Ha senso parlare di italianità?

Insistere sull’italianità basata su “tratti somatici” è un errore: se si può parlare di una presunta identità italiana, questa è frutto di secoli di contaminazioni culturali. Affronta il tema Silvano Fuso sul numero 5/2024 di Nessun Dogma. Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.


Quando a scuola studiavo geografia, rimanevo sempre colpito dai confini di alcuni Stati dell’Africa, costituiti da segmenti rettilinei lunghi centinaia di chilometri (spesso si tratta di porzioni di meridiani o paralleli terrestri). Tutte le altre nazioni del mondo avevano confini molto irregolari, mentre quelli di alcuni Stati africani sembrava che fossero stati disegnati col righello.

Poiché ho sempre amato le forme geometriche regolari, mi chiedevo perché non tutti gli Stati del mondo avessero confini rettilinei (semplificando oltretutto la vita di noi scolari cui spesso veniva richiesto di disegnare a memoria alcune porzioni di mappe geografiche). Solo in seguito appresi che quei confini, che mi piacevano tanto, erano davvero stati tracciati col righello a tavolino. Gli autori furono gli Stati europei colonizzatori, riuniti nella Conferenza di Berlino del 1884-1885. Da quel giorno mi piacquero un po’ meno.

Grossomodo fino al XIX secolo, gli Stati europei colonizzarono soprattutto la fascia costiera del continente africano, costruendo infrastrutture ma dando vita, purtroppo, anche alla tratta degli schiavi e altre amenità. Successivamente, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, il colonialismo si trasformò in imperialismo che determinò la penetrazione anche nei territori interni africani con lo scopo di accaparrarsene le ricchezze. Per evitare di entrare in conflitto gli uni con gli altri, gli Stati europei si misero d’accordo per suddividersi le zone di dominio.

A tale scopo, dal novembre 1884 al febbraio 1885, si tenne la Conferenza di Berlino (voluta principalmente dal cancelliere tedesco Otto von Bismarck e dalla Francia) cui parteciparono 13 Paesi europei (tra cui l’Italia) e gli Stati Uniti. Vennero stabilite le zone di influenza e da qui derivarono i bizzarri confini rettilinei.

Oggi addirittura il 44% dei confini africani segue paralleli o meridiani. Un ulteriore 30% è stato stabilito, sempre a tavolino, con forme rettilinee o curvilinee. Ovviamente queste decisioni imposte dall’alto hanno causato non poche ripercussioni sulle povere popolazioni locali: è stato stimato che ben 177 gruppi etnici e aree culturali comuni vennero separati tra loro da un giorno all’altro.

I confini irregolari degli altri Stati del mondo, come la storia ci insegna, possono avere diverse origini. In taluni casi possono essere rappresentati da barriere naturali, quali catene montuose o corsi d’acqua, ma nella maggior parte dei casi sono frutto di conflitti armati, invasioni, occupazioni seguiti talvolta da accordi politici e diplomatici.

Comunque sia, i confini nazionali sono una creazione umana. Un tempo al mondo non esistevano confini e, ancora oggi, essi non esistono per le specie viventi non umane. Gli animali migratori, ad esempio, si spostano liberamente da un punto all’altro del globo, infischiandosene delle nostre carte geografiche (oltretutto variabili nel tempo).

Il filosofo francese Michel Foucault (1926-1984) definiva il termine confine come «dispositivo spaziale che regola e dispone il rapporto tra dentro e fuori, tra inclusione ed esclusione» [1]. Ne segue che i confini non sono solo geografici e politici ma anche psicologici e sociali.

Il concetto di confine è strettamente legato a quello di identità. Si tratta di un termine estremamente scivoloso, tant’è vero che l’antropologo Francesco Remotti (nato nel 1943) lo considera una “parola avvelenata” e scrive: «Identità è una parola avvelenata. Il veleno contenuto in questa parola così nitida e bella, così fiduciosamente condivisa, di uso pressoché universale, può essere tanto oppure poco, talvolta persino impercettibile e quasi innocuo.

Ma anche quando è impercettibile, la tossicità è presente in numerose idee che la parola contiene e, accumulandosi, può manifestarsi alla lunga, in maniera inattesa e imprevista. Perché e in che senso identità è una parola avvelenata? Semplicemente perché promette ciò che non c’è; perché ci illude su ciò che non siamo; perché fa passare per reale ciò che invece è una finzione o, al massimo, un’aspirazione. Diciamo allora che l’identità è un mito, un grande mito del nostro tempo» [2].

È bene aver presenti le considerazioni fin qui svolte per analizzare le recenti dichiarazioni dell’ex generale Roberto Vannacci (nato nel 1968) sul concetto di italianità. Ricordiamo che nel suo discusso libro Il mondo al contrario, l’ex generale, riferendosi alla pallavolista campionessa olimpica Paola Egonu (nata nel 1998) [3] aveva scritto: «Anche se è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità».

La campionessa aveva provveduto a querelare il generale, depositando a Bergamo l’atto, trasmesso successivamente a Lucca per competenza territoriale (l’ex militare risiede infatti a Viareggio).

Nel giugno 2024, il giudice per le indagini preliminari Alessandro Dal Torrione, accogliendo la richiesta del pubblico ministero, ha deciso l’archiviazione del procedimento. Nel provvedimento di archiviazione il magistrato scrive che la frase di Vannacci: «ben può essere valutata come impropria e inopportuna, ma non risulta tuttavia emergere un superamento del limite della continenza che possa dirsi indicativo della volontà, da parte dell’indagato, di offendere gratuitamente la reputazione di Egonu, di denigrarla, di sminuirne il valore, di portare un attacco indebito alla persona».

Successivamente, in un video postato sui social il giorno di ferragosto, l’ex generale è tornato sull’argomento, affermando: «Sollecitato a riguardo, ho ribadito quello che avevo scritto nel libro: ovvero che una persona, per non fare i soliti nomi perché è una cosa generalizzata, che ha i tratti somatici tipici del centrafrica e ha la pelle nera, non rappresenta la stragrande maggioranza degli italiani, che invece sono di pelle bianca e hanno i tratti somatici tipicamente caucasici».

Aggiungendo poi: «Quello che ho detto è vero? Sì, è vero. Non c’è dubbio. Gli italiani sono bianchi. C’è qualche italiano di seconda generazione, cioè di cittadinanza italiana, che ha la pelle nera, ma le cui origini sono dichiaratamente africane. Quindi quello che ho detto è vero. Seconda considerazione, quello che ho detto è strano? No, non è strano. Tutti lo sanno. Chiedetelo in giro, se una persona nera rappresenta la maggior parte degli italiani. Vi diranno di no. È un’offesa oppure un’istigazione all’odio dire quello che ho detto? No, non lo è. Nella maniera più assoluta. E non solo lo dico io e lo dice la maggior parte degli italiani, ma si sono pronunciati anche dei giudici al riguardo. Quindi anche su questo argomento possiamo mettere un punto finale».

L’ex generale fa continuamente riferimento al concetto di italianità. Ma che significato possiamo attribuire a tale termine? Il vocabolario della lingua italiana Treccani fornisce la seguente definizione: «italianità s. f. [der. di italiano]. – 1. L’essere conforme a ciò che si considera peculiarmente italiano o proprio degli Italiani nella lingua, nell’indole, nel costume, nella cultura, nella civiltà, e sim.: i. di un modo di pensare; scarsa i. di un costrutto sintattico. 2. Più com., l’essere e il sentirsi italiano; appartenenza alla civiltà, alla storia, alla cultura e alla lingua italiana, e soprattutto la coscienza di questa appartenenza: i. di sentimenti; l’i., e i sentimenti di i., di Zara, Trento e Trieste durante la dominazione asburgica».

Come si può leggere, non c’è alcun riferimento ai tratti somatici. Si parla invece di lingua, indole, costume, cultura e civiltà. Tutte cose che nulla hanno a che fare con i tratti somatici e/o la genetica e che rappresentano invece aspetti culturali che chiunque può acquisire.

Cercare di definire l’italianità in base ai tratti somatici, e quindi alle caratteristiche genetiche, è prima di tutto un grossolano abbaglio. La popolazione italiana è infatti figlia dell’incontro di numerosi popoli e basta esaminare la storia del nostro Paese per rendersene conto.

Se andiamo alle origini, già sconfiniamo nel mito: quello di Enea fuggito da Troia, che di italianità (nel senso di Vannacci) appare averne ben poca. Gli etruschi poi provenivano probabilmente dalla steppa euroasiatica. Alla popolazione italiana hanno poi contribuito i fenici, provenienti dall’attuale Libano e dalle zone costiere della Siria, e i cartaginesi del nord Africa.

Ricordiamo, en passant, che Roma ebbe persino un sovrano nativo dell’Africa: l’imperatore Settimio Severo (146-211), di origine punico/berbera e di pelle scura. L’Italia del sud costituiva la Magna Grecia mentre al nord le popolazioni erano in gran parte celtiche, mischiate ad altre di origini pre-indoeuropee come i camuni. Le invasioni barbariche di ostrogoti e longobardi contribuirono ulteriormente a rendere geneticamente variegati gli abitanti della nostra penisola.

Insomma, la presunta italianità è frutto di contaminazioni durate millenni e quindi ha davvero poco senso parlare di tratti somatici italiani. Teniamo inoltre conto che tutta l’umanità (e quindi anche gli italiani) provengono dall’Africa. Come scrive il genetista Guido Barbujani (nato nel 1955): «‘Gli africani siamo noi’ non è uno di quei titoli che si tirano fuori per impressionare gli ingenui con un paradosso, ma è davvero la sintesi, la più onesta possibile, delle nostre frammentarie conoscenze sulle origini dell’uomo e sulla nostra vicenda evolutiva» [4].

Quindi, se proprio volessimo parlare di tratti somatici caratteristici della nostra originaria natura, dovremmo indicare quelli di Paola Egonu e non quelli vagheggiati da Vannacci!

Insistere sul mito dell’italianità, oltre a essere privo di fondamento storico e scientifico, non può che alimentare sentimenti razzisti e di diffidenza nei confronti di chiunque presenti caratteristiche diverse da quelle che si presuppongono tipiche e “normali” dei presunti italiani. Purtroppo nel nostro Paese non mancano tristi esempi sia legati al passato, sia, ahimè, di strettissima attualità.

Da questo punto di vista appaiono quanto mai inquietanti le parole di Vannacci che in un’intervista ha addirittura proposto di introdurre l’insegnamento dell’italianità nelle scuole affermando: «Noi siamo italiani, dobbiamo preservare la nostra identità, in migliaia sono morti sul Carso per tramandarcela. Dobbiamo insegnare le radici italiane nelle scuole. In una classe tutta di stranieri è difficile insegnare l’italianità» [5].

Per concludere, un’ultima considerazione. Per gran parte della sua storia l’umanità ha avuto grosse difficoltà di spostamento e di comunicazione a lunga distanza. Allora il concetto di confine e, di conseguenza, quello di identità nazionale potevano anche avere un senso. Oggi l’umanità ha la capacità di spostarsi rapidamente da un punto all’altro della Terra e la comunicazione, anche tra le zone più remote, è praticamente istantanea.

La popolazione mondiale, quindi, assume sempre più le caratteristiche di un unicum fortemente interconnesso. Ha quindi senso continuare a parlare di confini e di identità nazionale, compresa la fantomatica italianità dell’ex generale Vannacci? Non sarebbe meglio parlare semplicemente di umanità o forse di terrestri? Le esplorazioni spaziali infatti allargano ulteriormente i nostri orizzonti e chissà che un domani non verremo in contatto con qualche civiltà extraterrestre.

In ogni caso, nell’attesa, consigliamo all’ex generale Vannacci di ascoltare la celebre canzone di Giorgio Gaber (1939-2003) e Sandro Luporini (nato nel 1930) Io non mi sento italiano (uscita postuma nel 2003) e, in particolare, la seguente strofa:

«Mi scusi Presidente
Non è per colpa mia
Ma questa nostra Patria
Non so che cosa sia
Può darsi che mi sbagli
Che sia una bella idea
Ma temo che diventi
Una brutta poesia»

Silvano Fuso

 

Approfondimenti

  1. M. Foucault, Follia e psichiatria. Detti e scritti (1957-1984), Raffaello Cortina, Milano 2006.
  2. Francesco Remotti, L’ossessione identitaria, Laterza Bari 2010 (p. XII).
  3. Ricordiamo che l’atleta è nata a Cittadella, provincia di Padova, da genitori nigeriani.
  4. G. Barbujani, Gli africani siamo noi. Alle origini dell’uomo, Laterza, Roma Bari 2016.
  5. A. Bravetti, Vannacci: «In Europa da protagonista, ma non so se ho i requisiti», La Stampa, 4 aprile 2024.

 


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34 commenti

laverdure

Guardare al colore della pelle,o ai tratti somatici di un individuo serve solo a distogliere del vero problema : la differenza tra le culture,che NON e’ una falsa credenza.
Le varie etnie non sono del tutto uguali biologicamente : e’ risaputo ad esempio che le popolazioni dell’oriente mancano da adulti dell’enzima lattasi,per cui la loro dieta esclude latte e latticini,che digeriscono male.
Sembra che tollerino meglio di noi i cibi piccanti.
Anche la resistenza alle malattie infettive puo’ variare da etnia ad etnia,e cosi via.
Ma riguardo all’integrazione queste sono dettagli trascurabili.
Non lo sono invece i dettagli culturali : molte culture considerano normali comportamenti che in Occidente possono violare non solo la decenza,ma anche il codice penale .
Ad esempio l’inferiorita delle donne,da cui deriva il pieno diritto di padri e mariti di picchiarle impunemete o addirittura uccidere le “svergognate”.
Certe culture approvano perfino pedofilia e pederastia.
A questo si aggiunge ovviamente spesso la proibizione di “socializzare” con individui fuori dell propria cerchia,cosa che non facilita certo l’integrazione.
Ed e’ paradossale che in nome del “politicamente corretto” molti sedicenti progressisti,pronti a scatenare crociate contro personaggi come Vannacci,liquidano quanto sopra con la magica parola ” fatto culturale” che in quanto tale e’ intoccabile.
Diventa inquietante poi che perfino elementi della magistratura,di fronte ai comportamenti citati,mostrano una condiscendenza che sarebbe generoso definire stomachevole.
Dato l’afflusso crescente di individui di tali culture in Italia,perfino personaggi come Vannacci non hanno completamente torto a sostenere il pericolo che comporta.
Ma questo e’ dovuto principalmente alla nostra mancanza di maturita civile e alla
nostra incapacita di assumere responsabilita rifugiandoci nei cliche’.
Col rischio che alla fine il “bubbone” esploda in una reazione incontrollata,della quale abbiamo un ottimo esempio negli USA attuali.

Gigi

Anche io sono intollerante ai latticini come molti italiani del resto. Ma sai la cosa fantascientifica che è uscita recentemente da una ricercatrice francese finanziata dallo stato? Che la cucina francese sarebbe un veicolo della supremazia bianca, uno degli argomenti è quello dei latticini a cui le popolazioni non bianche presenti in Francia sarebbero intolleranti, ma l’altro ovviamente è il fatto che non esistono divieti alimentari essendo di cultura cristiana. Cioè alla fine una cucina senza divieti alimentari (come del resto è quella cinese) viene accusata di razzismo perché non la possono mangiare coloro che segueno divieti religiosi … che poi non ho capito bene perché sarebbe la cucina francese in particolare a diffondere la supremazia bianca, la ricercatrice rimprovera la presenza costante dei latticini nelle mense scolastiche … e che comunque è un modello per il mondo intero quindi attraverso le techniche diffonderebbe la supremazia bianca, ma non si è assolutamente capito come. Poi un discorso tutto strampalato sul cuscus che si sarebbe “sbiancato” diventando una pietanza comune in Francia. Questa ignora che esiste pure in Italia a Carloforte il cuscus. Come vedi i postmodernisti sono per la dissoluzione delle culture europee, ma per quanto riguarda le culture extra-europee al contrario sono per la purezza culturale, lo scambia di culture è in realtà a senso unico e l’accusa di appropiazione culturale sempre dietro l’angolo.

laverdure

@Gigi
Tutto questo non e’ altro che una delle tante demenziali espressioni della cosiddetta cultura”woke”.
Che ha dato un copntributo non indifferente,per reazione,alla fortuna di Trump.

laverdure

Vogliamo un altro esempio ?
Questa statua :
https://alleyoop.ilsole24ore.com/2020/11/03/medusa-decapita-perseo/
ha provocato notevoli polemiche.
Interessante la critica riguardo al fatto che,sebbene sia una chiaro simbolo
di emancipazione femminista,sia stata creata da un uomo.
C’e da meravigliarsi che nessuna attivista abbia ancora proposto che la ginecologia sia praticata solo da donne.

laverdure

@Gigi
“Cioè alla fine una cucina senza divieti alimentari (come del resto è quella cinese) viene accusata di razzismo perché non la possono mangiare coloro che seguono divieti religiosi …”

Cioe’ siccome gli ormai numerosi migranti(aka immigrati)rimangono frustrati vedendo NOI divorare hamburger,hot dogs,panini al prosciutto,porchetta ecc,
per non farli soffrire,poverini,dovremmo rinunciarci pure noi.
Ma la citata ricercatrice e’ una minimalista : perche’ mai le donne occidentali debbono andare a capo scoperto,e portare calzoncini in estate,quando le immigrate devono imbacuccarsi e sudare come maiali ?
Perche’ gli uomini occidentali devono potersi rasare,invece di portare la regolamentare barba lunga.(tipo talebani)
Perche’ permettere agli occidentali di mangiare,bere e fumare a volonta durante il giorno,nel mese di Ramadan ?
Perche’ permettere le bevanda alcoliche ?
Perche’…..
E via cosi.

Gigi

@laverdure
In ogni caso un ginecologo in Francia è stato sospeso per 6 mesi dall’ordine dei medici per aver rifiutato di esaminare una donna trans.

laverdure

@Gigi
“In ogni caso un ginecologo in Francia è stato sospeso per 6 mesi dall’ordine dei medici per aver rifiutato di esaminare una donna trans.”
Cioe’ una donna priva degli organi specifici delle donne : utero,ovaie,ecc.
I problemi specifici di un(a)trans in realta richiederebbero un medico specializzato in questo genere di pazienti.

Gérard

Scusa ma credo che stai esagerando . Questa notizia non è nuova e credo che sia vecchia più di 3 o 4 anni fa . Non si trattava di una ricercatrice francese ma americana che si chiamava Mathilde Cohen, dell’ universita del Connecticut . Il suo discorso fece scalpore ma fu ben spazzato via con i contro argomenti del filosofo francese Raphael Eindhoven . Adesso credo che sia insegnando per 6 o 8 mesi all’ universita per le scienze politiche di Parigi ( Sciences-Po ) fino a giugno . Non dimenticare che il ” Wokismo ” ci viene dalle università americane . Caroline Fourest anche lei ricercatrice universitaria francese ha scritto un libro sopra che se non mi sbaglio tradotto per Nessun Dogma con il titolo Generazione Offesa oppure in Belgio la militante laica Nadia Geerts con il libro ” Woke “( Ambedue interessantissimi ).

Mixtec

Infatti i giudici non hanno fatto riferimento a differenze culturali.
A quanto pare chiunque può masturbarsi in treno davanti a una donna, purchè non vi siani minori nelle vicinanze.

laverdure

@Mixtec
Notare che se si legge l’articolo del codice penale,si trova che gli atti osceni in luogo pubblico sono di per se un reato.
La presenza di minori costituisce semplicemente una aggravante.
Ma come al solito l’interpretazione dei nostri ineffabili magistrati risente di una fantasia degna di Lewis Carroll,( o di un adepto dell’LSD)

laverdure

@Mixtec
“Infatti i giudici non hanno fatto riferimento a differenze culturali.
A quanto pare chiunque può masturbarsi in treno davanti a una donna..”
Sei sicuro che se a farlo fosse un “autoctono”la sentenza sarebbe la stessa ?
E in caso contrario,dovremmo considerare la cosa positiva o negativa ?

laverdure

“Chiedetelo in giro, se una persona nera rappresenta la maggior parte degli italiani. Vi diranno di no.”
Paradossalmente forse i “neri” africani si adattano alla NOSTRA cultura meglio di altri,per i semplice fatto che non sono condizionati dall’infanzia da culture arcaiche ma elaborate,dalle quali avrebbero difficolta a liberarsi,come invece avviene ad esempio per i fondamentalisti islamici.
Se uno mangia come noi,veste come noi,rispetta tutte le nostre leggi,e apprezza la nostra cultura,avendola “assorbita” fin dall’infanzia,come probilmente fa la Egonu,allora si,e’ un italiano a tutti gli effetti.

Gigi

Il filosofo francese Michel Foucault che aveva applaudito l’arrivo di Khomeini in Iran …
Per il resto d’accordo con laverdure il problema non sono i tratti somatici ma le differenze culturali esistono, e il resto del mondo lo sa benissimo, solo in occidente si pensa poter fare a meno delle frontiere.

Diocleziano

Il problema è che gli autoctoni vorrebbero che gli stranieri si uniformino alle leggi.
Mentre gli stranieri pensano che sia un diritto fare come facevano a casa loro.
E considerando che spesso gli stranieri non sono propriamente l’aristocrazia…
Non ci vuole poi molto per capire che se si fugge da un paese degradato, ma si pensa
di continuare a vivere come prima, anche il nuovo paese diventerà degradato.

laverdure

@Diocleziano
“E considerando che spesso gli stranieri non sono propriamente l’aristocrazia…”
Diciamo pure che una percentuale non trascurabile sono,letteralmente,avanzi di galera,ai quali le autorita locali,per toglierseli di torno, hanno concesso una amnistia con obbligo di emigrazione immediata,
pena dure sanzioni.
Destinati ovviamente a diventare un flagello prima per le comunita di immigrati gia stanziati,come avvenne con la mafia in USA.
E in seguito ovviamene per tutti.
Ma chi si sogna di ammetterlo qui ?

Gigi

“La popolazione mondiale, quindi, assume sempre più le caratteristiche di un unicum fortemente interconnesso”

E no: è questo l’errore, al di fuori dell’occidente la difesa dell’identità e il nazionalismo hanno il vento in poppa e le popolazioni che migrano in occidente alla loro identità culturale ci tengono eccome, spesso sono approvate nel farlo dagli stessi che si proclamano cittadini del mondo.

laverdure

@Gigi
E questo porta a risultati spesso grotteschi
Ad esempio gli attivisti “woke” arrivano a pretendere di difendere sia i diritti di LGBT sia dei praticanti l’Islamismo,quando questi ultimi gli LGBT li impiccano sulla pubblica piazza.
Insomma una “intersezionalita” di spine quadrate inserite (forzatamene) in fori tondi.
Prima o poi si spacca quacosa.

pendesini alessandro

Il campanilismo NON è morto ! Si manifesta ovunque….specialmente nel Bel Paese
Direi senza nessuna esitazione che non si nasce italiano, turco, cinese ecc…lo si diventa in funzione del contesto in cui si evolve. Se Einstein alla sua nascita avesse evoluto in una tribù della foresta brasiliana, NON avrebbe di certo potuto esprimere visioni o scrivere cose che hanno cambiato il modo di interpretare l’Universo…
NB Non dobbiamo inoltre dimenticare che TUTTI noi bianchi, gialli o “rosa” deriviamo indiscutibilmente dall’Africa ! Detto diversamente siamo tutti scimmie epifenomenali della specie umana d’origine africana ! E questo è, fino prova contraria, scientificamente indiscutibile…..

laverdure

@Pendesini
“Detto diversamente siamo tutti scimmie epifenomenali della specie umana d’origine africana ! E questo è, fino prova contraria, scientificamente indiscutibile…..”

Quindi andrebbe incoraggiato il vivere sugli alberi e nutrirsi di banane.

pendesini alessandro

Caro Laverdure
Se la grande Rift Valley non avesse, circa sette milioni di anni fa, diviso l’Africa orientale da nord a sud attraverso un taglio che separava la savana dalla foresta, i nostri antenati primati potrebbero ancora ritrovarsi appollaiati sui loro alberi, perfettamente soddisfatti dei loro cervelli da 350 cm³…..
Prendiamo l’esempio dei genomi degli esseri umani e scimpanzé, bonobo e gorilli. Il confronto consiste nell’evidenziare i cambiamenti che si sono verificati in entrambe genoma da circa sette milioni di anni, da quando queste specie hanno cominciato a divergere partendo da un antenato comune, l’Australopiteco….
Ripeto che contrariamente a quanto talvolta si dice o si scrive in certi libri pretesi scientifici, noi non discendiamo dalle scimmie ! Ma siamo SCIMMIE ! o primati : un ordine zoologico che include grandi scimmie, scimmie minori e noi, la specie umana. O, se preferiamo – sotto un profilo paleoantropologico in senso lato – « scimmie epifenomenali della specie umana »!
NB : La vita non nasce da un processo semplice, determinato e identificabile, capace di produrla con certezza. Al contrario, è l’ultimo elemento di una serie di eventi, ognuno dei quali si presenta come conseguenza diretta del precedente.
PS : La vita organica si è sviluppata gradualmente dal protozoo al filosofo, e ci assicurano che questo sviluppo è senza dubbio un progresso. Purtroppo è il filosofo e non il protozoo a dircelo……

Mixtec

Ma no, caro laverdure: i nostri antenati vivevano nella savana e non potevano mangiare le banane. In Africa, a quel tempo, non c’erano.

Diocleziano

Pendesini,
bisogna però tener presente che, come il genere umano, anche le terre emerse non avevano caratterizzazioni, erano regioni e basta. Dopo molti millenni i tipi umani si sono caratterizzati a seconda del clima.

laverdure

@Diocleziano
Pare che circa 70000 anni fa,a Sumatra,si verifico il terrificante fenomeno del “supervulcano”( che si verifica mediamente ogni 100000 anni)che scaglio’ in aria tante polveri e gas da provocare un “inverno nucleare” che decimo le creature viventi del pianeta,compresa la maggior parte degli esseri umani ,gia presenti allora.
Si legge che questo ridusse notevolmente le variazioni della specie,da cui derivarono le etnie locali.
Chissa,un numero minore di superstiti avrebbe provocato un minore assortimento etnico al giorno d’oggi,e una umanita piu’ “uniforme”,bianca nera o gialla che fosse,forse sarebbe meno incline ai conflitti.
Chissa ,forse i campi Flegrei offrono oggi una nuova occasione potenziale.

pendesini alessandro

Admin
Posso chiedere perché il mio commento in risposta a Laverdure NON è visibile sul sito ?
Grazie per la risposta

Moderazione

Hai fatto bene a segnalarlo, era stato filtrato dall’antispam (non so perché)

RobertoV

Quando Fiona May vinceva medaglie per l’Italia non ricordo di aver mai sentito parlare che non fosse italiana per il colore della sua pelle o che fosse cittadina inglese e che le medaglie non fossero dell’Italia. E’ vero che veniva dalla Gran Bretagna, ma da famiglia giamaicana, cioè di origine africana.
Ed anche le vittorie di Jacobs non hanno suscitato rigetto per la sua apparente “non italianità”.
Se dovessimo togliere le medaglie e vittorie “italiane” perchè gli atleti non corrispondono all’aspetto ritenuto italiano da Vannacci ne perderemmo una buona quota.
Ci si esalta per le vittorie di Sinner perchè “italiano” visto che è bianco, anche se i suoi tratti somatici non assomigliano di certo a quelli del “turco” Vannacci, però lui forse non percepisce tanto la sua “italianità” visto che non sente il dovere di andare da Mattarella. In effetti lui è nato vicino al confine con l’Austria, territorio conteso con l’Austria e finito all’Italia in seguito a guerre e giochi internazionali.
Inquietante che un Vannacci si esalti per i massacri del Carso per difendere l’italianità. Io sono italo-austriaco ed ho quindi sia parenti italiani che austriaci. Tutto il nostro risorgimento e due guerre mondiali sono state combattute tra Austria ed Italia per conquistare dei territori e per inseguire fanatici nazionalismi con milioni di morti, e probabilmente ho avuto avi che hanno combattuto da entrambe le parti, oggi al confine non c’è più niente, abbiamo la stessa moneta unica e siamo in pace e tanti italiani vanno in Austria a lavorare e questi confini sono diventati deboli. E francamente lo trovo un bene, un netto miglioramento.
Oggi i giovani viaggiano di più, hanno una visione più internazionale, almeno quelli con certi livelli di istruzione e sono aumentati i matrimoni misti, anche grazie all’immigrazione, quindi, è normale che l’aspetto cambi (tra l’altro circa 6000 anni fa eravamo anche noi di carnagione scura e l’uomo di Similaun era di pelle scura).
Qui in Italia non mi pare che la maggior parte degli immigrati abbia problemi ad inserirsi: a Milano tra ristoranti cinesi, giapponesi ed orientali in genere, egiziani o ristoranti gestiti da egiziani, non abbiamo che l’imbarazzo della scelta. Mi sembra scorretto evidenziare i problemi di minoranze che non riescono ad inserirsi (magari anche per una cattiva gestione del problema), legate anche alla nostra cronica mancanza di lavoro decente.
Trovo curioso che si accetti come normale la mafia cinese, quella albanese, la criminalità slava, senza identificare i relativi popoli coi criminali, mentre i criminali africani vengono identificati con tutti gli immigrati africani, applicando un barbaro concetto di colpa collettiva. E si considerano i mussulmani un problema, ma solo quelli di colore (e poveri), visto che quelli bianchi albanesi cerchiamo pure di farli entrare nella UE, nonostante l’Albania sia il paese più corrotto d’Europa e non abbiamo problemi ad intrallazzare o vendere industrie italiane a ricchi mussulmani (che poi sono i principali finanziatori di terroristi e visioni arretrate).

Gigi

Trovo curioso che da una parte si affermi che nessuno tiene discorsi razzisti contro gli albanesi, gli slavi o i cinesi, che è assolutamente non vero e dall’altra si lancino accuse generalizzata agli italiani di assimilare tutti gli africani a dei delinquenti e considerare solo i musulmani di colore e poveri come un problema. Hamza Piccardo non lo ha mai considerato nessuno come un problema??? Nessuno si è mai preoccupato dei ceceni??? Quanto agli albanesi l’islamità passa in secondo piano intanto perché la metà non è musulmana e poi obiettivamente sono (o erano) piuttosto secolarizzati. Poi il solito discorso colpevolizzante proprio di cultura cattolica che se gli immigrati non si integrano è colpa del paese di accoglienza. Prima ancora di fare entrare l’Albania hanno cercato di fare entrare la Turchia, e tutti quelli che si opponevano venivano insultati di islamofobi. Quindi di chi si sta parlando esattamente? Perché questi discorsi generalizzanti nei confronti di tutti coloro che esprimono le loro inquietudini nei confronti dell’islamizzazione sono un’applicazione del barbaro concetto di colpa collettiva.

laverdure

@Gigi
“…applicazione del barbaro concetto di colpa collettiva.”
Piu’ che barbaro stomachevolmente ipocrita.
Abbiamo personaggi di ogni genere pronti a toccanti “mea culpa ” relative alle malefatte del proprio paese avvenute magari anche secoli prima.
Ma provate ad accusarli di qualche peccatuccio personale,anche una multa per divieto di sosta,e vedrete che reazioni di “lesa maesta” !

RobertoV

Da che pulpito l’accusa di discorsi generalizzanti da uno che vive di propaganda su generalizzazione di casi singoli, peggio di una perpetua.
Io sono contrario all’ingresso nell’UE sia dell’Albania che della Turchia, così come anche di diversi paesi dell’est, mi sembrano altri quelli che ne sono favorevoli. Quindi di che stai parlando?
Mi sa che sei stato troppo in Francia ed hai problemi di comprensione dell’italiano, oltre che della realtà italiana.
Immigrato non vuol dire mussulmano, come non vuol dire africano, ne che un mussulmano sia africano, a proposito di generalizzazioni.
Io ironizzavo sul fatto che una parte politica se la prende coi mussulmani poveri immigrati, ma non ha nessun problema ad intrallazzare con quelli ricchi e potenti che sono poi i finanziatori del terrorismo e delle culture arretrate.
Cosa c’entra la cultura cattolica, tirata in ballo a sproposito poi da un presunto ateo devoto, col dire che certe responsabilità sono anche a carico della gestione del fenomeno migratorio? Se le persone le rinchiudi in centri di raccolta, dove non fai niente, non proponi corsi di italiano, non integri i loro studi, non insegni un lavoro, non aiuti psicologicamente (secondo uno studio tedesco il 30 %, inclusi gli ucraini, soffre di sindromi post-traumatiche), e fai regole che aumentano la clandestinità e l’emarginazione, non potrai aiutare il loro inserimento. Io non stavo parlando delle responsabilità della colonizzazione.
Utilizzare il concetto di colpa collettiva non sarebbe una generalizzazione? Quando uno identifica nero, con islamico, terrorista o criminale che cosa sta facendo? Se uno da 1 o 2 % di criminali trasforma un popolo o una etnia in criminali starebbe manifestando le proprie inquietudini? Immagino che a voi dia fastidio se vi danno dei mafiosi o camorristi perchè italiani o se vi fermassero al confine come sospetti di mafia.

Gigi

L’ateo devoto lo sei tu nei confronti dell’islam, non fai altro che vittimizzare i credenti di tale religione come vittime di razzismo. La conosco a memoria la strategia di presentare l’islam come la religione dei poveri e delle persone non bianche, il passo successivo è quindi che non si devono fare critiche o caricature a tale religione. La cultura cattolica centra eccome, quella del senso di colpa, del peccato originale. Sono fenomeni che sono stati ben analizzati sul discorso degli immigrazionisti. La polizia alla frontiera mi ha controllato un numero incalcolabile di volte e certo che ne ho sentito di discorsi razzisti anti-italiani, anche all’università pernsa da professori!!! La differenza è che io non mi metto a insultare il paese dove vivo e a trovare delle scuse agli italiani che delinquono anzi. A proposito una deputata di sinistra ha detto che “sporco italiano” non è un insulto razzista perché siamo bianchi e i bianchi non sono vittime di razzismo siamo dominanti. Gli ucraini non mi risulta che commettano attentati terroristici in Germania e non credo che se lo facessero si tirerebbe fuori la litania della colpa alla società d’accoglienza.

laverdure

@Gigi
“A proposito una deputata di sinistra ha detto che “sporco italiano” non è un insulto razzista perché siamo bianchi e i bianchi non sono vittime di razzismo siamo dominanti.”
Che c’e ‘ di strano ?
Il “politicamene corretto” impone di rifiutare l’esistenza del razzismo all’interno di razze “dominanti” esattamente come impone di rifiutarne l’esistenza all’interno di
razze del terzo mondo.
La guerra civile del ’90 tra Tutsi e Hutu in Ruanda,che prese l’aspetto di un vero genocidio,ovviamente e’ solo propaganda.
Anche nel Sudafrica ora caratterizzato da leader neri l’integrazione non puo’ essere meno che perfetta,e le notizie di gravi contrasti tra le etnie nere locali sono
pure invenzioni,vero ?

Gigi

Comunque c’è una timida presa di coscienza da parte dalla giustizia che ha già condannato individui per razzismo anti-bianchi, recentemente poi una poliziotta di origine maghrebina a capo di un sindacato ha fatto condannare un militante di estrema sinistra che l’ha qualificata come “araba di servizio”. Penso che al processo c’erano i fior fiori della sociologia universitaria e dunque finanziata con soldi pubblici (quella che ormai viene chiamata Chiesa di sociologia) per dire che non non c’è nulla di razzista a dare del venduta a una donna araba se fa la poliziotta, che è un insulto “politico”.

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