Buone novelle laiche

Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.

La buona novella laica del mese di luglio è la decisione del Tribunale amministrativo regionale del Piemonte che ha definito «illegittima» la convenzione tra Azienda ospedaliero-universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino, federazione regionale del Movimento per la Vita (FederviPa) e Centro di aiuto alla vita di Rivoli per l’apertura della “stanza dell’ascolto” appaltata agli integralisti antiaborto presso l’ospedale Sant’Anna. Per i giudici la convenzione è in contrasto con la legge 194, dato che le competenze dei gestori e dei volontari non sono state verificate dall’azienda sanitaria, ma dalle stesse associazioni no-choice.

La Corte Costituzionale ha aperto ai diritti delle coppie di donne anche sul congedo parentale. I giudici hanno stabilito che è incostituzionale il mancato riconoscimento al congedo retribuito e obbligatorio di dieci giorni per le madri “intenzionali” (quelle che non hanno legame biologico col figlio), già previsto invece per i padri nelle coppie eterosessuali. Il caso riguarda una donna che aveva fatto ricorso contro l’Inps nel 2023. Secondo i giudici entrambe le madri infatti hanno «la titolarità giuridica di quel fascio di doveri funzionali alle esigenze del minore che l’ordinamento considera inscindibilmente legati all’esercizio della responsabilità genitoriale» e l’orientamento sessuale «non incide di per sé sulla idoneità all’assunzione di tale responsabilità». Il pronunciamento però non riguarda le coppie di uomini perché nell’ordinamento italiano non è previsto il riconoscimento del padre “intenzionale”.

La Corte Costituzionale si è espressa sul caso di una donna che aveva i requisiti per accedere al suicidio assistito ma non poteva autosomministrarsi il farmaco perché paralizzata non autorizzando l’intervento del medico, in linea con i passati pronunciamenti che non aprono all’eutanasia, ma al tempo stesso ribadendo la necessità di coinvolgere il Servizio sanitario nazionale – in contrasto con la proposta di legge del governo Meloni.

La Consulta ha infatti respinto le questioni di legittimità sollevate dal Tribunale di Firenze sul reato di omicidio del consenziente per questioni procedurali: il giudice non aveva fatto le adeguate ricerche su un sistema di autosomministrazione utilizzabile, limitandosi a interpellare un’azienda sanitaria locale. Secondo la Consulta infatti avrebbe dovuto coinvolgere non solo il Servizio sanitario regionale, ma anche «organismi specializzati operanti, col necessario grado di autorevolezza, a livello centrale, come, quanto meno, l’Istituto superiore di sanità, organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale».

La deputata Elisabetta Piccolotti (Alleanza Verdi e Sinistra) ha organizzato una conferenza stampa alla Camera dal titolo “Una scuola laica, libera e plurale: perché il ‘consenso informato’ del Ministro Valditara è un favore a tutti i fondamentalismi”. L’iniziativa puntava a contestare la proposta del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara per bloccare nelle scuole iniziative riguardanti l’educazione sessuale e affettiva introducendo il consenso preventivo dei genitori, assecondando così le lobby integraliste ossessionate dal “gender”. Alla conferenza erano presenti anche Marilena Grassadonia (responsabile nazionale Diritti e libertà, politiche contro le discriminazioni di Alleanza Verdi e  Sinistra) e Laura Zanella (presidente del gruppo AVS alla Camera).

Anche in Sardegna sarà possibile accedere all’aborto farmacologico nei consultori e, in via sperimentale, anche a domicilio: l’assessore regionale della Sanità Armando Bartolazzi ha annunciato l’avviso di un percorso per recepire le linee di indirizzo nazionali sull’interruzione di gravidanza approvate nel 2020. La Giunta, su proposta di Bartolazzi, ha incaricato la Direzione generale della Sanità di studiare delle linee guida regionali per garantire l’accesso all’aborto farmacologico non solo negli ospedali ma anche nei consultori e negli ambulatori, purché collegati a una struttura ospedaliera e autorizzati, e di avviare una sperimentazione per l’assunzione a domicilio della pillola RU486, con il supporto della rete ospedaliera.

È stata depositata al Senato la proposta di legge di iniziativa popolare per l’autodeterminazione sul fine vita e per l’eutanasia dell’Associazione Luca Coscioni, che ha raccolto in pochi giorni 74 mila firme – tra banchetti e sottoscrizioni on line – anche grazie al sostegno dell’Uaar. L’iniziativa è una risposta al testo proposto dal governo che rappresenta invece un passo indietro rispetto alle sentenze della Corte Costituzionale sulla questione.

Mentre la politica sul fine vita nicchia ed è prona al Vaticano, l’opinione pubblica è informata e nettamente a favore dell’autodeterminazione. Secondo un sondaggio di Only Numbers il 75,3% degli italiani (l’87,8% tra i giovani fino tra i 18 e i 24 anni) è per la legalizzazione dell’eutanasia – e il 93,4% conosce il significato di questo termine. Il 49,8% ritiene che sia praticabile solo in casi di malattia terminale con sofferenze fisiche e psicologiche insopportabili, per il 31,4% un requisito imprescindibile è il consenso esplicito del paziente. Il 65,2% sosterrebbe un eventuale referendum sul tema e il 71,8% è a favore della non punibilità di chi fornisce assistenza per il suicidio assistito.

L’assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia Romagna Massimo Fabi ha contestato le dichiarazioni imbarazzanti del consigliere di Fratelli d’Italia Priamo Bocchi contro la pillola RU486, difendendo la scelta della Regione di consentirne la somministrazione anche a domicilio. Bocchi, nei suoi interventi in aula, aveva sostenuto che «alla donna si consente di abortire da sola nel bagno di casa, espellendo il feto e tirando lo sciacquone». Il consigliere FdI ha pure sostenuto la campagna di affissioni dell’associazione integralista Pro Vita & Famiglia con il messaggio “RU486? Hai il diritto di saperlo. Emorragie, crampi, nausea, infezioni e danni psicologici sono rischi certificati. Non è ‘solo’ una pillola. Informati e riflettici”, vietata dal Comune di Parma.

Fabi dal canto suo ha spiegato che comunque la Regione non ha competenze sulle affissioni dei Comuni e ci ha tenuto a criticare «i toni allarmistici usati nella campagna», tali da rappresentare «una forma di violenza psicologica e morale nei confronti delle donne», «un messaggio teso unicamente a incutere timore su una procedura medica sicura, certificata e sempre più diffusa». La pillola RU486 «è impiegata da oltre trent’anni in tutto il mondo e gode di una letteratura scientifica vasta e solida che ne certifica efficacia, sicurezza e accettabilità», ha aggiunto Fabi, aggiungendo che «nel 97,2% dei casi non ci sono state complicanze, mentre solo una minima parte delle donne ha riportato lievi effetti collaterale, a conferma del fatto che dal punto di vista medico è assolutamente certificata e sicura». Non è mancata la stoccata alla Bocchi: «parole inqualificabili, volgari e indegne nei confronti non solo della procedura sanitaria, ma soprattutto delle donne che, con consapevolezza e dolore, si trovano a dover affrontare una scelta difficile».

Infine qualche buona novella laica dall’estero.

Il Parlamento della Slovenia ha approvato con 50 voti a favore e 34 contrari la legge per la morte assistita. Potranno accedervi adulti in grado di decidere consapevolmente, in condizioni di salute gravi e irreversibili e in stato di sofferenza psicofisica intollerabile. Invece in Italia il governo propone una legge su cui ha avuto “interlocuzioni” con il Vaticano e che riduce le possibilità indicate dalla Corte costituzionale che le regioni potevano regolamentare (come ha fatto la Toscana).

La redazione

Un commento

RobertoV

Da notare che sulla questione della RU486 a parlare a sua difesa è Massimo Fabi, un medico chirurgo, esperto di prevenzione della ASL, mentre dall’altra parte Priamo Bochi è un laureato in economia e commercio che si occupa di mediazione di affari nel comparto caseario, cioè uno che non ha nessuna competenza sul campo.
Mi mancava l’autocertificazione sulle competenze delle persone della stanza d’ascolto del Movimento della vita nella convenzione regionale tra azienda sanitaria di Torino e no-choice. Adesso basta l’autocertificazione della laurea se si appartiene a certi gruppi religiosi o a certi gruppi politici? Dove sarebbe il merito tanto propagandato da Valditara?

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