Francesco, il rivoluzionario che non lo era

Il viaggio apostolico di papa Francesco in Belgio dello scorso settembre si è trasformato in un disastro mediatico e politico tra boom di sbattezzi, proteste di donne e vittime di abusi, indignazione di esponenti istituzionali. Daniele Passanante ne aveva scritto sul numero 6/2024 di Nessun Dogma. Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.


È stato uno dei viaggi apostolici più complessi e controversi quello che si è svolto in Lussemburgo e Belgio dal 26 al 29 settembre 2024. Un vero disastro dal punto di vista della comunicazione e della diplomazia. Il pontefice, ultimo monarca assoluto dell’occidente, nel corso della sua visita non si è risparmiato nelle solite dichiarazioni estremiste, scatenando però questa volta reazioni divergenti.

Papa Francesco ha rispolverato i propri cavalli di battaglia retrogradi sulle donne, l’aborto, l’eutanasia, ma ha chiaramente sbagliato obiettivo, dato che le esternazioni hanno raggiunto i cattolici di un Paese che è patria dei diritti civili e della laicità. E i suoi stessi seguaci hanno manifestato dissenso.

Dopo la visita, un’ondata di richieste di sbattezzo ha raggiunto la curia di Bruxelles in segno di protesta contro le affermazioni del pontefice sui diritti delle donne e sul loro ruolo nella società. Ben 524 firmatari hanno rinunciato al battesimo, uscendo di fatto ufficialmente dalla chiesa cattolica, contestando le parole pronunciate da Francesco, che aveva descritto la legislazione sull’aborto nel Paese come una “legge assassina”.

Un invito partito dall’esponente socialista Rudy Demotte, già presidente del parlamento della comunità francofona, agnostico dichiarato e impegnato per la promozione della laicità, il quale ha esortato «tutti quelli che ne sono disgustati, come me, a sbattezzarsi». «Non posso più essere legato formalmente a un’istituzione che diffonde idee e discorsi contrari ai miei valori – ha spiegato – è una rottura definitiva con una Chiesa che sceglie di restare ancorata a concezioni del passato, invece di avanzare verso maggiore giustizia, uguaglianza e rispetto dei diritti umani».

Anche in Belgio, come in Italia, l’apostasia è un atto di riscatto non soltanto individuale ma anche politico e sociale, per prendere le distanze da un’organizzazione religiosa conservatrice come la chiesa cattolica. Quest’ultima evidentemente vede il proprio consenso in calo e punta sulle posizioni più becere per rafforzare il sostegno in quella fascia di fedeli più oscurantisti e reazionari.

Durante la visita del 28 settembre all’antica Università cattolica di Louvain-La-Neuve, il papa aveva anche affermato che il ruolo della donna è una «dedizione feconda, accogliente, nutriente e vivificante» e che «non è bene quando la donna vuole fare l’uomo». E anche in quel caso l’università era insorta, diffondendo un comunicato stampa nel quale si manifestava «disapprovazione per la posizione espressa da papa Francesco riguardo al ruolo della donna». Insomma, una contestazione senza precedenti e un tempismo da parte del pontefice tutt’altro che perfetto, dato che proprio il 28 settembre si celebrava la Giornata mondiale per l’aborto libero e sicuro.

«Non abbiamo lezioni da imparare», ha subito dichiarato il premier Alexander De Croo durante un’audizione al parlamento federale belga. Il premier ha poi riferito di aver convocato il nunzio apostolico per trasmettergli il messaggio. Un atto assai formale nei rapporti tra due Stati, essendo il nunzio apostolico il rappresentante diplomatico della Santa sede.

In un crescendo di polemiche il papa ha poi pensato bene nel corso del volo di ritorno in Italia, durante la consueta conferenza stampa di chiusura del viaggio apostolico, di ribadire quanto già aveva affermato nel 2018, definendo i medici che praticano l’aborto “sicari”. «Chiedo rispetto per i medici che svolgono il loro lavoro nei limiti del quadro legale e per le donne che devono poter decidere liberamente», ha aggiunto il premier belga.

Reazioni che sono state espresse anche in Italia attraverso la presa di posizione dell’Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Torino. In una lettera ai ministri della salute e degli esteri l’Ordine chiedeva che il nome dei propri iscritti fosse tutelato. «Il termine è grave – ha commentato Guido Giustetto, presidente dell’Omceo Torino – assassino a pagamento. I mandanti possono essere due, uno sono le donne.

L’altra ipotesi è che sia lo Stato, il parlamento, chi ha votato la legge 194. Questo è un aspetto grave della vicenda. Da tutti i punti di vista questa parola implica un’ingerenza». Ma i ministri Antonio Tajani e Orazio Schillaci non hanno mai risposto. L’Ordine dei medici di Torino chiedeva loro di «valutare una ferma presa di posizione nei confronti dello Stato della Città del Vaticano per il marchio di infamia impresso, con le parole del pontefice, sulla categoria medica, affermazione al limite dell’ingerenza nella legittimità di una norma di legge del nostro Stato». Si legga l’intervista completa qui accanto.

Ai cattolici belgi inoltre non è andata giù la decisione del papa di avviare il processo di beatificazione per re Baldovino, il sovrano che regnò per 63 anni dal 1930 al 1993. Nel 1990 il Belgio ha legalizzato l’aborto dopo che il devoto re cattolico aveva abdicato per un giorno, per consentire l’approvazione della legge senza doverla firmare.

E 12 anni dopo, la legge del 28 maggio 2002 ha autorizzato i medici a praticare l’eutanasia nei casi in cui i pazienti con patologie incurabili abbiano sofferenze fisiche o psichiche insopportabili e qualora la situazione non possa essere risolta mediante altri mezzi. Una normativa, quella sul fine vita in Belgio, tra le più avanzate al mondo.

Le reazioni dei fedeli hanno fatto seguito a un diffuso clima di disapprovazione per gli abusi sessuali da parte di esponenti della chiesa cattolica in Belgio. Proprio a marzo di quest’anno si è concluso con la dimissione dallo stato clericale il caso giudiziario, lungo decenni, del vescovo belga Roger Vangheluwe, 87 anni, emerito di Bruges colpevole di abusi sessuali su minore.

L’ex vescovo si era già dimesso nel 2010 dalla guida della diocesi, dopo essere stato accusato di abusi in passato e aveva ammesso, in particolare, quello su un nipote. I reati a lui imputati erano tuttavia caduti in prescrizione. Nel 2022 anche un altro prelato, monsignor Luc Van Looy, vescovo emerito di Gand, aveva chiesto a papa Francesco di essere esonerato dal cardinalato dopo le polemiche causate dalla sua nomina: il presule era infatti accusato di non aver agito in modo incisivo in passato dinanzi a casi di abusi da parte del clero.

E per concludere con le figuracce, proprio nella stessa conferenza stampa volante in cui ha definito sicari i medici, Francesco ha risposto anche a domande sugli abusi sessuali nella chiesa cattolica, esprimendo il solito sdegno di facciata e ribadendo una politica di tolleranza zero che non si è di fatto mai concretizzata.

Si veda il caso recente della diocesi di Piazza Armerina in Sicilia in cui don Giuseppe Rugolo è stato riconosciuto colpevole di abusi e condannato 4 anni e 6 mesi più l’interdizione perpetua dall’insegnamento. In quel caso lo stesso papa era intervenuto per difendere personalmente il vescovo Rosario Gisana che aveva a più riprese tentato di insabbiare gli abusi.

Il papa, per minimizzare il fenomeno degli abusi da parte dei preti, ha dichiarato che la Chiesa è responsabile soltanto del 3% di tutti gli abusi sessuali commessi nel mondo. Un clamoroso errore di valutazione: «Sono circa 410mila i preti nel mondo – spiega il neuroscienziato Sergio Della Sala in un articolo pubblicato dalla Rete l’Abuso.

Gli uomini adulti sono circa 2,420 miliardi. Gli uomini adulti, escluso il clero, sono 2419,59 milioni. Il clero rappresenta quindi lo 0,00017% della popolazione dei maschi adulti. Cioè il 3% degli abusi sarebbe commesso dallo 0,00017% del campione. Ne deriva che la probabilità che un abuso sessuale venga perpetrato da un prete è 176 volte superiore alla probabilità che l’abusante sia una persona non appartenente al clero». Un gigantesco autogol su cui i cattolici farebbero bene a riflettere.

“Medici sicari”: a Torino l’Ordine scrive a due ministri

Abbiamo rivolto alcune domande a Guido Giustetto, presidente dell’Omceo Torino.

Ci sono state risposte alla lettera che lei ha inviato come presidente dell’Ordine dei medici di Torino il 30 settembre scorso al ministro della salute e al ministro degli esteri?

No, da nessuna parte.

In Belgio invece il presidente del Consiglio belga Alexander De Croo, dopo le dichiarazioni papali nel corso del viaggio in quel Paese, ha convocato il nunzio apostolico. Secondo lei avrebbe dovuto farlo anche il nostro ministro degli esteri?

Quello era il senso della lettera. Che i nostri due ministri, principalmente quello degli esteri ma anche quello della salute, visto che parlavamo di una legge che riguarda l’ambito sanitario, prendessero posizione in qualche modo. Penso che il papa, che al di là di essere una guida spirituale per i cattolici credenti è anche il capo di uno Stato straniero, dovrebbe essere prudente nel definire sicari dei medici che applicano una legge dello Stato. Probabilmente i nostri ministri avrebbero quindi dovuto fare un intervento sottolineando questo aspetto.

La stampa ha reagito in maniera abbastanza servile alla vostra lettera. Il giornale on line Quotidiano piemontese ha titolato «Le mediche e i medici di Torino contro il Papa» e non il contrario. Che cosa ne pensa?

Non ho seguito tutta la rassegna stampa ma ho visto anche diverse posizioni favorevoli. Questo titolo non dà il senso della notizia. Era esattamente il contrario. Credo che la nostra legge sulla interruzione di gravidanza – che in realtà parla anche di molte altre cose – è una legge che prevede la possibilità di avere l’obiezione di coscienza, per chi da credente ritenga che l’aborto sia una sofferenza religiosa per chi lo pratica. A quel punto la discussione secondo me si chiude: chi non è favorevole all’interruzione di gravidanza fa obiezione di coscienza e il discorso è finito. Gli altri hanno un ruolo importantissimo che è quello di garantire un diritto riconosciuto dalla legge italiana.

Dal mondo della politica sono arrivate poche reazioni: il deputato Gianfranco Rotondi per esempio ha dichiarato: «In nome della laicità il Papa non si zittisce mai».

Il nostro intento non era quello di zittire il papa. Al contrario. Come Ordine abbiamo eccepito in maniera molto favorevole diverse dichiarazioni sia del papa per esempio, ma anche della Chiesa in generale, sulla questione dei migranti. Se dovessimo dire con chi siamo alleati, siamo alleati anche con la Conferenza episcopale italiana. Pensi al tema dell’autonomia differenziata che è molto controverso. Su quello la Cei ha delle posizioni che noi potremmo condividere e sottoscrivere. Quello che dice Rotondi non ha senso. La laicità è un valore di per sé. Quando il papa dice una cosa che a noi sembra sbagliata lo diciamo, così come quando dice una cosa che sembra giusta. Ci sono stati comunque degli interventi di appoggio dall’Appendino e dalla Schlein. Rilevo che si è comunque aspettata l’iniziativa dell’Ordine per dire una cosa che forse a livello politico, visto che riguardava una legge approvata dal parlamento, poteva venire detta prima.

Nella nuova legge di bilancio ci sarà una riduzione del finanziamento per la sanità, ma i medici sono tirati per la giacchetta dalla politica spesso su questioni ideologiche. Che cosa ne pensa delle dichiarazioni della ministra Eugenia Roccella sul fatto che i medici debbano fare i delatori nel caso vengano a conoscenza di casi di maternità surrogata?

Ma quello è aberrante. Un’altra di quelle cose senza né capo né coda. L’ultima volta che si è dovuto intervenire su una cosa simile è stato nel 2009, quando con il governo Berlusconi ci fu l’ipotesi di fare una legge sulla clandestinità come reato. In quella legge c’era un comma che prevedeva che il medico, nello svolgimento della sua professione, doveva denunciare il migrante nel momento in cui veniva a conoscenza che era un clandestino. Ci fu una posizione durissima della Federazione nazionale. Ma anche questa che si è presa adesso è una posizione molto decisa che tra l’altro è stata ripresa dal British Medical Journal, che è un’importante rivista medica internazionale pubblicata con cadenza settimanale nel Regno Unito dalla British Medical Association.

Daniele Passanante

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9 commenti

Gigi

Lo sguardo di questo articolo sulla situazione in Belgio è tutt’altro che laico, è solo ed esclusivamente anticlericale. Il Belgio è anche il paese da dove sono partiti la maggior parte dei terroristi islamisti che hanno massacarato a Parigi un centinaio di persone, ed è senza dubbio in proporzione alla popolazione, il paese europeo che ha fornito il maggior numero di terroristi partiti in Siria. Un paese dove gli sbirri di Erdogan dopo aver fatto carriere a sinistra, oggi non hanno nemmeno più bisogno dell’elettorato di sinistra per essere eletti sindaci, grazie all’islamizzazione di certi comuni, hanno il loro proprio elettorato conservatore e reazionario musulmano di origine turca. Per quanto riguarda poi la “laicità” belga, il 56% delle scuole sono private, le scuole cattoliche nelle Fiandre sono dominanti. Lo stato finanzia tutti i culti riconosciuti. La laicità in realtà è come se fosse un culto, le sue organizzazioni sono finanziate come se fossero una chiesa.

laverdure

Ricordate come gia parecchio tempo fa Bergoglio aveva dichiarato di essere pronto a dimettersi se le sue condizoni di salute si fossero dimostrate troppo serie ?
Non sembra abbia intenzione di farlo.
Mi chiedo se l’intenzione di continuare sia sua,o se la Curia abbia ritenuto che
il “Grande malato” abbia ancora una buona presa sui fedeli,come ai tempi di Wojtyla,
e lo abbia convinto a “resistere”.
Resta da vedere fino a che punto si spingeranno,e se eviteranno la “farsa necrofila”
di allora.

GBK

Mi compiaccio della reazione acuta di anticattolicesimo di molti belgi. Tuttavia che si aspettavano che dicesse? Invitarlo in una universitá o in alcune sedi istituzionali, per poi scandalizzarsi delle str.. uhm, corbellerie che dice, mi sembra come il gioco delle parti.

laverdure

La cosa che stupisce e’ che una organizzazione con i mezzi e l’esperienza della
Chiesa di Roma ci sarebbe da spettarsi usasse un ufficio di “Public relations”dotato di veri specialisti (laici e lautamente pagati)che preparassero i discorsi del Papa,
tenendo conto anche della mentalita dell’ambiente dove vadano esternati.
Evitando quindi tutto cio’ che possa irritare.
Analogamente ,beninteso, a quello che fanno i capi di stato in visita ufficiale all’estero.
Quindi o i discorsi sono stati preparati malamente,o Bergoglio ha voluto esprimersi
” a braccio”,con risultati poco felici.
Quale ipotesi ritenete piu’ probabile ?

laverdure

@Diocleziano
Questo pero’ contrasta con l’idea che Bergoglio sia solo un show man manovrato da una oligarchia interna alla Curia,che non aveva certo interesse in certe figuracce.
Certo che all’inizio del mandato certe sue uscite sembravano davvero spontanee,
come quella del :”Chi sono io per giudicare…”,o quella dove minacciava la scomunica ai mafiosi,che obbligarono la Curia a “diplomatiche” ritrattazioni.

enrico

IL papa e’ come un treno merci che viaggia su binari che vantano più di 2000 anni di storia se consideriamo anche l’antico testamento. Non può dire o fare nulla di diverso, tutte le porcherie evidenziate nell’articolo sono la base della non negoziabile del suo programma. Ogni tanto esce con qualche sparata che serve a fare esultare le folle degli ovini che si vergognano anche loro di certe follie. Ma nulla può cambiare senza rompere il giocattolo. Quello che indigna sono i legulei che per ragioni di bassa e volgare convenienza lo esaltano e lo propongono quale esempio moderno e illuminato.

Diocleziano

È anche il frutto di una mentalità truffaldina che finge di non capire la propria realtà.
Hai notato con quale frequenza adesso viene utilizzato il termine ‘dicastero’ riferendosi a qualsiasi cosa interna? Per dare un senso di solenne importanza? Boh. Non guariscono mai dalla ‘sindrome della sindone’: benché falso conclamato si ostinano a definirla ‘sacra’. Il mediocre Ratzinger sempre gratificato di ‘grande teologo’, teologo de che? direbbero a Roma… A breve anche il Bergonlio sarà gratificato di grande teologo, o ‘grande copywriter’ per le sue uscite sui sicari, sulla cultura dello scarto e il farmaco immaginario: la ‘misericordina’… Che tristezza! Ah, dimenticavo: la frociaggine.

Gigi

Belgio paese di lacità secondo l’autore del blog … la realtà:
“Nella chiesa Saint-Jean-Baptiste di Molenbeek non si sono ascoltate preghiere cattoliche o letture della Bibbia… ma canti islamici. Domenica 23 marzo, il luogo di culto belga ha ospitato il tradizionale Iftar – il pasto che rompe il digiuno del Ramadan – su iniziativa della città, candidata al titolo di Capitale europea della cultura con il nome di “Molenbeek per Bruxelles 2030”. Secondo Euronews, all’evento, che ha promosso il “dialogo interculturale”, hanno partecipato quasi 500 persone.”

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