Come viene impiegato l’8×1000 destinato allo Stato e quanto vengono rispettate le scelte laiche espresse dai contribuenti? Il giornalista Federico Tulli affronta il tema sul numero 5/2024 di Nessun Dogma. Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.
Uno dei rari sussulti di laicità da parte dei recenti governi di qualsiasi colore è indubbiamente rappresentato dalla norma in cui si stabilisce con precisione il modo in cui viene impiegato l’8×1000 Irpef destinato allo Stato in seguito alla ripartizione delle scelte espresse dai contribuenti nella dichiarazione dei redditi. È accaduto con la legge di stabilità numero 147 del 27 dicembre 2013 che ha ampliato l’articolo 48 della legge 222 del 20 maggio 1985, la norma di ratifica ed esecuzione del Concordato rinnovato da Craxi nel 1984.
Ci vollero 28 anni ma finalmente erano stati elencati cinque precisi ambiti di utilizzo del denaro derivante dalla ripartizione dell’8×1000: interventi straordinari per fame nel mondo; calamità naturali; assistenza ai rifugiati; conservazione di beni culturali; ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all’istruzione scolastica.
La legge è entrata in vigore il primo gennaio del 2014 e, come abbiamo visto in precedenti inchieste della Uaar, qualcosa di importante ha smosso: aumentando il coinvolgimento dei cittadini in progetti concreti dello Stato è aumentato anche l’interesse ad apporre la firma sulla casella più laica dell’8×1000.
In termini concreti questo è rappresentato dagli oltre 340,3 milioni di euro spettanti per la ripartizione dell’8×1000 statale 2024, vale a dire quasi il doppio rispetto ai 175,6 milioni della ripartizione 2018.
Come ha fatto notare il segretario Uaar, Roberto Grendene, in un recente articolo, i numeri dicono che cresce la volontà di un utilizzo laico dell’8×1000 statale e «il balzo in avanti più evidente si ha tra la ripartizione 2022 e quella 2023». Quest’ultima si riferisce alle dichiarazioni presentate nel 2020, ossia il primo anno in cui nel modello 730 compare la casellina che permette di scegliere tra le opzioni precedentemente elencate (fame nel mondo; calamità naturali; edilizia scolastica; assistenza ai rifugiati; conservazione di beni culturali).
Il risultato non cambia, se consideriamo la percentuale delle firme in favore della Chiesa. Se nel 2014 era pari al 37,04 (6,55% per lo Stato) nel 2024 è scesa di oltre 8 punti: 28,67%. Di contro sono aumentate considerevolmente quelle in favore dello Stato: dal 6,55% del 2014 al 9,78% del 2024.
Dunque, il trend è inequivocabile, ma fino a che punto è rispettata la volontà di utilizzo laico dell’8×1000 espressa dai contribuenti con la firma a favore dello Stato apposta sul modello 730 per ciascuna delle cinque opzioni?
Per rispondere a questa domanda siamo andati a spulciare i dati pubblicati negli allegati dei Dpcm di assegnazione «della quota 8×1000 Irpef a diretta gestione statale per l’anno 2022» emanati l’8 aprile scorso e adottati a fine giugno.
Anticipiamo subito che in diversi casi la quota “secolarizzata” di 8×1000 miracolosamente “sottratta” al perverso meccanismo di ripartizione elaborato appositamente per favorire la Chiesa… esce dalla porta e rientra dalle sacre e tentacolari finestre.
Vediamo nel dettaglio in che modo.
Partiamo dalla categoria di intervento “Fame nel mondo” che attraverso le firme dei contribuenti ha distribuito circa 16,5 milioni di euro tra 58 onlus impegnate nella lotta contro la malnutrizione e la difficoltà di accesso al cibo e all’acqua nei luoghi più svantaggiati del pianeta. Il “messaggio” è chiaro sin da subito. In cima alla lista dei beneficiari con quasi 626mila euro troviamo la Fondazione Pime onlus dove “Pime” sta per Pontificio istituto missioni estere.
Scorrendo l’elenco, in decima posizione troviamo l’Associazione internazionale volontari laici (Lvia) che, come si legge sul sito, è stata fondata «nel 1966 a Cuneo dal sacerdote-partigiano Aldo Benevelli, ispirandosi alla spinta riformatrice del Concilio Vaticano II e ai valori di giustizia e pace». Grazie all’8×1000 dello Stato la Lvia ha ricevuto per un suo progetto 388mila euro.
Più avanti troviamo Progettomondo (345mila euro), un ets «promotore e membro attivo di numerose reti e piattaforme locali, nazionali e internazionali, tra cui la Federazione degli organismi cristiani di servizio internazionale di volontariato (Focsiv)».
E ancora, 320mila euro sono andati a un progetto dell’associazione Amici dello Stato brasiliano di Espirito Santo – Centro di collaborazione comunitaria (Aes-Ccc) fondata a Padova nel 1967 dal missionario padre Umberto Pietrogrande e anch’essa aderente alla Focsiv; altri 300mila euro ha ricevuto invece Cefa onlus, fondata nel 1972 «da alcune cooperative agricole bolognesi e dall’intuito di padre Angelo Cavagna e di Giovanni Bersani», promotore della Focsiv e fondatore del Movimento cristiano lavoratori.
Per fare un mini bilancio della categoria di intervento “Fame nel mondo”, nella classifica dei primi 20 beneficiari il 25% afferiscono alla chiesa cattolica a vario titolo, incassando in totale quasi 2 milioni di euro su 8 in totale.
Per quanto riguarda la categoria “Calamità naturali” non sono da segnalare realtà ecclesiastiche beneficiarie dell’8×1000 a gestione statale poiché i circa 19,5 milioni di euro sono ripartiti su nove amministrazioni comunali. Mentre la categoria “Edilizia scolastica” non è proprio contemplata nella ripartizione del 2022 dell’8×1000 a gestione statale, perché decide il ministero.
Occupiamoci allora delle ultime due aree di intervento: “Assistenza ai rifugiati e ai minori stranieri non accompagnati” e “Conservazione di beni culturali”. In quest’ultimo caso circa 12 milioni di euro sono ripartiti tra interventi di restauro e riparazione targati ministero della cultura e una decina di amministrazioni comunali. Da segnalare solo 1,680 milioni di euro elargiti al Cantiere della provvidenza – cooperativa sociale onlus alla cui vice presidenza figura don Rinaldo Sommacal, una sorta di istituzione nel bellunese.
Le onlus impegnate nell’assistenza ai migranti beneficiarie dei fondi dell’8 x mille statale sono in tutto 36. Anche qui al primo posto della speciale classifica dei fondi incassati troviamo una realtà ecclesiastica. Si tratta della Congregazione poveri servi della divina provvidenza – Istituto don Calabria che da sola percepisce il 15,6% dei soldi distribuiti, pari a 686mila euro su poco più di 4 milioni.
In quarta posizione, con 205mila euro troviamo Mondo nuovo, una aps di Civitavecchia che «attraverso una rieducazione ai sani principi morali e sociali vuole affermare la centralità della comunione nei rapporti interpersonali e soprattutto familiari basati sul senso dell’unità, sulla condivisione, sulle responsabilità educative dei ruoli genitoriali».
Quali siano questi sani principi morali li ha evidenziati il presidente e fondatore Alessandro Diottasi in occasione del 35° anniversario della associazione: «La cosa più importante è che siamo riusciti a mantenere inalterata l’anima e lo spirito della nostra Comunità che, illuminata dalla luce del Vangelo e dalla forza dell’amore, da 35 anni continua a seminare il bene e la cultura della solidarietà, della pace e della comunione».
E ancora, scorrendo i nomi dei beneficiari, troviamo la Fondazione Avsi che fa parte del network #ProfughiEnoi insieme a Caritas ambrosiana, Fondazione progetto arca, Compagnia delle opere, Banco alimentare, Banchi di solidarietà e Famiglie per l’accoglienza. Per il progetto “Mi integro” la Fondazione percepirà 152,5mila euro.
Altre realtà vicine alla chiesa cattolica, se non proprio addentro, nella categoria “Assistenza ai rifugiati” sono la Commissione sinodale per la diaconia (95mila euro), il Centro Astalli di Trento (89,7mila euro), la Fondazione caritas Fano onlus (52,8mila euro) e la Associazione Sichem – crocevia dei popoli odv ets (23,9mila euro), braccio operativo della Caritas diocesana di Arezzo-Cortona-Sansepolcro «su indicazione della Chiesa italiana».
Federico Tulli
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Sarebbe interessante sapere come viene assegnata la quota rimanente maggioritaria dello stato non espressa, se viene ripartita in percentuale sulla base delle categorie espresse, oppure se è a libera gestione per le attività dello stato senza vincoli.
Perchè qui si analizza solo la parte minoritaria direttamente espressa a favore dello stato, e già li si notano alcuni problemi di uso laico.