[…] Lo stato presente delle libertà nel nostro Paese è scoraggiante. Qualcuno è in grado di spiegare perché mai per sposarsi basta una coda all’anagrafe e una marca da bollo, mentre per divorziare bisogna aspettare almeno tre anni e pagare un avvocato? Qualcuno sa dire come mai due persone che vivono insieme sono legalmente tutelate, se eterosessuali musulmani di sinistra, e non invece se cattolici omosessuali di An? Perché lo Stato, che giustamente non interviene nelle scelte religiose o politiche dei cittadini, vuole invece metter becco nelle loro scelte sessuali?[…] Si può continuare a lungo. Nessuno sa spiegare per quale motivo nelle aule scolastiche debba campeggiare un crocifisso: imposto a suo tempo da Mussolini come simbolo di una religione di Stato che formalmente non dovrebbe più esistere, il crocifisso viene oggi difeso (anche nell’Unione) come espressione di una cultura e di una civiltà. Quale? Non certo la nostra, l’occidentale: che è greco-romana prima e più che ebraico-cristiana. San Tommaso può fare a meno di Cristo e persino di Dio, ma non di Aristotele. E ancora: se si ammette il principio della fecondazione assistita, perché mai lo Stato vuol decidere a chi appartengono l’ovulo e il seme? Proibire la fecondazione eterologa sarebbe come proibire l’adulterio: ma a dire queste cose, e altre altrettanto ovvie, si passa per «laicisti»: che dovrebbe significare ultrà, anticlericali, «estremisti». Non penso che sia così. E penso anche che il Paese reale, come sempre almeno a partire dal referendum sul divorzio di 30 anni fa, sia molto più avanti della sua rappresentanza politica, a destra come a sinistra. Abbiamo tutti bisogno di più libertà, perché siamo abbastanza intelligenti per poterne disporre. Non saprei immaginare un programma più realistico per il nuovo governo.
Il testo integrale dell’editoriale di Fabrizio Rondolino è stato pubblicato sul sito della Stampa