8×1000, un altro miliardo alla Chiesa

Un altro miliardo alla Chiesa. Ma sempre più contribuenti scelgono lo Stato e sempre meno la Chiesa cattolica. Flop della categoria di intervento voluta dal governo Meloni sul recupero da tossicodipendenze e altre dipendenze patologiche.

Anche quest’anno il Mef ha pubblicato i dati sugli importi dell’8×1000 erogati nell’anno 2025 e riferiti all’anno di imposta 2021 e i dati provvisori delle scelte dei contribuenti compiute nel 2024 che saranno utilizzati nel riparto 2027. Salta subito all’occhio la discesa lenta ma inesorabile delle preferenze dell’8×1000 alla Chiesa cattolica. Nel riparto 2027 le scelte sul numero dei contribuenti scendono infatti al 26,50% con una perdita di oltre 1,45% punti percentuali rispetto alla ripartizione 2025, ovvero 317 mila contribuenti. Ed è grazie all’ingannevole meccanismo del riparto dell’inespresso che il 26,50% di scelte espresse si trasforma nel 66,16% di appropriazione di risorse pubbliche da parte dei vescovi.

Secondo la ripartizione 2025 (dati relativi ai redditi 2021, dichiarazioni presentate nel 2022), alla Chiesa vanno circa 430 milioni di euro spettanti per le scelte espresse, mentre circa 624 milioni sono derivanti dalle scelte non espresse. Il totale sottratto alla fiscalità generale e versato alla Cei è infatti di 1 miliardo e 53 milioni di euro. Ma l’aumento di risorse pubbliche destinate alla Chiesa non è certo frutto di preferenze dei contribuenti, che continuano a calare. A giustificare l’incremento (da 990 milioni dell’anno scorso al miliardo e 53 milioni del riparto 2025) è l’aumento del gettito Irpef che si registrò nell’anno 2021 rispetto al 2020, per l’uscita dalla crisi dovuta alla pandemia.

Se si guarda il grafico, la situazione è molto chiara: 10 anni fa la Chiesa aveva oltre 15 milioni di firme a suo favore, nel 2025 ne ha invece poco più di 11 milioni e 500 mila. E se la Chiesa scende, è lo Stato a crescere di più: nel 2014, 2 milioni e 500 mila contribuenti firmavano per lo Stato, mentre nel 2025 sono 4 milioni e 110 mila. I nuovi dati dicono anche che nella ripartizione 2027 lo Stato potrà contare su 618 mila firme in più, passando da 4 milioni e 110 mila a 4 milioni e 728 mila.

Tra le scelte per lo Stato la preferenza maggiore è stata per l’Edilizia scolastica la cui casella è stata barrata da 1 milione e 220 mila contribuenti, mentre per la Fame nel mondo hanno firmato 402 mila contribuenti, per le Calamità 501 mila, per l’Assistenza ai rifugiati 197 mila, per i Beni culturali 388 mila. I dati mostrano una novità assoluta: il flop della categoria di intervento voluta dal governo Meloni “Recupero da tossicodipendenze e altre dipendenze patologiche”, che ha totalizzato lo 0,16% delle scelte sul numero dei contribuenti. Solo 66 mila contribuenti hanno firmato per quello che il ministro Antonio Tajani ha definito un modo per far arrivare comunque i soldi alla Chiesa: «Una parte dei fondi destinati allo Stato – ha dichiarato Tajani – va alle comunità di recupero per tossicodipendenti, molte delle quali sono gestite proprio da realtà ecclesiali quindi non ci sono danni per la Chiesa». Le tipologie di spese più laiche, Edilizia scolastica e Calamità naturali, registrano invece oltre 2,3 milioni di firme.

Interessante l’analisi dei dati a livello regionale con l’Emilia Romagna che resta in testa per scelte “laiche”: il 17,21% dei contribuenti firma per lo Stato, il 24,25% per la Chiesa. Resta in seconda posizione la Toscana (13,26% Stato, 22,36% Chiesa). A sorpresa in terza posizione c’è ora la Provincia autonoma di Bolzano (12,49% Stato, 22,92% Chiesa), segue la Liguria.

«L’apprensione del cardinale Zuppi – dichiara Roberto Grendene, segretario dell’Uaar – è comprensibile: sempre più contribuenti scelgono lo Stato e sempre meno la Chiesa. Al capo dei vescovi è bastato fare la voce grossa e il governo ha fatto sparire lo spot sull’8×1000 allo Stato, che per qualche giorno era stato programmato sulle reti Rai. Il governo dovrebbe invece far sparire l’ingannevole meccanismo dell’8×1000, e da subito il sotterfugio della ripartizione derivante dalle scelte non espresse. Senza di esso 624 milioni sarebbero rimasti alla fiscalità generale e la Chiesa avrebbe incassato soltanto 430 milioni, non 1 miliardo e 53 milioni».

Comunicato stampa

4 commenti

Diocleziano

Un altro ‘miracoloso’ effetto che contraddice la logica è la moltiplicazione degli insegnanti di IRC:
mentre scendono gli avvalentesi aumentano gli insegnanti! È di oggi la notizia di un’altra infornata di oltre 6.000 inculcatori religiosi. Forse l’obiettivo è arrivare a un rapporto di 1 a 1: un insegnante per ciascun alunno.
La chiesa dovrebbe santificare il governo italiano: i miracoli che riesce a fare lui!…

KM

Divino Cesare, ho insegnato per oltre 35 anni. Ho fatto il “college” (laurea breve) e il “Bachelor of Education” (laurea lunga) e quindi non posso chiamare questi cialtroni – in TUTTI i sensi – insegnanti. L’insegnamento e’ una nobile professione per la formazione dei nostri giovani e per il nostro futuro. Il lavaggio becero del cervello operato da questi che definire cialtroni e’ un complimento, e’ l’esatto opposto della missione di un VERO insegnante.

Mixtec

Caro KM, gli insegnanti non so quanto li curino, ma per i dottori di ricerca fanno le cose in grande:
l’Università di Modena e Reggio Emilia (nel cui logo campeggia un vescovo a cavallo) coordina il Dottorato Ricerca in Studi Religiosi, che si chiama DREST (sarebbe (Italian) Doctoral (School for) REligious STudies). I dottorandi, forniti di borsa di studio triennale, di questo ciclo saranno trenta, i docenti sono una settantina, sparsi in varie università.
Il coordinatore di tutto è Alberto Melloni; il sito, molto interessante, è:
drest.eu
Non è previsto lo studio evoluzionistico-cognitivo dell’origine delle religioni e della loro fallacia (ma della loro efficacia forse si).

GBK

Se anche la regione piú laica arriva al misero 17 per cento, non ci vedo niente di cui essere soddisfatti. Giusto il costante inesorabile calo delle cessioni del malloppo alla Cei.

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