Nel 2004 lo Stato dell’Oklahoma promulgò una legge che negava il riconoscimento di un’adozione da parte di più di un individuo dello stesso sesso, fosse anche avvenuta in un altro Stato o in una giurisdizione straniera (‘The Adoption Invalidation Law’). Nel caso di coppie omosessuali con un bambino adottato, in altre parole, l’Oklahoma riconosceva il titolo di genitore ad uno solo dei partner. Pochi giorni fa, una sentenza della Corte Federale ha dichiarato incostituzionale la legge di invalidazione delle adozioni. Ha dichiarato questa legge tanto bizzarra da avere la potenzialità di rendere un bimbo, adottato da una coppia omosessuale, orfano non appena avesse varcato il confine dell’Oklahoma. Le motivazioni del giudizio di incostituzionalità sono un manifesto di Civiltà e di Libertà (con la maiuscola!). Ma anche di estremo Buon Senso. Secondo il giudice distrettuale Robin Cauthron, il fatto che sia stata concessa una adozione (sia pure ad una coppia omosessuale) è una ragione sufficiente per considerare quella adozione nell’interesse del minore. Non esiste alcuna evidenza per sostenere che una coppia omosessuale non sia in grado di offrire affetto, stabilità e un contesto familiare accogliente al bimbo adottato. Le preferenze sessuali dei genitori non costituiscono un elemento per valutare la capacità di essere un buon genitore. La legge dell’Oklahoma sgretolava famiglie senza offrire una giustificazione sensata. Senza alcuna valida ragione tale legge intimava a uno dei genitori adottivi (solo per il fatto di essere omosessuale): “tu non sei più il genitore del tuo bambino”, infrangendo il diritto fondamentale di cura, di custodia e di allevamento del minore. Il veto imposto a coppie dello stesso sesso è discriminatorio. Non solo verso le coppie omosessuali, ma anche verso il bambino. Secondo Cauthron, negare l’adozione a una coppia in quanto omosessuale (e non in base ad una valutazione del profilo caratteriale) costituisce una violazione delle libertà e dell’autonomia, una inammissibile intrusione da parte dello Stato nei rapporti intimi e familiari. […]
Il testo integrale dell’articolo di Chiara Lalli è stato pubblicato sul blog Bioetica