Jacques Chirac, ricorda Le Monde, li giudicò “inadatti ai bisogni della famiglia”. Creati nel 1999, all’inizio i Pacs convincevano circa 20mila coppie francesi l’anno: la cifra è salita a 50mila nel 2005, 100mila nel 2007 e quasi 150mila nel 2008. Non sembra dunque lontano il giorno in cui riusciranno a raggiungere i matrimoni (267mila unioni nel 2008). Oggi i Pacs riguardano soprattutto eterosessuali: nel 2008 hanno rappresentato il 94% dei patti complessivamenti stipulati. Anche la destra ha cambiato idea su di essi: “Sui Pacs ci siamo sbagliati”, già ammetteva Nicolas Sarkozy durante la campagna per le elezioni presidenziali. E oggi i Pacs sono penetrati così tanto nel costume francese che anche alcuni uomini politici di destra si augurano che si offra ai conviventi la possibilità di celebrare la cerimonia in municipio, anche e specialmente per le coppie omosessuali.
Francia, i pacs funzionano e piacciono
33 commenti
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Dopotutto i pacs sono un diritto: ergo, chi vuole se ne avvale, chi non vuole può tranquillamente ignorarli. E come si vede non hanno portato allo sfacelo della “famiglia tradizionale” (che si sfacela da sola).
Ma forse il concetto di “diritto” (che è tutt’altro da quello di “dovere” o di “divieto”) è un po’ troppo ostico per certa gente…
Ma se fanno la cerimonia in comune per i pacs cosa cambia rispetto al matrimonio civile?
Cambia che restano comunque delle unioni di serie B rispetto ai matrimoni: meno diritti, meno doveri.
@cullalaskka
Si e no. Sai che per lo stato italiano due persone che coabitano hanno l’obbligo del mutuo sostegno fisico ed economico. Lo scporì una mia amica che dopo aver rotto col convivente si sentì dire dall’avvocato che non poteva fare nulla per avere il denaro che aveva prestato all’ex perchè i “conviventi hanno l’obbligo del muto sostegno”.
Diciamo che i doveri sono gli stessi, i diritti invece stanno zero.
@Sailor-sun
Filosofico? La scelta fra un contratto che è la cattiva imitazione di quello religioso e uno completamente laico.
Non sono totalmente contrario all’idea che uno Stato laico possa prevedere forme giuridiche che garantiscano tutele alle persone che convivono, purché a ben precise condizioni:
1) Chiara e netta distinzione rispetto al matrimonio: poiché quest’ultimo richiede chiaramente un impegno maggiore (basti pensare al fatto che si può sciogliere solo attraverso procedure giustamente rigorose e complesse), anche i diritti “estendibili” ai conviventi devono essere in proporzione: non si può insomma pensare ad una vera equiparazione.
2) Divieto esplicito alla possibilità di adottare: questa facoltà deve rimanere riservata alle coppie sposate (cfr. commenti ad una notizia precedente);
3) Vigorose politiche di incentivo e sostegno alla famiglia (quella fondata sul matrimonio), alla quale dovrà sempre essere data priorità in questioni come l’assegnazione di case popolari, e simili.
4) Assenza di “riti” pubblici: altrimenti si creerebbero confusioni improprie col matrimonio: chi desidera cerimonie, potrà organizzarle in modo totalmente privato.
“2) Divieto esplicito alla possibilità di adottare: questa facoltà deve rimanere riservata alle coppie sposate (cfr. commenti ad una notizia precedente);”
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E questo che c’entrerebbe? Per me, in linea di principio, dovrebbero poter adottare anche i single, se considerati idonei dopo un’accurata indagine individuale…
Lisa
E meno male che dovevano servire solo ad una parte. Guarda un po’ invece chi li usa di più (i pacs).
@Tafano
Fai così… aggiungi alla lista anche la punzonatura dell’orecchio dei conviventi con un cartellino con sù scritto “inferiore” e penso che potrai ritenerti completamente soddisfatto.
Per ogni chiarificazione i PACS non si celebrano, io ho solo firmato al comune e ricevuto un certificato valido.
Qui i pacsati possono anche adottare e ricorrere alla fecondazione assistita.
Ci sono stessi diritti e più doveri come ho spiegato tante volte ma la gente italiota non vuol capire che l’idea del PACS non garantisce il comfort economico dello stare a casa e pesare sull’altro “coniuge”, bisogna lavorare e pagare tutto in DUE altrimenti si va davanti al giudice.
@Dalila
Scrivi che per i pacs hai solo firmato all’ufficio del comune con il rilascio di certificato.
Ma vivi in Francia oppure in una città italiana dove esiste il registro dei conviventi?
Un dato interessante che avevo notato una volta era questo: che tra le coppie eterosessuali che sottoscrivono i PACS, ce ne sono anche molte che poi in seguito, dopo qualche anno, scelgono anche di sposarsi. Però nel frattempo hanno GIA’ cominciato a fare una vita di coppia da persone adulte, a smazzarsi tutte le responsabilità pratiche che questo comporta, e a fare anche figli. O comunque, anche se non si sposano, rimangono insieme stabilmente tanto quanto gli sposati tradizionali (la percentuale di separazioni è praticamente la stessa. Ovviamente, in media, avendo cominciato in età più giovanile, fanno più figli di noi.
Quindi, i PACS non minacciano affatto la famiglia… ma esattamente al contrario, la sospingono, la incoraggiano, ne AUMENTANO la tendenza!
L’alternativa italiana, invece, è quella di trascinarsi dei patetici fidanzamenti ultradecennali, continuando a vivere ognuno a casa dei rispettivi genitori, essendosi messi insieme a 20 anni per poi sposarsi a 35 (con sontuosa cerimonia tradizionale in chiesa, vestito bianco e anziane zie piangenti), fare il primo figlio a 40, e poi fermarsi a uno perché è troppo tardi.
E poi, periodicamente, piagnucolare che “la popolazione italiana invecchia” e che “i ‘gggiovani non credono più nella Famiglia” 🙂
saluti
Lisa
Voglio andare in Franciaaaa !!!
@Tafano
Non hai mai usato termini come “coppia eterosessuale” o “matrimonio fra un uomo e una donna”. Spero la cosa sia voluta. Perche’ anch’io non credo molto alla regolarizzazione delle convivenze.
Secondo me ci dovrebbe essere un istituto solo: il matrimonio. Questo dovrebbe valere per coppie etero e omosessuali. Chi vuole convivere senza sposarsi vogliono, a mio parere, la botte piena e la moglie ubriaca. Beh, mi dispiace. O ti assumi tutti i doveri o niente diritti.
“Chi vuole convivere senza sposarsi vogliono, a mio parere, la botte piena e la moglie ubriaca. Beh, mi dispiace. O ti assumi tutti i doveri o niente diritti.”
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Abbi pazienza, ma questa è una gran qaxxata.
Se la convivenza viene a godere di qualche tipo di riconoscimento legale, vuol dire che i due contraenti si assumono alcuni diritti e alcuni doveri. Che IN PARTE sono uguali a quelli del matrimonio e in parte no, ma comunque esistono entrambi.
Trattandosi di un patto reciproco alla pari, mi spiegheresti come sarebbe tecnicamente possibile “prendersi solo i diritti senza i doveri”?
Se il patto di convivenza prevedesse, che so, il diritto ad essere sostenuto economicamente dal partner in caso di difficoltà… vorrebbe dire che in automatico prevede anche l’obbligo di sostenere economicamente il partner quando si troverà in difficoltà lui. Quindi l’acquisizione di quel diritto e di quel dovere sarebbe esattamente alla pari.
Come picchio si fa a dire che “vogliono prendersi solo i diritti senza i doveri”?
Giuro che non lo capisco… è una frase fatta che viene ripetuta in continuazione, ma a me continua ad apparire davvero incomprensibile!
Lisa
Aggiungo, sempre per Giulio69:
in effetti, la tua proposta alternativa un senso ce l’ha.
Si potrebbe anche eliminare del tutto il problema dei PACS-sì-o-no, se si modificasse l’istituzione del matrimonio in senso laico e libertario.
Ovvero, due cose:
– consentire il matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso;
– abolire del tutto l’anacronistica e inutile istituzione della “separazione legale”, che non ha più alcuna ragione di esistere.
In tal modo, almeno, sarebbe evidente che chiunque voglia sposarsi può farlo, e che chi non vuole lo fa davvero *per scelta*. Mentre oggi, per i gay, e per i separati in attesa di divorzio, non se ne parla proprio…
Sia chiaro che non parlo solo di “velocizzare i tempi di divorzio”, ma di eliminare completamente quell’assurdo status intermedio, in cui sei mezzo sposato e mezzo no, e hai alcuni obblighi del matrimonio sì e altri no. Che si possa divorziare in un un giorno, in un mese o in un anno (i tre anni attuali sono vergognosi, ma non è quello il problema principale) importa poco, l’importante è che di fronte alla legge esistano solo due possibili stati civili: o sei sposato o non lo sei, punto e basta. Che non esistano più due gradi successivi di procedura, in cui prima si fa la separazione, e poi il divorzio… che senso ha?
La separazione legale era un’istituzione che era necessaria QUANDO IL DIVORZIO NON C’ERA, ossia per regolamentare diritti e doveri reciproci per quelle coppie che non volevano più stare insieme, ma che comunque dovevano rimanere legalmente sposate a vita. Ma visto che (ormai da quasi 40 anni) si può divorziare, a che serve il passaggio intermedio?
Lisa
La tanto cattolica ministra Gelmini ha annunciato di essere incinta, e che presto si sposerà…
Non c’è una vaga contraddizione di termini???
Fra l’altro, devo ammettere che trovo ridicolo sposarsi in fretta e furia solo perché c’è la panza che cresce, da parte di una coppia di età più che matura, che già conviveva da anni.
Al limite lo capisco molto di più dalla coppietta di fidanzatini giovanissimi, che non avevano mai convissuto, che pianificavano un matrimonio romantico tradizionale in futuro, e che si sono solo trovati ad anticipare i tempi.
Ma per una coppia ampiamente oltre i 35, che già conviveva, che avrebbe già avuto tutto il tempo per sposarsi prima e non l’aveva ancora fatto per scelta, il matrimonio riparatore con il vestito bianco premaman lo trovo veramente patetico.
Non sarebbe molto più dignitoso aspettare la nascita e semmai sposarsi DOPO, col bambino già in braccio?
Lisa
quoto in tutto Tafano.
Direi che se si introducesse matrimonio anche per gli omosessuali e divorzio breve, i PACS non avrebbero ragione di esistere.
Infatti, quali regole sarebbero necessarie per tutelare un rapporto di convivenza che non siano già contenute nell’istituto del matrimonio?
E viceversa, di quali diritti e doveri derivanti dal matrimonio si potrebbe fare a meno nella regolarizzazione dele convivenze?
Secondo me, il desiderio di vedere riconosciuta la convivenza senza però celebrare un matrimonio è:
1) inutile
2) moda, solamente una moda
La cosa che mi piace meno è l’idea di regolamentare il rapporto di coppia in maniera più “lieve” rispetto al matrimonio; in particolare detesto l’idea che sia “più facile” sciogliere tale rapporto perchè non ci sono conseguenze economiche come alimenti da pagare ecc (ora, dico questo solo basandomi su conversazioni con conoscenti, non so cosa prevede la legge francese a riguardo, né quale fosse la proposta di legge formulata in italia per i DICO).
a quando in Vaticalia??
@ Mariaeus
vivo da tempo in Belgio (l’avro’ ripetuto 100 volte ma OK)
Concordo con Lisa in tutto.
Il resto sono solo chiacchiere inutili, l’Europa risponde coi fatti alle chiacchiere da bar su matrimonio-convivenza.
Ognuno è libero di gestire la propria vita privata come vuole senza anelli, abiti o altra roba tristemente patetica da “tradizione lacrimogena catto-familiare”.
Strano che in Italia cio’ che è nuovo (si, vabbè) faccia sempre paura agli altri.
Forse è perchè i nostri “giovani” sono trattati da perfetti idioti da parte delle famiglie e della società fino al momento del si’.
Se tutti i paesi più liberali hanno accettato di buon grado il fenomeno e il riconoscimento dei diritti (di per sè già antichissimo) è perchè quasi la metà (!) delle coppie nell’Europa settentrionale convive e non tutti sono necessariamente propensi al matrimonio-e poi perchè dovrebbero esserlo tutti quanti tout court? E’ un obbligo?-
Se poi per definirsi coppia stabile bisogna “timbrare il cartellino” allora non esisterebbero corna, separazioni e divorzi (e sappiamo tutti che non è cosi’).
@ crespo
Meglio parlare quando si conosce bene l’argomento.
“non ci sono conseguenze economiche come alimenti da pagare”
Se muoio, la mia pensione va in automatico al mio compagno (documenti alla mano).
Se finisco in stato vegetativo decide lui per me (non certo mio padre!)
Se lascio la casa che abbiamo comprato insieme senza pagare il mutuo, la gestapo locale emette un mandato internazionale, mi viene a cercare e faccio davvero una brutta fine.
Se scappo con mio figlio, qui rischio perfino la galera (è considerata sottrazione di minore)!
Altro che diritti si’ e doveri no…informatevi (so che non è facile, non essendo la normativa uguale per tutit i paesi europei ma una buona conoscenza di diritto europeo e comunitario anche per chi, come me, NON è avvocato, aiuta a capire meglio come gira il mondo oltre l’Italia).
Bene. Bene davvero. Non m’iporta se la destra francese può aver fatto tali affermazioni per non perdere una fetta di elettorato (forse sono prevenuta e considero i politici del mondo alla stregua di quelli italiani), è comunque una cosa positiva.
@Paniscus
Un ragione per sposarsi in fretta e furia in caso di sposa incinta c’è: i figli.
Se non ricordo male i figli di genitori non sposati risultano parenti solo ed unicamente del padre e della madre. Quindi se succede qualcosa ai genitori il resto della famiglia non è obbligata a provvedere al loro sostentamento. Stesso discorso in caso di separazione: se la coppia era sposata e uno dei coniugi non passa il mantenimento ai figli i parenti delle bast.ardo devono provvedere in sua vece…. se invece i genitori non erano sposati e uno dei due non passa il mantenimento il bambino deve attaccarsi al tram e tirare.
@Dalila
Lascia perdere non ci arrivano. Si parla tanto di razionalità ma alla fin fine una coppia senza “benedizione” viene vista come un manica di stronxi che non si impegna. Come se la cronaca già non dimostrasse che la “benedizione” non garantisce proprio niente a livello di impegno.
Per non parlare dell’ignoranza in materia legislativa….. in Italia i conviventi hanno già il dovere del muto aiuto economico, materiale e morale (come le coppie sposate) ma non godono di nessun diritto.
@dalila
“Se lascio la casa che abbiamo comprato insieme senza pagare il mutuo, la gestapo locale emette un mandato internazionale, mi viene a cercare e faccio davvero una brutta fine.
Se scappo con mio figlio, qui rischio perfino la galera (è considerata sottrazione di minore)!”
Questo accade anche sia che ci sia matrimonio, sia che non ci sia.
“Se muoio, la mia pensione va in automatico al mio compagno (documenti alla mano).
Se finisco in stato vegetativo decide lui per me (non certo mio padre!)”
Questo invece accade solo se si è sposati
Allora il matrimonio equivale ai PACS.
Dove sta la differenza? Ripeto, non sono molto informato né sulla legge francese né sulla proposta (ormai defunta) dei DICO. Non vorrei che la differenza fossero solamente gli alimenti. In tal caso i PACS non mi andrebbero bene.
Viceversa, con matrimoni tra omosessuali, divorzio breve e testamento biologico, tutto sarebbe risolto, tutto sarebbe più trasparente, chiaro e si risparmierebbe un sacco di carta.
Vedi anche tu che i PACS sono un sistema contorto per introdurre diritti (sacrosanti) che dovrebbero essere riconosciuti di per se stessi.
“Un ragione per sposarsi in fretta e furia in caso di sposa incinta c’è: i figli.
Se non ricordo male i figli di genitori non sposati risultano parenti solo ed unicamente del padre e della madre. Quindi se succede qualcosa ai genitori il resto della famiglia non è obbligata a provvedere al loro sostentamento. Stesso discorso in caso di separazione: se la coppia era sposata e uno dei coniugi non passa il mantenimento ai figli i parenti delle bast.ardo devono provvedere in sua vece…. se invece i genitori non erano sposati e uno dei due non passa il mantenimento il bambino deve attaccarsi al tram e tirare.”
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Ma che palle, che palle, che grandissime strapalle.
Mediamente un discorso del genere viene fuori una volta al mese, ogni volta arrivano interlocutori documentati con testi di legge alla mano, a chiarire che NON E’ VERO NULLA e che si tratta di un’inossidabile leggenda metropolitana, eppure il mese successivo riciccia fuori identico come se niente fosse.
Io mi sarei anche stufata di ripetermi, eh.
Lisa
@Asatan
“Un ragione per sposarsi in fretta e furia in caso di sposa incinta c’è: i figli.
Se non ricordo male …”
Mi spiace ma ricordi male: nessua differenza tra figli nati nel matrimonio o al di fuori di esso.
Crespo
“Questo invece accade solo se si è sposati
Allora il matrimonio equivale ai PACS”.
Chettedevodi’…io in certi documenti risulto sposata (?) anche se non lo sono.
Vuol dire che qui in Belgio -come anche in Olanda e Germania- ci hanno visto lungo per evitare il matrimonio a chi non lo preferisce (e siamo davvero molti).
Sui matrimoni omosessuali ti diro’ qualcosa di curioso: ora che ci penso, io di persone omosessuali che vivono in coppia ne conosco tante e pochissime si sposano, molti vivono insieme da almeno 20 anni tramite “union libre” o PACS!
Se poi guardi le statistiche, quella francese in primis, noterai che chi ha più usufruito dei PACS, strano ma vero, NON sono gli omosessuali.
Io ho il fondato sospetto che del matrimonio se ne freghino anche loro (ora magari chiedo qui ad un collega per sapere la sua…) e che in Italia sia stata tirata fuori la parola magica “nozze” come unico modo per di otterere dei veri riconoscimenti, dei diritti su carta, il che sarebbe forse doveroso, perchè no, se un rapporto duraturo esiste.
Sono scelte e basta.
Pace e bene.
@ Asatan
“Lascia perdere non ci arrivano. Si parla tanto di razionalità ma alla fin fine una coppia senza “benedizione” viene vista come un manica di stronxi che non si impegna”.
Hehe, altro fenomeno italianissimo: “Ti diciamo noi cosa è giusto per te, poichè è giusto per me quindi lo è per tutti”.
Una parola? Triste.
Saluti.
@dalila
Il motivo per cui non gradisco i PACS è che “oscurano” ciò che serve veramente: matrimonio tra persone stesso sesso (chissenefrega se poi non viene usato, è un diritto), testamento biologico (neanche il tuo coniuge può contestare il tuo diritto di curarti o meno come vuoi).
Ovviamente la mia avversione è “blanda”, anche se diventa immediatamente forte se attraverso PACS et simila si evitano alimenti in caso di separazione. mi sento di insistere su questo punto: se la coppia si spacca, può succedere che uno dei componenti della coppia rimanga in una scomodissima posizione economica. Ad esempio una coppia ha scelto che uno va a lavorare, l’altro si occupa di casa e figli. Poi per qualche motivo ci si lascia ed la fonte di reddito dice “c@++i tuoi, non c’hai lavoro, non ti puoi mantenere, arrangiati”. Se funzionasse così sarebbe socialmente mooolto grave.
Il fatto è che se non è così, allora si chiama matrimonio.
@ Giulio69 e Crespo
Faccio presente che, se non l’ho specificato nel mio precedente messaggio, è perché per me il matrimonio è PER DEFINIZIONE tra un uomo e una donna. Poiché dal mio punto di vista l’idea di matrimonio è fortissimamente collegata con quella di procreazione, e poiché le coppie dello stesso sesso non possono procreare (né ritengo giusto che possano adottare), a mio parere l’istituto matrimoniale deve rimanere esclusivo delle coppie di sesso diverso, preferibilmente in età fertile.
Allo stesso modo, sono nettamente contrario all’idea di “divorzio breve”. Il matrimonio deve infatti comportare l’assunzione dell’impegno alla stabilità (tendenzialmente illimitata): in caso di scioglimento, mi sembra doveroso imporre un congruo periodo di riflessione, sia per permettere eventuali ricomposizioni (non si sa mai…) sia perché la nuova condizione dei due ex-coniugi, e soprattutto dei loro eventuali figli, possa essere riorganizzata e regolata con gradualità e senza fretta. Inoltre, la presenza di procedure complesse per lo scioglimento è anche un incentivo affinché la scelta del matrimonio sia ponderata e assunta con responsabilità, e il divorzio stesso sia in qualche modo scoraggiato.
Proprio perché il matrimonio è una scelta impegnativa, credo che debba essere sostenuta dalla collettività (attraverso lo Stato) con opportuni incentivi e provvedimenti a favore, in misura nettamente maggiore di quanto possa essere concesso alle coppie semplicemente conviventi, che possono sciogliersi con molte meno formalità.
Poiché, però, è vero che anche tra queste ultime i doveri reciproci non sono inesistenti, trovo accettabile che vengano loro riconosciuti alcuni diritti. Tendenzialmente, però, una eventuale regolamentazione in questo senso non dovrebbe coinvolgere gli aspetti relativi alla genitorialità, che invece dovrebbe prevalentemente restare all’interno del matrimonio (sarebbe buona cosa, a mio parere, incentivare le coppie che aspettano un figlio a sposarsi). Proprio per questo, avrebbe senso non distinguere, nel caso della regolamentazione di diritti e doveri dei conviventi, in base al sesso dei conviventi ed al loro orientamento sessuale.
Certo, una delle principali ragioni per prevedere una regolamentazione giuridica delle coppie di fatto è quella di tutelare la parte debole, anche in caso di scioglimento. Per cui, anche se non si parla di vero e proprio mantenimento (riservato a chi è stato sposato), è chiaro che elementari doveri di solidarietà comportano comunque l’obbligo ad assistere (almeno economicamente) l’eventuale ex convivente che si trovi in stato di bisogno.
tafano:
“Faccio presente che, se non l’ho specificato nel mio precedente messaggio, è perché per me il matrimonio è PER DEFINIZIONE tra un uomo e una donna. Poiché dal mio punto di vista l’idea di matrimonio è fortissimamente collegata con quella di procreazione,”
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Ma appunto, il fatto che si sta cercando di spiegare è proprio quello: questo legame fortissimo, semplicemente, NON E’ PIU’ VERO!
E non sto parlando di mentalità sociale, di valore percepito, o di mode, sto parlando proprio di realtà oggettive di legge. Ormai, nella stragrande maggioranza dei paesi civili (e per fortuna!) non esiste più nessuna differenza tra i diritti dei figli nati dentro o fuori dal matrimonio, e non esiste nessuna differenza negli obblighi e nelle responsabilità che i genitori hanno verso i figli. Un genitore che riconosce legalmente un figlio è genitore e basta, che sia sposato, convivente, separato, riaccompagnato, ragazza madre o quant’altro.
Quindi, ho la forte impressione che questo argomento secondo cui “il matrimonio tutela meglio i diritti dei figli” sia ormai diventato un luogo comune che, anche se non è più vero da 30 anni, continua ad essere ripetuto in modo acritico…
…solo perché si era talmente abituati a sentirlo dire prima, che nessuno si sofferma a riflettere se sia ancora valido o no.
Un po’ come quelli che dicono che “il cattolicesimo è la religione dell’Italia” solo perché in passato era vero, dimenticandosi che da 25 anni non lo è più 🙂
La storica importanza del matrimonio come “istituzione fondamentale della società”, a mio avviso, derivava solo da due aspetti specifici: il fatto di essere indissolubile (e quindi, di essere una scelta definitiva, da cui non si sarebbe potuti tornare indietro) e il fatto di conferire ai figli dei diritti diversi da quelli degli illegittimi.
Oggi però entrambe le cose non sono più vere (perché si può divorziare, e perché si possono riconoscere figli fuori dal matrimonio senza alcuna differenza).
Quindi, come si fa a sostenere che il matrimonio abbia la stessa importanza di prima e rivesta lo stesso ruolo etico e sociale di prima?
Lisa
“Allo stesso modo, sono nettamente contrario all’idea di “divorzio breve”. Il matrimonio deve infatti comportare l’assunzione dell’impegno alla stabilità (tendenzialmente illimitata): in caso di scioglimento, mi sembra doveroso imporre un congruo periodo di riflessione, sia per permettere eventuali ricomposizioni (non si sa mai…) sia perché la nuova condizione dei due ex-coniugi, e soprattutto dei loro eventuali figli, possa essere riorganizzata e regolata con gradualità e senza fretta. Inoltre, la presenza di procedure complesse per lo scioglimento è anche un incentivo affinché la scelta del matrimonio sia ponderata e assunta con responsabilità, e il divorzio stesso sia in qualche modo scoraggiato.”
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Ecco, ci spiegheresti, di grazia, perché mai lo Stato dovrebbe premurarsi di fare da balia agli interessati, e di trattarli come dei mezzideficienti che non sono in grado di arrivare da soli a capire cosa vogliono veramente?
Soprattutto, visto che le coppie e le famiglie non sono tutte uguali, spiegheresti un dettaglio interessante?
Tu parli di “diritti dei figli”: bene, supponiamo pure che sia necessaria una cautela speciale da questo punto di vista (che è impossibile da imporre per legge a chi già non ci arriva spontaneamente di suo, ma tant’è).
Ma PERCHE’ MAI, allora, la stessa identica cosa dovrebbe valere anche per quei casi in cui non ci sono figli, la separazione è stata consensuale, e non ci sono contestazioni sospese?
Ragiona un attimo, ti prego: Pinco e Pallina si erano sposati, ma poi hanno constatato di aver fatto un errore e di non essere adatti a passare tutta la vita insieme. Decidono quindi di separarsi, e riescono a farlo in modo civile e senza psicodrammi. Non hanno figli, entrambi lavorano e sono in grado di mantenersi indipendentemente come già facevano prima del matrimonio, nessuno dei due ha intenzione di chiedere alimenti all’altro, e sulla suddivisione delle proprietà comuni si sono GIA’ messi d’accordo da soli.
Ce la spieghi quale sarebbe la misteriosa ragione logica per cui lo Stato debba costringerli ad aspettare tre anni (che poi spesso diventano quattro o cinque), e addirittura – da quello che affermi – dovrebbe darsi da fare per rendere loro più difficile il divorzio, e per incoraggiarli a rimettersi insieme? Solo perché da un punto di vista sentimentale “il divorzio è una cosa brutta”, e lo Stato sa meglio degli interessati che per loro sarebbe meglio rimanere insieme?
Ma boh, dopo lo Stato etico, lo Stato confessionale e lo Stato poliziesco, dobbiamo beccarci anche lo Stato romantico?
Lisa
A me pare che alla fine le statistiche parlino chiaro…
Una volta regolamentati i PACS hanno avuto un successo straordinario! 😉
Mi pare cosi’ che nessuno abbia tutta questa necessita’ di dio o delle benedizioni di chicchessia per legarsi ai propri cari…
Per “legarsi”, parola che puo’ suonare ambigua, intendo il legalizzare civilmente un rapporto.
Etero, omo o quant’altro, non vedo la differenza. 😉
@Tafano
“per me il matrimonio è PER DEFINIZIONE tra un uomo e una donna.”
In Francia le statistiche, ti danno torto…DI FATTO! 😀
“dal mio punto di vista l’idea di matrimonio è fortissimamente collegata con quella di procreazione”
Si puo’ avere figli, anche senza essere sposati… C.v.d. 😉
“Allo stesso modo, sono nettamente contrario all’idea di “divorzio breve”
@Paniscus ti ha gia’ risposto abbastanza saggiamente…pertanto la quoto! 😉
Aggiungo solo che nel mondo ogni persona e’ diversa dall’altra…
Non vedo perche’ cio’ che vale e va bene per te a livello di idee, di concezione del matrimonio e quant’altro, debba necessariamente valere anche per me. Lo stato deve garantire un legale riconoscimento delle unioni, anche per chi non vuole “sposarsi”.
Ciao