Caritas, non carità

Una chiesa di Monza ha detto “no” all’accattonaggio davanti all’edificio, in quanto non rappresenterebbe “un’espressione sincera di povertà”. L’espressione sincera sarebbe invece quella manifestata attraverso la Caritas diocesana. Nulla di nuovo sotto il sole: un tipico caso di altruismo intertribale, il solo che la specie umana sembra ‘naturalmente’ conoscere. Con buona pace della retorica cattolica che vedrete grondare a breve dai vostri teleschermi, in occasione della multimilionaria campagna pubblicitaria per l’Otto per Mille.

Le foto sono state pubblicate su Repubblica.it

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12 commenti

Aldo Grano

Dalle foto si vede chiaramente che è l’ iniziativa di una Parrocchia e non “della Chiesa”. Bisogna vedere quale è la situazione di quella Chiesa, a volte l’ accatonaggio raggiunge livelli di vero e proprio disturbo ed è “professionale”.

wilgiornalismoserio

Veramente l’accattonaggio nei luoghi e nei tempi in cui la gente è tenuta per dovere sociale a dimostrare altruismo è una forma di ricatto.

Secondo me, da questo punto di vista, hanno fatto bene.

fra Pallino

anch’io concordo conoscendo direttamente diverse situazioni. Il tenore della notizia mi sembra veramente pretestuoso.

Marco.g

Se la chiesa spendesse in pubblicità soltanto l’ 8xmille di quello che destina alla carità, non avrebbe a disposizione più di 7 o 800.000 euro. Secondo voi ci sta dentro?

Pietro2

io sarei per l’abolizione di “fede-speranza-carità” quelle riderite alle religioni.

c’è proprio poco da scherzare, parla la chiesa, quell’associazione di illusionisti che da duemila anni s’è posta alla testa di un movimento di mentitori per proprio tornaconto.
L’aver stabilito, a partire da mosè e finendo all’ultimo papa, che c’è una verità divina e che questa coincide con quella che loro adattano all’opportunità del momento, ha avuto come risultato che una parte di umanità, quella “meno dotata”, ha dato ascolto e credito a questa accozzaglia di gentaglia, mistificatori e cultori del mistero, del dogma, dell’indimostrabile….
di dio.

smettessero loro per primi, non chiedessero più elemosine di stato, vadano al lavoro e non rompano più i timpani a quell’altra parte di umanità che vorrebbe vivere la loro vita secondo altre aspettative, quelle basate sulla ragione e sulla scienza.

e… non facciano piangare ancora le varie madonne per strappare lacrime di commozione ai poveri credenti meno dotati di loro.

BX

“Espressione sincera di povertà”?
La solita chiesa che ha bisogno di ‘poveri veri’, con la ‘patente di povertà’, altrimenti come potrebbe svolgere il suo ruolo di supplenza fatta ritenere indispensabile, e interessata – più ancora che sul piano economico, su quello dell’immagine (che poi serve anche per il vantaggio economico) – alle carenze della società civile?
Insomma, i poveri ci vogliono, e che siano ‘veri’, altrimenti come può un cristiano esercitare quella carità che serve a mettere la coscienza a posto? Nel medio evo, ogni comunità cristiana doveva avere la sua ‘quota’ di poveri… Le cose non sono cambiate molto.

ignazio

E’ giusto! Zingari, Romeni e anche tossici fanno concorrenza sleale! Chi va in Chiesa l’elemosina la deve elargire solo al prete.
Come se fuori da una pizzeria si stabilisse un ambulante (ed abusivo per giunta) per vendere pizzette.
Tanto più che solitamente il suolo intorno alle chiese è proprietà della curia.
… Forse accordandosi sul fifty-fifty … potrebbe essere un’idea.

Raffaele Carcano

@ Aldo Grano e fra pallino:
Avete ragione, ho sostituito “La Chiesa cattolica” con “una chiesa di Monza”. Il giudizio, ovviamente, resta tutto.

Carmelo

Ma tu Carcano, che fai per aiutare i poveri? Speri che intervenga lo stato? o te ne infischi usandoli solo per attaccare la Chiesa?
Saluti
Carmelo

Raffaele Carcano

@ Carmelo
Esatto, sono proprio contrario alla delega al volontariato di compiti che possono essere svolti dallo Stato meglio, con più competenza e, soprattutto, intervenendo a 360 gradi nei confronto del bisogno. E non mi dire che lo Stato è allo sfascio: lo so anch’io, e lo è anche perché mezzo secolo di amministratori democristiani hanno lasicato il segno.
D’altra parte, sono lieto di informarti che, in quanto lavoratore dipendente, contribuisco a finanziare lo Stato pagando le tasse: quelle che poi, in parte, finiscono alla tua Chiesa (che non le paga). Due mondi diversi.
Non che abbia nulla né contro la carità cattolica, né contro la decisione dei responsabili del duomo di Monza. Ma dato che la retorica cattolica sulla carità ha delle pesanti conseguenze su questo Stato e sulle sue finanze, se permetti, la critico. E continuerò a criticarla fin quando in questo paese ci sarà quel barlume di libertà di espressione che è rimasto per noi non credenti.

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