Al Meeting di Rimini organizzato da Comunione e Liberazione partecipano esponenti di quasi tutti i partiti, in un forte intreccio tra politica, lobby clericali, Chiesa cattolica e affari. Affronta il tema Federico Tulli sul numero 4/2025 di Nessun Dogma. Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.
Meloni, Salvini, Tajani. Giorgetti, Piantedosi, Valditara, Giuli. Foti, Schillaci, Pichetto Fratin, Lollobrigida, Locatelli. Non è la formazione della nazionale di palazzo Chigi ma la lista dei ministri della Repubblica presenti agli incontri e dibattiti del Meeting per l’amicizia fra i popoli 2025, noto come Meeting di Rimini, organizzato dal 22 al 27 agosto da Comunione e liberazione (Cl).
La squadra di governo che quest’anno partecipa all’evento flagship del movimento ecclesiale fondato da don Giussani, attivo come ogni agosto dal 1980 presso i padiglioni della Fiera della cittadina balneare romagnola, si completa con il viceministro alla giustizia, Sisto, e qualche sottosegretario. Ci sono praticamente tutti i big della destra oltre a deputati e senatori più o meno noti.

Ci sono poi almeno quattro presidenti di Regione di tutti gli schieramenti (da destra a centro-sinistra), il sindaco di Roma, Gualtieri, la presidente del parlamento Ue Roberta Metsola, le sue due vice Pina Picierno e Antonella Sberna, Raffaele Fitto (vicepresidente della Commissione) e Massimiliano Salini (vicepresidente del gruppo Ppe).
E poi, in ordine sparso, alcuni fedelissimi (non solo nel senso di habitué della manifestazione) come Mario Draghi, Maurizio Lupi, Enrico Letta e Graziano Delrio. Tra gli ospiti compare anche la deputata Avs Elisabetta Piccolotti, alla sua prima partecipazione. La troviamo insieme al deputato Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione Fratelli d’Italia, a un incontro dal titolo “La politica come impegno per un ideale”. E così, in buona sostanza, tutti i partiti in parlamento sono rappresentati.
Scorrendo il programma dei sei giorni di Meeting e i temi affrontati nelle conferenze politiche e in quelle a sfondo sociale, forse mai come quest’anno – nel ventennale della morte di don Giussani – appare evidente l’intreccio tra Cl e il mondo della politica – con una predilezione per la destra e il centro sinistra fervente cattolico – e l’interesse reciproco di trovare attraverso i vari eventi nuove intese e di costruire nuovi ponti (l’allusione al ministro Salvini e al fantomatico ponte sullo Stretto è casuale).
A fare da sfondo dibattiti culturali, mostre e tavole rotonde, organizzati dalla fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli presieduta da Bernhard Scholz, già leader della Compagnia delle opere (Cdo) il braccio “imprenditoriale” di Cl. E qui si apre un altro storico link, quello con il mondo degli affari: la terza gamba del tavolino del Meeting, insieme a religione e politica. Il tema 2025 è “Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”, e stando al manifesto ufficiale, con questo titolo si vuole evocare un «costruire» sociale e lavorativo nelle «periferie dell’esistenza».
In Italia, le “periferie dell’esistenza” sono indubbiamente rappresentate oltre che dalla povertà che ormai attanaglia 2,8 milioni di famiglie (secondo dati Istat, nel 2024 il 23,1% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale) anche da tutto il contesto ambientale che ruota intorno alla cosiddetta accoglienza degli stranieri, grazie – si fa per dire – alla sciagurata legge Bossi-Fini che dal 2002 criminalizza l’immigrazione, favorendo lo sfruttamento e il ricatto da parte di imprenditori senza scrupoli delle persone che provengono dai Paesi più poveri e destabilizzati dell’Asia e dell’Africa soprattutto.
Come è noto, la Chiesa italiana, attraverso una rete di cooperative più o meno grandi è tra i principali gestori del sistema d’accoglienza integrata e straordinaria sovvenzionato dallo Stato o dalle amministrazioni locali attraverso gare e affidamenti diretti. Di questa rete ovviamente fanno parte anche diverse realtà che orbitano o hanno orbitato nella galassia di Comunione e liberazione e della Cdo. Un esempio per tutti, che per una curiosa coincidenza sembra rientrare in pieno nello slogan 2025, è quello di Medihospes.
A proposito di mattoni e di periferie, questa grande cooperativa sociale con sede a Bari, ma radicata in gran parte a Roma, è infatti quella che nel 2024 si è aggiudicata il bando da 133 milioni di euro per la gestione dei nuovissimi centri migranti costruiti a Gjader e Shengjin in Albania, voluti dal governo Meloni.
Stando a diverse inchieste giornalistiche, nel 2024 Medihospes ha vinto decine di appalti in questo campo e più di otto volte su dieci per affidamento diretto, specie dal Comune di Roma Capitale, per un totale di oltre 80 milioni di euro. Se guardiamo al lungo periodo basandoci su dati Anac (l’Autorità anticorruzione), dal 2014 nella capitale oggi governata da Gualtieri, e in precedenza da Virginia Raggi, dal commissario Tronca e da Ignazio Marino, Medihospes ha vinto circa 406 procedure, per un totale di 1,2 miliardi a base d’asta.
Medihospes fa parte del consorzio La Cascina, operando in connessione dunque con l’omonima cooperativa fondata nel 1978 a Roma da alcuni studenti universitari romani e fuorisede di Comunione e liberazione che decisero di entrare in affari e aprire una mensa per i propri colleghi. Da quel giorno La Cascina è cresciuta fino ad avere attività in tutte le regioni italiane aggiudicandosi il servizio mensa in centinaia di enti pubblici tra grandi ospedali e università, scuole, case di cura e di riposo.
Oggi questa cooperativa vanta un fatturato di oltre 300 milioni di euro e dà lavoro a diecimila dipendenti, fornendo servizi nel campo delle costruzioni e delle manutenzioni, delle pulizie, della ristorazione collettiva e del global service, dove opera in consorzio con i marchi La Cascina Global Service e Vivenda Spa. Con Medihospes si occupa invece del settore sanitario, dei servizi alle persone povere ed emarginate, tra cui minori e immigrati.
Come detto, Cl è un movimento ecclesiale con un’estensione significativa nell’economia e nella politica fondato da don Luigi Giussani, che nel suo nome promuove – in gran parte a spese dello Stato – fede attiva nella scuola e assistenza ai più deboli. La Compagnia delle opere riflettendo questa filosofia è il braccio imprenditoriale e associa circa 36. 000 imprese e un migliaio di organizzazioni non profit, registrando un giro d’affari complessivo stimato in decine di miliardi di euro.
Molte di queste imprese presentano un doppio vantaggio per Cl: diffusione del suo modello religioso e culturale, e rafforzamento del sostegno economico attraverso partecipazione a gare e contratti pubblici. Non a caso, al Meeting 2025, come sempre del resto, la Cdo ha un ruolo strutturale: padiglioni come la Piazza delle opere, l’Arena Cdo, e la mostra “Ogni uomo al suo lavoro” mettono al centro il rapporto tra impresa e persona. Oltre 30 gli incontri in programma su intelligenza artificiale, energie rinnovabili, fragilità sociali e istruzione, che propongono una concezione molto ben definita della sussidiarietà economica: meno Stato, più iniziativa privata.
Qui, se possibile, la sintonia con il governo guidato da Giorgia Meloni (che introdotta da Bernhard Scholz interverrà nella giornata conclusiva del Meeting) si fa eclatante. Basti pensare ai 386 milioni destinati alla «valorizzazione del sistema scolastico pubblico» dal ministro Valditara nel 2025, e metterli a confronto con i 750 milioni di euro stanziati dallo stesso ministro per le scuole paritarie (leggasi “cattoliche”) nell’anno scolastico 2024-2025, andando ben oltre il record precedente stabilito sempre dall’esecutivo composto da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia con i 676 milioni di euro stanziati nella legge di bilancio del 2023.
Ebbene, su circa 7.500 scuole private cattoliche, alla sola Cdo fanno capo ben 900 istituti, pari al 12%. Va pur detto che anche gli esecutivi precedenti non si erano “risparmiati”: nel 2012 il governo Monti aveva elargito 286 milioni; nel 2017 il governo Gentiloni era salito a 500; con Draghi il finanziamento è arrivato a toccare prima quota 556 milioni nel 2021, e poi 626 nel 2022. Oltre il 10% di questo fiume di denaro è finito nelle casse di scuole della Cdo.
Un segmento di mercato verso il quale la Compagnia delle opere mostra da qualche tempo grande interesse è quello delle residenze per studenti universitari. E agli studentati sono stati riservati ben 960 milioni del Pnrr. Di questi, poco più del 10% (97 milioni) se li sono aggiudicati tre soggetti imprenditoriali che fanno capo alla Cdo: Fondazione Ceur, Fondazione Camplus e Camplus International srl.
Secondo un report dell’Unione degli universitari, i fondi riconosciuti ammonterebbero in realtà a 106 milioni di euro. Fatto sta che, sempre a proposito di “meno Stato e più iniziativa privata”, 97 milioni di euro – che cofinanziano 23 residenze Camplus su 82 totali a livello nazionale – equivalgono a una somma superiore di 20 milioni rispetto a quella ottenuta tramite il Pnrr da tutte le strutture pubbliche messe insieme.
Federico Tulli
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Sarebbe utile e interessante capire chi non ci e’ andato, dal PD al FdI. Poi le sinistre e 5 stelle, invotabili per altri motivi. Draghi ormai si accontenta di poco, ma non si ritira purtroppo.
E’ incredibile come una potente lobby affaristica pseudospirituale con solo 300 mila adepti possa avere così peso sulla politica, sui media e l’economia italiana e far sembrare normale che sia diventato punto di riferimento per i politici e le aziende italiane, tanto che ministri e presidenti del consiglio vi vanno ad annunciare manovre ed interventi non ancora discussi nelle sedi opportune istituzionali. Va detto che CL era visceralmente filoberlusconiana (e ne è nostalgica), cioè legata al miliardario che aveva le mani in pasta in tanti settori economici e politici e che ha sdoganato molti dei politici attuali: non va dimenticato cosa ha fatto il loro idolo Formigoni per 20 anni in Lombardia.
Riguardo a Medihospes e similari il problema è che c’è in Italia un abuso dell’assegnazione diretta, cioè senza appalto e una elevata corruzione pubblica negli appalti, favorita ulteriormente dalle semplificazioni decise dal governo.