L’attacco al diritto di abortire

Aumentano gli ostacoli alla libertà di scelta in Italia. Elisabetta Canitano, ginecologa e presidente di Vita di donna odv, racconta battaglie e difficoltà per affermare il diritto all’aborto sul numero 5/2024 di Nessun Dogma. Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.


Ripetiamolo insieme ancora una volta. Il diritto al divorzio non obbliga a divorziare, il matrimonio gay non obbliga a sposare una persona dello stesso sesso, il diritto all’eutanasia non obbliga a suicidarsi, il diritto all’aborto non obbliga ad abortire. I diritti tutelano e non tolgono niente a nessuno.

C’è tempo fino al 24 aprile 2025 per sottoscrivere la campagna My voice, my choice, una petizione attraverso cui oltre 200 associazioni in tutta Europa chiedono alla Commissione Ue di stanziare fondi per l’aborto sicuro e accessibile in tutti gli Stati membri. Anche l’Uaar ha aderito all’iniziativa, insieme a numerose realtà dell’attivismo. Più di 20 milioni di donne in tutta Europa infatti non hanno accesso a cure abortive sicure.

Qual è la situazione in Italia? Nell’ultima relazione del ministro della salute sulla attuazione della legge 194 del 1978, contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza, nel 2021 sono state notificate 63mila e 653 Ivg pari a una riduzione del 72,9% rispetto al numero assoluto di interventi effettuati nel 1982, anno di massima incidenza del fenomeno in cui ne furono notificati 234mila e 801, con una riduzione del tasso di abortività (ovvero il numero di Ivg ogni mille donne di età 15-49 anni) pari al 69,1%.

Rispetto al 2020, il numero assoluto si è ridotto del 4,2%, confermando il quarantennale trend in diminuzione. Il decremento ha riguardato l’intero territorio nazionale, con diminuzione maggiore al centro (-9,1%) rispetto al nord (-2,5%), sud (-3,1%) e isole (-3,3%).

Si abortisce di meno quindi e i numeri in calo non giustificano allarmismi. Nonostante questo la Regione Piemonte (a guida centrodestra) ha raddoppiato nel 2023 gli stanziamenti per il Fondo vita nascente alle associazioni antiabortiste: 460 mila euro annui nel 2022, che sono arrivati a un milione nel 2023; e all’apertura nel 2024 di una “stanza dell’ascolto” a Torino gestita dai no-scelta. Un’idea che deve essere piaciuta anche al governo nazionale che, nonostante la bocciatura europea, ha scelto di finanziare i no-choice con i fondi del Pnrr.

In Germania, Irlanda del Nord e Regno Unito è illegale per gli antiabortisti manifestare entro 100 metri da consultori, cliniche, studi medici che offrono consulenza e praticano un aborto. È inoltre vietato protestare con cartelloni, striscioni, cori, impedire alle persone di entrare e uscire dall’edificio, provare a distogliere le donne dall’idea di praticare l’aborto. In Italia invece la presenza degli antiabortisti nei consultori non solo non è sanzionata, ma è incentivata politicamente ed economicamente.

Elisabetta Canitano, ginecologa oggi in pensione, ha dedicato la vita e la carriera al diritto alla salute sessuale e riproduttiva senza discriminazioni. È tra le fondatrici di Differenza donna ed è attualmente presidente dell’associazione Vita di donna odv, con sede nella Casa internazionale delle donne di Roma, tramite la quale eroga assistenza ostetrico ginecologica gratuita e consulenza ginecologica telefonica o per e-mail insieme a informazioni sulla rete Pro-choice che monitora tutta l’Italia sull’Ivg. L’abbiamo intervistata.

Dottoressa Canitano, che cosa ne pensa di questi finanziamenti?

L’opposizione in parlamento e numerose associazioni pro-choice hanno evidenziato come la presenza finanziata nei consultori delle associazioni no-choice sia l’ennesimo atto contro i diritti delle donne, mascherato da sostegno alla maternità, che piega i consultori a strumento di propaganda ideologica anziché renderli luoghi di libera scelta e tutela della salute. Perché ci vogliono i no-choice nei consultori? Ci sono chiese ogni due isolati!

Qual è la battaglia più difficile per sostenere i diritti delle donne?

Io credo che il problema centrale che abbiamo è di affermare che le donne sono esseri umani, mentre l’embrione e il feto lo sono solo se la donna che ce li ha in utero decide che lo siano. E questo è un tema molto importante, perché quello che tentano di fare i no-choice in questo momento è esattamente la demolizione di questo concetto. Il loro tema è: l’embrione è come te. Ma l’embrione non è come noi.

Oggi dopo quasi 50 anni dalla 194 si è radicalizzato nuovamente il dibattito e ci sono posizioni così estreme. Perché?

Perché, a prescindere dal mondo, nel nostro Paese in particolare, la Chiesa ha deciso di riconquistare le posizioni che aveva prima di Napoleone Bonaparte.

Che cosa non va in Italia nella gestione delle interruzioni di gravidanza?

Puglia: una donna a 20 settimane va quattro volte in pronto soccorso. All’ultima la ricoverano, dopo 15 giorni le fanno un aborto e muore. Ma a noi il sospetto che se l’aborto glielo facevano 15 giorni prima e non moriva ci può venire?

Sardegna: donna incinta a 20 settimane parte con l’ambulanza da Olbia per arrivare a Cagliari con un’emorragia interna. I medici la trasportano in un altro ospedale, anziché praticarle un aborto nell’ospedale di partenza, che guarda caso è l’ospedale sardo Mater Olbia, di proprietà del Gemelli, dello Stato italiano e del Qatar, che sta nel consiglio d’amministrazione del Gemelli. Io direi che stiamo rientrando ai tempi di Nell’anno del Signore, di In nome del Papa re. Questo è un Paese che non ha gli anticorpi.

C’è un lento ma costante allontanamento dalla religione però?

Sì dall’andare a messa e inginocchiarsi. Ma se provi ad aprire bocca contro il Bambino Gesù nessuno ti sta a sentire.

Oltre all’aborto volontario e a quello terapeutico c’è un terzo tipo di aborto su cui lei si sofferma molto: l’aborto per cure materne. Perché?

Sì, con l’aborto volontario noi diamo per scontato che nei primi 90 giorni (i francesi hanno messo altre due settimane) le donne possano scegliere se dare all’oggetto del concepimento un nome. Quando mi chiedono: ma è vita, ma non è vita? È un problema della donna che ce l’ha in utero, non è un problema nostro. Dopo di che abbiamo delle limitazioni sull’aborto terapeutico. La madre deve avere il potere di confrontarsi con la vita di un figlio malformato. Nella nostra legge non è consentito l’aborto per motivi fetali.

Il terzo tipo di aborto, su cui io mi soffermo di più perché è il più trascurato, è quello per cure materne: abbiamo un buco drammatico nella legge che prevede si possa abortire oltre i 90 giorni di feto sano soltanto in caso di grave pericolo per la vita della madre. Intanto questa cosa è molto vaga.

Quanto devi essere grave? Dunque si può fare un aborto dopo i 90 giorni solo se stai per morire. Il primo problema è che, se stai per morire, qualche volta muori. Si pretende che la donna sia in punto di morte e che possa rischiare di morire. L’altro problema è che questo alle donne non viene detto. Un medico cattolico se fosse onesto dovrebbe dire a una donna: «Il mio Dio non mi consente di farle un aborto, anche se lei rischia di morire». Perché non glielo dice? Quella può scegliere di alzarsi e andare alla ricerca di qualcuno che glielo faccia, no?

In Italia ci sono ospedali su cui le donne possono davvero contare?

Valentina Milluzzo (la 32enne che morì il 16 ottobre 2016 al Cannizzaro di Catania perché non le fu praticato un aborto terapeutico alla diciannovesima settimana di gravidanza – ndr) è morta in un ospedale laico e questo ci mette un sospetto. In genere negli ospedali laici si traccheggia, ma il problema si risolve.

Il problema è non considerare che l’aborto possa essere una cura. I nuovi primari delle maternità provengono per la maggior parte dalle università religiose: dal Gemelli, dal Campus biomedico. Questo fa sì che i nostri ospedali laici non possano più avere di fatto questo nome. Se io ho un primario proveniente da un’università religiosa, nel giro di un paio di anni i medici che lavorano in questa maternità verranno anche loro da università religiose per il noto problema delle cordate.

I nostri grandi primari laici sono stati sostituiti. Quindi non si tratta soltanto di obiezione di coscienza, perché l’obiezione di coscienza è il rifiuto di praticare l’aborto, ma di una visione che si estende alle cure materne, con cui l’obiezione di coscienza non ha nulla a che vedere. Anche il processo per Valentina Milluzzo è stato classificato come malasanità, non c’è stato verso di ammettere che fosse una questione di obiezione di coscienza.

È sempre stato così?

Sono nata come ginecologa da prima della legge 194, da prima ancora che ci fosse l’ecografia. Tra i miei direttori nessuno praticava l’aborto, c’era ancora il carcere per le donne, però l’idea che la donna venisse prima del feto era chiarissima.

I miei direttori visitavano, guardavano le donne che perdevano sangue nel primo trimestre e se perdevano troppo sangue dicevano: «Via, via via, facciamo un raschiamento!». Lo sapevamo se c’era il battito? No, ma quella donna stava male. Veniva comunque anteposta la donna. Si è sempre fatta la soppressione dell’embrione e del feto anche dopo il termine dei 90 giorni se c’era pericolo per la donna.

La possibilità di scegliere è quella che manca sempre di più dunque?

Se un medico religioso dicesse onestamente a una coppia, a una donna: guardi, non le metto la spirale perché la mia religione non me lo consente, uno potrebbe rispondere: qual è la religione che lo consente? E regolarsi di conseguenza. Il punto è che loro considerano l’aborto un omicidio, pensano che sia legittimo solo se entrambi gli esseri umani stanno per morire.

Tu puoi sopprimere l’embrione, il feto, solo se c’è un altro essere umano che rischia di morire. Peccato che quell’altro essere umano che rischia di morire è una donna. La quale perde completamente il suo status per andare in pari con un feto di 400 grammi. Questo arzigogolo che il feto sia una persona è esclusivamente una persecuzione che riduce la donna che ce l’ha in grembo a sacrificabile. E non certo in nome di un bambino.

Non a caso per la maggior parte delle religioni, compresa quella cattolica, la donna è un essere inferiore…

Il problema è che noi le riteniamo inferiori anche a feti ed embrioni che, se lei muore, non sopravvivono comunque. Che senso ha pensare che un feto di 16 settimane che non ha alcuna possibilità di vivere da solo possa comportare il rischio di morte per la donna?

Una donna mi ha telefonato e mi ha detto: «Ho avuto una prima gravidanza e ho avuto una gestosi, adesso sono incinta per la seconda volta. Vorrei andare in un ospedale dove ritengano che vengo prima io e se mi sento male lo tirano fuori, perché ho un bambino a casa». Questo è un problema centrale.

Come siamo messi sul fronte della prevenzione e sulla contraccezione d’emergenza?

In tutto questo vorrei sottolineare che i cattolici sono anche contrari alla contraccezione. Dovremmo fare come in Olanda che si regala un preservativo all’ultima vaccinazione, o come in Francia dove si distribuiscono nelle scuole. In Italia nulla di tutto questo! Quello che tengo a sottolineare è che rimonta un predominio fatto di superstizioni, antiscientifico, che viene diffuso sul web.

Oggi grazie a una direttiva dell’Aifa per la pillola dei 5 giorni dopo non c’è più l’obbligo di ricetta neanche per le minorenni, perché l’Europa ci ha obbligato al mutuo riconoscimento. Ma le farmacie, che sono un servizio pubblico, non hanno l’obbligo di averla. Quando era ministra della sanità Beatrice Lorenzin ha fatto in modo che la pillola del giorno dopo non fosse più tra quei farmaci indispensabili perché una farmacia possa stare aperta. Pensano che Dio non vuole che i farmacisti la vendano! Anche lì dovrebbero esserci i cartelli fuori: per motivi religiosi non vendiamo la pillola del giorno dopo.

E rispetto alla Ru486?

Abbiamo difficoltà nelle Marche a farla, fino a nove settimane di ritardo. In questi anni è nata una rete che si chiama Pro-choice che è una cosa molto bella, con associazioni come Laiga (Libera associazione italiana ginecologi non obiettori per l’applicazione della 194). Sono quelli che il papa buono chiama i killer, a cui piacerebbe che scomparissimo, perché, se scompariamo noi, le donne sono in mano loro. Attiviste e attivisti che accompagnano le donne ad abortire, prendono appuntamento, si prendono cura di loro. Laiga ha anche pubblicato sul proprio sito la mappa degli ospedali che praticano l’Ivg.

Laiga aiuta anche le donne nei colloqui obbligatori, vero?

La legge 194 dice che le donne possono abortire solo dopo che hanno fatto un colloquio con un medico che rilascia un certificato. Laiga e Vita di donna, con altre colleghe di Pro-choice fanno una televisita via internet e vengono rilasciate le certificazioni on line. Gli obiettori non lo fanno, spesso nei consultori non c’è posto. Se c’è una cosa più terribile dell’aborto è il dovere faticare per arrivarci.

Intervista di Daniele Passanante a Elisabetta Canitano

 


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6 commenti

laverdure

Non che sia un discorso nuovo,ma la domanda di fondo resta la stessa : quanti dei medici “obiettori” sono spinti da reale convinzione,e quanti da puro opportunismo,
sotto la pressione piu’ o meno esplicita (probabilmente piu’ che meno)della direzione dell’ospedale ,a sua volta influenzata dalla Curia ?
Se una ipotetica “fondazione” aprisse un ospedale interamente con propri fondi,rifiutando ogni ingerenza della Curia,e offrisse nei contratti di assunzione del personale ottime condizioni,ma con la clausola ben chiara che il personale stesso e’ tenuto ad eseguire ogni possibile intervento richiesto ( beninteso se legale),pena l’immediato licenziamento in caso di rifiuto,credete che i candidati scarseggerebbero ?

pendesini alessandro

…..”quello che tentano di fare i no-choice in questo momento è esattamente la demolizione di questo concetto. Il loro tema è: l’embrione è come te”. Ma l’embrione non è come noi……Dice l’articolo !
Infatti l’embrione NON E’ COME NOI !
Una grande maggioranza dei gameti, cioé cellule viventi, moriranno senza partecipare nella riproduzione, sia per le emissioni notturne, « peccato dei chierici » negli uomini, o ciclo mestruale delle donne nell’assenza di rapporti sessuali. Non possiamo quindi seguire il legislatore o il teologo quando definiscono la fecondazione come “inizio della vita”. Anche se sono aploidi, gli spermatozoi e ovuli hanno –senza nessuna ambiguità- lo status di “vivente” ancora più fondamentale che l’uovo diploide che formano fusionandosi.
Va inoltre notato che Tutte le tradizioni religiose NON hanno, ovviamente, lo stesso concetto dell’embrione. Quindi non è forse sorprendente che il protestantesimo europeo di tendenza calvinista sia una delle fonti fondamentali della laicità, non solamente ma anche una delle filosofie più aperte al dialogo con gli atei umanisti ?
I documenti della Federazione protestante di Francia testimoniano questo desiderio di non sacralizzare o santificare l’embrione, ma di interessarsi principalmente al benessere e la salute della donna. Inoltre insistono sul diritto del bambino a nascere e del bambino già nato, piuttosto che su delle modalità dell’atto procreativo o lo statuto di alcuni blastomeri.
NB : Nel movimento pro-vita, alcuni considerano l’aborto come un omicidio ! Medicalmente e biologicamente parlando, è inetto. Prima di circa 22 settimane, un feto non ha alcuna forma di coscienza. Non esiste come essere umano e non può in nessuna circostanza soffrire dell’aborto .

Diocleziano

“…Nel movimento pro-vita, alcuni considerano l’aborto come un omicidio!…”

Ma se queste baggianate sono affermate dal gran sacerdote della CdM
chi sono loro per ragionare con la loro testa?

RobertoV

Infatti i valdesi non sono contrari all’aborto e sostengono le donne, mentre per i luterani la cosa è più sfumata, ma sostengono comunque le donne.
Quanto sia ipocrita ed ideologica la posizione della chiesa cattolica sull’aborto e la loro tutela della vita la si vede con la pedofilia ecclesiastica, quanta “attenzione” abbiano per i bambini nati e le loro famiglie, rispetto a feti ed embrioni.
Come in altri ambiti la chiesa cattolica non riuscendo più a controllare anche i loro fedeli che sono in maggioranza a favore, cercano di controllare a livello economico e politico gli ospedali ed i medici per ottenere un’imposizione dall’alto utilizzando il loro potere politico ed economico.
Ed è una pia illusione che combattendo la contraccezione e l’aborto possano ottenere un aumento delle nascite, almeno nei paesi occidentali e sviluppati.

enrico

Ricordo perfettamente quando il professor Veronesi sosteneva con lucidi argomenti che l’essere umano può definirsi tale solo allorchè si forma il sistema nervoso. Questo per la scienza ma loro della scienza se ne fregano, quello che importa sono le loro ideologie demenziali. Il papa inquisitore Ghisleri sosteneva che i fedeli devono solo obbedire, nn è concesso loro capire, approvare, commentare e quanto può configuarsi con la ragione…….

RobertoV

Lo stesso B XVI, il “grande teologo”, ma non è l’unico papa ad essersi espresso così, sosteneva che la scienza e la ragione andavano bene finchè non entravano in conflitto col pensiero religioso, in quel caso allora dovevano fare un passo indietro, la fede prima di tutto, ed ovviamente la sua, visto che ci sono anche altre fedi più aperte.
Però anche la stessa religione cattolica non è stata granitica nelle sue convinzioni.

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