Una lettera pubblicata sul Corriere della Sera di oggi.
Maggiori controlli. Vogliamo mettere sotto osservazione le organizzazioni di volontariato e le frequenti sottoscrizioni che, per un motivo o per un altro si fanno? Raramente si sa quanto si è raccolto e non si sa mai come sono stati spesi i soldi. Se i miliardi raccolti per lo tsunami fossero stati divisi ai superstiti, questi sarebbero tutti ricchi e invece sono più poveri e disperati di prima. Ogni tanto ci fanno vedere in televisione qualche casetta di cartapesta e qualche barchetta per i poveri pescatori sinistrati. Dubito molto che abbiano avuto realmente qualcosa! Per ogni euro che arriva alle organizzazioni di volontariato, ai destinatari finali arrivano soltanto bricioline insignificanti: il grosso viene infatti speso per mantenere apparati e pagare lauti stipendi. Auspico una legge che regolamenti i diritti e i doveri del volontariato, che ne assicuri la trasparenza, che ne renda pubblici i bilanci sottoposti al controllo di una Autorità esterna. Pietro Ancona (pietroancona@tin.it).
Fonte: Corriere.it
Il problema di un effettivo controllo sulle spese delle ONG è sentito da più parti. Già anni fa il sociologo cattolico Garelli espresse un giudizio negativo sull’abnorme dimensione raggiunta dal mondo del volontariato in Italia, proprio in quanto implicita espressione di un malfunzionamento del nostro sistema di governo. Più recentemente, “La Stampa” ha rilanciato le accuse di Sylvie Brunel (si veda l’Ultimissima dell’8 dicembre). In un paese come il nostro in cui il volontariato cattolico, benché non più maggioritario, rappresenta comunque una bella fetta del mondo delle ONG, e in cui scorrazzano organizzazioni come la Compagnia delle Opere che tutto sono tranne che una reale espressione del Terzo Settore, anche questa diventa materia per una riflessione sullo stato della laicità in Italia.