Il Comune di Roma ha recentemente inaugurato una nuova sala laica del commiato all’interno di una ex chiesetta sconsacrata di proprietà pubblica a Villa Ada, risalente al Seicento. Una notizia positiva, dopo l’apertura di altre due sale simili a Roma nel 2024. Ma si scopre che negli ultimi anni, nell’ambito della ristrutturazione, nella nuova ex chiesetta è stata riposizionata una croce sopra l’altare originario. Un elemento che stona con la destinazione laica dell’edificio: il circolo Uaar locale ha scritto al Comune per chiederne la rimozione.
Lettera aperta al sindaco di Roma Roberto Gualtieri e per conoscenza all’assessora Sabrina Alfonsi e alla presidente Francesca Del Bello
Oggetto: Rimozione della croce dall’ex Chiesetta del Divino Amore a Villa Ada
Gentilissima Assessora Alfonsi,
Egregio Sindaco Gualtieri,
con la presente desideriamo portare alla vostra attenzione una questione rilevante per il pieno rispetto della laicità degli spazi pubblici nella nostra città.
Lo scorso 18 marzo è stato inaugurato, dopo un lungo restauro, il nuovo spazio laico presso l’ex Chiesetta del Divino Amore a Villa Ada, un luogo destinato a ospitare cerimonie laiche e matrimoni civili. Abbiamo accolto positivamente l’iniziativa, che rappresenta un passo importante nella valorizzazione di spazi pubblici a beneficio di tutta la cittadinanza, senza connotazioni confessionali.
Si tratta di struttura di pregio: la ex Chiesetta del Divino Amore era originariamente una cappella votiva del XVIII secolo, situata lungo un percorso di pellegrinaggio, costruita su una preesistente struttura seicentesca. Divenuto proprietà del Comune di Roma nel 1957, dal 2003 l’edificio è stato destinato alla celebrazione di cerimonie laiche e, dopo un lungo periodo di abbandono, la recente ristrutturazione ha permesso finalmente la sua riapertura.
Tuttavia, a pochi giorni dall’inaugurazione, abbiamo appreso con rammarico che all’interno della struttura, sopra l’altare originario, è stata posta una croce: un elemento in contrasto con la destinazione esplicitamente laica dell’edificio. Alle contestazioni che sappiamo essere già state poste è stato risposto che la croce sarebbe un «oggetto storico» già presente, ripristinato e mantenuto a fini filologici durante il restauro.
La realtà documentata ci risulta tuttavia differente. Le foto risalenti al primo intervento di messa in sicurezza della struttura nel 2011, infatti, mostrano che sull’altare era presente solamente un palo, e non una croce. Inoltre, sappiamo che nella chiesa originaria vi era sì un crocifisso artistico, rimosso però nel 2002 per essere salvaguardato altrove. Se davvero si fosse voluto conservare un elemento storico, allora sarebbe stato quello l’oggetto da mantenere. Un simbolo religioso di fatto snatura la vocazione laica e la finalità dichiarata dello spazio appena restaurato.
Chiediamo al Comune di Roma di procedere alla rimozione della croce attualmente presente, nel rispetto della natura laica e sconsacrata dell’edificio e considerando che la presenza di un simbolo religioso in un contesto espressamente destinato a funzioni civili e non confessionali appare non solo incongruente ma anche potenzialmente discriminatoria nei confronti di chi desidera utilizzare questo spazio destinato a funzioni laiche senza alcuna connotazione religiosa. Ricordiamo anche che l’imposizione di un simbolo religioso in un luogo pubblico risulta incompatibile con il nostro ordinamento repubblicano, come ribadito dalla Suprema Corte, e che i precedenti giuridici in materia di laicità degli spazi pubblici pendono a favore della nostra richiesta.
Ci rivolgiamo in particolare a Lei, Assessora Alfonsi, che ha dimostrato grande sensibilità al tema della laicità attraverso diverse iniziative tra cui l’apertura di due Sale del Commiato, certi che comprenda l’importanza di garantire la coerenza laica di questo spazio, affinché possa realmente rappresentare un luogo inclusivo per tutti i cittadini.
Confidiamo che il Comune voglia procedere spontaneamente alla rimozione, evitando eventuali azioni formali che potrebbero rivelarsi inevitabili qualora la questione restasse irrisolta, e rimaniamo disponibili a un confronto su questo tema.
In attesa di un vostro riscontro, porgiamo distinti saluti.
Irene Tartaglia
Coordinatrice del Circolo Uaar di Roma
Non solo nella sala interna, ma anche sul tetto e sul campanile.
Ma la croce “di pregio” sarebbe quella storta che appare nelle foto?
Non è che alla fine si rivela essere solo il restauro di una chiesa a spese dello stato?
Che brutta storia. Mi ricorda i feti seppelliti dall’Ama, con la croce e nome della madre, senza il consenso di quest’ultima.