Gli islamisti pakistani rispediscono al mittente il diktat del governo di Islamabad e annunciano che non hanno alcuna intenzione di cacciare gli studenti stranieri dalle madrasse (scuole coraniche) del paese. «Non rispetteremo l’ultimatum del presidente Musharraf, perché è illegale, discriminatorio e non islamico», ha annunciato Hanif Jallandari, leader di Ittehad-e-tanzeemaul madaris, l’organismo che governa le scuole coraniche. […] Per il 1 gennaio le scuole coraniche hanno già organizzato la controffensiva: una grande conferenza ad Islamabad per coordinare le pressioni sui partiti politici e religiosi e una mobilitazione nazionale per far naufragare definitivamente il provvedimento presidenziale. Il governo si dice pronto ad espellere gli studenti che si rifiutassero di lasciare il paese. Secondo il ministro degli interni, Aftab Ahmed Khan Sherpao, il 65% degli stranieri ha già lasciato le madrasse: «Le varie province stileranno dei rapporti e ulteriori provvedimenti verranno presi sulla base di questi ultimi». […] Quando nel tragico seven seven londinese 56 persone vennero massacrate su tre linee della metropolitana e un autobus, le indagini s’indirizzarono presto verso Islamabad. Secondo le informazioni dell’intelligence britannica Mohammad Sidique Khan, il 30enne insegnante di Leeds che rivendicò con un video l’attentato di cui al Qaeda s’è assunta la paternità, e il 22enne Shehzad Tanweer tra il 2004 e il 2005 hanno passato assieme un periodo in Pakistan, dove hanno frequentato le madrasse deobandi. […] Oggi in Pakistan ci sono circa 12.000 madrasse, che forniscono un educazione di base basata su un islam fondamentalista, un tetto e cibo a circa un milione di giovani poveri. Da quando è entrato in vigore il decreto di Musarraf (che tra l’altro prevede la registrazione delle scuole coraniche) circa 700 studenti stranieri hanno lasciato il paese ma si stima che un numero uguale sia ancora in Pakistan.
L’articolo di Michelangelo Cocco è stato pubblicato sul sito del Manifesto