La rielezione del presidente Usa Donald Trump ha potuto contare sul sostegno di alcune delle persone più ricche e influenti al mondo, all’insegna di un’alleanza conservatrice che mette a rischio libertà, democrazia e laicità. Affronta il tema Raffaele Carcano sul numero 2/2025 di Nessun Dogma. Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.
Trent’anni fa era opinione diffusa che internet avrebbe rappresentato un volano di libertà. Poi sono arrivati i social, i bot, le fake news, e la speranza è rapidamente tramontata. Oggi assistiamo alla svolta autoritaria dei proprietari dei social e dei mass media. Mai, da ottant’anni a questa parte, la libertà è stata tanto in pericolo. Come se non bastasse, qualcuno vuole riportare le lancette persino più indietro.
Naturalmente, le persone che avevano i mezzi per farlo hanno quasi sempre cercato di indirizzare il corso della storia. Nell’antichità classica era diffuso l’evergetismo: i patrizi facevano doni al popolo senza secondi fini apparenti, ma facilmente riconducibili alla prevenzione di possibili rivolte.

Islam e cristianesimo sono stati imposti dal potere e hanno prosperato sulla collaborazione attiva dei governanti, dei nobili e dei più abbienti, prodighi di donazioni e lasciti ereditari. Anche gli Agnelli e Berlusconi, per arrivare a tempi recenti, hanno fatto politica detenendo mezzi di informazione. Ma in un quadro di tenuta democratica, che ora sembra dover crollare da un momento all’altro.
Ancora pochi mesi fa, il trend sembrava diverso. Le grandi aziende ci tenevano ad avere alte valutazioni Esg (legate a fattori ambientali, sociali e di governance) e a implementare iniziative Dei (sigla che sta per diversità, equità e inclusione). E si attivavano anche se ricevevano critiche, alcune peraltro giustificate: le loro iniziative sembravano determinate più da strategie di marketing che da convinzioni reali, spesso ridotte a dichiarazioni vaghe all’insegna del più esasperato politically correct.
Negli Usa, la tendenza era ancora più evidente. Certo, in un Paese più religioso persino del nostro, di facoltosissimi e zelanti fedeli ce ne sono stati anche negli ultimi anni. Tom Monaghan, fondatore di Domino’s Pizza e affiliato all’Opus Dei, ha finanziato attività confessionali con centinaia di milioni di dollari e ha creato Ave Maria, “città” cattolica con oltre 6.000 anime e università annessa.
John Templeton, dopo essersi arricchito con speculazioni ardite, ha invece creato una fondazione per provare scientificamente la validità della religione, finanziando pure (ma senza troppo successo) costose ricerche sull’intelligent design. Casi del genere stavano però diventando rari.
Le elezioni presidenziali hanno cambiate le carte. Fin dal primo mandato, Donald Trump si è mostrato totalmente contrario alle politiche Dei. Ha emanato ordini esecutivi per sopprimerle, licenziando lo staff degli uffici che se ne occupavano. Ha minacciato energiche ritorsioni sulle aziende che avessero continuato a praticarle, e le più importanti realtà economiche e finanziarie statunitensi lo hanno prontamente assecondato.
Il suo “stile” di governo, più vicino a un bulletto diciassettenne che a un capo di Stato, ha mandato in soffitta il concetto stesso di “soft power” e sta provocando un’ondata di autocensura: imprenditori, giornalisti, celebrità. Il profitto, o l’ingaggio, consigliano un profilo più basso, o addirittura compiacente.
La più veloce marcia indietro della storia, che sta mandando in frantumi l’occidente, è stata innescata da un governo che ricorda il circo Barnum. Ma i suoi componenti alcuni punti in comune li hanno. Il più evidente è l’odio contro l’élite. Molti, negli Usa e altrove, non lo indirizzano contro quella economica, bensì quella scientifica e culturale: i cosiddetti e sempre più vituperati “esperti”.
Un’altra importante caratteristica è l’ossessiva rivendicazione della libertà religiosa, intesa però come mera libertà dei cristiani. Viene opposta in maniera talebana contro chiunque cerchi di frenare l’invadenza della religione in ogni ambito sociale, nonostante il primo emendamento alla Costituzione stabilisca espressamente che non ci sarà mai una religione di Stato.
A ben vedere, sono ancora sentimenti di minoranza. Ma la nuova classe dirigente Usa ne ha saputo aggiungere altri. Per esempio, il grido d’allarme sulla libertà di espressione («non si può dire più niente!») si è tradotto nello sdoganamento di qualsiasi discorso razzista, sessista, omofobo, falso o diffamatorio sui canali di loro proprietà.
Che l’atteggiamento sia strumentale è confermato dalla quantità di cause intentate contro chi osa sollevare critiche. Come le Chiese, chiedono la libertà per sé, non per tutti. Viene pretesa anche (e soprattutto) per il sistema economico: contro l’imposizione di tasse e la redistribuzione ai più svantaggiati, contro ogni controllo statale sull’attività d’impresa, contro ogni limite ai conflitti d’interesse.
La libertà è il loro cavallo di battaglia: molti magnati amano definirsi “libertari”. Ma è la stessa libertà di cui amavano gloriarsi i pirati, una libertà che somiglia sinistramente a quella menzionata sul cancello di Auschwitz. In realtà hanno posizioni profondamente radicate nell’intolleranza e nel fastidio per la democrazia. Lo vediamo bene in un personaggio come Peter Thiel, fondatore di Paypal e finanziatore decisivo di Facebook.
Nonostante sia dichiaratamente omosessuale, ha finanziato una miriade di campagne ideologiche contro la diversità e il pluralismo, ha fatto donazioni ingenti ai candidati repubblicani più radicali e ha lanciato in politica alcuni suoi protetti. Come il vicepresidente JD Vance, che aveva lavorato per lui.
Se Thiel ha da sempre obiettivi reazionari, Elon Musk, suo socio nel decollo di Paypal e ora alla guida di Tesla, Starlink e tante altre società, è un caso ben più noto, ma anche più recente. La sua svolta va fatta risalire al 2022, anno dell’acquisto di Twitter. Rinominato X, il social network è diventato un megafono delle sue “nuove” e brutali opinioni, per quanto sia ancora lasciato spazio alle altre.
Benché negli anni precedenti avesse ricevuto fondi statali per la strabiliante cifra di 39 miliardi di dollari, Musk ha ottenuto un posto nel governo Trump con l’incarico di tagliare le spese. Il riposizionamento di Jeff Bezos, boss di Amazon ed editore del quotidiano liberal Washington Post, è stato ancora più repentino.
Dopo aver cambiato il motto del giornale (da “La democrazia muore nell’oscurità” a “Narrazione avvincente per tutta l’America”), ha stabilito che non si darà più spazio a chi si oppone alla “libertà”. Alle giravolte è invece abituato Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook e proprietario anche di Instagram.
Nel 2016 fu coinvolto nello scandalo di Cambridge Analytica: oltre cento milioni di cittadini erano stati profilati ed esposti a messaggi politici personalizzati al fine di avvantaggiare Trump. Per rimediare al danno d’immagine, Zuckerberg introdusse la moderazione dei commenti e il finanziamento del fact checking.
Subito dopo la rielezione di Trump, sempre in nome della libertà di espressione, è però tornato sui suoi passi. I messaggi abortisti fanno ora molta più fatica a trovare visibilità sulle sue piattaforme. Musk, Bezos e Zuckerberg sono, secondo Forbes, i tre uomini più ricchi al mondo.
Quanto sta accadendo concretizza un progetto di lunga data sfociato nel Project 2025 della Heritage Foundation, un think-tank di ultradestra trainato da tradizionalisti cristiani. Ma il fenomeno non è ristretto agli Stati Uniti. L’uomo più ricco di Spagna, Amancio Ortega, a capo di Zara, è un notorio finanziatore della chiesa cattolica.
In Francia spicca invece Vincent Bolloré, maggior azionista di Vivendi (società che a sua volta è la prima azionista di Tim e la terza di Mediaset). Ha acquistato numerose testate, spostandole su posizioni di destra cattolica intransigente. Il fratello Michel-Yves è il coautore di Dio. La scienza, le prove, libro apologetico di scarso spessore, ma ovviamente strombazzatissimo grazie al munifico aiuto familiare.
Alle ultime presidenziali Bolloré ha appoggiato un suo opinionista, Éric Zemmour, più a destra della stessa Le Pen, che ha raggiunto il 7% dei consensi. È un tale propagatore di disinformazione che l’authority delle comunicazioni gli ha già chiuso un canale (C8) che, quale ultima trasmissione, ha diffuso un film antiabortista.
Insieme ad altri magnati (tra cui Bernard Arnault, ex uomo più ricco del mondo, che controlla i 2/3 del mercato globale della moda) Bolloré ha comprato l’École supérieure de journalisme de Paris, alla cui direzione ha posto Vianney d’Alançon, un cattolico tradizionalista.
In Italia, il gotha economico-finanziario è sempre in prima linea nella sponsorizzazione del Meeting ciellino di Rimini. E, se si scava, anche altri nomi vengono alla luce. In un rapporto sui finanziamenti europei a organizzazioni estremiste spuntano per esempio quelli di Margherita Agnelli e Mario Moretti Polegato (Geox).
È un’attitudine che si estende al modo di porsi nei confronti della religione. Zuckerberg è un ebreo che si definiva ateo, ma nel 2016 cominciò a far sapere di ritenere la religione molto importante, senza specificare quanto ci creda. Thiel si è definito un “cristiano culturale” e Musk ha fatto altrettanto, facendo capire che del cristianesimo accetta i principi morali (la teologia probabilmente no). Ma lo slittamento politico tende sempre ad accompagnarsi a uno slittamento religioso.
Cos’è cambiato? Forse le società sono diventate troppo laiche per chi desidera controllarle. E ha quindi predisposto una strategia politica illiberale che include un uso aggiornato del più potente strumento di potere che la storia conosca: la religione. I leader delle comunità di fede non sono certo contrari. E tutti gli elettori che si sentono a disagio di fronte alle trasformazioni sono pronti a farla propria.
Per esempio, negli Usa ma non solo, le donne sono sempre più indipendenti e credono sempre meno in un dio. Per reazione, diversi uomini (specie se giovani) sono attratti «da una religione che afferma la loro identità di genere e cerca di consolidare le tradizionali gerarchie di genere».
La destra radicale intercetta tale pulsione, ed è brava a proporre leader come Weidel, Meloni e Le Pen: donne, peraltro “irregolari”, che in quanto donne non allontanano tutti gli atei ma accalappiano lo stesso i voti dei retrogradi, perché sono formalmente rispettose della tradizione.
Anche Trump ci riesce. In fondo, la Bibbia insegna che persino un sovrano non ebreo come Ciro può essere uno strumento di Jahvè. E i fanatici leggono la Bibbia letteralmente. Alle ultime elezioni tedesche, il partito più votato da atei e agnostici è stato quello neonazista. Leggerlo fa male, non negatelo.
AfD è anche il primo partito nell’ex Ddr (la zona più secolarizzata del Paese) e tra gli operai. Lo stesso è accaduto negli Usa: Trump è stato votato dal 56% dei lavoratori non diplomati e dal 66% del sottoinsieme dei bianchi.
Piaccia o no, essere ricchi può rappresentare un esempio positivo per chi non lo è. Gli assurdi predicatori pro-Trump usano la medesima leva, diffondendo il “vangelo della prosperità”: abbi fede, e Dio ti ricoprirà di dollari. Del resto, i più noti testimonial di Harris, gli attori di Hollywood, non sono anch’essi miliardari?
Da bravi razionalisti, facciamocene una ragione. Gli uomini più ricchi del mondo hanno un’agenda personale (massimizzare i profitti), una politica (sostenere chi meglio può garantirglieli, cioè l’estrema destra) e una religiosa (flirtare con il fanatismo, che assicura un voto granitico a favore dell’estrema destra).
Non vale per tutti, ovviamente. Bill Gates e George Soros non rientrano nella categoria – e infatti sono le persone più diffamate del pianeta. Ma Homo sapiens è un animale conformista, e ci vuol poco a farlo diventare fascista. Figuriamoci quando c’è chi investe cifre folli affinché succeda.
Il clericofascismo odierno non somiglia molto a quello di Francisco Franco. Democrazia, libertà, uguaglianza e ragione sembrano in crisi, eppure sono principi a cui siamo giunti sconfiggendo le enormi opposizioni del passato. Vuol dire che sono apprezzati, che funzionano.
Forse dovremmo valorizzarli con più decisione e renderli comprensibili a chiunque, non lasciando dubbi che sono in cima alle nostre priorità (a differenza di quei temi di nicchia che, enfatizzati dagli avversari, diventano drammaticamente controproducenti).
Forse dovremmo trovare canali di comunicazione diversi da quelli tradizionali (tra i quali rientrano ormai anche i social network). Forse dovremmo essere meno schizzinosi quando si tengono le elezioni. Sicuramente dobbiamo reagire.
Raffaele Carcano
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E’ noto che in fisica, medicina, evoluzionismo ecc… la resistenza al progresso si basa sul conservatorismo di coloro che godono dei privilegi. Trump & C° sono esempi cinicamente lampanti… Che nelle trè religioni monoteiste, quindi anche cristiana-cattolica la ricerca della conoscenza razionale è considerata un peccato, poiché non ci si accontenta della verità rivelata grande V….
Quando trattasi di soldi siamo « quasi » tutti della stessa religione….
Che l’intégrismo religioso di fonte abramitica affligge più che mai il nostro pianeta così come l’integrismo politico ed il tutto economico… Che per per avere delle certezze, è bene essere mostruosamente ignorantI. Questa alienazione ci rende felici perché rafforza i nostri legami con coloro che condividono la stessa fede….
Che Ogni nuova era storica si riflette lei stessa nell’immagine e mitologia attiva del suo passato…
Sebbene non siano intrinsecamente estremisti, gli insegnamenti della religione pretesa “moderata” sono più che un aperto invito all’estremismo…Ecc….
Ricordo che, paradossalmente Abraham Lincoln, presidente degli USA (1860-64) disse : “Potete ingannare alcune persone tutto il tempo. Potete anche ingannare tutte le persone un certo tempo. Ma non potete ingannare il mondo eternamente”…..Quindi, non ci resta che sperare….
P.S. Questo, e ben altro, significa quanto sia importante che unioni tipo UAAR, con R maiuscola, esistano ! Colgo l’occasione per ringraziarle.
E la cosa paradossale e’ che la forma piu’ tipica di inganno consiste nel far credere alla gente
di essere gli unici furbi in un mondo di boccaloni che credono che la Terra sia tonda,che i vaccini siano l’unica difesa efficace
contro le epidemie,che il Dc9 di Ustica si caduto per gravi negligenze nella manutenzione o per un banale
attentato con una piccola bomba da parte di estremisti,e che il colossale complotto sia solo ciofeca.
Che insomma le cose NON siano MAI quello che sembrano,che la verita sia SEMPRE contorta e incredibile,alla faccia del
Rasoio di Occam.
Del resto questo principio non sta alla base dell’insegnamento della Chiesa ?
Ricordate Tertulliano e il suo :”Credo quia absurdum !”
Un’osservazione forse politicamente scorretta ?fate voi.
I personaggi citati nell’articolo,se ci riflettete un attimo,stanno semplicemente imponendo il loro”politicamente corretto”,basato ovviamente sull’intolleranza.
Ma sorge la domanda : Il “politicamente corretto” imposto ormai da anni in molti settori della societa dalla cultura “Woke” non era spesso e volentieri altrettanto intollerante ?
E non ha forse imperversato in quelle universita che Trump ha stangato in modo non proprio “chirurgico” ?
E la fortuna di Trump non e’forse nata dalla “reazione allegica” di larghi strati dell’opinione pubblica a questo stato di cose ?
Oltre beninteso agli errori( o idiozie) dei governi precedenti.
La Storia nel secolo scorso ce ne ha offerto esempi lampanti,per chiunque si prenda la briga di conoscerla.
Vale a dire una esigua minoranza ormai.
“Alle ultime elezioni tedesche, il partito più votato da atei e agnostici è stato quello neonazista.”
Questa affermazione non è vera. Secondo indagini statistiche fatte dopo le elezioni per AFD ha votato circa il 20 % dei protestanti, il 18 % dei cattolici e il 24 % dei non appartenenti ad una religione (AFD ha ottenuto il 20.6 % dei voti). Il valore un po’ più basso per i cattolici è giustificato dal fatto che loro hanno un loro partito identitario la CDU/CSU, ma dopo le elezioni nei sondaggi AFD ha guadagnato proprio a danno della CDU/CSU.
Ma non appartenere ufficialmente ad una religione, circa il 46 % in Germania, non significa essere atei. Circa il 20 % si dichiara apertamente ateo.
Le analisi indicano che AFD ha guadagnato dove ci sono difficoltà economiche e dove le comunità sono più isolate, dove ci sono meno servizi (e paradossalmente meno immigrati) e dove il livello di studio è inferiore. Le zone dell’ex-DDR sono si meno religiose ufficialmente, ma sono anche quelle che corrispondono maggiormente a questa situazione.
Inoltre AFD non può essere identificato puramente come partito neonazista, nel senso che indubbiamente ci sono parecchi elementi con questa posizione, cosa segnalata diverse volte in Germania, ma raccoglie anche un voto di protesta, anti-sistema stile 5 stelle prima maniera e paradossalmente vi sono pure dei mussulmani che lo votano (è anche un partito no-vax, filo-russo, anti scienza, ecc.).
@RobertoV
Ed e’ un partito anche contro immigrazione incontrollata ( e magari anche controllata).
Di fronte alle continue notizie di violenze ,se non veri attentati,commessi da immigrati piu’ o meno regolari,ti meravigli che tanta brava gente timorata sia talvolta presa,suo malgrado,dal dubbio che la Gestapo l’hanno sciolta troppo presto ?