Sondaggio: l’identità nazionale degli italiani

Un’inchiesta sull’identità nazionale realizzata da La Polis per Limes, di cui dà notizia oggi Repubblica, mostra chiaramente come gli italiani abbiano ben chiare le caratteristiche strutturali del loro paese. Richiesti di indicare quali siano i loro caratteri distintivi rispetto agli altri popoli, hanno così risposto:
37,4% Attaccamento alla famiglia
32,8% Arte di arrangiarsi
24,1% Patrimonio artistico
21,1% Creatività (in arte ed economia)
18,6% Tradizione cattolica
15,2% Capacità imprenditoriale
9,4% Individualismo
6,4% Attaccamento alla democrazia
4,7% Senso civico, fiducia nello Stato
2,2% Gli italiani non sono un popolo; popoli sono i veneti, i siciliani ecc.
Sarà comunque necessario comprare la rivista per comprendere se gli italiani valutano positivamente o negativamente tali caratteristiche.

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46 commenti

Bruno Gualerzi

Ma esiste ancora un’identità nazionale? E se sì, non sarebbe ora di considerarla solo una palla al piede per una reale emancipazione dei nostri connazionali? Oltre che naturalmente costituire – rovescio della stessa medaglia – il collante per tutte le forme di reazione.

Massi

Ma c’è mai stata un’identità nazionale, in questp paese dove le sovranità sono due ed entrambe fanno a gara a mettere sotto ipiedi il diritto di cittadinanza e i cittadini in nome del (loro) potere come “fatto superiore”?

Giovanna

Trovo piuttosto signifikativo che appena il 18,6% abbia indicato la tradizione cattolica come tratto distintivo. Mi sorge il dubbio che il sondaggio sia stato somministrato ad un campione con un livello socio-culturale un po’ troppo al di sopra della media. Ad ogni modo concordo sul fatto che sia necessario leggersi bene Limes per meglio interpretare i risultati del sondaggio e eventuali commenti dei partecipanti.

antonietta dessolis

Il “familismo amorale” è confermato 🙁
Sciascia diceva in “Il giorno della civetta”: >>la Famiglia è lo Stato<< per i siciliani (per gli italiani, aggiungo io), che la cosa pubblica vada a farsi fottere, purchè sia salva la Famiglia (in senso letterale e insenso lato): questo è il senso civico, il senso dell Stato di questo paese; i fatti lo stanno a dimostrare, dalla corruzione diffusa al piglia piglia dei furbi di ogni specie: altro che maggiore _moralità_ dei cattolici (non dicono che l’Italia è a maggioranza cattolica?)

Giovanna

@ Massi
Infatti, l’altro dato che trovo molto signifikativo è quello dell’attaccamento alla democrazia (6,4%). Ciò mi fa sorgere un dubbio: o gli intervistati sono consapevoli del fatto che una vera democrazia in Italia non esista (e magari non sia mai esistita) proprio a causa delle due entità da te indicate, oppure sono contenti/rassegnati a lasciar le cose così come sono sempre andate e la parola democrazia non ha per loro alcun significato particolare.

Sailor-Sun

Per il 37,4% del campione l’attaccamento alla famiglia è una caratteristica distintiva degli italiani.
Quale famiglia, quella allargata? (corna incluse?)

Giovanna

@ Massi
Infatti, l’altro dato che trovo molto signifikativo è quello dell’attaccamento alla democrazia (6,4%). Ciò mi fa sorgere un dubbio: o gli intervistati sono consapevoli del fatto che una vera democrazia in Italia non esista (e magari non sia mai esistita) proprio a causa delle due entità da te indicate, oppure sono contenti/rassegnati a lasciar le cose così come sono sempre andate e la parola democrazia non ha per loro alcun senso particolare.

Alessandro S.

Bruno Gualerzi scrive:
3 Marzo 2009 alle 9:05

Ma esiste ancora un’identità nazionale?

Ma è mai esistita un’identità nazionale?

SilviaBO

Mi pare che le risposte al sondaggio siano tutte banali, fondate su luoghi comuni. La più sensata mi sembra l’ultima. Non mi sembra che abbiamo mai brillato come sostenitori dell’identità nazionale, ma non sono sicura che sia un male.
Come naturalista, devo notare (ma non con sorpresa) che del patrimonio naturalistico italiano non importa proprio a nessuno, al massimo chi ha un briciolo di cultura riesce a pensare al patrimonio artistico.

nemo

Non riesco a vedere nelle identità nazionali un bene. Da piccoli ci dicevano di rispettarla, poiché altri erano morti per ottenerla o difenderla. Oggi la trovo un’amara sciocchezza. Posso capire che si combatta per il petrolio o per la ricchezza. Posso capire che l’uomo combatta egoisticamente per se stesso o per la sua famiglia.
Non trovo valore particolare in una bandiera o in inno.
Per quanto riguarda l’attaccamento alla famiglia… nutro forti dubbi sul senso della risposta. Ma è forse un valore reale, se inteso in senso economico.

Gaberiele

Ha già detto tutto Gaber:

“Secondo me gli italiani e l’Italia hanno sempre avuto un rapporto conflittuale. Ma la colpa non è certo dell’Italia, ma degli italiani che sono sempre stati un popolo indisciplinato, individualista, se vogliamo un po’ anarchico, ribelle, e troppo spesso cialtrone.
Secondo me gli italiani non si sentono per niente italiani. Ma quando vanno all’estero li riconoscono subito.
Secondo me gli italiani sono cattolici e laici. Ma anche ai più laici piace la benedizione del Papa. Non si sa mai…
Secondo me gli italiani sono poco aggiornati e un po’ confusi perché non leggono i giornali. Figuriamoci se li leggessero!
Secondo me non è vero che gli italiani sono antifemministi. Per loro la donna è troppo importante. Specialmente la mamma.
Secondo me gli italiani hanno sempre avuto come modello i russi e gli americani. Ecco come va a finire quando si frequentano le cattive compagnie.
Secondo me gli italiani sentono che lo Stato gli vuol bene. Anche perché non li lascia mai soli.
Secondo me gli italiani sono più intelligenti degli svizzeri. Ma se si guarda il reddito medio procapite della Svizzera, viene il sospetto che sarebbe meglio essere un po’ più scemi.
Secondo me gli italiani sono tutti dei grandi amatori. Peccato che nessuna moglie italiana se ne sia accorta.
Secondo me gli italiani al bar sono tutti dei grandi statisti. Ma quando vanno in parlamento sono tutti statisti da bar.
Secondo me un italiano quando incontra uno che la pensa come lui fa un partito. In due è già maggioranza.
Secondo me gli italiani sono i maggiori acquirenti di telefonini. E non è vero che tutti quelli che hanno il telefonino sono imbecilli… è che tutti gli imbecilli hanno il telefonino.
Secondo me gli italiani non sono affatto orgogliosi di essere italiani. E questo è grave. Gli altri invece sono orgogliosi di essere inglesi, tedeschi, francesi, e anche americani… e questo è gravissimo.
Secondo me gli italiani sono i più bravi a parlare con i gesti. E quando devono pagare le tasso fanno… [gesto dell’ombrello].

“Italiani popolo di combattenti”. L’ha detto Giosuè Carducci.
“Italiani popolo di pensatori”. L’ha detto Benedetto Croce.
“Italiani popolo di eroi”. L’ha detto Gabriele D’Annunzio.
“Italiani popolo di sognatori”. L’ha detto Gigi Marzullo.

Secondo me gli italiani e l’Italia hanno sempre avuto un rapporto conflittuale. Ma la colpa non è certo degli italiani, ma dell’Italia che ha sempre avuto dei governi con uomini incapaci, deboli, arroganti, opportunisti, troppo spesso ladri, e in passato a volte addirittura assassini.
Eppure gli italiani, non si sa con quale miracolo, sono riusciti a rendere questo paese accettabile, vivibile, addirittura allegro.

Complimenti! ”

Giorgio Gaber – 1999 – Secondo me gli italiani

Andrea B.

Attenzione che la domanda era cosa *distingue* gli Italiani dagli altri popoli.
Il 6,4% relativo all’attaccamento alla democrazia significa che pochissimi ritengono che gli Italiani siano più attaccati alla democrazia degli altri popoli, il che mi sembra assolutamente ragionevole.
O sbaglio?

Bruno Gualerzi

@ Alessandro S.
Mi chiedevo polemicamente se esiste ‘ancora’ un identità nazionale, non certo perché ne senta la nostalgia, ma, al contrario – pienamente d’accordo in questo con Nemo – perché purtroppo di questa presunta identità nazionale qualcuno ha sempre approfittato per rinfocolare i più nefasti nazionalismi.

Sandra

A parte che io faccio gia’ fatica a identifikarmi con molta parte della mia famiglia di origine…figuriamoci un intero paese. Pero’ ci dovrebbe essere quel substrato culturale che unisce, che lo si voglia o no, le persone secondo certe caratteristiche che le distinguono da altri gruppi sociali. I francesi ad esempio sono molto orgogliosi del loro paese, anche solo dal punto di vista naturalistico, aspetto dimenticato invece dagli italiani come faceva notare Silvia, cosi’ come sono appassionati della loro storia. Anche gli svizzeri sono particolarmente fieri della loro natura, della loro autonomia. Gli olandesi si fanno sempre notare per il senso di comunita’ e l’individualismo nel senso di realizzazione individuale.
Io penso che un certo senso di identita’ nazionale sia un modo di ricavare dell’autostima a partire dal luogo dove si nasce. Se io non fossi nata in italia, cosa avrei in meno rispetto ad un altro posto? Cosa mi sarebbe mancato? Parlando personalmente, sicuramente il fatto di nascere in un paese bello, dove ogni centro urbano per quanto piccolo offre scorci di vera bellezza, un paese che ha una varieta’ paesaggistica, una cultura per la cucina, per una certa elasticita’, questi sono valori che non sempre si trovano in cosi’ gran numero.
Secondo me vale sempre un parallelo tra societa’ e individuo: apprezzare la propria identita’ nazionale, o personale, non eguaglia necessariamente il nazionalismo, o il culto di se’.

Ernesto Di Lorenzo

Mi viene da riflettere sugli anglosassoni. Sono il popolo più diviso dell’occidente. Inglesi, Gallesi, Scozzesi (cosa a parte l’irlanda ed i Nordirlandesi, ma non tanto). Si danno da sempre tante mazzate fra loro, ma guai a chi tocca l’isola, allora sono di una coesione pazzesca. L’unico esmpio calzante mi viene in italia dalla toscana. Si odiano fra loro, ma l’identità regionale è fortemente sentita.

Luca Alessandro Borchi

Il senso d’identità nazionale è strettamente legato alla lingua,
divenuta nel tempo riconoscimento e condivisione, nel bene e
nel male, della storia che dinamicamente ha prodotto una
“accademica cultura”.
Il legame invece con il proprio luogo d’origine (quello che con grancassa
di retorica viene definita patria) è dato dall’esperienza locale primigenia,
legata in particolar modo alla geografica mitica stagione infantile di ognuno.
Il nazionalismo, invece (lungi da identità nazionale e antropologica cultura
popolare), non è altro che l’astratta manipolazione ideologica di una primaria
struttura tribale.

Luca Alessandro Borchi

In tutta franchezza non riesco a capacitarmi perchè il mio post
è stato censurato. Mi auguro sia dovuto a un errore non dipendente
dal vostro senso critico. Se non fosse così, i chiarimenti giustificatori
sarebbero alquanto indigesti (sic!).

centrodx

# Sailor-Sun scrive:
3 Marzo 2009 alle 9:35
Per il 37,4% del campione l’attaccamento alla famiglia è una caratteristica distintiva degli italiani.
Quale famiglia, quella allargata? (corna incluse?)

Beh, ovvio; si sa che gli itaGLiani sono ipocriti.

centrodx

@nemo
“Non trovo valore particolare in una bandiera o in inno.”
Idem.

Forse perché ho come bandiera quella italiota, boh…

🙂

don alberto

L’Italia deve avere qualcosa di speciale, se il Padreterno la ha voluta come sede del Papa.
Qualcosa che ho letto sopra, mi pare dare indicazioni suggestive:
“un paese bello, dove ogni centro urbano per quanto piccolo offre scorci di vera bellezza, un paese che ha una varieta’ paesaggistica, una cultura per la cucina, per una certa elasticita’, questi sono valori che non sempre si trovano in cosi’ gran numero”.
Soprattutto l’ “elasticità” (pensate a Ginevra e a Calvino … !)

don alberto

@ Luca Alessandro Borchi

giusti f i c a tori
e
geogra f i c a
nella Ginevra di Calvino sarebbero passati. Qui no.

(perchè sempre a me lo sporco lavoro?)

don alberto

@ Luca Alessandro B.
2° tentativo (ma hanno messo le doppie mutande?)

giustific atori
e
geograf ica
nella Ginevra di Calvino sarebbero passati. Qui no.

(perchè sempre a me lo sporco lavoro?)

Kaworu

@don alberto

si sicuramente ha qualcosa di speciale: la facilità con cui i politici si mettono a 90 gradi rispetto al papa.

Bruno Gualerzi

In accordo – se ho capito bene – con Luca Alessandro Borchi, dovendo trovare qualcosa in grado di distinguermi come italiano personalmente non andrei oltre la lingua. Parlare e scrivere una stessa lingua, signifika per certi anche ‘pensare’ in quella lingua. Bene o male, naturalmente, ma attingendo allo stesso pozzo.
Per il resto, forse perché abbiamo alle spalle un secolo lordato di sangue in nome dei ‘sacri egoismi’, solo a sentir parlare di identità nazionale ho un moto di ripulsa.
Lo so che il sondaggio mirava ad altro… ma non sarebbe bello (vecchio sogno illuminista) ritenersi prima che italiani, francesi, europei, americani, africani, asiatici ecc. cittadini del mondo?

Sandra

don alberto, non mi riferivo alle chiese parlando di bellezze architettoniche: gia’ un balcone fiorito e’ una meraviglia, ma anche la luce e’ tutta diversa. Se pensa a come i pittori del nord la rappresentano in modo diverso dai nostri pittori.
Invece ho sempre trovato poco belle le chiese, soprattutto per la faccenda del campagnile: cosi’ come per gli obelischi o i minareti, mi sembrano dimostrazioni del tormentone dei maschi di fare a chi ce l’ha piu’ lungo. C’est toujours une histoire de zizi’, come diceva un mio amico francese, e quindi venendomi da ridere, non riesco ad andare in estasi estetica di fronte a una chiesa. Per non parlare delle campane….

Il vaticano sta a roma, si’, where else? si e’ trovato un sistema di potere gia’ bello e gerarchico come ci voleva, rispetto per l’autorita’ e poco per l’individuo, persino il concetto di diocesi e’ stato ereditato dalla divisione amministrativa dell’impero. E per parlar di simboli comuni, pensi alle origini del fascio, anche quelle frutto dell’impero romano. E c’e’ chi si stupisce che cattolici e fascisti vadano cosi’ d’accordo, ovviamente, nascono dallo stesso humus culturale, sono figli della stessa mentalita’.

Bruno Gualerzi

Correzione. Non “per certi anche ‘pensare’ in quella lingua”, ma “per certi aspetti anche ‘pensare’ in quella lingua”.

stefano

x don alberto

non mi pare che solo Roma abbia avuto il “privilegio” di ospitare la s.sede infatti Avignone nel XIV° secolo ha ospitato il pretame per oltre 70 anni poi una sfortunata serie di fatti ha riportato il gonnellame in riva al tevere, per nostra sfortuna…

Takeshi

Concordo con Stefano. Almeno fossero rimasti ad Avignone ad avvelenare l’ambiente lì. Ora non avremmo il Vaticancro che ci tiene costantemente un ventennio indietro rispetto ai paesi più civili.

Sergio I

@ Bruno G.:

«Lo so che il sondaggio mirava ad altro… ma non sarebbe bello (vecchio sogno illuminista) ritenersi prima che italiani, francesi, europei, americani, africani, asiatici ecc. cittadini del mondo?»

Sembra un nobile pensiero, ma pecca invece di ingenuità e soprattutto di astrazione.
E’ un po’ come dire che un giapponese, un cileno, un napoletano, un mongolo, un maori, un ungherese, un finlandese ecc. sono fungibili. A questo punto potresti anche aggiungere che in fondo siamo tutti figli di Dio (o di mamma) e che abbiamo tutti gli stessi bisogni (acqua, cibo, calorie, vestiti, casa, lavoro – oggi anche l’automobile, il telefonino e il computer).
Il sogno illuminista era non dico sbagliato, ma troppo astratto.
La vita è un continuo processo di differenziazione e individuazione: perciò siamo tutti diversi gli uni dagli altri e ci teniamo a questa diversità (nessuno farebbe a cambio con un altro, nemmeno con Berlusconi).
Hai accennato alla lingua. Be’ è un elemento di differenziazione fenomenale che sembri sottovalutare o non valutare abbastanza. Ci aggreghiamo in base alla lingua, alle affinità, alle inclinazioni, alle preferenze ecc. Considerare tutte queste cose in fondo secondarie, e decisiva e importante solo l’«essenza» dell’uomo (cioè la sua struttura fisica e mentale) è un errore degli illuministi d’antan.
Goethe, che ha coniato il concetto di Weltliteratur (letteratura universale), era un provinciale tedesco. Come Sciascia era siciliano, Belli romano, Porta milanese, Saba triestino ecc.
Si può accentuare a seconda dei momenti (storici) l’uno o l’altro aspetto (locale, universale).

daigoro

ci manca:
la pizza
la pasta ecc

l’orgoglio nazionale è nella cucina, nella furbizia e nel calcio.

in compenso siamo uno dei paesi più corrotti del mondo, ma considerando che la stragrande maggioranza dei bambini passa vari anni a imparare la dottrina dai preti è più che giustificato, pardon perdonato.

don alberto

“don alberto, non mi riferivo alle chiese parlando di bellezze architettoniche2

Neanch’io.

Bruno Gualerzi

@ Sergio I (ma sei il Sergio che scrive dalla Svizzera o l’altro Sergio?)
Bè, in quanto al ‘cittadino del mondo’ credo di averlo posto io per primo come ‘sogno’, come superamento utopico proprio di quelle identità nazionali per rivendicare le quali si è fatto scorrere tanto sangue. E se proprio si vuole riprendere la scolastica contrapposizione tra illuminismo (cosmopolitismo) e romanticismo (rivendicazione di un’identità), astrazione per astrazione, credo che abbia fatto più danni la seconda. Se questo poi vuol dire appartenere tutti alla condizione umana, non vedo cosa ci sia di così banale. Personalmente ritengo la condizione umana il principale oggetto di riflessione per chiunque intenda esercitare fino in fondo la propria facoltà di pensare. E siccome questa facoltà la riconosco a chiunque…
In quanto alla lingua (la lingua italiana, ovviamente) pur con l’innegabile differenziazione di cui parli, credo sia uno dei pochi elementi unifikanti, o forse l’unico, in grado di costituire un’identità altrimenti improponibile. Comunque io mi sento italiano solo per il fatto che la mia lingua madre (per la verità tradotta dal dialetto) è l’italiano, perchè è con questa lingua che ho cominciato a pensare in modo elaborato elaborando pensieri con essa costruiti. Per il resto considero i miei connazionali, come affermi anche tu, un insieme di individui prima di tutto irriducibili ad altro che non sia la loro individualità.

Ernesto Di Lorenzo

@Sandra

Per una volta dissento e fortemente. Non mi toccare le chiese come patrimonio estetico che appartiene all’uomo e non alla religione che la rappresenta. Per tanti secoli, quando non esisteva l’ateismo l’espressione artistica, anche nell’architettura, era svolta sui centri di pensiero dominante, ma è sempre ed esclusivamente opera dell’uomo qualunque sia il soggetto ispiratrice. Altrimenti il louvre dovrebbe andare bene e la basilica di s. pietro no!
E non parliamo di pittura, scultura e di Musica, che personalmente è l’unico assoluto concepibile. Non ascolto più il magnifico Deutsche Requiem di Brahms perchè il soggetto è religioso. Ma non scherziamo.
E dissento anche sui campanili e le fesserie degli amici francesi (nel senso dell’interpretazione femminista). I campanili, come i minareti, sono posti in alto per il semplice motivo fisico che il suono si trasmette più lontano.
E non mi dire che stavi scherzando, vista la difficoltà nel riconoscere la tua ironia, perchè ti mando fattura per la fatica di questo post.
Il resto del post è, come al solito lucidissimo.

kundalini444

Cercare la propria “identità di popolo” è secondo me, intrinsecamente sbagliato.
In un mondo globale dobbiamo, secondo me, perseguire i nostri DIRITTI INDIVIDUALI piuttosto che identificarci con uno stereotipo preconfezionato… cosa che non serve altro che fomentare odio e divisione

In altre parole piuttosto che dire

“italiani tutti pizza chitarra e mandolino”
“rumeni tutti stupratori e beoni”
“musulmani tutti terroristi”

eccetera…

io preferisco dire che siamo tutti UGUALI in dignità e diritti, ognuno di noi è libero INDIVIDUALMENTE, e solo da questo possono scaturire le diversità che ci permettano di vivere in pace… quelle cioè che danno per scontato che, sia pur diversi nelle scelte e nei gusti, siamo uguali come uomini e tutti fratelli sul pianeta.

Sergio I

@ Bruno

«Comunque io mi sento italiano solo per il fatto che la mia lingua madre (per la verità tradotta dal dialetto) è l’italiano, perchè è con questa lingua che ho cominciato a pensare in modo elaborato elaborando pensieri con essa costruiti.»

Appunto. Hai detto niente! Io non so l’inglese (solo il basic) e quindi non potrò mai sentirmi perfettamente a mio agio tra gli inglesi (non so usare con la dovuta competenza il loro principale mezzo di comunicazione).
Certo con gli italiani calciofili e sanremisti non mi sento in sintonia.
(Sì, sono lo svissero – ho aggiunto I per non essere scambiato con un altro Sergio di cui condivido peraltro i pensieri).

Sandra

Ernesto,
non ero ne’ troppo seria ne’ scherzavo del tutto, un misto. Col francese si parlava di mitterand e delle sue grandi opere, e poi mi sembra che fosse finito su chirac che aveva attaccato una piramidina dorata sull’obelisco, quasi a battere idealmente sul terreno della lunghezza il predecessore.

Certo le chiese sono patrimonio della cultura umana, cosi’ come ogni espressione artistica, sono d’accordo. Poi ognuno vede e interpreta a suo modo. Io non ho problemi ad ascoltare la messa da requiem di mozart o un ouverture di wagner, per chi abbiano scritto o da chi siano stati usati non macchia il mio sentire.
Pero’ alcuni campanili italiani mi sembrano davvero eccessivi in altezza, e l’alibi dell’acustica e’ debole, se li confronti con le piu’ modeste torri nordiche, che riescono a svolgere la stessa funzione: anche in questo caso la presenza del richiamo o dell’offerta religiosa al nord e’ piu’ sobrio, meno prepotente, e si rivela anche nella dimensione del campanile. Vi leggo un maggiore rispetto nel non volersi imporre, visivamente e acusticamente, alla propria comunita’, ma piu’ discretamente proporre.
Per mio gusto estetico personale trovo che il campanile spesso non sia in armonia col corpo della chiesa; in piu’ l’importanza del campanile come elemento architettonico mi sembra renda bene l’immagine di una gara tra paeselli a chi l’ha piu’ alto, con le campane piu’ grosse, a chi fa piu’ rumore, che e’ assolutamente in contrasto con l’idea originale e ben piu’ modesta della chiamata alla preghiera a mezzo di campane nata nei monasteri.
Comunque sottolineo e’ un mio gusto personale, non penserei di abbattere i campanili in nome di battute “femministe” di un amico francese, rassicurati! 🙂

popkorn

@stefano
“per nostra sfortuna”…….
per nostra “s.Figa”^=^

Dalila

L’individualismo è certamente il carattere distintivo dell’educazione italiana, con i suoi pro e contro.
E devo dire che, nel mio caso, si tratta dell’unico “valore” o “disvalore” in cui riesco davvero a ritrovare qualcosa di me stessa.
Il resto delle caratteristiche elencate sembra fluttuare un po’ fra orgoglio artistico-culturale e tanti vecchi stereotipi.

don alberto

“Non ascolto più il magnifico Deutsche Requiem di Brahms perchè il soggetto è religioso. Ma non scherziamo.”

Per rassicurarvi, mi pare di avere letto che di fatto non è religioso, manca la fede nella risurrezione ecc.

don alberto

sui “campanili” e il “campanilismo”

Sì, è davvero triste, che per indicare la chiusura bieca e settaria, si usi il nome di una realtà che dovrebbe signifihare richiamo all’unità.

Ernesto Di Lorenzo

@Sandra

Ma anch’io mi riferivo a quello che è il patrimonio artistico vero, reale. Sia la cattedrale che l’antica chiesetta di paese con tesori nascosti.
Per le torri hai ragione solo in parte, perche se pensi alle torri rinascimentali di firenze e bologna, per non parlare di S. gimignano. Sono figlie di una certa cultura di un certo tempo e vanno contestualizzate. Ciao.

Ernesto Di Lorenzo

Don albè,
e dai ogni tanto fà il serio, che ne sei capace. Perchè offendi la tua intelligenza?
OT
Dimmi dove possiamo parlare di musica che ti raggiungo. Non ho scelto a caso Brahms ma per farti dispetto ti cito la Messa da Requiem di Verdi dove il “Dies Irae” ha fatto incavolare come iene i capi della tua ditta il secolo scorso. Quando invece è un fulgido esempio di interpretazione filologica che nemmeno i tadeschi avevano tentato. Tiè

don alberto

Purtroppo non ne so praticamente niente.
Ascolto qualcosa ogni tanto, ma come un somaro.
Ahimè.
(Quindi, mi dispiace per te, ma non sono in grado di cogliere il tuo … dispetto)

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