È madre di un ragazzo gay, un ventenne che non si considera e non vuole essere considerato malato. Si è sentita personalmente offesa dalle parole che il cardinale Ersilio Tonini ha utilizzato durante la conferenza di Riccione, quando ha sostenuto che per una famiglia è una disgrazia avere un figlio omosessuale. “Mi considererei una madre sfortunata – spiega la signora Patrizia – se mio figlio fosse malato, ma non lo è. Sono orgogliosa del mio ragazzo, cresciuto in un ambiente sereno e con una vita simile a quella di tutti i suoi coetanei. Non capisco perchè la Chiesa debba dire certe assurdità, spingendosi fino al binomio insostenibile omosessualità-pedofilia. Ripeto, sono orgogliosa di mio figlio e non credo che l’essere omosessuali sia una condizione peggiorativa, uno svantaggio, una sfortuna”. Come la signora Patrizia, tante altre mamme di Riccione e della provincia hanno alzato la cornetta per chiamare l’Arcigay. “I genitori si sentono offesi per le parole di Tonini – conferma il presidente Davide Piccioni – perchè considerano l’omosessualità del figlio come un dono, all’interno di un processo di sviluppo dell’affettività della persona.” […] L’Arcigay ribadisce anche la sua intenzione di ricorrere alle vie legali contro il dottore Pierluigi Moressa, psichiatra che intervenuto al dibattito con il cardinal Tonini in occasione della conferenza “Coppie di fatto”, si è detto disponibile a curare gli omosessuali. L’Arcigay, infatti, fa notare come il manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali non considera in alcun modo l’omosessualità come una patologia.
Fonte: Corriere della Romagna, ripreso da Gaynews