Con una mossa che ha fatto infuriare il governo cinese, Barack Obama ha deciso di incontrare il Dalai Lama, che sarà a Washington tra due settimane. Tenzin Gyatso sarà tuttavia accolto come autorità spirituale buddhista, e non come leader del popolo tibetano.
Barack Obama incontrerà il Dalai Lama
19 commenti
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in sostanza, per quando sarà ricevuto da Obama, il Lama smetterà di essere re in esilio?
Obama non mi dispiace come presidente, ma ora è con le spalle al muro. Dopo la disfatta nel Massachussets, credo sia solo un modo per rilanciare la propria immagine, visto che il Dalai Lama gode di considerazioni piuttosto favorevoli tra i buddhisti americani.
La cina non è il paradiso. Assolutamente. Ma il regime feudatario dei Lama non è certo democrazia.
L’indipendenza del tibet la si raggiunge slegandosi da queste due realtà.
sottoscrivo in toto ateo3
Dalai Lama più onesto:
In Tibet è credenza comune che intorno al VII secolo, durante il regno
di re Lha Tho-thori, certe scritte buddiste siano cadute dal cielo.
Alcuni studiosi hanno affermato che non era così, che tali testi,
in realtà, furono importati dall’ India. Ma se all’ epoca fosse stata
rivelata la loro autentica origine indiana, la gente non le avrebbe
venerate !!!
Dalai Lama, Incontro con Gesù, Mondadori – 1997, pag.73
Non si capisce. E’ una citazione? Il Lama ammette che queste reliquie sono false? Spiega.
Per l’appunto il Dalai Lama NON ha intenzione di riproporre il feudalesimo in Tibet, bensì di promuovere la democrazia.
Be’, vorrei ben vedere… riproporre oggi il feudalesimo lo farebbe apparire ciò che nei fatti è già stato: un dittatore
Sono quasi certo che Obama ha accettato di incontrare il Dalai Lama proprio perche’ la Cina ha detto che sarebbe stato un affronto.
….Americani! 😉
indubbiamente questo Dalai Lama è persona di grande apertura mentale, anche perché uscendo molto giovane dal tibet ha avuto modo di confrontarsi con realtà diverse che ha in molti casi assimilato, e se è vero che la teocrazia lamaista in tibet non era giusta,sicuramente la cina non ha nessun titolo per occuparlo e imporre la sua civiltà.bene fa Obama ad incontrarlo e a non usare nei suoi confronti ipocriti stratagemmi come fanno i nostri politici per tenere il piede in due scarpe.
Il tanto coccolato e compatito Tibet era, nei secoli passati, una teocrazia feudale in eterno dilemma tra scontro e alleanza col potere imperiale cinese. Quando finì l’impero cinese, nel 1911, il Tibet fu fiero nemico della Cina repubblicana del Guomindang e ne rifiutò sempre il dominio, tanto che lo stesso governo “in esilio” di Taiwan considera il Tibet parte integrante della Cina, esattamente come il governo della Repubblica Popolare Cinese. L’impero Britannico non riuscì mai a sottomettere quella regione feudale, arretrata e dominata da pochi monasteri potenti: quando le truppe cinesi la riunificarono alla Cina, i britannici appaludirono per la fine di un pericoloso “vuoto” nel controllo dell’Asia. Adesso il nuovo nemico per gli USA sono i cinesi, non perché siano comunisti ma proprio perché la loro economia è pienamente capitalista, un capitalismo di stato senza freni ed economicamente molto competitivo: il Tibet servirà come cavallo di Troia per scardinare dall’interno lo stato cinese, poi sarà riconsegnato ai monasteri, che però daranno tutti libero accesso ai turisti, alla Coca Cola, alle soap operas, alle banche e agli imprenditori statunitensi, giapponesi, coreani e anche cinesi: purché si tratti di soldi, va bene tutto.
Infatti, dietro l’indipendenza dal Tibet, non c’è l’ideologia della libertà fine a se stessa o l’identità di un popolo che tra l’altro non esiste quasi più, ma il restaurare un regno teocratico fondato su provincie gestite dai monasteri come quando da noi esistevano i castelli. Dollaro ed euro tentano ma la Cina è forte. O forse il Tibet serve per un contrattacco alle spalle dei cinesi che ci attano l’economia invadendo i nostri mercati?
Queste granitiche certezze che il movimento dietro al Dalai Lama voglia ripristinare la teocrazia in Tibet chi ve le dà? La stampa di regime di Pechino?
Mattia scrive:sir Francis Younghusband
3 febbraio 2010 alle 23:21
Mi risulta che il tenente colonnello sir Francis Younghusband, alla guida di duecento soldati di Sua Maestà Britannica, tra il 1903 e il 1904 entrò nel Tibet e avanzò sportivamente fino a raggiungere e ad occuparne la capitale Lhasa, senza farsi mancare il delizioso piacere coloniale di una strage o due di “selvaggi” locali nel frattempo.
Alessandro S. risponde:
giovedì 4 febbraio 2010 alle 12:34
Pardon, mi dicono fossero tremila, dei quali ne morirono circa 200 negli scontri. I morti tibetani non furono calcolati dai britannici, ma si stimano fossero stati migliaia.
@Magar
1°) questi preti esiliati, membri di una delle più inumane teocrazie esistite continuano a definirsi “governo in esiio”
2°) Aldilà delle chiacchiere i lama hanno tutto l’interesse a riprendere la bella vita di prima
3°) chissà come mai i Lama finanziano solo i movimenti indipendentisti legati al oro clero e non i movimenti democratici tibetani.
Ti rigiro la battuta da osteria: dove ti informi? Da Richard Gear e dagli apparati anti Cinesi USA? 😛 Il movimento dietro al Dalai Lama è il clero tibetano che ha solo interesse ha riprendere lo status quo perduto, cretini quegli occidentali che si fanno incantare incantare dalla sua bravura mediatica.
Io sto ancora aspettando di sentire i lama scusarsi per gli orrori perpetrati contro il popolo tibetano.
@Alessando S.
Brutalmente detto entrare a Lhasa non significa dominare il Tibet. Infatti, malgrado le malefatte britanniche, il Tibet rimase indipendente fino all’annessione alla Cina.
Astan scrive:
4 febbraio 2010 alle 12:56
In esilio lo sono, è un dato di fatto. Per quanto riguarda il “governo”, anche le regioni italiane si dicono rette da un governatore, ma lo stato italiano non strilla per questo contro le tendenze separatiste.
Invece i cinesi stanno occupando il Tibet mossi da un afflato umanitario e da un profondo senso di responsabilità morale nei confronti dei poveri e degli oppressi. A casa mia il concetto di autodeterminazione dei popoli non si ferma a dove certuni metterebbero a fare la “bella vita”, cosa che comunque fanno i politici in tutto il mondo e non vedo perché ci si dovrebbe accanire in modo speciale contro quelli tibetani.
Il governo in esilio tibetano ha da anni ufficialmente rinunciato all’indipendenza dalla Cina e chiede che il Tibet sia una provincia autonoma cinese, come Macau e Hong Kong. Diversi dei movimenti “democratici” attivi in Tibet sono composti o almeno diretti da cinesi di etnia han, ma guarda un po’.
Con chi, con te? Il loro popolo, tanto in Tibet quanto quello in esilio, pur nella condizione di povertà in cui versa, continua a restate compatto intorno ai loro lama e ad identificarsi con la cultura che questi e la loro religione rappresentano. Ma tu, ovviamente, vorresti insegnargli i veri valori democratici e laici a suon di frustate, giusto?
Se non l’hanno fatto, se, è perché il Tibet non aveva nessun interesse commerciale o strategico per giustificare l’esorbitante spesa di una massiccia presenza militare in un territorio così vasto, freddo e sterile. Lo fecero quel tanto che gli bastò per assicurarsi un avamposto contro una temuta infiltrazione militare russa diretta alla conquista dell’India. Il Tibet si liberò degli inglesi quando questi se ne andarono (=furono cacciati) dall’India, ma non riuscirono mai a fare nulla contro i soldati britannici, molto meglio armati di loro. Anzi, subito dopo la conquista di Francis Younghusband collaborarono attivamente con gl’invasori in cambio della garanzia che non ci sarebbero state altre aggressioni violente.
Magar,
Ancora una volta, mi trovi sostanzialmente d’accordo.
Trovo interessante la pagina http://it.wikipedia.org/wiki/Governo_tibetano_in_esilio.
In merito alla presenza cinese in Tibet, è mio parere che si tratti di una vera e propria invasione mirata all’eradicazione coatta del patrimonio culturale di un popolo. Imperialismo con ogni mezzo, nel silenzio di quasi tutto il mondo, genuflesso e tremante di fronte al gigante dell’Est.
In quanto alla Cina (RPC), per molti versi da ammirare, trovo, da ateo quale sono, che il vigente obbligo all’ateismo suoni esattamente come una religione di stato.
Attendo i vostri commenti. Buona giornata.
NOn credo il Dalai Lama sia un personaggio ideale in tutto e per tutto. Il Tibet sta sotto la dittatura comunista, ma prima stava sotto la dittatura feudale monacale. Non credo alla storia del passato idealistico perfetto.
Spinoza scrive:
4 febbraio 2010 alle 18:39
Nessuno mai lo è o lo è stato. E direi pure che nessuno mai lo sarà.
Ho letto i commenti e confermo: quelli che scrivono qui, a parte Mattia, non capiscono proprio niente della realta` che li circonda.