La lettera dell’avvocatura? «È solo un parere». L’obbligo di tenere il crocifisso in classe? «Ne parlerò con i colleghi». La direttiva del ministero dell’Istruzione? «Pochi la rispettano». Un muro di gomma, se va bene. Perché nella maggior parte dei casi presidi e insegnanti contestano senza mezzi termini la lettera dell’avvocatura dello Stato che definisce illegittimo il rifiuto di un docente di insegnare in un’aula con il crocifisso. E dicono: «Andremo avanti come abbiamo sempre fatto. La scuola italiana è laica». Il testo, inviato dal direttore scolastico Mario Dutto ai provveditorati lombardi nel mese di ottobre, fa riferimento al caso di un docente di Bergamo che non voleva svolgere il suo lavoro nelle classi in cui era appeso il crocifisso. Il comportamento è stato definito illegittimo anche sulla base della direttiva ministeriale del 3 ottobre 2002 che dispone l’«esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche». Termini precisi che però non hanno modificato la routine delle scuole milanesi. All’elementare di via Mantegna il problema è già stato risolto con una decisione unanime dei docenti. La preside Tullia Roghi spiega: «Non imporremo nè il sì nè il no. Per noi rispettare ogni alunno è più importante che osservare certe regole». Alla media Rinascita, nata nel 1974, i crocifissi non ci sono mai stati. «Qualcuno li ha aggiunti – dice il direttore, Pietro Calascibetta – ma senza sollevare polemiche». All’elementare Dal Verme i crocifissi non vengono esposti da almeno dieci anni. «E prima di riappenderli – osserva la maestra Grazia De Gennaro – dovrò sentire il parere dei miei studenti». Stessa cosa al comprensivo Cavalieri di via Anco Marzio. La preside Francesca Lavizzari: «Se dovremo osservare questa norma lo faremo. Ma ci dicano se questo è uno stato laico o no». Wolfango Pirelli, segretario di Cgil scuola, commenta: «Sul tema serve una riflessione più profonda. Le regole non bastano». Di regole parla anche il direttore scolastico regionale, Mario Dutto: «Ho inviato un parere dell’avvocatura che conferma la direttiva – molto chiara – del ministro Moratti. Questa norma deve essere rispettata, ma bisogna anche capire che ogni scuola ha la sua autonomia e che decide con buon senso e tranquillità. Del resto noi non siamo gendarmi, non tocca a noi controllare che ogni scuola esponga il crocifisso». E sono decine le scuole di Milano in cui di crocifisso non c’è nemmeno l’ombra. Soprattutto alle superiori. «Ci costerebbe troppo ricomprarli dopo le autogestioni», sospira un professore del Tenca. […]
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