La proposta del ministro Giulio Tremonti di introdurre come opzione di destinazione del 5 per mille dei contribuenti la solidarietà ai terremotati abruzzesi (cfr. Ultimissima del 12 aprile) è stata criticata da tutto il mondo del volontariato, compreso quello cattolico. Sul tema è intervenuta ieri anche Chiara Saraceno su Repubblica (La trappola del 5 per mille), la quale ha suggerito, così come aveva già fatto l’UAAR (cfr. Ultimissima del 9 aprile), che “lo Stato, invece di dirottare scelte di destinazione effettive, eviti di imporre scelte a chi non le ha fatte. E soprattutto, che per una volta usi in modo appropriato, per gli scopi di legge, ovvero per la ricostruzione in Abruzzo, i fondi che, nonostante tutto, gli vengono destinati (l’ 8% circa delle scelte)”. Sullo stesso argomento, un articolo del coordinatore del circolo UAAR di Pisa, Giovanni Mainetto (5 e 8 per mille in Abruzzo: la Bibbia secondo Tremonti), è stato pubblicato ieri sul sito di MicroMega. Segnaliamo infine anche un intervento in Consiglio comunale a Bologna di Sergio Lo Giudice, presidente onorario Arcigay (L’8×1000 per l’Abruzzo)
Tremonti ancora alle prese con il 5 o l’8 per mille ai terremotati
13 commenti
Commenti chiusi.
sull’ipotesi 8per mille, sui media un silenzio assoluto.
guai a chi tocca la povera Chiesa
@ Il Filosofo Bottiglione
tentiamo allora, scrivendo ai giornali
facciamoci sentire, per quanto inutile possa sembrare il vento potrebbe cambiare direzione, togliendo la cappa protettiva a qualsiasi critica al clericalismo e ai privilegi economici, giuridici, sociali attribuiti dai nostri rappresentanti istituzionali alle religioni e ai religiosi (Chiesa Cattolica Romana in testa)
Domani, sabato 18 aprile, in 5 città (Mestre, Bologna, Domodossola, Ravenna, Rimini) l’UAAR sarà in strada con tavoli informativi sull’8×1000.
Vedere calendario delle princiupali attività uaar:
http://www.uaar.it/event
se non altro, questa pericolosa sparata di tremonti è servita a far conoscere a qualcuno l’aberrazione dell’8 per mille a chi non è stato scelto dai cittadini…
ma porca miseria, proprio quest’anno che posso dare il 5 per mille all’UAAR?
Già sarebbe carino vincolare l’8 per mille alla ricostruzione degli edifici di culto lesionati in Abruzzo…
CONGELARE CHEEEEEEEEEEEE? L’8X1000 ALLA CHIESA? MA ALLORA VOLETE LA GUERRA! 😀
8permille anche su Libero:
Prendiamo ai preti l’otto per mille, Giancarlo Lehner
Pubblicato il giorno: 14/04/09; Botta e risposta. Io glielo lascerei e ti spiego perché, Vittorio Feltri. | Prima Pagina | Pubblicato il giorno: 14/04/09
Bella lettera la prima; furbesca, oltre che pretesca e debole di argomenti,
la risposta di Feltri
l’8 per mille ai terremotati avrebbe l’effetto di produrre uno spostamento stabile di preferenze verso lo stato anche negli anni a venire.
purtroppo b16 mettera il veto e i politici faranno a gara con berlusconi a chi si inginocchia per primo.
Una bella inchiestina su come l’8permille NON viene dato ai poveri manco in queste occasioni?
Tanto gli italiani non si curano molto se gli africani son tenuti su un tozzo di pane ogni 10 rosari, ma se sanno che un parroco non dà i soldi ai terremotati per farsi sempre la sua sagretta sotto casa e risponde pure male a chi ha dato quei soldi a lui…
🙂 non so perchè ma tutte le volte che si parla di “Tvemonti” mi tornano in mente queste immagini
http://www.youtube.com/watch?v=eTYNQmC5rgY
Piu’ che altro il problema e’ che per la regolamentazione i fondi del 5 X 1000 di quest’anno saranno spendibili nel 2012, mentre l’8 x 1000 e immediato.
Ai terremotati servirebbe un aiuto immediato, non fra tre anni.
Sperperi, appropriazioni indebite, mafia, morti sul lavoro, morti sulle strade, incompetenze, introti sindacali, sperperi politici, costi militari, 8×1000 per la chiesa, 5 per mille la richiesta dell’UAAR,chi più ne ha più ne metta. Perché succedono queste cose il popolino nonostante sia andato a scuola non ha ancora risolto il suo problema, CONTINUA A PAGARE PANTALONE.
Questa è la scienza. Ma gli scienziati non hanno sempre ragione?
MACERATA (16 aprile) – «Qualcuno dovrà spiegare agli abruzzesi perché» L’Aquila, indicata dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia ad alta pericolosità sismica, è stata invece «inspiegabilmente» classificata nella zona due, cioè di media pericolosità, nella Carta della classificazione sismica. E’ l’intervento di Emanuele Tondi, geologo del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Camerino, a un seminario tenuto agli studenti di Scienze geologiche. E da un altro geologo, Patrizio Signanini, ordinario di Geologia applicata all’università G. D’Annunzio di Chieti-Pescara, spiega che la catastrofe poteva essere contenuta e che progettisti e costruttori degli edifici crollati potrebbero essere non perseguibili, perché in realtà si sono adeguati alla normativa che pone l’area in una categoria di pericolosità inferiore a quella effettiva.
Nella Carta della pericolosità sismica, (redatta nel 2004 dall’Ingv e pubblicata nel 2005), ha spiegato, «si vede chiaramente che la zona assiale dell’Appennino, al centro della quale si trova proprio L’Aquila, è una delle zone della penisola più pericolose da un punto di vista sismico».
Norme tecniche di costruzione in zone sismiche. Dalla Carta della pericolosità sismica deriva la Carta di classificazione sismica (dal 1998 di competenza regionale), strettamente correlata alle norme tecniche di costruzione in zone sismiche. Attraverso criteri stabiliti da una legge nazionale, la Carta individua quattro zone che raggruppano le diverse aree di pericolosità sismica: la zona uno (di colore viola nella Carta della pericolosità sismica) è la più pericolosa: e tutta l’area dell’Italia centrale dovrebbe figurare in zona uno. Ma, ha osservato il geologo, «inspiegabilmente, la Carta posiziona L’Aquila in zona due quando in realtà la pericolosità è elevata. Questo ha fatto sì che lì per costruire edifici siano state e vengano tuttora utilizzate le stesse norme tecniche applicate in città nelle quali il terremoto non rappresenta un grave pericolo».
L’Aquila ha il maggior livello di pericolosità sismica. Signanini spiega che l’Aquila insieme a Reggio Calabria ha il maggior livello di pericolosità sismica e che, dopo Messina e Catania, è la città più severamente colpita dai terremoti dell’ultimo millennio. Per questo è incredibile che sia stata classificata da sempre in zona 2 e mai nulla sia stato fatto per riclassificare l’Aquilano in zona 1.
«I criteri costruttivi di una prima categoria – spiega il geologo – sono molto più severi rispetto alla seconda. Un edificio di prima categoria è in grado di resistere a un’accelerazione orizzontale al suolo pari a 0.33g, cioè un terzo dell’accelerazione di gravità, mentre un edificio di seconda è progettato per resistere a un’accelerazione pari a 0.25g. È chiaro che qualora tali edifici fossero soggetti ad accelerazioni via via maggiori potrebbero lesionarsi e infine collassare. Così se un edificio progettato per resistere a 0.25g riceve delle sollecitazioni del doppio (0.5g) di quelle previste non è escluso che non possa collassare. D’altra parte per un edificio costruito con le normative di prima categoria e che riceva sollecitazioni pari al doppio di quelle previste (0.66g) è meno probabile ipotizzarne il collasso». Dunque, «se le cose fossero state affrontate ragionevolmente e per tempo, questa catastrofe avrebbe potuto essere, almeno in termini di decessi, molto più contenuta».
La responsabilità dei progettisti. «È mia opinione – aggiunge il docente – che l’attuale terremoto abbia presentato un’accelerazione al suolo nettamente inferiore rispetto a quella del 1703 e che quindi l’ultimo evento sismico non rappresenti per l’area quello che gli americani chiamerebbero il Big One». La massima accelerazione del terremoto del 6 aprile «sembrerebbe essere dell’ordine di 0.5g, quindi più del doppio del terremoto di progetto previsto per la zona 2». «Ne deriva – conclude Signanini – la forte possibilità che progettisti e costruttori di quegli edifici anche recenti e collassati possano aver operato più o meno bene ma comunque attenendosi all’attuale normativa in vigore nell’Aquilano e perciò difficilmente perseguibili».
Anche quì nonostante la scienza il SIGNOR PANTALONE CONTINUERA’ A PAGARE
Altro che libera scienza, il solito dipendente di questa o di quella bandiera economica.
La responsabilità dei progettisti. «È mia opinione – aggiunge il docente – che l’attuale terremoto abbia presentato un’accelerazione al suolo nettamente inferiore rispetto a quella del 1703 e che quindi l’ultimo evento sismico non rappresenti per l’area quello che gli americani chiamerebbero il Big One». La massima accelerazione del terremoto del 6 aprile «sembrerebbe essere dell’ordine di 0.5g, quindi più del doppio del terremoto di progetto previsto per la zona 2». «Ne deriva – conclude Signanini – la forte possibilità che progettisti e costruttori di quegli edifici anche recenti e collassati possano aver operato più o meno bene ma comunque attenendosi all’attuale normativa in vigore nell’Aquilano e perciò difficilmente perseguibili».