Allo stadio Olimpico, ieri, per Roma-Livorno, sono tornate le svastiche e gli striscioni di matrice antisemita: «Lazio-Livorno. Stessa iniziale stesso forno», il messaggio esposto per qualche minuto, durante il secondo tempo, dai nazi-ultrà giallorossi in Curva Sud. Poco più sotto, un altro cartello osceno: Gott mit Uns, la scritta famigerata — Dio è con noi — che i soldati di Hitler portavano impressa sui loro cinturoni.
La Comunità ebraica romana, ora, è sconvolta e indignata: «Perché la partita non è stata immediatamente interrotta dall’arbitro?» protesta Riccardo Pacifici, portavoce degli ebrei capitolini. Oggi stesso la comunità romana chiederà un incontro al ministro dell’Interno, Beppe Pisanu e al questore di Roma, Marcello Fulvi: «Perché non è stata applicata la legge Mancino? Perché anche l’ultimo decreto Pisanu sulla violenza negli stadi è rimasto lettera morta? — aggiunge Pacifici —. Molti tifosi romanisti che erano all’Olimpico, ebrei e non ebrei, sono andati subito al posto di polizia di Monte Mario per chiedere che quelle scritte venissero rimosse. Invano. Anzi, sono stati allontanati in malo modo. Incredibile». […] Ma la vergogna parte da lontano. Novembre ‘98, Lazio-Roma: «Auschwitz la vostra patria, i forni le vostre case» fu lo striscione in Curva Nord dei laziali. La Roma ora rischia la squalifica del campo, anche se il presidente giallorosso, Franco Sensi, ha subito preso le distanze con fermezza […] Le curve a Roma fanno politica, proseliti. E il gioco si fa sempre più pericoloso. Per Enzo Foschi, consigliere Ds alla regione Lazio, «sarebbe il caso di indagare senza tentennamenti per scoprire i mandanti, i
grandi vecchi che utilizzano come manovalanza tifosi poco più che ragazzini». Riccardo Pacifici, vicepresidente della comunità ebraica, sospetta qualcosa: «All’esterno dello stadio ora ci sono più filtri, hanno messo i tornelli. Eppure certi striscioni continuano a passare. Forse questa gente ha dei complici all’interno».
Fonte: Corriere.it