Cinque anni da celebrare, ma l’Uaar denuncia che qualcosa non torna: i Comuni non inviano tempestivamente al Ministero della Salute i dati aggiornati sui testamenti biologici
Il 1 febbraio 2025 si è celebrato un importante anniversario. Cinque anni fa, nel 2020, è stata istituita la Banca dati delle Disposizioni anticipate di trattamento, anche conosciute come testamento biologico. La Banca dati del Ministero della Salute nella quale dovrebbero confluire le Dat depositate dai cittadini italiani, non rispecchia tuttavia la reale situazione del Paese sul fine vita.
Lo denuncia l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti che ha recuperato i dati, li ha analizzati e li ha resi pubblici, segnalando i Comuni virtuosi e quelli inadempienti. I conti infatti non tornano perché circa il 45% di coloro i quali hanno provato a cercare le proprie disposizioni sul portale ministeriale non le hanno trovate.
Che fine hanno fatto le nostre Dat? Se lo chiede Massimo Maiurana, responsabile delle campagne Uaar “Liberi di scegliere“: «I cittadini che hanno presentato la propria Disposizione anticipata di trattamento sono invitati a verificare tramite Spid se questa è presente nella Banca dati nazionale e in caso contrario ad agire scrivendo al proprio sindaco».
Il Regolamento stabilisce infatti che la trasmissione da parte dei soggetti incaricati debba avvenire con espressione mutuata dal codice civile, «senza indugio», quindi ragionevolmente nell’ordine di qualche giorno, grazie al modulo del Ministero per la trasmissione delle Dat. Attraverso le Dat una persona maggiorenne e capace di intendere e volere, in previsione di un’eventuale futura incapacità di autodeterminarsi, può esprimere le proprie volontà in materia di singoli trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto su accertamenti diagnostici o scelte terapeutiche.
Le proprie disposizioni possono essere consegnate agli ufficiali di stato civile dei Comuni di residenza, delle rappresentanze diplomatiche o consolari italiane all’estero, ai responsabili delle unità organizzative competenti nelle regioni che hanno istituito i fascicoli sanitari elettronici e infine ai notai. Questi ultimi hanno inoltre istituito una norma secondo cui caricare i dati essenziali è un obbligo deontologico.
In seguito a una richiesta di accesso civico inviata ad agosto 2024 al Ministero della Salute per conoscere il numero di Dat trasmesse alla Banca dati per ciascuno dei 7.896 Comuni italiani, l’Uaar ha potuto confrontare i numeri con quelli che l’associazione Luca Coscioni ha richiesto direttamente ai Comuni. Il quadro che emerge è contrastante e a volte desolante.
Il Ministero ha dichiarato che le Dat depositate in Banca dati erano in tutto 367.586. L’associazione Coscioni dal canto suo ha ricevuto riscontro soltanto da poco più di 6.100 Comuni. Quasi un Comune su quattro (per la precisione il 22,7%) non ha risposto all’istanza di accesso civico, nonostante sia un preciso obbligo di legge.
In base ai dati di chi ha risposto, viene fuori che quei Comuni hanno ricevuto in totale 231.219 Dat, ma ne hanno trasmesse alla Banca dati appena 198.979: mancano quindi all’appello 32.240 disposizioni. La maggior parte degli uffici ha fornito il secondo dato richiesto, quello appunto del numero di Dat trasmesse, ma quelli che non lo hanno fornito sono 244. Molti altri invece le hanno trasmesse soltanto in parte.
Tra i Comuni con nessuna Dat risultante in Banca dati spiccano Gela (CL) con 508 Dat, Caltanissetta con 291 e Avellino con 254 poiché hanno dichiarato di non averne trasmesse. Pozzuoli (NA) con 340, Corato (BA) con 174 e Adrano (CT) con 126 non hanno invece fornito il numero di Dat trasmesse. Vittoria (RG) con 243 e Caivano (NA) con 164 hanno dichiarato di aver trasmesso tutte quelle ricevute, sebbene sul portale ministeriale non ne risultino.
Impossibile non notare che il Sud domina questa triste classifica. Al contrario è nel Nord che troviamo i Comuni con il più basso rapporto tra Dat e abitanti: in cima al podio si piazza Colle Santa Lucia (BL), che con una popolazione di appena 353 abitanti è censito in Banca dati con 32 Dat, cioè 90,65 Dat ogni mille abitanti. Il primo con più di 20 mila abitanti è Cassano Magnago che ha un rapporto di 38,15. Sopra i 100 mila abitanti svetta Bolzano con 16,83 Dat per mille abitanti.
A livello di Provincia i primi tre posti sono tutti intorno alla Romagna con Pesaro-Urbino (15,41) Ravenna (12,4) e Forlì-Cesena (12,26), mentre la prima delle Regioni è il Trentino-Alto Adige (10,16) seguito da Emilia-Romagna (9,78) e Marche (9,39). C’è anche un altro dato interessante che potrebbe in parte spiegare le incongruenze: 10.425 Dat non sono associate a nessun Comune, il che significa che il meccanismo di trasmissione delle Dat non prevede sorprendentemente un controllo sulla compilazione di un campo fondamentale: quello del Comune appunto.
L’Uaar mette inoltre a disposizione una mappa interattiva, aggiornata al mese di agosto 2024, che evidenzia non soltanto il divario tra Nord e Sud sulla base delle Dat depositate per provincia in rapporto alla popolazione, ma un quadro assai poco omogeneo tra tutte le regioni:
https://public.flourish.studio/visualisation/20974783/.
Comunicato stampa
Approfondimenti
- Il file fornito dal Ministero: https://go.uaar.it/datministero
- L’elaborazione a cura dell’Uaar: https://go.uaar.it/elaborazionedat2024