora comprendere la ratio che porta a sostenere giornali di minoranze linguistiche come il Dolomiten, anche se non mi sembrano giornali poveri, ma perchè dovrebbero essere finanziati giornali come Avvenire e Famiglia Cristiana, quando Il Corriere, Repubblica, il Fatto, ecc. non hanno diritto a soldi pubblici? Se la religione cattolica è religione di maggioranza, come continuano a sostenere, non capisco perchè debbano essere sostenuti con soldi pubblici come se fossero minoranze svantaggiate.
Trovo una presa in giro la definizione di wikipedia che sarebbero giornali di ispirazione cattolica “indipendenti dalle gerarchie”. Come no, Famiglia Cristiana è stata commissariata dal Vaticano per le critiche dei vescovi e ha come obiettivo dichiarato l’evangelizzazione e Avvenire è gestito dalla CEI ed è frutto delle decisioni del papa Paolo VI. Immagino che diversi giornaletti parrocchiali e delle diocesi possano ricevere anche il 5 per mille se non anche soldi dall’otto per mille. La solita concorrenza sleale?