Negli Stati Uniti la presidenza Trump segna una forte deriva antiscientifica su temi come cambiamento climatico e vaccini, smantella le istituzioni sanitarie e taglia la ricerca, con pesanti ricadute sociali e politiche. Affronta il tema il divulgatore scientifico Silvano Fuso sul numero 2/2025 di Nessun Dogma. Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.
L’astronomo e divulgatore scientifico americano Carl Sagan (1934-1996), durante un’intervista radiofonica rilasciata pochi mesi prima di morire, pronunciò le seguenti parole: «Abbiamo costruito una società basata sulla scienza e sulla tecnologia, in cui però nessuno capisce niente di scienza e tecnologia. E questa miscela infiammabile d’ignoranza e potere, prima o poi, ci scoppierà in faccia. Chi governa la scienza e la tecnologia, in una democrazia, se le persone di queste cose non sanno niente?».
Si potrebbero citare numerosi esempi di incompetenza scientifica che hanno caratterizzato il panorama politico sia del nostro che di altri Paesi. A partire dal 20 gennaio 2025 abbiamo però una preoccupante novità che interessa l’intera scena internazionale. Alla guida del più potente Paese del mondo è tornato un personaggio che, non si sa se per semplice ignoranza o, più probabilmente, per deliberata volontà politica, rifiuta dichiaratamente molte delle posizioni su cui la comunità scientifica ha raggiunto da tempo un sostanziale consenso. Ci riferiamo naturalmente a Donald Trump, quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti d’America.

Già nella sua precedente presidenza, dal 2017 al 2021, la politica di Trump è stata caratterizzata da diversi provvedimenti palesemente antiscientifici che possono essere classificati in sei aree.
La posizione di Trump sul cambiamento climatico
Trump ha ripetutamente messo in discussione la scienza del cambiamento climatico, definendo le previsioni degli scienziati come «esagerate» o «fake news». Nel 2017, ritirò gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi (trattato internazionale mirato a limitare il riscaldamento globale) che era stato invece sottoscritto da Barack Obama. La sua decisione venne ampiamente criticata dalla comunità scientifica, che sottolineò come il ritiro avrebbe compromesso gli sforzi globali per ridurre le emissioni di gas serra. Gli Stati Uniti aderirono poi nuovamente al trattato nel 2021 sotto la presidenza di Joe Biden. Il giorno del suo ritorno alla Casa Bianca, Donald Trump ha firmato l’ordine esecutivo che ha portato gli Stati Uniti nuovamente fuori dall’Accordo di Parigi.
Nella sua precedente presidenza, Trump nominò, per importanti ruoli di potere, diverse persone scettiche sul cambiamento climatico, come, ad esempio, Scott Pruitt, ex amministratore dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente, che ha cercato di ridurre le normative ambientali e favorire l’industria dei combustibili fossili. La sua amministrazione smantellò inoltre numerose regolamentazioni ambientali, tra cui le norme sulle emissioni di Co2 per le centrali elettriche e le automobili.
La gestione della pandemia di Covid-19
La pandemia di Covid-19 ha rappresentato una delle sfide più gravi per la presidenza di Trump e la sua risposta alla crisi ha avuto un impatto diretto sulla scienza e sulla salute pubblica. All’inizio della pandemia, Trump minimizzò l’importanza del virus, definendolo come una «semplice influenza» e sottovalutando il rischio. Questo approccio creò confusione e incertezze sulle politiche da seguire.
Nonostante la sua iniziale riluttanza ad agire, Trump fece comunque alcuni passi significativi nella promozione di trattamenti e vaccini, sostenendo la creazione del programma Operation Warp Speed per accelerare lo sviluppo e la distribuzione dei vaccini contro il Covid-19. Questo programma è stato ampiamente lodato per il suo successo nel realizzare un vaccino in tempi record, ma l’impegno di Trump verso la scienza è stato spesso ostacolato da sue dichiarazioni contraddittorie e dalla sua promozione di trattamenti non comprovati, come quello che utilizzava la clorochina.
Inoltre, la sua retorica sul virus e le sue frequenti affermazioni senza base scientifica hanno contribuito a minare la fiducia del pubblico nei confronti della scienza e delle istituzioni sanitarie: un fenomeno che ha avuto ripercussioni durature sulla gestione della salute pubblica negli Stati Uniti.
La scienza e le politiche energetiche
Sotto la precedente presidenza di Trump, le politiche energetiche degli Stati Uniti hanno visto un ritorno a un modello basato sui combustibili fossili. Trump ha sostenuto l’espansione dell’industria del petrolio e del gas naturale e ha cercato di ridurre gli investimenti sulle energie rinnovabili, come l’eolico e il solare. Ha anche sostenuto l’apertura di nuove aree per l’estrazione di petrolio, come l’Artico.
Queste politiche sono state criticate dalla comunità scientifica, che ha avvertito che il continuo affidamento sui combustibili fossili minaccia la sostenibilità del pianeta e aggraverebbe il riscaldamento globale. Trump, tuttavia, ha dato priorità agli interessi economici a breve termine rispetto agli avvertimenti scientifici sul cambiamento climatico.
La politica sulla salute
La politica sanitaria di Trump ebbe un impatto significativo sulla scienza medica, in particolare per quanto riguarda il sistema sanitario statunitense. La sua amministrazione cercò di smantellare l’Affordable Care Act (Obamacare) e di ridurre i finanziamenti alla ricerca sanitaria, inclusi quelli per l’American Cancer Society e altri enti di ricerca biomedica.
Inoltre, Trump adottò decisioni controverse riguardo alla ricerca medica e alla salute pubblica, come il rifiuto della scienza che sta alla base dei vaccini. Sebbene non abbia sostenuto apertamente il movimento antivaccinista, le sue dichiarazioni hanno spesso alimentato dubbi sulla sicurezza dei vaccini e sulle politiche di immunizzazione.
L’approccio alla ricerca scientifica e all’istruzione
Trump ha fatto un uso selettivo della scienza per giustificare le sue politiche, ma ha anche ridotto i finanziamenti per la ricerca scientifica. Durante la sua precedente amministrazione, cercò di ridurre il budget di agenzie federali cruciali per la ricerca, come il National Institutes of Health e la National Science Foundation. Allo stesso tempo nominò a ruoli di leadership in agenzie scientifiche figure politiche e imprenditoriali con poca o nessuna esperienza scientifica.
Per quanto riguarda l’istruzione, Trump ha sostenuto l’idea di rendere l’educazione scientifica più accessibile a livello di scuole elementari e superiori, ma le sue politiche spesso hanno privilegiato l’educazione privata o solo in parte sostenuta dal governo, il che ha destato non poche preoccupazioni sulla qualità e l’accessibilità della formazione scientifica.
La comunità scientifica e la resistenza a Trump
Molti scienziati e ricercatori espressero già in passato preoccupazione per l’approccio della presidenza Trump alla scienza1. La sua precedente amministrazione venne accusata di ignorare l’evidenza scientifica, di sovvertire la ricerca indipendente e di minare le agenzie scientifiche governative. Diverse manifestazioni, tra cui la March for Science, sono nate come risposta alle politiche che riducevano il sostegno alla scienza, alle politiche contro il cambiamento climatico e a favore della salute pubblica.
Le critiche alla sua gestione della scienza arrivarono non solo da organizzazioni non governative, ma anche da scienziati di fama mondiale, che denunciarono il rischio che la politica di Trump potesse mettere in pericolo i progressi scientifici ottenuti negli ultimi decenni.
Fin dall’inizio della sua nuova presidenza, a gennaio 2025, Trump ha sostanzialmente confermato, come prevedibile, le sue convinzioni antiscientifiche, sia nelle dichiarazioni pubbliche, sia nella nomina dei suoi più stretti collaboratori. Emblematica, a tale proposito, la nomina di Robert Kennedy Jr a segretario della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti, confermata poi dal senato. Tralasciando alcune sue vicende personali, sulle quali farà il suo corso la giustizia, ci limitiamo a ricordare che Kennedy Jr è da tempo ben noto per le sue posizioni molto critiche nei confronti dei vaccini e per la promozione di teorie complottiste e totalmente pseudoscientifiche. Rappresenta quindi un simbolo del profondo scollamento esistente tra una parte della popolazione americana e le istituzioni scientifiche e sanitarie internazionali.
Rampollo della celebre famiglia Kennedy, Robert Jr ha costruito la sua carriera inizialmente come avvocato ambientalista, per poi abbracciare un ruolo sempre più controverso come attivista no-vax, già in epoca prepandemia. Attraverso la sua associazione Children’s Health Defense, Kennedy ha infatti energicamente contribuito alla diffusione della congettura secondo la quale i vaccini sarebbero responsabili di gravi patologie infantili, tra cui l’autismo. Come da tempo dimostrato, si tratta di una bufala del tutto priva di fondamento, ampiamente smentita dalla comunità scientifica, e originata da una vera e propria frode scientifica acclarata. Il principale protagonista di questa truffa, l’inglese Andrew Wakefield, aveva infatti volontariamente falsificato i dati e per questo venne condannato e radiato dall’ordine dei medici britannico.
Le posizioni antiscientifiche e dichiaratamente no-vax di Kennedy hanno tuttavia raggiunto il culmine durante la pandemia da Sars-CoV-2. In diverse occasioni accusò l’immunologo Anthony Fauci (allora alla guida della task force sanitaria della Casa Bianca) di aver cospirato con il magnate della tecnologia Bill Gates e con le case farmaceutiche per vendere i vaccini contro il Covid-19. Affermò inoltre che i funzionari delle autorità regolatorie sono «burattini dell’industria» e dovrebbero pertanto essere rimossi. Arrivò persino al punto di affermare che il coronavirus sarebbe stato creato appositamente, mediante tecniche di ingegneria genetica, per colpire specifiche etnie (caucasici e neri), risparmiandone invece altre quali i cinesi e gli ebrei ashkenaziti. A tale proposito dichiarò che: «Sappiamo che i cinesi stanno spendendo centinaia di milioni di dollari per sviluppare armi biologiche etniche e noi stiamo sviluppando armi biologiche etniche. Stanno raccogliendo Dna russo e cinese in modo da poter colpire le persone in base alla razza».
Paragonò poi la vaccinazione obbligatoria all’Olocausto , tirando in ballo persino la memoria di Anna Frank: un paragone che ha generato naturalmente un’ondata di critiche. I suoi account social vennero sospesi per disinformazione e sono stati ripristinati solo recentemente, in concomitanza con la sua candidatura alla presidenza come indipendente, prima di ritirarsi e appoggiare Donald Trump.
Per non farsi mancare nulla, Kennedy ha pure sostenuto che l’Hiv (Human Immunodeficiency Virus) non sarebbe la vera causa l’Aids. Secondo Kennedy l’Aids deriverebbe al contrario da altri fattori, quali l’uso di droghe ricreative, in particolare nitrito di amile (popper), e fattori di stress legati allo stile di vita. Si tratta ovviamente di affermazioni non solo totalmente prive di fondamento scientifico, ma anche gravi e pericolose poiché potrebbero indurre molti ad abbassare la guardia, rinunciando a risolutive precauzioni.
Kennedy Jr è stato scelto da Trump per guidare il Dipartimento della salute e dei servizi umani, che è a sua volta responsabile di agenzie cruciali come la Food and Drug Administration e i Centers for Disease Control and Prevention. Come già ricordato, Kennedy ha più volte dichiarato di voler smantellare queste istituzioni, accusandole di essere corrotte e troppo influenzate dalle grandi aziende farmaceutiche.
Rimanendo in ambito sanitario, molto clamore ha suscitato la decisione di Trump di far uscire gli Usa dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Come ha commentato la stessa agenzia delle Nazioni Unite, dalla sua sede di Ginevra: «L’Organizzazione Mondiale della Sanità svolge un ruolo cruciale nella protezione della salute e della sicurezza delle persone del mondo, inclusi gli americani, affrontando le cause alla radice delle malattie, costruendo sistemi sanitari più forti nonché rilevando, prevenendo e rispondendo alle emergenze sanitarie, comprese le epidemie, spesso in luoghi pericolosi dove gli altri non possono andare».
Dicevamo in apertura che più che da ignoranza (difficilmente giustificabile per un capo di Stato che può disporre delle migliori consulenze), l’atteggiamento antiscientifico di Trump sembra essere frutto di una deliberata scelta politica, le cui radici affondano in una certa tradizione ideologica ultraconservatrice.
Alla base di tale ideologia vi è un profondo anti-intellettualismo2. Questo atteggiamento, radicato nella diffidenza verso le élite culturali e le università, si è trasformato in una politica governativa aggressiva contro il sapere accademico. Il vice di Trump, James David Vance, lo aveva esplicitamente ammesso, dichiarando che: «i professori sono il nemico» e che «le università non trasmettono conoscenza e verità, ma inganni e menzogne»3. Conseguenza diretta di tali concezioni è la volontà di adottare una strategia di smantellamento dell’autonomia della ricerca e dell’istruzione superiore.
L’amministrazione Trump ha infatti adottato misure drastiche, come tagli ai finanziamenti per la ricerca e l’istruzione, aumenti delle tasse sulle università private e riforme dei curricoli per ridurre l’influenza di discipline ritenute ideologicamente scomode. Come già ricordato, diversi enti scientifici hanno subito pesanti riduzioni nei rimborsi per i costi indiretti della ricerca, mettendo in discussione la sostenibilità di laboratori e progetti scientifici4.
Questo atteggiamento anti-intellettualista si inserisce in una più ampia crisi della fiducia nei confronti delle istituzioni del sapere, alimentata dalla destra populista. Esso, tuttavia, non nasce con Trump5. Si tratta infatti di una tendenza radicata nella politica conservatrice già dagli anni ‘60, quando la destra americana ha iniziato a vedere gli esperti come élite lontane dai cittadini. Mentre in passato i repubblicani valorizzavano la scienza per motivi strategici, nel tempo hanno trasformato la retorica anti-élite in una vera e propria ideologia, portando all’elezione di leader inesperti e populisti.
Il rischio di tale atteggiamento anti-intellettualista e antiscientifico non riguarda purtroppo solo gli Stati Uniti, ma potrebbe presto investire anche l’Europa e l’Italia6, rendendo necessaria una mobilitazione attiva a difesa della scienza, dell’istruzione e del pensiero critico, che costituiscono una fondamentale difesa contro ogni deriva populista e irrazionalista7. Perché, come diceva Claudio Abbado, «la cultura permette di distinguere tra bene e male, di giudicare chi ci governa. La cultura salva».
Silvano Fuso
Approfondimenti
- Si veda, ad esempio: Dying in a Leadership Vacuum, The New England Journal of Medicine, 383, pp. 1479-1480, 7 October 2020.
- E. Bucci, Negli Stati Uniti è cominciata la battaglia per l’università e la cultura, Il Foglio, 12 febbraio 2025.
- Discorso di Vance tenuto nel 2021 alla National Conservatism Conference.
- Immediate sono state le reazioni della comunità scientifica. Si veda: M. Wadman, J. Kaiser, Trump hits NIH with ‘devastating’ freezes on meetings, travel, communications, and hiring, Science, 22 gennaio 2025; J. Tollefson, M. Kozlov, A. Witze, D. Garisto, Trump’s siege of science: how the first 30 days unfolded and what’s next, Nature, 20 febbraio 2025.
- M. Saltori, Viene da lontano l’antiscienza di Trump, MicroMega, 4 marzo 2021
- S. Fuso, Giorgia Meloni, papa Wojtyla e la scienza, Nessun Dogma n. 3/2024.
- T. Montanari, Libera università, Einaudi, Torino 2025.
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Non ha senso cercare di umanizzare il mercato o introdurre l’etica nei processi di mercificazione della vita. L’etica non fa parte dell’agenda culturale e politica dell’economia di mercato dei dominanti tipo Trump(*), senza dimenticare la sua ancella platinata, la fatalona Meloni e compagnia di turno….
* L’avvocato Roy Cohn divenne consigliere e mentore di Donald Trump. In un’intervista con Newsweek nel 1979, Trump disse di lui: “Se hai bisogno di qualcuno che possa diventare feroce contro i tuoi avversari, chiama Roy”. Roy Cohn era anche all’epoca avvocato di diverse figure della mafia americana, tra cui la famiglia Genovese, che controllava alcuni sindacati edili… Sic !
…che controllava alcuni sindacati edili…
ah, ecco da dove arriva lo ‘stile Trump’ per gli affari!
Trump ha espressamente detto che la scienza è fatta di opinioni e, quindi, alla fine la sua opinione conta di più perchè lui è stato votato. Cioè ormai e lo si vede a livello politico e dei media anche da noi che il fatto di essere votati, di avere il “supporto del popolo” (in pratica di essere dei bravi influencer), da diritto ad argomentare in ogni campo scientifico, economico, e culturale come esperti, contestando gli stessi esperti utilizzando l’espressione magica del “buon senso” oppure l’accusa di essere ideologici o dei poteri forti.
Così si possono vedere libri o articoli di gente che non ha nessuna competenza, non è in grado di leggere una tabella o di fare l’analisi dati, mischiando le stesse classiche mele con pere, non è in grado di leggere e comprendere un articolo scientifico o tecnico (o magari fa finta di non comprenderlo e lo distorce volutamente), che prende delle clamorose cantonate, ma che afferma con sicurezza di poter confutare la teoria della evoluzione, le argomentazioni dei cambiamenti climatici, sulla sanità, sull’economia, in campo energetico, ecc., contando sull’ignoranza degli interlocutori. Infatti il problema è il basso livello d’istruzione degli interlocutori che non sono in grado di analizzare quanto è stato affermato e che magari prova fastidio verso i poco simpatici esperti che spesso non sono dei buoni comunicatori o usano termini di difficile comprensione o ambigui per chi esperto non lo è (tenendo conto che certi termini scientifici hanno significati differenti da quelli utilizzati nella lingua parlata, tipo la parola ipotesi).
Oltre al fatto che chi vuole difendere i propri interessi economici sfrutta l’ignoranza degli interlocutori proprio per contestare le evidenze scientifiche e vale la regola della propaganda che ripetendo tante volte una cosa falsa alla fine qualcosa resterà.
Trump ha annunciato che il paracetamolo in gravidanza sarebbe la causa dell’autismo (senza presentare dati a riguardo) o che il carbone è pulito (per giustificare la riapertura di miniere che in effetti danno lavoro ad un po’ di persone, con buona pace della salute), oppure ha licenziato i membri dell’ufficio statistica perchè non gli fornivano i dati che voleva lui.
Proprio ieri in un articolo su un giornale di destra attaccavano l’UE che si vuole basare sulle indicazioni “ideologiche” OMS per limitare il fumo, danneggiando l'”eccellenza italiana” del tabacco, causando perdite di lavoro e di soldi per lo stato, con buona pace degli effetti sulla salute ignorati o derubricati a supposizioni ideologiche.